15 dicembre 2017

IN QUESTE TERRE NOSTRE





 

Jakob Philipp Hackert (1737-1807) — View of Montesarchio  (1476×1081)

Fa un certo effetto vedere la propria cittadina ritratta in un quadro del 1791("Veduta di Montesarchio")dipinto dal pittore tedesco  Jakob Philipp Hackert , amico di Johann Wolfgang von Goethe .Ti fa effetto e ti fa specie vedere in quel quadro le terre dove sei è nato,le terre dove ancora oggi vivi. Vedere,nel quadro,quei posti,quei luoghi di questa mia città così tanto mutati col passare dei secoli.Lì in alto, sulla collina scoscesa,c'è l'antico castello, poi trasformato in galera di stato dalla famiglia dei Borbone,reali del Regno delle Due Sicilie.In quella torre furono imprigionati i patrioti dell'Italia risorgimentale(tra questi il più famoso fu Carlo Poerio,poi diventato deputato nel primo Parlamento del Regno d'Italia, e del quale proprio quest'anno ricorrono i 150 anni dalla morte). Per lui Charles Dickens scrisse la lettera di Charles Dickens in difesa di Poerio .Carlo apparteneva ad una famiglia di uomini di cultura ma anche d'azione, e tutti anche patrioti. Giuseppe Poerio, padre di Alessandro e Carlo Poerio. Di loro,del loro pensiero,del loro patriottismo liberale e nazionale,ne parla Benedetto Croce nel libro:"I Poerio.Una famiglia di patrioti".Immagine correlata
 

Poco più in basso, si vede l'antico convento francescano nel quale è tenuta la Statua della Madonna delle Grazie, il cui culto è ancora oggi così diffuso tra le genti di questa terra. E più giù,poi, c'è il torrente che bagna queste terre, oggi ridotto a poco più di un rigagnolo, con il ponte che lo attraversava e che adesso non esiste più.E mentre guardo nel quadro le verdi campagne circostanti,considero che proprio lì,da quelle parti o poco più su, c'è adesso la casa dove sono nati i miei e dove ho vissuto molta parte di vita. C'è poi quella strada che s'arrampica sulla collina e mena verso il convento. E guardandola ricordo ancora le fatiche dei contadini che ogni giorno la percorrevano andando o tornando dalle campagne. Contadini senza speranza,ma che speravano un'altra vita e un altro esistere almeno per i loro figli. Ed è perciò che capisco cosa scriveva Carlo Levi sui "suoi" "cafoni",sui suoi amati contadini raccontati nel " Cristo si è fermato a Eboli ".

E fa un certo effetto sapere che quel quadro si trova oggi all' Hermitage Museum di San Pietroburgo, uno dei Templi della Cultura mondiale.Sì,quel quadro che ritrae questo piccolo pezzo di terra della nostra piccola terra, è proprio lì,proprio all'Hermitage.
Sì,lo so.Tutto questo potrà apparire provinciale e limitato ad un mero orgoglio localistico.Però mi piace pensare che pure queste nostre terre,prima di diventare l'attuale piattume intellettuale e culturale, umano ed esistenziale,per colpa di una classe politica criminale ma anche per l'accidia culturale di noi che viviamo in queste terre,hanno avuto donne e uomini con un altro "sentire" e che hanno lasciato tracce di pensiero e di cultura.E di dignità.

08 dicembre 2017

QUANDO C'ERA "CAROSELLO"

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Lo scorso 27 novembre è stato emesso un francobollo speciale per celebrare i 60 anni del mitico "Carosello",il "teatrino" della prima pubblicità italiana."Carosello", fu il programma più rappresentativo della paleotelevisione(così Umberto Eco designò i primi vent’anni della Tv,quella in bianco-nero,in regime di monopolio Rai, con esplicite finalità pedagogiche).Con "Carosello" ci fu la nascita di una moderna società industriale-urbana,caratterizzata dalla progressiva diffusione dei consumi di beni durevoli.Carosello nacque nel 1957 e finì nel 1977(con la Tv a colori,la fine del monopolio Rai,l’entrata i scena delle Tv commerciali ovvero con l’inizio della neotelevisione).Erano gli stessi anni dell’inizio e della fine della grande trasformazione:nel 1958,primo anno del “miracolo economico”,gli addetti all’industria sorpassarono i lavoratori in agricoltura.Ai tempi di "Carosello" il 60% degli italiani aveva frequentato solo le scuole elementari.Il 30% neppure quelle,oppure era senza alcun titolo di studio.Solo il 6% aveva frequentato le scuole medie,il 3% le superiori e solo l’1% era laureato:insomma,un livello di alfabetizzazione avvilente,con larghissime sacche di analfabetismo.Durante i 20 anni di vita di Carosello,invece,i possessori del titolo di scuola media triplicarono;si decuplicarono addirittura i possessori di automobili e di televisori.In un paese che nel dopoguerra si muoveva a piedi,in bicicletta o in treno,la motorizzazione iniziò con gli scooter,con la geniale invenzione della Vespa da parte della Piaggio;poi ci furono le utilitarie della Fiat a mettere gli italiani su quattro ruote,con la "600" prima e con la "500" dopo.Automobili e scooter,elettrodomestici,articoli per la casa,spiagge prese d'assalto,furono l'indice di questa rivoluzione socio-economica.Quando "Carosello" esordì nel 1957,la TV era appena nata ed era presente nelle case del solo 3% degli italiani.I più la guardavano nei bar o riunendosi presso l'unica famiglia del caseggiato che la possedeva.Quella tv trasmetteva in bianco e nero e su un solo canale.Ma quella tv non era molto coinvolgente per la massa degli spettatori.Usava un linguaggio troppo forbito,ed era seriosa e perciò parecchio noiosa e per giunta era limitata nelle fasce orarie:iniziava alle 17 con la "Tv dei ragazzi" e finiva alle 23,con il classico monoscopio del "Fine Trasmissioni".


Ma fu poi uno spettacolo di intrattenimento,il gioco a quiz "Lascia o raddoppia",condotto da un giovanissimo italo-americano,Mike Bongiorno,a coinvolgere e entusiasmare una gran massa di spettatori ed a incidere sul mutamento dei costumi e sul modello sociale degli italiani.Ai tempi di Carosello l'informazione dell'unico telegiornale era del tutto filogovernativa e strettamente controllata dalla Dc,il partito di maggioranza.Solo nei primi anni '60(quando furono costituiti i primi governi di Centrosinistra)nacque "Tribuna Politica" e solo allora gli esponenti dei partiti d'opposizione ebbero una voce e un volto in tv.Ma,nonostante tutte queste alterazioni politiche,quella tv elaborò programmi formativi,con la finalità di elevare la cultura degli italiani.Sotto questo aspetto ebbe una enorme importanza la famosa trasmissione "Non è mai troppo tardi",pensata per alfabetizzare i moltissimi adulti analfabeti.Una trasmissione che ebbe grandissimo successo per le doti comunicative del conduttore,il maestro elementare Alberto Manzi.E nello stesso periodo ci fu la stagione degli sceneggiati a puntate,che erano riduzioni televisive di romanzi della letteratura mondiale("I promessi sposi", Il mulino del PO","I fratelli Karamazov"),anch'essi con l'evidente scopo di formazione culturale.In questo scenario,"Carosello"rappresentò un'oasi di divertimento.Ciascuno dei 5 pezzi di cui si componeva era costituito da una scenetta di pochi minuti cui seguiva la reclame del prodotto.Indimenticabili alcuni personaggi creati per "Carosello":Pappagone,Calimero,il tenente Sheridan e tanti altri,tutti interpretati da grandissimi attori:Ernesto Calindri,Peppino De Filippo,Totò,Vittorio Gassman,Alberto Lupo,Alberto Sordi,Ugo Togazzi,Nino Manfredi e Gino Cervi.Erano piccoli cammei artistici quelle scenette pubblicitarie interpretate da quel fior fiore di attori.E ancora oggi rimangono indelebili alcune invenzioni linguistiche e "frasi celebri" che con Carosello entrarono nel gergo comune.Il successo di Carosello spiega il suo ruolo e la sua importanza nell'evoluzione dei costumi e di comportamenti degli italiani.Negli anni del "miracolo economico",Carosello divertiva,insegnava a diventare consumatori di massa di beni di marca.Così gli italiani,fino allora abituati ad arrangiarsi col poco e comprare prodotti alimentari sfusi,anonimi,acquistati dal rivenditore sotto casa,furono indotti a comprare prodotti confezionati e di marca visti proprio a "Carosello" e scelti in prima persona,sugli scaffali dei supermarket.Si potrebbe forse dire che attraverso "Carosello" gli italiani furono introdotti,da un lato,alla lingua italiana(che uniformava in un'unica lingua i vari dialetti d'Italia)e,dall'altro,alla nuova "religione dei consumi",che permetteva di sentirsi moderni,al passo con il progresso.Quella nuova religione,però,fece sì che il grande pubblico si trovasse sprovvisto di strumenti "culturali" di autodifesa,così ingenuo e  acritico difronte alla seduzione delle immagini pubblicitarie.E' su questi temi che Pier Paolo Pasolini elaborò alcune bellissime considerazioni sulla società dei consumi,l'influenza della tv e l'omologazione ai modelli culturali allora predominanti.


L'ha detto la televisione!Era l'assioma che gli italiani usavano per la tv,che pure aveva fatto scoprir lo nuovi mondi e frontiere,ma che,al tempo stesso,li aveva svuotati di ogni spirito critico,anche per l'assenza di una (contro)informazione di una stampa invece omologata e servile.Forse il segreto del successo di Carosello era proprio questo:era tanto amato dai bambini, ma gli adulti ai quali si rivolgeva erano anch’essi,in un certo senso,dei consumatori–bambini,incapaci di comprendere i malesseri della società che comunque in quegli anni già c'erano (basti pensare agli scritti proprio di Pasolini o a quelli di Moravia)e che poi esplosero nelle contestazioni studentesche degli ultimi anni '60.Vien fatto,però,di pensare all'odierno mondo dei social,alle moderne manipolazioni dell'informazione,agli spionaggi informatici sulle elezioni degli Stati e dei governi,alle fake news e agli attacchi informatici.E vien fatto pure di pensare ai modelli di società distopiche disegnate da Orwell e Huxley(e chissà poi quanto lontane dal vero).Di fronte a tutto questo il mondo ingenuo e "bambino"di "Carosello" si fa davvero rimpiangere.

03 dicembre 2017

MAI PIU' ULTIMI

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Quest'anno è toccato a Caserta.Nella classifica delle province italiane in base alla qualità della vita del 2017,pubblicata ogni anno dal "Sole 24 Ore",Caserta è stata l'ultima tra tutte le 110 province italiane.I parametri sui quali "Il Sole" basa la sua ricerca sono i servizi,l'ambiente,la salute,gli asili,affari e lavoro e la popolazione.E non è che le altre province della Campania se la passino meglio.Benevento(la migliore)è al 95° posto su 110.Avellino al 102,Salerno occupa il 105esimo posto e Napoli è al 107 posto.E negli altri anni le province campane potevano tutt'al più scambiarsi qualche posto,ma tutte son sempre rimaste negli ultimi 10 posti.Caserta ultima,dunque.Eppure....Eppure Caserta è sede di una delle più straordinarie bellezze culturali,artistiche e architettoniche di tutto il mondo e cioè la Reggia di Caserta che qualche critico d'arte ha addirittura chiamato l'ottava meraviglia del mondo,non a caso proclamata patrimonio universale dall'Unesco.È una storia antica quella del palazzo,iniziato nel 1752 quando Carlo III di Borbone,re di Napoli,fa costruire una Reggia.Esso è un autentica meraviglia capace di far impallidire le corti più famose e fu progettato da uno dei più grandi architetti dell'epoca,Luigi Vanvitelli.La Reggia colpisce subito il visitatore con la sua facciata imponente.Occupa una superficie di oltre 60mila metri quadrati e al suo interno si contano 1200 ambienti,che includono il teatro di corte,copia in miniatura del San Carlo di Napoli.Parte integrante della maestosità e della bellezza della Reggia è il parco,composto da fontane e cascate.Ma tutto questo non è bastato a Caserta per evitare di essere l'ultimo Provincia d'Italia.Come non è bastato ad Avellino,Benevento, Napoli e Salerno,tutte ricchissime testimonianze di storia,arte e cultura,anch'esse sedi di molteplici monumenti e luoghi,dichiaraati patrimonio universale dall'UNESCO( http://www.italyzapping.com/siti-unesco-campania/ )ad essere classificate tra le ultime province d'Italia.
Purtroppo,però,non può dirso che la classifica del "Sole" sia ingiusta o infondata.Purtroppo la qualità della vita a Caserta,come quella di tutta la Campania,è quella "narrata" dai fatti di tutti i giorni.E i fatti sono quelli dei ragazzini di 15-16 anni di clan cammorristici che ammazzano per le strade delle città in pieno giorno gli appartenenti ai clan avversari.E i fatti di Caserta,come pure di Napoli o di Salerno,di Avellino o di Benevento sono tutti quelli connessi ad una gestione affaristica e criminale della cosa pubblica da parte di una politica malavitosa,ladra e corrotta che allunga "le mani sulla città" come nel film di Francesco Rosi.
 

 


Ecco allora le selvagge speculazioni edilizie,gli scempi ambientali,i conseguenti disastri idrogeologici,le violenze alle spettacolari bellezze naturali di questi luoghi. E tutto questo in una Terra che già soggiace ad altissimi rischi sismici,come l'Irpinia dimostra,ed in previsione di quella tremenda data,che purtroppo si approssima,con la prevista,devastante eruzione del Vesuvio.Sì,è vero,è questa,purtroppo,la qualità della vita oggi in Campania.Ma è anche vero che dobbiamo essere noi campani a cambiare il nostro modo di essere ed agire.Dobbiamo avere - come dice Kant - il coraggio di uscire dal nostro attuale "stato di minorità" nel quale ci troviamo a causa delle nostre pigrizie,delle nostre viltà,di quella mancanza di reazione e ribellione alle angherie subite.Ci manca il coraggio di servirci della forza del nostro intelletto,non abbiamo la consapevolezza né l'orgoglio della nostra storia e della nostra cultura,rivivendo la quale saremmo uomini liberi davvero.Avremmo la possibilità così di opporci allo strapotere di ogni Stato etico che ci dica cosa fare e come essere,e sapremmo reagire alle prepotenze di un ceto politico ladro e corrotto che impedisce di esercitare le capacità all'intelletto di queste genti d'antica e nobile civiltà.Uscire dalla minorità intellettuale.Per essere liberi,per non essere più ultimi. 
 
IL FILMATO SULLA REGGIA DI CASERTA E' STATO TRATTO DA YOU TUBE E QUINDI RINVENIBILE SUL WEB.

20 novembre 2017

LA COSA PIU' BELLA DEL MONDO

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E adesso che l'Italia è stata eliminata dai Mondiali di calcio che si svolgeranno in Russia nel 2018,ho provato a immaginare come vivranno gli italiani i giorni senza la Nazionale.Non ci saranno bandiere alle finestre,né maxischermi nelle piazze,nessuna "sfilata" notturna di macchine  strombazzanti per le vie delle città.Su tutto questo antropologi,sociologi ed economisti avranno materia di studio.Sì,anche gli economisti,perchè l'esclusione dell'Italia dai Mondiali allontanerà sponsor,farà crollare i prezzi per l'acquisto di diritti televisivi,e l'industria del turismo subirà inevitabili ricadute(è stato calcolato che,tra annessi e connessi,l'esclusione dell'Italia dal Mondiale in Russia costerà al nostro Paese quasi un punto di Pil).E poi ho provato ad immaginare come avrebbero vissuto questo momento di "tristezza" nazionale,anche altri uomini che vissero in mondi a prima vista poco o punto contigui con quello del calcio,ma che invece di calcio si occuparono ed in maniera entusiasta per giunta.Ho pensato a scrittori che parlarono di calcio.A Pasolini più di tutti,grande appassionato di calcio,calciatore lui stesso,così innamorato del "suo" Bologna,e che in una intervista disse:"Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo.È rito nel fondo,anche se è evasione.Mentre altre rappresentazioni sacre,persino la messa,sono in declino,il calcio è l’unica rimastaci.Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro".E altrove scrisse:"Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici:si tratta dei momenti dei «goal».Ogni goal è sempre un’invenzione,è sempre una sovversione del codice:ogni goal è ineluttabilità,folgorazione,stupore, irreversibilità.Proprio come la parola poetica.Il capocannoniere del campionato è sempre il miglior poeta dell’anno".Quasi le stesse parole usate dal poeta spagnolo Manuel Montalban:"il calcio è una religione laica,con i suoi riti e le sue cattedrali(cioè gli stadi n.d.b.)le gioie e le delusioni".E oltre Pasolini,anche altri autori di altissimo spessore culturale si interessarono di questo sport."Il calcio è una metafora della vita,scrisse una volta Jean-Paul Sartre,mentre al contrario,per il filosofo Sergio Givone:"La vita è una metafora del calcio".Ed Albert Camus:"Tutto quello che so della vita l'ho imparato dal calcio".Ed ancora lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano,autore di "Splendori e miserie del gioco del calcio":"Per me,che arrivo dal Brasile-scrisse-il pallone rappresenta un’utopia,un riscatto,una opposizione al potere.Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli,per quanto i potenti lo manipolino,il calcio continua a VOLER essere l’arte dell’imprevisto.
Il calcio è appassionante,avvincente,coinvolgente.Fu così anche per Umberto Saba.Il poeta  si avvicinò al calcio casualmente,una volta che accompagnò allo stadio la figlia che voleva vedere la squadra di casa,la Triestina.Fino a quel momento Saba non s'era mai interessato di calcio,e,anzi,gli davano fastidio tutti quei tifosi che deliravano o si disperavano per una sfera di cuoio.Ma da quel giorno per lui tutto cambiò;dentro quello stadio
Saba si sentì coinvolto dal calore della folla,rapito da tutto quello spettacolo di vita.Continuò,così,a scrivere poesie sul calcio,prendendo spunto da alcuni momenti della partita che lo avevano colpito.Scrisse così la "Tredicesima partita"in occasione di un Padova-Triestina a cui il poeta assistette insieme a sua figlia,alla quale,con galanteria,due tifosi della squadra avversaria regalarono un mazzetto di fiori.Ma allora il clima non era quello di oggi,allora non si lanciavano motorini giù dalle gradinate dello stadio,né si sarebbe mai offesa la memoria di Anna Frank come è invece successo a Roma dove tifosi laziali hanno mappiccicato addosso ad una fotografia della ragazzina simbolo della persecuzione nazista,la maglietta della Roma con scritte antisemite del tipo "romanista ebreo".Immagine correlata
 

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o ancora di quel giocatore che,dopo aver segnato il gol della vittoria sul campo di Marzabotto esulta,facendo il saluto fascista e mostrando una maglietta nera con il simbolo della Repubblica di Salò.Sì,proprio a Marzabotto,la cittadina dove i nazi-fascista trucidarono 770 civili(tra cui anziani,donne e bambini) per rappresaglia contro la Resistenza partigiana.
E' questo l'ambiente mentale e,per così dire,"culturale" nel quale è degenerato il calcio oggi in Italia.Sono questi i riti perversi che oggi si celebrano nelle grandi "cattedrali" degli stadi calcistici,come pure nelle piccole "parrocchie" dei campi di provincia.E tutti noi,oramai,siamo cloroformizzati e assuefatti al linguaggio dei procuratori e degli sponsor,dei diritti tv e degli ingaggi e non c'accorgiamo che sono proprio questi i motivi che hanno portato l'Italia fuori dal Mondiale.
Altra cosa era quell'altro calcio,quello raccontato da Pasolini,che diceva che il goal era folgorazione e stupore,il dribbling una poesia e "il gioco del pallone la cosa più bella del mondo".  







 

 

 








 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

 


 

09 novembre 2017

THE END

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E da ultimo è arrivata l disfatta nelle elezioni regionali siciliane.Prima,per lui,per Matteo Renzi,c'era stata la cocentissima sconfitta(personale e politica)nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.In primavera seguirono le pesanti sconfitte nelle elezioni amministrative.Ma queste sconfitte sono anche la certificazione della grave crisi del Partito Democratico e dell'intera sinistra italiana.Le risultanze del voto siciliane vanno poi contestualizzate anche in un panorama europeo che certamente non è incoraggiante per i partiti socialisti continentali.Anche il pd,cioè,ha confermato una tendenza generale europea:il declino delle forze progressiste in tutta Europa:in Spagna,Olanda, Grecia,Francia,Germania e da ultimo anche in Austria,nazione nella quale negli ultimi cinquant’anni la sinistra era più o meno sempre rimasta al potere.In tutti questi Paesi si celebrano i funerali di quel sogno socialista spacciato come affermazione di un ideale europeista fondato su principi di uguaglianza e solidarietà,dietro i quali,però,si nasconde un disegno di finanziarizzazione degli originari ideali europei,fatto sulla pelle dei cittadini europei.In Italia,poi,il livello culturale della "narrazione" politica è perfino più basso,essendo incentrato,dopo un quarto di secolo dall'inizio dell'era berlusconiana,sulle tematiche dell' "anti":l'antiberlusconimo e l'anti-antiberlusconismo.Così,in Italia come in Europa,i socialdemocratici stanno pagando lo scotto di una molteplicità di problemi male affrontati o non affrontati affatto,come la cattiva gestione dell’emergenza immigrati,;il "non-sentire" le esigenze delle fasce deboli della società,che proprio nei partiti progressisti dovrebbero,invece,trovare la loro logica espressione.E poi ancora un progressivo allontanamento della loro condotta politica dai principi ispiratori della sinistra europea,una conversione non credibile al libero mercato e alle privatizzazioni,come si diceva,una spiccata attitudine alla demonizzazione dell’avversario,identificata o nel polo conservatore o nei movimenti populisti.Senza dimenticare una gestione fallimentare dello Stato sociale,con l’attitudine e la demagogia del voler dare tutto a tutti secondo le peggiori logiche clientelari(per l'Italia i bonus renziani degli 80 euro)e con la conseguente dilatazione della spesa pubblica,senza che si attuino vere politiche di tagli alla spesa pubblica.Eppure campanelli d’allarme per la sinistra europea c'erano stati,come,ad esempio,in Germania dove l’Spd di Schulz ha toccato il suo minimo storico,a riprova della crisi di identità che attraversa quell’area politica un po’ in tutt’Europa.E' allora giunta l’ora di un severo esame di coscienza e di una autocritica per tutti i partiti socialisti europei,sempre più percepiti dai loro simpatizzanti come una sinistra non popolare ma elitaria,vicina alla nomenklatura autoreferenziale di Bruxelles.
Ora,soprattutto dopo le elezioni regionali siciliane,con una forte affermazione del centrodestra e un pesante tonfo elettorale del Pd,i riflettori sono puntati sull’Italia,dove tutti i sondaggi danno il centrodestra in vantaggio sulla sinistra,senza escludere possibili exploit dei 5 Stelle.La sinistra è dunque in grosse difficoltà anche nel nostro Paese.E vien da ridere se si pensa alle parole di Renzi,il quale,difronte alle continue batoste elettorali dei partiti socialisti europei,aveva rivendicato al Pd il ruolo di faro dei socialisti europei in Europa.Senza,invece,pensare che in Italia,da anni,i governi PD si reggono su appoggi di politicaglia d'accatto,nata da scissioni dal centrodestra(vedi Alfano e Verdini).Dunque già ora la sinistra governa in affanno,ricorrendo ad infiniti voti di fiducia con governi,peraltro,che non hanno mai passato il vaglio elettorale.Con l’aria che tira,con gli abbandoni clamorosi di Bersani & C.,con la diffidenza progressiva dei leader storici come Prodi,ben difficilmente la sinistra italiana potrà evitare un rumoroso "patatrac".E non potrà bastarle la propaganda mediatica,che induce commentatori e analisti della politica a reagire sempre in modo diverso quando la sinistra vince o perde in qualche Stato europeo.Così,quando la sinistra vince essi battono le mani e celebrano la conservazione degli assetti politico-istituzionali,che invece stanno portando l’Europa in un vicolo cieco;quando la sinistra perde,i cosiddetti "analisti" anziché analizzare con obiettività le cause del risultato elettorale,lanciano l’allarme populista e paventano disastri per l’Europa per gli Stati nei quali la sinistra ha perso.E’ questa una grave deformazione culturale che affligge soprattutto in Italia,il prono sistema mediatico,talmente asservito alla sinistra,da non avere il coraggio di dire che "il re è nudo",che la sgangherata sinistra italiana,sempre più persa in incomprensibili bizantinismi,è in crisi d’identità.No,pare proprio che la sinistra italiana,o almeno "questa" sinistra italiana,per come essa è stata ridotta da una classe dirigente inetta ma vanagloriosa,e da questa specie di premier che risponde al nome di Matteo Renzi,non voglia capire che rischia di essere arrivata ai titoli di coda,e che,se continua così,per essa uscirà,più o meno presto,la scritta finale,la scritta "The end". 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

28 ottobre 2017

AUGURI, INCREDIBILE JULIA

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Chissà. Se ne fossi capace,mi piacerebbe fare un post sulla mia attrice preferita,mi piacerebbe fare un post su Julia Roberts che il 28 ottobre compie 50 anni.Allora,vediamo. Se ne fossi capace,cosa poteri scriverci nel post?Beh,potrei scriverci, ad esempio,che, a differenza di tante altre attrici pure brave,famose e vincitrici di importanti premi cinematografici,anzitutto il Premio Oscar,pure solo di Julia Roberts,tante tv,siti di giornali on line, riviste cartacee,hanno ritenuto necessario,in occasione del suo compleanno,di "doverne" parlare."Doverne" parlare,forse perché è il pubblico a "voler" sentire parlare di lei.Alcuni quotidiani,poi,ne hanno scritto non soltanto nelle pagine degli spettacoli o dei film e dei programmi televisivi.Alcuni quotidiani ne hanno parlato addirittura con servizi in prima pagina,raccontando di lei la vita,la carriera,la professione,i film girati e tant'altro.Oppure potrei scrivere che è incredibile che abbia vinto un "solo" Premio Oscar(per il film "Erin Brockovich - Forte come la verità" che forse nessn'altra attrice al di fuori di lei poteva interpretare) "Solo" un Premio Oscar difronte a tante altre straordinarie interpretazioni in tanti altri bellissimi film.Oppure potrei dire che "People" l'ha ritenuta per ben 5 volte la donna più bella del mondo http://www.ansa.it/lifestyle/notizie/people/persone/2017/04/19/cinema-julia-roberts-donna-piu-bella-del-mondo-2017_285b77b7-31f9-4ab3-b84a-e527f31ef152.html Questo,forse, potrei scrivere in questo post.Di sicuro non ci metterei quanti film ha girato e quali ruoli ha interpretato e con quali e quanti attori e registi ha recitato.Scriverei,invece,del suo iconico e tremendamente splendido sorriso,di quel sorriso che ti fa stare bene anche solo a guardare un suo film in tv,oppure guardando una sua foto o vedendola in un film in un cinema di città. E poi scriverei di quella sua riservatezza delicata più volte aggredita irrispettosamente dai media alla disperata ricerca di uno scandalo o di uno scoop che la vedessero coinvolta.Ma senza nessuna possibilità di poterci riuscire perché è proprio con quella sua discrezione e riservatezza che si è potuta tenere lontana da quel mondo dove si costruiscono e si distruggono miti e personaggi in un breve volgere di tempo. Lei,invece,preferisce rischiare di perdere ingaggi o vedere dimezzarsi il cachet piuttosto che guardarsi allo specchio e faticare a riconoscersi.Preferisce la realtà alle illusioni del mondo dove pure recita con quella freschezza autentica.Julia Roberts è sempre e ancora una bellezza da copertina.Ma la sua bellezza è anche un'altra e non solo fisica,ma è una bellezza più grande ancora."Non ho mai pensato-ha detto in una intervista- che rimanere a casa con la famiglia e i figli troppo a lungo potesse compromettere la mia carriera.O meglio,se doveva finire,finiva,non avrei avuto rimpianti". Sì,perchè in questo mondo fatuo,in questo "star system" cinematografico di così breve durata,Julia riesce ad essere Julia,perchè riesce a essere madre e a voler essere madre,capace di far a meno del mondo del cinema difronte al mondo ben più importante della sua famiglia."E' più appagante fare la mamma,più facile fare l'attrice.Ora sono una mamma quasi a tempo pieno,mi piace,e sono felice".
No,davvero.Un post su Julia Roberts ,sulla mia attrice preferita,proprio non sarei capace di scriverlo se non a rischio di scrivere luoghi comuni.O forse sì.In fondo un post su Julia Roberts è facile scriverlo.Basta riportare sul blog le sue foto riprese dal web.Quello splendido,semplice suo sorriso,quel viso e quegli occhi che ti fanno star bene solo a guardarli.Quelle valgono più di mille parole,più di tante battute di tastiera.Sono foto,per così dire,"parlanti.E perciò lo scrivo con le sue foto questo post su Julia Roberts.Ringraziandola per quel sorriso vero, non posso che dirle :"Auguri incredibile Julia".

24 ottobre 2017

E' QUESTONE DI LATINORUM

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In fondo è solo questione di "latinorum".Tu prendi il nome di uno dei tanti  nomi della fauna politica italiota,lo traduci in quella lingua,e hai  un nuovo sistema elettorale.All'italiana,ovviamente.E così,dopo il Mattarellum,il Tatarellum,l'Italicum e il Tedeschellum,il Consultellum,il Verdinellum e lo Speranzellum,tutti comunque molto Porcellum,adesso ci ritroviamo con il Rosatellum.Quello bis,però.In fondo è come il "latinorum" di Don Abbondio.Chi non lo ricorda quel passo dei "Promessi Sposi"?Di fronte alle insistenze di Renzo,Don Abbondio intuisce che per convincere il giovane dell'impossibilità a celebrare il matrimonio con Lucia,deve portargli argomenti che egli non sia in grado di capire.Così elenca,in latino,una serie di motivi che Renzo non sa confutare non conoscendo il latino.Ma cosa c'entra il latinorum di Don Abbondio con quello dei politici italiani?Qual è il collegamento tra quel “latinorum” ed il linguaggio dell’odierna politica italiana?Semplice.Don Abbondio è il simbolo dei governi di questo Paese che agiscono sotto sudditanza del potere finanziario e bancario(ma talora anche in combutta con esso,così come accaduto nello scandalo di Banca Etruria).Dall'altra parte c'è un povero Renzo(non Renzi),cioè un "semplice cittadino" che vuol "soltanto" esercitare un proprio diritto.Ma cosa succede quando il diritto di un cittadino viene calpestato dal sistema fiscale o burocratico italiano,oppure da una multinazionale o dal sistema delle banche?O quando un piccolo imprenditore non ottiene mutui dalle banche se non a interessi da strozzini ed intanto deve pagare valanghe di tasse ad uno Stato sanguisuga?Succede che,come Don Abbondio tradì i doveri della tonaca(come gli rimproverò poi il Cardinal Federico),così i governi italiani tradiscono la funzione per la quale esistono,e cioè il servizio al cittadino il quale,in un vero Stato di diritto,dovrebbe essere il "dominus" della Cosa pubblica.L’individuo vede invece che i propri diritti di cittadino sono solo teorici,non si traducono in realtà,e allora è la stessa Democrazia ad andare in crisi.Si scava un fossato profondo tra Stato e cittadino,il quale non vede risposte concrete ai problemi crescenti delle proprie esistenze,difronte alla crisi del mondo nuovo,come l’immigrazione,il terrorismo islamista,la sicurezza,la finanza,la mancanza di lavoro,il disconoscimento del diritto allo studio e alla salute.
L'incapacità a dare risposte alla vita quotidiana della gente,comporta la divaricazione tra politica e cittadino.Il modello di Stato,originariamente concepito,legava lavoro,impresa,tassazione,sanità,pensioni e dava una rappresentazione vera della politica,rendendola visibile, materiale,riscontrabile,motivando così il cittadino a intervenire con il voto,correggendo, confermando,cambiando secondo la propria volontà.Ma adesso no.Adesso i cittadini sono stanchi,stufi e sfiduciati.Hanno voglia i politici italiani a progettare astrusi "latinorum",Mattarellum,Tatarellum o Rosatellum.La gente non vede lo Stato accanto,nelle esigenze quotidiane e neanche nel soccorso per le calamità naturali,come ad esempio nel terremoto delle Marche e dell'Abruzzo.Il cittadino,di conseguenza,non vota più e se vota si orienta verso un populismo arrabbiato.Il populismo,cioè il soggetto politico che più di ogni altro segna l’epoca che stiamo vivendo,è la risposta rabbiosa della gente contro uno Stato assente e lontano.Il populismo sta intanto divorando le categorie tradizionali della politica,soprattutto con la crisi della rappresentanza.E' il “forgotten man” l'elettore del cosiddetto populismo,quello a cui si è rivolto ad esempio Trump:il cittadino perduto,dimenticato,"diminuito"nei propri diritti.Il paradosso è che la Democrazia,per sua stessa natura e nonostante l'attuale malessere che la sta attraversando,assicura e garantisce l'espandersi legittimo delle forze antisistema,nate tutte dentro il processo democratico,ma per una debolezza culturale e istituzionale della politica tradizionale.E intanto,però,i beneficiari della crisi e del populismo,sono incapaci di convertire la rabbia sociale che eccitano,appagandosi soltanto di dare forma pubblica agli istinti e ai risentimenti:come se fosse possibile fare politica soltanto contro,senza mai qualcosa in cui credere.Sono gli istinti che uniscono Trump,Le Pen,Orban,Salvini,Grillo,uniti nel calcolo del proprio tornaconto basato sugli "Anti"(Anti immigrati,Anti Europa,Anti Euro).La conseguenza più rilevante non è nemmeno la partita contingente per il governo.Il rischio è che la buona,vecchia cultura liberale(tanto più quella liberal-democratica)stia diventando minoranza nel mondo occidentale.Il pensiero liberale ha influenzato le culture di governo e le istituzioni e le costituzioni nate nel dopoguerra.Si capisce che il populismo,alla ricerca di una supposta palingenesi,attraverso una totale "tabula rasa",voglia cancellare proprio quell'Idea e quegli ideali.La speranza del populismo "Anti" e basta è una politica senza cultura:ma il sistema politico italiano,nonostante la consapevolezza del pericolo,continua ad agire in modo tale da tenere lontano il cittadino,e lo guarda da lontano,come cosa lontana,solo attraverso un cannocchiale. E il "latinorum" dei vari sistemi elettorali certo non basta a risolvere il problema.




























 
 
  
 
 

 
 
 
 
 

 

17 ottobre 2017

ROBERTO ANZOLIN

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Cominciai a "tifare" Juventus,a "tenere" per la Juventus,quando avevo 10 anni o poco più.E ci tenevo talmente tanto che una volta che ero andato allo stadio con Papà,per vederla giocare da vicino,sì insomma alla fine della partita piansi,perchè aveva perso con l'altra squadra,il Napoli,mi pare.In genere a quell'età si fa il tifo per la squadra più forte e più vincente del momento.Ma a quei tempi la squadre più forte era l'Inter,che vinceva praticamente tutto,scudetti,coppe italiane e straniere.Era l'Inter del "Mago",era l'Inter di Helenio Herrera.Era l'Inter di Mazzola,Facchetti e Corso.La Juve no.La Juve non vinceva quasi niente in quel periodo,era una squadra abbastanza mediocre,di livello medio basso.Ma io ci tenevo lo stesso.Anche la Juve,a quei tempi,aveva un Herrera come allenatore,il paraguaiano Heriberto Herrera per la precisione.Lo chiamavano con una sigla che sapeva quasi di formula chimica: “HH2 “per distinguerlo da “HH1” che era Helenio Herrera.Heriberto aveva un carattere intransigente,cocciuto fino alla caparbietà,che gli impediva ogni cedevolezza.Sergente di ferro,lo chiamavano.E oltre che di HH2,ricordo ancora la "formazione",i nomi dei giocatori che allora giocavano in quella Juve.Quando "declino" la formazione di quella Juve,i nomi dei giocatori di quella Juve,mi sembra di sentire,oggi come allora,il suono di una nenia,di una ancestrale filastrocca:Anzolin-Gori-Leoncini-Bercellino-Castano-Salvadore-Favalli-Del Sol-De Paoli-Cinesinho-Menichelli.Così,tutto d'un fiato,senza nessuna pausa.Erano quelli i tempi delle mitiche "figurine Panini",gli anni delle bustine e degli album per la raccolta delle foto dei calciatori.Belli quei ricordi di quel "piccolo mondo antico".Di quella Juventus un nome soprattutto mi è rimasto in mente.Quello del "portiere",quello di Roberto Anzolin.Forse per via di quel nome particolare,quel nome tronco che rivelava la sua origine veneta.O forse perché da piccolo,nelle mille partitelle tra noi bambini,nelle quali i pali della porta erano sostituiti dai nostri libri di scuola o dai nostri maglioncini di lana,anch'io ero "portiere",anch'io giocavo in porta come Anzolin e quando facevo una parata dicevo sempre con orgoglio:"Ecco che para Roberto Anzolin".Ed un anno anche la Juve di Anzolin vinse il campionato e lo vinse all'ultimo minuto dell'ultima giornata di campionato,superando proprio l'Inter,con la famosa "papera" di Giuliano Sarti.E per una volta HH2 fu più bravo di HH1.E che gioia bambina provai in quel giorno lontano.E' per questo che l'altro giorno,quando ho saputo della morte di Roberto Anzolin,ho avuto come una ferita,come un qualcosa di mio e personale che perdevo.Roberto Anzolin mi piaceva non solo perché era il portiere della "mia" Juve.Mi piaceva anche e perché era ragazzo serio e discreto,senza grilli per la testa,riservato e mai sopra le righe.Mi ha colpito quello che di lui ha scritto,nel ricordarlo,un giornalista sportivo,e cioè che una volta,alla fine di una partite che la Juve aveva vinto,mentre i compagni in campo ancora festeggiavano,lui raccolti i guantoni,piano ed in silenzio se ne andò verso gli spogliatoi.Ma forse la morte di Anzolin mi ha colpito anche per un qualcosa di più e di altro.Roberto Anzolin ha giocato in un'epoca di calcio "leggero",quando,cioè,il mondo del calcio ci dava sensazioni ed emozioni vere,sentite,pulite e non come accade oggi,oppresse e appesantite dagli interessi degli sponsor,dei diritti tv,da procuratori avidi,che si aggirano intorno a ragazzi che spesso non hanno ancora compiuto i 18 anni.Senza voler dire di tutto quel mondo più o meno lecito di scommesse che hanno spesso portato il mondo del calcio a corruzione morale,prima ancora che materiale.Ecco,sì.E' per questo che mi piace ricordare quella nenia,quella specie di cantilena d'un tempo altro e lontano:Anzolin-Gori-Leoncini-Bercellino-Castano-Salvadore-Favalli-Del Sol--De Paoli-Cineshino-Menichelli

07 ottobre 2017

L'ILLUSIONE DI ESSERCI









 

Probabilmente molti pensavano che,dopo la sorpresa(e le polemiche)per l'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura 2016 a  Bob Dylan ,il Premio Nobel di quest'anno fosse assegnato allo scrittore giapponese Murakami Haruki .E invece Il Premio è andato ad uno scrittore nato in Giappone,ma di adozione inglese e cioè Kazuo Ishiguro“per aver mostrato - questa la motivazione fornita dall'Accademia svedese reale per le scienze - in romanzi dal grande impatto emotivo,l'abisso che nasconde il nostro illusorio senso di essere parte del mondo”.Nel suo Paese natale Ishiguro è tornato solo molto più tardi e da adulto.I suoi primi due romanzi "Un pallido orizzonte di colline" (1982),e "Un artista del mondo fluttuante" (1986), sono ambientati a Nagasaki pochi anni dopo la seconda guerra mondiale in un contesto storico  e umano,quindi,profondamente significativi per il Giappone.Già in quei due libri emergono le tematiche dei libri di Ishiguro:la memoria,il tempo,l’autoinganno e l'angoscia esistenziale.Ma c'è soprattutto un romanzo "Quel che resta del giorno" che forse è conosciuto dal grande pubblico più come film(interpretato da Anthony Hopkins)che come romanzo.Esso racconta della prima settimana di libertà del maggiordomo Stevens,durante la quale egli ripensa alla propria vita al servizio di un lord filonazista e ultraconservatore,una vita fatta di assoluta dedizione al lavoro e rispetto della tradizione.E riflettendo e guardando il mondo di "fuori",Stevens si rende conto di non essere mai riuscito ad essere se stesso,di non aver mai vissuto una vita propria.
Di coscienza di sé e di ricordi parla anche l'altro libro di Ishiguro "Non lasciarmi"("Time" lo ha considerato come il migliore romanzo del 2005 e lo ha inserito nella lista dei cento migliori romanzi in lingua inglese pubblicati dal 1923 al 2005)."Non lasciarmi" è la storia di un'amicizia e di un amore nati in un misterioso collegio inglese,Hailsham,in cui si "addestrano" bambini che crescono del tutto ignari delle cose del mondo esterno e che si scopriranno esseri inferiori senza piena coscienza di sé.Ed è significativo che i protagonisti e gli altri personaggi non si pongono nessuna questione esistenziale,accettano senza ribellarsi,non si chiedono il perché di una vita,in realtà non-vita,come quelle vite "allevate",che nessuno crede essere davvero Uomini,capaci di sentimenti ed esistenza vera.Del resto le parole dell'istitutrice,Miss Lucy "dovete sapere chi siete e che cosa vi aspetta" sono estremamente significative.Leggendo  "Quel che resta del giorno",in cui Stevens esce per la prima fuori dalla casa ove presta servizio,sembra quasi di leggere la " Tempesta " di William Shakespeare in cui Miranda,figlio del mago Prospero,si meraviglia della bellezza e della straordinarietà del mondo che sta scoprendo per la prima volta.E,quando in "Non lasciarmi" ci si chiede come possa essere basato un mondo sull'allevamento di cloni adibiti ad organi di ricambio.("Non lasciarmi" è ambientato in un presente alternativo in cui la medicina consente la vita media fino a cento anni)sembra di sfogliare le pagine del romanzo distopico "Il Mondo Nuovo" di Aldous Huxley.
Nell'ultimo suo romanzo,"Il gigante sepolto"(2015)Ishiguro racconta la storia fantastica di una coppia che,sebbene anziana,decide di partire alla ricerca del figlio che non vedono da anni.Il viaggio si svolge sempre all'interno di una nebbia sottile che confonde e cancella i ricordi.E proprio in questa nebbia l'autore riflette sul rapporto tra memoria e oblio,tra storia e presente,tra fantasia e realtà.E pone la questione se vale veramente la pena di recuperare memoria e ricordo.Così,infatti,si legge a un certo punto del romanzo:"Non è forse meglio che le cose rimangano nascoste alle nostre menti? (…) non avete paura dei brutti ricordi?”.E Ishiguro pone queste domande pensando alle tragedie collettive di Bosnia e Rwanda .
La memoria,il tempo,l'angoscia esistenziale,l’autoinganno sono i temi delle opere di Ishiguro.Già.L'autoinganno.Che ci pone la domanda ulteriore:ma ci siamo davvero in questo mondo e come ci stiamo in questo mondo?