27 gennaio 2019

OCCHI DI BAMBINO

Visualizza immagine di origine
Visualizza immagine di origine

 Gli occhi dei bambini arrivano sempre dritti ai cuori,senza possibilità di scampo per chi li guarda.Così nel giorno della Memoria di quella immane tragedia che fu la Shoah,può forse assalire il timore che le parole del vocabolario non siano sufficienti per dire tutto il dolore e l’orrore che si consumò nei lager nazisti.Ed è proprio allora che ci devono venire in aiuto le immagini delle vittime,per mantenerne vivo il ricordo.“Quando l’impossibile è stato reso possibile,è diventato il male assoluto,impunibile,imperdonabile”,scriveva Hannah Arendt,la grande scrittrice,storica e filosofa tedesca,vittima delle persecuzioni naziste,nel suo saggio “Le origini del totalitarismo”.Analogamente scrive Primo Levi nel suo memorabile libro:"Se questo è un uomo", nel narrare la sua prigionia ad Auschwitz:"E' avvenuto,quindi può accadere di nuovo:questo è il nocciolo che abbiamo da dire".Ed infatti,e purtroppo,“la banalità del male” si è ripetuta:a Sarajevo,in Cambogia,in Ruanda altri genocidi,altre "pulizie etniche".Se questo è accaduto di nuovo è stato perché l'Uomo è ricaduto in quel suo troppo frequente "Sonno della Ragione",perché troppo facilmente ha smarrito(e in qualche caso "voluto" smarrire)la Memoria di quello che fu posto in essere in quei campi della  Morte.Così,guardando le immagini dell'orrore e con l’esercizio costante del pensiero,possiamo tentare di salvarci dal conformismo acritico in cui ogni cosa diventa indifferenza,facile anticamera all’odio razziale,negazione dell’idea stessa del concetto di umanità.Ed ancor di più possono aiutarci le immagini di quegli occhi dei bambini che in quei campi dell'orrore passarono.Sono queste immagini che meglio ancora ci fanno capire,riflettere,ricordare  e mantenere il ricordo.Perchè anche i bambini,oltre a uomini e donne,furono portati via.Furono portati soprattutto a Terezin,dove fu concentrato  il maggior numero di prigionieri bambini.La maggior parte di essi morì nelle camere a gas di Auschwitz.Forse ogni 27 gennaio,ma in realtà tutti i giorni,dovremmo far scorrere davanti ai nostri occhi le decine e decine di foto di bimbi,spesso piccolissimi,ripresi nella normalità di un’esistenza che,di lì a poco,sarebbe stata troncata.Guardare quei fogli,quei disegni che sono rimasti.Sprazzi di quotidianità ancora non cancellati,ricordi di affetti,di mura scolastiche,diventate barriere di filo spinato.Le cifre ufficiali(approssimative)ci raccontano di milioni di vittime bambine.Conoscere i loro volti,incrociare,anche solo per un attimo e anche solo in foto quegli sguardi dolci e inconsapevoli e soffermarci sui loro sorrisi innocenti,ci farebbe forse sentire l’eco delle loro voci,confonderle con quelle dei nostri bambini,che proprio adesso,nell'altra stanza,ridono e scherzano come è per la loro età.Facendo riflettere,noi "grandi" su ciò che è stato,su ciò che potrebbe essere di nuovo,di noi,dei nostri bambini,di tutti i popoli se la Memoria scomparisse.Provare a dare un volto a quel numero di morti bambini,ci può dare la possibilità di restituire un brandello di dignità ai “più deboli fra i deboli” che è stato travolto dalla bestialità di una follia ragionata e dall’indifferenza  di quanti fingevano di non sapere.Questa comprensione della sofferenza può far sì che il tempo passi,sì,ma il ricordo rimanga.Quanti universi perduti,infanzie violate,occhi di bambini smarriti che da quelle foto s'incrociano con i nostri e che dovrebbero,scuotere coscienze.Attraverso i loro occhi possiamo/dobbiamo vedere l'Altro e il Debole e il Bisognoso,perchè i bambini sono i soggetti più indifesi e “meno produttivi” nell’orrendo linguaggio di annientamento di un popolo.Molti di quei bambini non arrivarono nemmeno nei lager,stipati come bestie nei convogli.Altri furono immediatamente avviati nei forni crematori appena arrivati;altri ancora furono smistati nei laboratori per essere sottoposti ad orrendi esperimenti scientifici.Dei 1tantissimi bambini che transitarono in quei campi se ne salvarono solo poche centinaia.Molti di loro nei campi avevano disegnato il loro mondo e la loro vita perduta,le loro case,i giardini con i fiori,le mamme e i papà,una farfalla,simbolo di libertà.Quella libertà e quella vita che loro non ebbero,che noi potremmo non avere senza la memoria,senza la comprensione e la solidarietà verso l'Altro,il diverso nel colore,nell'etnia,nella religione.
 
 

16 gennaio 2019

LI CHIAMIAMO CLOCHARD


Visualizza immagine di origine




Li chiamiamo "clochard".Oppure,con un termine forse più spregiativo,li chiamiamo anche "barboni".Son tutte quelle donne e quegli uomini di quel silente mondo di esseri umani che ogni giorno,ma soprattutto ogni notte,vive una vita ravvoltolata in coperte(quando gli va di lusso)più spesso sotto pezze, stracci, cartoni,giornali.E' tutto quel mondo di gente che si trascina per le vie delle città,fermandosi ogni tanto vicino a un cassonetto della spazzatura rivoltandone il contenuto in cerca di qualcosa che possa servirgli per qualcosa.E' questo il "ghost world" fatto di "vite sotterranee".Chissà come ha passato il Natale e il Capodanno questa gente.Mentre noi brindavamo e festeggiavamo,loro stavano lì,in qualche angolo di una qualche stazione ferroviaria o della Metropolitana,avvoltolati dentro una specie di coperta.E chissà ancora adesso dove sono e cosa fanno,in quest'inverno di ghiaccio.Mentre noi siamo al caldo delle nostre case,chissà loro dove ora sono,cosa stanno facendo.Forse,nella migliore delle ipotesi,sono in una mensa della "Caritas" o di qualche altra associazione di beneficenza "no profit" che assicurano loro un pasto caldo e si (pre)occupano delle loro esistenze,in assenza di un Governo incapace di strutturare un benché minimo servizio di assistenza sociale e di accoglienza alberghiera per questa gente.Un Governo,questo Governo del "cambiamento",che da un balcone annuncia l'abolizione per decreto della povertà e che invece impone,proprio alle associazioni di beneficenza e assistenza una ignobile e infame tassa,una"tassa sulla bontà",un odioso dazio proprio su quelle associazioni,su quella  gente che ha scelto di rinunciare ad un pezzo del proprio tempo di vita per fare volontariato,per dare una mano a chi non ce la fa.
Ogni tanto ti vien fatto di pensare a chi sono,da dove vengono quelle donne  e quegli uomini di questo mondo nascosto e invisibile all'occhio distratto di noi gente "normale".Ti vien fatto di pensare alle precedenti loro vite,ai mondi dai quali vengono.Chissà.Magari è gente che era gente come noi,gente "normale"(normale:vagli a dare poi un senso e un significato a questa parola).Avevano forse una moglie,un marito,dei figli.Ed un lavoro,magari.Poi un giorno qualcosa o qualcuno o forse tutto di tutto questo è venuto a mancare.E loro,sconvolti dal dolore,hanno abbandonato ogni cosa per immergersi nell'oscurità di quest'altra vita,per scomparire alla vista dell'altra gente.Riuscendoci presto e subito,del resto,perchè noi,ciechi e chiusi come siamo nei nostri egoismi,nella nostra avidità,nella nostra miserabile povertà di sentimenti,nemmeno conosciamo o vogliamo conoscere quello che c'è in un mondo "diverso" dal nostro.Solo ogni tanto,veniamo a conoscere così,per caso,distrattamente,qualche notizia che viene dal mondo degli "Invisibili".Veniamo a sapere,per esempio,che in questi pochi giorni di questo nuovo anno di questo gelido gennaio,sono morti di stenti e di freddo già una decina di "clochard".Oppure ogni tanto si viene a sapere dalla tv e dai giornali che qualche "bravo" ragazzo,uno schifoso bastardo in realtà,così,per "distrarsi" un po' dagli ozi dalla propria insignificante esistenza;così,per divertirsi e ridere un po',ha dato fuoco ai cartoni o agli stracci sotto ai quali vive e stenta il popolo dei "clochard".Mettendo poi in rete su youtube e sui social quell'eroica impresa,per dimostrare quanto è stato bravo e coraggioso,di cosa è stato capace di fare bruciando quei cartoni,quei miseri stracci sotto i quali ci sono vite al limite,se vite le puoi pure chiamare.Così,più o meno, ha fatto anche il vicesindaco leghista di Trieste,del resto.Ha visto per terra-dice lui-un ammasso di stracci,coperte,un piumino e li ha buttati nella spazzatura.Fingendo ipocritamente di non sapere che sotto quegli stracci c'era un povero diavolo che chissà come aveva sfangato anche quella giornata.Perchè lui,il vicesindaco,aveva a cuore-così dice lui- il decoro della sua città e che è stato "con soddisfazione" che li ha buttati nel cassonetto quegli stracci.Postando poi tutto sul suo profilo Facebook,con la precisazione che ovviamente poi si è lavato le mani".Già.Si è lavato le mani,come Ponzio Pilato,perchè non è mica di questi problemi di assistenza alle fasce più deboli che può e deve interessarsi un'amministratore pubblico,figuriamoci.Ma anche noi,che la domenica si va a Messa tutti bravi e compunti,pure continuiamo a scansarlo,fisicamente e psicologicamente,questo mondo "altro" e "diverso".Lo scansiamo pur avendo ascoltato,proprio durante la Messa,le parole che venivano dall'Altare:"Venite,benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perchè ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere;ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero solo o carcerato e siete venuti a trovarmi".

01 gennaio 2019

IL DONO DEL TEMPO



Visualizza immagine di origine




Quante cose tutti augurano a tutti il primo giorno dell'anno. Serenità, gioia, felicità, salute e magari anche danaro.Ma forse quello che davvero ci manca è IL TEMPO,un tempo di vita ed il tempo di avere tempo per fare le cose vere, essenziali, quelle che davvero danno senso a tutte le altre cose.
Di questo  s'era accorta la poetessa tedesca Elli Michler , questo lei riteneva il migliore augurio che si potesse fare. Un augurio che vale soprattutto all'inizio del nuovo anno.
 
 
  Ti auguro tempo (di Elli Michler)

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.



BUON ANNO A TUTTI