29 settembre 2023

FAMIGLIE DIVERSAMENTE FELICI






Sta facendo molto discutere una pubblicità della catena di distribuzione "Esselunga",da qualche settimana in tv."La pesca" é il titolo dello spot che,per molti,più che una pubblicità per la catena di supermercati,sembra essere uno spot al modello di famiglia tradizionale(o "normale",dipende dai punti di vista)funzionale all'idea(ideologia ?)della destra italiana.
In estrema sintesi la storia dello spot é questa:una bambina(Emma é il suo nome)é al supermercato con la mamma alla quale chiede di comprarle una pesca.Quella pesca servirà,nelle intenzioni di Emma,a tentare di far dialogare i genitori separati.La bambina infatti fingerà che si tratti un regalo che la mamma manda al papà per il suo tramite.

Ora,siccome non c'erano altri problemi cui pensare,tipo la NADEF,gli sbarchi dei migranti,i prezzi e lo spread che risalgono,la Premier Meloni ha pensato bene di farci conoscere la sua opinione anche su questo spot."Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni.Io lo trovo molto bello e toccante",ha scritto su Facebook.E Salvini a supporto:"E' un messaggio di amore e famiglia"(che poi Salvini sia divorziato,vabbè,che vuoi che sia?)

Con le parole "bello e toccante" la premier porta nel dibattito politico un tema che già aveva suscitato tante polemiche,quello cioé,del modello di famiglia(e quindi di società)che questo governo immagina per l'Italia.Basti pensare alla gestazione per altri (gpa) che il governo vuole perseguire come "reato universale",allo stesso modo,cioè,dei reati di pedofilia e genocidio.Oppure al divieto di trascrizione in comune dei figli di coppie omogenitoriali.Tutte tipiche connotazioni da Stato etico.

Insomma la destra di governo si é "appropriata" della pubblicità Esselunga come ennesimo spot sovranista e tradizionalista,anche con un attacco a ben vedere al divorzio,dopo oltre mezzo secolo dal referendum che confermò la legge che lo aveva introdotto in Italia,nota anche come "legge Fortuna-Baslini ".
Siamo dunque in un campo sostanzialmente ideologico.Ora il termine "famiglia" individua un organismo sociale cambiato innumerevoli volte nel corso non solo dei secoli,ma dei decenni. Parlare di "naturale" o "tradizionale" è una stupidaggine:una volta rinchiudere in casa una donna a sfornare figli e a servire il marito era ritenuto "naturale".Ma, per fortuna la Storia non si può fermare,nonostante i tanti reazionari che abitano il nostro presente(e palazzo Chigi) .

Questo spot,in realtà,rappresenta uno stereotipo di famiglia,una concezione precostituita che non tiene conto dei singoli casi,frutto di un processo di generalizzazione e semplificazione del problema.E che non tiene conto di come il modello di famiglia si sia trasformato in questi veloci e fluidi tempi nostri.Questo spot ricalca i peggiori luoghi comuni sulla separazione come momento necessariamente drammatico,soprattutto per i bambini.Esso sembra infatti rivolgersi alle famiglie unite e felici,facendo nutrire un sentimento di pietà per i bambini figli di coppie divise che pagano il prezzo più alto nella separazione dei genitori,sollecitando nel subconscio l'equazione famiglia unita = famiglia felice e famiglia disunita = famiglia infelice.

La tossicità di questa narrazione sta nel considerare necessariamente drammatica una separazione che invece molto spesso rappresenta una liberazione dalle tensioni coniugali che (quelle sì!)si ripercuotono sulla serenità dei figli.Una famiglia "separata" può essere più felice di una irrimediabilmente, violentemente "unita".Eppure il film "Kramer contro Kramer" qualcosa avrebbe pure dovuto insegnare qualcosa.

La Chiesa e la destra sostengono invece un’idea di famiglia "normale" a tutti i costi:meglio due genitori(rigorosamente maschio e femmina,ovviamente)che stiano insieme a oltranza, anche urlandosi in faccia ogni giorno e anche con la moglie riempita di botte,piuttosto che una famiglia legata al concetto di libertà:libertà di espressione,libertà sessuale,libertà nel vivere i rapporti anche tra uomo e uomo e donna e donna.
Perché poi ci sono le statistiche:una donna uccisa ogni tre giorni in ambito familiare.E chissà quante,tra quelle vittime,avrebbero voluto separarsi anche per il bene dei figli.

La verità vera che lo spot non racconta é invece un'altra:la famiglia non è dove ci sono i legami di sangue,ma dove c’è l’amore.Ogni altra definizione è solo becero ciarpame bigotto.
L’importante non è il nome che si dà ad un legame,sia esso tra sessi diversi o uguali,ma é il continuare a prendersi cura l’una/o dell’altro/a:questa è la sola "normalità" che conta.

IL 29 SETTEMBRE DI LUCIO



 

22 settembre 2023

DONNE E MADRI D' ALTRE TERRE




A sentirla questa storia sembra essere una favola.Ed invece é realtà questa storia.Pura,semplice,drammatica realtà svoltasi in questo tempo di tragedie di migranti che segnano dolorosamente anche i bambini che vedono innanzi a loro una vita disperata.

E' la storia,questa,di un bambino africano di tre anni,arrivato pochi giorni fa in un barcone di migranti al porto di Lampedusa. Questo bambino è giunto nell'isola siciliana senza genitori,accompagnato da un ragazzino africano,ancora minorenne,che ai soccorritori ha raccontato la sua storia.In pieno deserto fra Libia e Tunisia,il ragazzino,che cercava faticosamente a sua volta di raggiungere la costa africana,si era imbattuto in questo bambino di appena 3 anni che arrancava da solo nella sabbia,ormai stremato.Preso a compassione il ragazzo,pur senza sapere chi fosse quel bambino,come si chiamasse,da quale nazione venisse,che lingua parlasse e dove fossero i suoi genitori,ha deciso di occuparsi di lui e di portarlo con sé nella traversata del deserto.

Ecco,proviamo a immaginare di essere stati lì,nel deserto,e vedere il momento dell'incontro di quel bambino con il ragazzino più grande.Qualche sguardo,poche domande e poi il bambino lo ha seguito senza parlare,senza pianti o sorrisi,perché scosso da chissà quali traumi già vissuti.Un incontro che potrebbe sembrare la scena di un film fatta apposta per drammatizzare la terribile condizione dei migranti,che attraversano il deserto;una scena nella quale é stato scelto proprio quel bimbo di 3 anni,così fragile e sprovveduto,anche per mettere alla prova questa nostra (dis)umanità che chiude la porta in faccia ai migranti.E invece,come spesso capita,la realtà supera anche la fantasia.E quell'incontro ci racconta i rischi mortali,le violenze,gli abusi sessuali,le segregazioni subite da quei migranti pur di tenere viva la speranza per il futuro.

Per fortuna il bambino ha incontrato questo ragazzo,che si è preso cura di lui senza troppe esitazioni e senza chiedersi dove fossero i suoi genitori,forse periti nell’attraversamento del deserto.Ed insieme sono arrivati a Lampedusa su un barcone.

Ora il piccolo è stato preso in carico da psicologi che stanno cercando di avvicinarsi a lui,sapendo bene che quella sua chiusura al mondo esterno e quel suo mutismo sono legati ai traumi,alla fame, all’abbandono che hanno pesato sulla sua psiche.E ci vorrà del tempo e ci vorrà molta cautela perché il bambino si apra e stabilisca dei legami con la nuova realtà.

E chissà se a certi feroci "guardiani" dei nostri confini questa storia drammatica riuscirà a sciogliere i loro cuori,o se invece per essi i migranti non sono uomini e storie e drammi,ma solo dei neri che minacciano le nostre comode vite.

Perché poi in questa storia non ci sono solo le sofferenze e le angosce di un bambino africano solo in mezzo al deserto,ma anche il profondo senso di umanità di un minorenne che non si è per niente preoccupato dell'ulteriore peso che doveva assumere e dall'aumento dei pericoli nella traversata.Una decisione di cuore che non hanno quanti si attardano negli interessi di parte,nelle diatribe e nelle meschinerie con cui (non)vengono affrontate le politiche della migrazione.

E a certe "donne e madri" di casa nostra che adesso governano l'Italia e che proclamano di voler difendere Dio e famiglia,o a certi tizi che se ne vanno in giro a spargere odio col Rosario in mano,verrebbe da chiedere se riescono a provare qualcosa difronte a storie come queste e se riescono a capire che sofferenze hanno vissuto questi bambini che hanno lasciato le loro madri e le loro famiglie,le quali a loro volta hanno dovuto sopportare l’angoscia del distacco dai propri figli.

15 settembre 2023

QUELLE IMMAGINI DI LAMPEDUSA









Tornato dal cinema dopo aver visto le scene di "Io,Capitano" il bel film di Matteo Garrone sulle tragedie dei migranti,mi trovo innanzi,nei tg della sera,quelle altre immagini,quelle immagini "impossibili" eppure vere e reali che arrivavano da Lampedusa,dove,in queste ore,é avvenuta un'autentica "apocalisse".Ed é davvero un'apocalisse quando in 48 ore,nell'isola siciliana sbarcano quasi 8000 migranti,difficili da assistere:uomini,donne con i loro bambini e bambini senza nessuno.Quegli 8000 migranti,quegli 8000 poveri cristi,hanno ognuno dentro di loro una storia.Tutte allucinanti e disperate.

E mentre Salvini(come suo solito)ulula e sguaia con parole assurde e insensate dicendo che gli ultimi sbarchi dei migranti in Italia sono "un atto di guerra",organizzato per mettere in difficoltà un governo scomodo",penso alle vite e alle storie di quei migranti e ognuna di esse mi sembrano il prolungamento del film che ho da poco guardato,con l'arrivo in Italia,in una moderna,tragica Odissea che non accenna a finire.

A questo serve "Io, capitano".Ti aiuta a capire che storie ci sono dentro quelle vite.Il film è la storia di un viaggio,dal Senegal alle coste italiane di due ragazzi,Seydou e Moussa,due inseparabili cugini senegalesi che un giorno decidono di fuggire dal loro paese.I due 16enni cercano di raggiungere il vecchio continente alla ricerca di speranza e di una nuova vita.Dal Senegal al Mali,passando dal Niger fino alla sconfinata Libia,affrontando un’autentica odissea di sopravvivenza,passando per il deserto del Sahara,con gente che muore tra le dune sotto il sole.E poi la violenza raccapricciante e aberrante delle carceri libiche,con le torture subite anche da Seydou.E non sono inventate quelle torture,perché il film é tratto da una storia realmente vissuta da Mamadou,un profugo della Costa d'Avorio che visse realmente,sulla propria pelle quelle violenze.

“Io, capitano” è un film di un realismo assoluto,crudo talora,ma necessario per far prendere coscienza allo spettatore dei reali problemi della popolazione africana,del perché quell'esodo biblico,quella fuga dalla propria terra è obbligatoria come ricerca di una nuova e migliore vita.Un esodo inarrestabile,per ragioni economiche,climatiche e geopolitiche.

Il film raggiunge l’apice del suo crudo naturalismo nella lunga e sofferta sequenza del carcere libico e nelle ultime sequenze durante la tesa e sofferta traversata del Mediterraneo.

Garrone rende allo spettatore l'immagine di un continente inevitabilmente votato(per la fame,la siccità e le guerre)all’esodo verso l’Europa.Se non fosse cieca ed ottusa l?europa dovrebbe capire che da quell'afflusso di gente l'Europa può trovare giovamento perché ha bisogno di ripopolarsi,con la crisi demografica che sta vivendo.Un’Europa bisognosa dell'arrivo di migranti anche per recuperare un multiculturalismo per ritrovare la propria umanità smarrita in mille interessi materiali.

Quella di Garrone è una sensibilità che ci fa dimenticare le pericolose derive xenofobe e razziste dei governi europei a cominciare da quello italiano.L’arrivo sulla sponda italiana della barca guidata da Seydou avviene dopo mille difficoltà,come per i migranti di Lampedusa di questi drammatici giorni.Ma é comunque un arrivo sul quale ridare speranze,nonostante gli egoismi e i pregiudizi di "questa" Europa

"Io, capitano" è anche un'analisi sui sentimenti umani opposti:sulla violenza e sulla cattiveria umana ingorda di danaro e sui valori dell’amicizia tra due giovani pieni di speranze.

Va visto "Io,Capitano",per abbandonare quella indifferenza che l'abitudine a certe immagini ha generato.Oggi più che mai,davanti a quelle immagini di Lampedusa.

14 settembre 2023

FINZIONI




In questo primo anno di governo della destra reazionaria italiana alcuni suoi esponenti hanno cercato di accreditare la natura "liberal-liberista" dell'esecutivo Meloni.

Ma la Meloni continua ad essere l'amca delle destre estreme europee,come Vox e Orban.Le dichiarazioni(vagamente e comicamente)liberal-liberiste di taluni esponenti di governo lasciano il tempo che trovano,dando sempre l’impressione di essere soprattutto vuoti slogan propagandisti,oppure finzioni di convenienza spediti alla Commissione europea per rassicurarla in materia di realizzazzione del PNRR.

Al contrario,gli esempi che attestano la reale natura vetero statalista di questo governo,del tutto opposta alla narrazione che si vorrebbe far passare di un esecutivo liberal/liberista,sono numerosi.E' solo di poche settimane fa la notizia dell'acquisizione del 20 per cento della società della rete Tim da parte del Ministero dell’Economia.Uno Statalismo telefonico o una sovranità digitale se la vogliamo chiamare così.

Ma il repertorio è assai nutrito:dalla tassazione sugli extraprofitti bancari all’intervento sul caro-voli(il paradosso dei paradossi di questa vicenda é che il governo impone i tetti di prezzo alla compagnia privata RyanAir e dall'altra vende la compagnia aerea di stato Alitalia ai privati tedeschi di Lufthansa).Oppure potremmo ricordare la gastropolitica,quella del "gastrosovranismo" o "gastronazionalismo" del ministro-cognato Francesco Lollobrigida,o ancora il perenne occhio di riguardo per determinate categorie di riferimento elettorale (come i tassisti e i balneari).Ecco,in tutti questi casi la destra meloniana si presenta con il volto di un statalismo populista che vorrebbe tutelare il “popolo”,ma finisce per penalizzare proprio i risparmiatori.

Per non parlare dell’autentica fissa per l’egemonia culturale e dell’irresistibile attrazione per lo Stato etico,che porta a voler vigilare e restringere quelle che in tutto l’Occidente sono libertà private consolidate,palesando allergia verso certi diritti civili individuali.In particolare questo governo non sembra darsi molto da fare,diciamo così,per la tutela di quei diritti previsti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,che vieta la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale(omofobia, transfobia,discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere)delle persone LGBT,in dispregio al disposto della nostra stessa Costituzione.

Una volta di più,perciò,quello della destra populista italiana si conferma,come il malato di Moliere,soltanto un liberalismo immaginario.Questa destra italiana sta cercando di accreditarsi nell’immaginario collettivo come evoluzione verso un approdo liberalconservatore.Ma é soltanto una pura illusione,un'antinomia:liberalismo e populismo sono incompatibili,non hanno nessuna possibilità di coesistenza ideale e/o fattuale:o l'una o l'altra, tertium non datur.

Meloni e FdI,che adesso é il partito di governo maggioritario, continuano a non saper/voler risolvere questo antinomia,a fare una scelta definitiva,continuando a cambiare parti in commedia a seconda dei soggetti cui,di volta in volta,far riferimento(dall’elettorato post-missino alle istituzioni Ue).Ma il primo filone (di estrema destra), che ha radici storiche profonde e di lunga durata (l’arcipelago del fascismo), è pronto da tempo a riorganizzarsi.E ha individuato proprio nella rinnovata rivolta contro il mondo moderno(quello "depravato" o "al contrario",per usare il titolo del becero libro del generale Vannacci)la bandiera dietro a cui aggregarsi.E la premier non può,non vuole proprio staccarsi da certe radici(fasciste).Anche perché allontanarsi dagli abitanti del mondo di Vannacci può costarle caro elettoralmente.

La Meloni non risulta affatto in transizione verso la moderazione dei conservatori,come pure continua ad affermare(e lo ha fatto osservare di recente anche l’Economist:"Il governo italiano di estrema destra sta iniziando a sembrare più radicale.Georgia Meloni indulge al populismo culturale ed economico").

"Finzioni" era il titolo del romanzo dello scittore argentino Jorge Luis Borges.Come quelle della destra meloniana:altro che liberal/liberista.Un consiglio:lasciate perdere.Perché é facile dirsi "liberali" a parole,ma difficile,molto più difficile é esserlo davvero.

10 settembre 2023

CARCERE, CARCERE, SOLO CARCERE



Se si guarda a questo primo anno di governo Meloni,se ne ha subito la conferma.Il primo provvedimento in assoluto non é stato,come si potrebbe pensare,di carattere economico o sul PNRR,per il quale l'Italia ha degli impegni nei confronti dell'Europa,ma(priorità delle priorità)quello che aumentava le pene contro i giovani dei "Rave party".Nella stessa logica vennero poi le norme che aumentavano le pene contro le Ong,e poi quelle sulle violenze contro il personale sanitario,e contro il reato "universale" di gestazione per altri,sull'occupazione abusiva di immobili,l'istigazione alla violenza sui social,perfino sui muri imbrattati.
Su ognuno di quei problemi é stata sempre una e soltanto una la soluzione individuata dal governo Meloni  per risolvere tutti i mali del Paese:pene sempre più alte e carcere,carcere, carcere.Ovvero:il populismo giustizialista e panpenalistico come metodo di governo.E chissà cosa ne penserebbe quel signore,quel tal Cesare Beccaria,che vedeva il carcere solo come extrema ratio.Un populismo panpenalistico illiberale e antigarantista,per raccogliere il consenso dell'elettorato,nella falsa narrazione securitaria di una riduzione dei crimini.

E adesso lo schema si ripete.L’attenzione dell’opinione pubblica é stata catturata da un fatto di cronaca che suscita emozioni,sdegno,indignazione,come quello di Caivano,con la violenza sulle due bambine.E subito la macchina del populismo giustizialista del governo Meloni si é messa in moto,con l'intento di mostrare la faccia feroce e dimostrare di saper risolvere i problemi.Così,ancora una volta,si decide di utilizzare con il c.d. "Decreto Caivano",lo strumento panpenalistico:aumento delle pene sui minori e sui loro genitori.Tanto per cambiare.

Sembra ormai un riflesso condizionato del governo:ad ogni problema di ordine sociale si risponde con un provvedimento penale che non interviene sulla complessità del fenomeno ma inasprisce solo le pene.Inasprire le pene solletica i comprensibili desideri di vendetta della collettività colpita da un fatto di cronaca e concentra l’attenzione sui violenti e sul loro ambito sociale,distogliendola dalle responsabilità di chi ha lasciato che si producessero situazioni in cui mancano le condizioni minime perché si possa crescere e vivere in sicurezza e fiducia.Quelle responsabilità sono anzitutto delle istituzioni in cui si articola lo Stato:della polizia,ma anche enti locali,scuola(incluso il ministro che la governa e la deve finanziare)sanità,politiche edilizie e assistenza sociale. 

Ma in realtà non c'é bisogno di più polizia,ma di normalità.A dirlo non è un partito dell'opposizione ma i presidi e gli insegnanti delle scuole di Caivano,e nella parola "normalità" rientrano riscaldamento e messa in sicurezza della scuola,la mensa,gli scuolabus,i vigili urbani:proprio perché questa normalità a Caivano non c'é.Normalità é anche la possibilità di avere insegnanti bravi,formati sulle problematiche del territorio e la possibilità di avere un tempo-scuola lungo e ricco di attività.  

Mettere in carcere i genitori(come prevede il decreto del governo nel caso di mancata frequenza della scuola da parte dei ragazzi)non farà che peggiorare la situazione dei loro figli.Non mandare i figli a scuola è certamente un indizio di scarsa attenzione e irresponsabilità da parte dei genitori,ma la revoca della potestà genitoriale,auspicata da Meloni non fa altro che aggravare il problema.

La presidente del Consiglio non ha voluto incontrare le mamme di quei ragazzi,neppure quella di una delle due bambine vittima delle violenze.Così come già non aveva voluto incontrare i sopravvissuti di Cutro,quasi non fossero loro le vittime,le cui ragioni andavano ascoltate.Un rifiuto di incontro che ha fatto apparire Caivano e i suoi abitanti come tutti indegni e bisognosi  soltanto di essere "bonificati".

E' ovvio che ci vuole anche più controllo del territorio e chi è violento va messo di fronte alle sue responsabilità,anche se minorenne.Ma,come ha osservato il Garante per l’infanzia, quando si tratta di minorenni occorre muoversi con intelligenza e cautela,avendo in mente che il fine ultimo sia,oltre all’attenzione per la vittima,il recupero del minorenne colpevole.

E' necessario,perciò,approntare strumenti di sostegno e affiancamento alla famiglia e alla scuola,che ne rafforzino l’azione educativa e i blitz di polizia servono solo per colpire l'opinione pubblica.

Non si può,non si deve aspettare che una situazione esploda, per intervenire nelle aree a forte presenza di criminalità,disagio e povertà educativa.Occorre intervenire tempestivamente ai primi segnali,con una dotazione di servizi educativi,sociali,culturali,sportivi e di tempo libero,che coinvolga le comunità nel loro insieme,non solo come destinatarie passive.Perché poi,pensare di risolvere i problemi riempiendo le carceri serve,al contrario,ad aumentare i problemi.

06 settembre 2023

LA CULTURA DEI DIRITTI




Che collegamento c'é tra le violenze sessuali sulle due bambine a Caivano,i cinque operai morti sulle rotaie della stazione ferroviaria di Brandizzo in Piemonte e  i manifesti razzisti comparsi sulle mura di Torino? Il collegamento é che questi fatti,messi tutti insieme,mostrano il quadro di un'Italia in cui oggi la protezione dei diritti degli individui,soprattutto dei più fragili e vulnerabili,è tutt'altro che assicurata,anche se prevista nella Costituzione.

Prima c'é stata a Caivano la violenza di un gruppo di minorenni su due bambine,un fatto che continua a verificarsi in tante,troppe parti d'Italia e che evidenzia quanto sia diffuso e continuo  il mancato rispetto delle donne.Non passa giorno senza sentire nuove notizie di stupri e femminicidi che dilagano non solo nei quartieri degradati come Caivano,ma anche all'interno delle famiglie con una aggressività sessuale frutto di una distorta idea di "possesso" della donna da parte degli uomini.Una violenza accentuata quasi sempre dalla violenza tribale diffusa sui social.

Qualche giorno fa sono apparsi sulle mura di Torino alcuni manifesti contro gli immigrati.Erano manifesti scritti in tre lingue,stampati in quantità industriale,affissi in tutta la città:questo ci fa capire a quale livello di organizzazione è arrivato l'odio e il razzismo contro immigrati e stranieri che pure vivono fra noi,lavorano con noi e studiano nelle nostre scuole.

Infine ha destato notevole emozione la notizia della morte di cinque operai nella stazione ferroviaria di Brandizzo,in Piemonte,travolti da un treno mentre effettuavano lavori sui binari.Ancora altri morti sul lavoro,ancora un'altra tragedia che ci rammenta quanti rischi affrontano coloro che lavorano su impalcature,cantieri o laboratori di ogni genere,in un Paese dove continua ad esserci l'agghiacciante media di tre morti al giorno sul lavoro.Le vittime sono giovani ed anziani,uomini e donne,italiani e immigrati,che trovano la morte ogni giorno,nell'indifferenza generale.

E allora ciò che accomuna le aggressioni contro le donne,le minacce ai migranti e le morti sul lavoro è il fatto che avvengono continuamente,senza interruzione,in un’atmosfera di colpevole omertà,nell'assenza di provvedimenti da parte del governo e dei troppi che preferiscono voltarsi dall’altra parte.Questi fatti sono negazione di diritti e violazione di una Costituzione che pure sancisce il diritto a un lavoro sicuro,il rifiuto di ogni discriminazione e la protezione della sicurezza di ogni cittadino:donne,immigrati e operai inclusi.E quella violazione comincia quando si diminuiscono il numero delle scuole sul territorio,quando si priva la sanità pubblica di adeguati investimenti,quando non si interviene contro il dilagante razzismo negli stadi e sui social e non si adottano provvedimenti sulla sicurezza del lavoro.

Perché é questo che deve invece accadere in una vita "normale":le donne devono essere libere di vivere senza timori,gli immigrati di integrarsi senza pregiudizi e gli operai di lavorare senza temere per la vita.Chi violenta le donne,aggredisce gli stranieri e ignora le norme sulla sicurezza sul lavoro nuoce a ognuno di noi.Eppure il rimedio c'é:é la cultura,lo studio,la conoscenza."Fatti non foste per viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza",faceva dira Dante a Ulisse.Senza conoscenza c'é ignoranza,odio e brutalità da parte di chi aggredisce le donne,offende gli immigrati,e rimane indifferente alle morti sul lavoro. 

Perciò la responsabilità di garantire quei diritti richiede l'applicazione dei principi dello Stato di Diritto e impone al governo come priorità di destinare investimenti e risorse verso la cultura.Nulla può proteggerci di più dalla carenza di rispetto per il prossimo che lo studio e la conoscenza.La formazione etica e culturale delle giovani generazioni sono indispensabili per dar loro gli strumenti per comprendere:perché comprendere significa riconoscere i diritti degli altri,proteggendoli come fossero propri,S,rendendo così un Paese più prospero e sicuro.Studiare e conoscere:è questa la cura per prevenire l’ignoranza da cui nascono tali offese.Solo così si potranno veramente garantire più diritti,consentendo alle donne,agli immigrati ed agli operai di vivere senza paura.

02 settembre 2023

UN'ALTRA RIVOLUZIONE LIBERALE


Ancora su Caivano,perché é orrendo quello che é successo in quella cittadina del napoletano,con la violenza fatta a quelle due bambine.Ancora su Caivano perché ancora tante,troppe sono le Caivano di tutte le parti d'Italia,diretta conseguenza di un degrado politico,civile e culturale di un Paese intero.

Può sembrare che non ci sia alcuna relazione,invece ogni cosa si tiene e si lega.Così la  prossima legge di bilancio che il governo sta per varare é strettamente correlata con la ripugnante violenza sulle due bambine e l’episodio di Caivano e delle tante Caivano d’Italia rivela tutta l’inconsistenza e la fallacia della politica e delle false promesse sventolate in campagna elettorale appena un anno fa.

La successione negli anni di bilanci pubblici dalla vista corta, privi di grandi visioni,focalizzati su "favori" clientelari per determinate categorie e corporazioni,come i tassisti o i balneari,ad opera di mediocri politicanti senza senso dello Stato,ha determinato il declino economico,sociale e culturale del Paese e il sorgere di tante Caivano,al Sud come al Nord,nelle quali è difficile per bambine,bambini e adolescenti vivere la vita,apprendere e istruirsi,crescere in condizioni sociosanitarie dignitose e sane.

Il degrado è frutto dell’indifferenza politica nei confronti dei beni comuni.E' frutto,cioé,del disinteresse per i servizi primari per una popolazione:scuola,sanità,trasporti,riqualificazione delle periferie e del territorio.Ognuno di questi settori é peggiorato anno dopo anno,nell'incuria di un potere dedito solo alla propria autoconservazione. 

La politica risponde alle domande della popolazione.In un Paese in costante,progressivo invecchiamento,con un significativo decremento delle nascite,sono proprio le generazioni mature e anziane,quelle che hanno perso di vista il quadro generale e chiesto sempre più vantaggi per sé e per le proprie categorie di appartenenza senza domandarsi se il loro stato creasse l'aumento di ricchezza che esse reclamavano.Solo così si spiega quell'egoismo sociale che pensa solo ad arricchimenti immediati e personali trascurando l'arricchimento generazionale e collettivo fatto di investimenti in istruzione,formazione,cultura e salute.

È così cresciuto a dismisura il debito pubblico,senza che aumentasse corrispondentemente il capitale sociale ed umano del Paese.Così i nostri consumi     sono finanziati a debito, un debito tranquillamente lasciato in eredità alle generazioni giovani e future.Questa interazione negativa tra richieste immediate dei cittadini e propensione di una classe politica mediocre e irresponsabile a soddisfarle per questioni meramente elettoralistiche,offre con chiarezza l'attuale realtà di una politica priva di visione,senza lungimiranza ed equità tra generazioni.

È questo l’allarme che proviene dalle tante Caivano d'Italia.Sia il governo,sia l’opposizione devono convergere su alcuni principi generali che da subito consentano di mettere al primo posto proprio quei beni comuni per tanto tempo trascurati.Il primo posto spetta all’istruzione,a partire dagli asili nido e dalle scuole dell’infanzia,in modo che anche i ragazzi che vivono in zone degradate,ci vadano volentieri.E proprio nelle scuole deve avvenire la prima integrazione,interetnica e culturale,tra i piccoli alunni con i loro coetanei figli di immigrati.Tra le altre priorità e sullo stesso piano dell’istruzione va collocata la sanità.Dopo un'esperienza così drammatica come la pandemia che ha visto del tutto impreparato il nostro Sistema Sanitario,occorre pensare a diversi modelli di sanità pubblica,adeguati alle esigenze di una società cambiata e di una popolazione rapidamente invecchiata.

C'è poi il lavoro,che deve essere la fonte di reddito per assicurare a tutti e ad ognuno una dignità personale e un benessere sociale.E ci deve essere un lavoro sicuro che tuteli l'individuo in ogni luogo ed in ogni momento,in modo che non si abbiano a ripetere le tante,le troppe tragedie sul lavoro che fanno del nostro Paese la nazione con più alto numero di morti sul lavoro.

I cambiamenti climatici,checché ne pensino i negazionisti di casa nostra,richiedono un riassetto ed una riqualificazione del territorio,ovunque bisognoso di interventi di sistemazione e riqualificazione urbana. 

Di questo il Paese ha bisogno,non di velenose polemiche,non di demagogie e sguaiati proclami elettoralistici che magari fanno guadagnare uno zerovirgola in più nei sondaggi elettorali,ma che neppure scalfiscono i gravi problemi accumulati negli ultimi decenni.Non c'é certo bisogno di una legge di bilancio che soddisfi egoistici interessi che dissipi le poche risorse a disposizione.E chissà se oggi,un'altra gobettiana "Rivoluzione liberale" fatta di vero amore e passione per l'Italia,questa volta potrebbe bastare.