Se si guarda a questo primo anno di governo Meloni,se ne ha subito la conferma.Il primo provvedimento in assoluto non é stato,come si potrebbe pensare,di carattere economico o sul PNRR,per il quale l'Italia ha degli impegni nei confronti dell'Europa,ma(priorità delle priorità)quello che aumentava le pene contro i giovani dei "Rave party".Nella stessa logica vennero poi le norme che aumentavano le pene contro le Ong,e poi quelle sulle violenze contro il personale sanitario,e contro il reato "universale" di gestazione per altri,sull'occupazione abusiva di immobili,l'istigazione alla violenza sui social,perfino sui muri imbrattati.
Su ognuno di quei problemi é stata sempre una e soltanto una la soluzione individuata dal governo Meloni per risolvere tutti i mali del Paese:pene sempre più alte e carcere,carcere, carcere.Ovvero:il populismo giustizialista e panpenalistico come metodo di governo.E chissà cosa ne penserebbe quel signore,quel tal Cesare Beccaria,che vedeva il carcere solo come extrema ratio.Un populismo panpenalistico illiberale e antigarantista,per raccogliere il consenso dell'elettorato,nella falsa narrazione securitaria di una riduzione dei crimini.
E adesso lo schema si ripete.L’attenzione dell’opinione pubblica é stata catturata da un fatto di cronaca che suscita emozioni,sdegno,indignazione,come quello di Caivano,con la violenza sulle due bambine.E subito la macchina del populismo giustizialista del governo Meloni si é messa in moto,con l'intento di mostrare la faccia feroce e dimostrare di saper risolvere i problemi.Così,ancora una volta,si decide di utilizzare con il c.d. "Decreto Caivano",lo strumento panpenalistico:aumento delle pene sui minori e sui loro genitori.Tanto per cambiare.
Sembra ormai un riflesso condizionato del governo:ad ogni
problema di ordine sociale si risponde con un provvedimento penale che non interviene sulla complessità del fenomeno ma inasprisce solo le pene.Inasprire le pene solletica i comprensibili desideri di vendetta della collettività colpita da un fatto di cronaca e concentra l’attenzione sui violenti e sul loro ambito sociale,distogliendola dalle responsabilità di chi ha lasciato che si producessero situazioni in cui mancano le condizioni minime perché si possa crescere e vivere in sicurezza e fiducia.Quelle responsabilità sono anzitutto delle istituzioni in cui si articola lo
Stato:della polizia,ma anche enti locali,scuola(incluso il ministro che la governa e la deve finanziare)sanità,politiche
edilizie e assistenza sociale.
Ma in realtà non c'é bisogno di
più polizia,ma di normalità.A dirlo non è un partito dell'opposizione ma i presidi e gli insegnanti delle scuole
di Caivano,e nella parola "normalità" rientrano riscaldamento e messa in sicurezza della scuola,la mensa,gli scuolabus,i vigili urbani:proprio perché questa normalità a Caivano non c'é.Normalità é anche la possibilità di avere insegnanti bravi,formati sulle problematiche del territorio e la
possibilità di avere un tempo-scuola lungo e ricco di attività.
Mettere in carcere i genitori(come prevede il decreto del governo nel caso di mancata frequenza della scuola da parte dei ragazzi)non
farà che peggiorare la situazione dei loro figli.Non
mandare i figli a scuola è certamente un indizio di
scarsa attenzione e irresponsabilità da parte
dei genitori,ma la revoca della potestà genitoriale,auspicata da Meloni non fa altro che aggravare il problema.
La presidente del Consiglio non ha voluto incontrare le mamme di quei ragazzi,neppure quella di una delle due bambine vittima delle violenze.Così come già non aveva voluto incontrare i sopravvissuti di Cutro,quasi non fossero loro le vittime,le cui ragioni andavano ascoltate.Un rifiuto di incontro che ha fatto apparire Caivano e i suoi abitanti come tutti indegni e bisognosi soltanto di essere "bonificati".
E' ovvio che ci vuole anche più controllo del territorio e chi è
violento va messo di fronte alle sue responsabilità,anche se minorenne.Ma,come ha osservato il Garante per l’infanzia, quando si tratta di minorenni occorre muoversi con intelligenza e cautela,avendo in mente che il fine ultimo sia,oltre all’attenzione per la vittima,il recupero del minorenne colpevole.
E' necessario,perciò,approntare strumenti di sostegno e affiancamento alla famiglia e alla scuola,che ne rafforzino l’azione educativa e i blitz di polizia servono solo per colpire l'opinione pubblica.
Non si può,non si deve aspettare che una situazione esploda, per intervenire nelle aree a forte presenza di criminalità,disagio e povertà educativa.Occorre intervenire tempestivamente ai primi segnali,con una dotazione di servizi educativi,sociali,culturali,sportivi e di tempo
libero,che coinvolga le comunità nel loro insieme,non solo come
destinatarie passive.Perché poi,pensare di risolvere i problemi riempiendo le carceri serve,al contrario,ad aumentare i problemi.
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