30 ottobre 2020

L'EPIDEMIA DEL BALLO








Potrebbe sembrare un racconto di Edgar Allan Poe.E invece un'ampia documentazione storica ci attesta che furono fatti realmente accaduti.A metà luglio del 1518,nella città di Strasburgo,una donna,di nome Troffea,scese in strada e iniziò a ballare,senza che ci fosse nessuna musica in giro.Alcuni giorni dopo non aveva ancora smesso e anzi,nel giro di una settimana,si unirono a lei un numero crescente di persone:prima 30,poi 100,fino a diventare quasi 500e,che danzavano in massa in uno stato di trance,simile ai nostri "rave party".In quella scatenata frenesia collettiva ci furono anche morti per infarto o per ictus.Alcuni storici attribuirono lo strano fenomeno all'assunzione,da parte dei ballerini,di droghe molto potentii.Altri pensarono,invece,che si dovesse trattare di una setta eretica e che il loro fosse una specie di baccanale(rito orgiastico a scopo propiziatorio)se non proprio una specie di rito sciamanico.Ma entrambe le ipotesi furono poi smontate:dai documenti pervenuti fino a noi,risulta che i presenti giurarono che i ballerini non volevano ballare e che anzi in più occasioni chiesero aiuto.E venne anche accertato che non ci fosse nulla di orgiastico o di mistico in quello scatenato e frenetico ballo.Oggi gli storici e gli antropologi classificano la "piaga del ballo",come fu poi chiamata,tra i tipici esempi di isteria di massa.Gli studiosi più accreditati,come lo storico americano John Waller,nel suo libro "A time to dance,a time to die.The extraordinary story of the dancing plague of 1518":"Un tempo per ballare,un tempo per morire.La straordinaria storia della piaga del ballo del 1518")parla,invece,di isteria di massa",di una forma,cioè,di disturbo psicogeno di massa,che si scatena quando è messo in gioco un bisogno primario dell'uomo,come la salute.Quando ciò accade si accendono paure profonde.La salute riguarda il singolo,ma anche la famiglia,i figli,i genitori,cioè tutta la sfera affettiva dell'essere umano.E la minaccia alla salute evoca anche la paura della morte,pervasiva e profonda.Tali forme avvengono in circostanze di estremo stress e generalmente prendono forma in base alle paure locali.Nel caso della peste danzante del 1518,Waller citò una serie di carestie e la presenza di malattie ed epidemie,come il vaiolo e la sifilide che infatti in quel tempo colpirono Strasburgo.Il fenomeno dell'isteria di massa è poi accentuato,sostiene Waller,quando non si ha alcuna fiducia nelle istituzioni che il cittadino percepisce come incapaci di gestire il problema.Qualcosa del genere sta oggi accadendo con l'odierna pandemia mondiale,con il coronavirus e con il conseguente "lockdown",al quale tutti siamo stati costretti per fronteggiare il virus.L'autorevole rivista scientifica "The Lancet" ha pubblicato uno studio sull’impatto psicologico causato dalla pandemia e dal lockdown in centinaia di milioni di famiglie in tutto il mondo.Umore basso,insonnia,stress per la paura per sè e i familiari,di infettarsi,irritabilità,esaurimento,depressione,preoccupazioni per le grosse difficoltà finanziarie.Riprendendo quell'antico racconto,il regista inglese Jonathan Glazer ha girato un cortometraggio "Strasbourg 1518",nel quale descrive le analogie tra i fenomeni psicogeni di massa di quel periodo e le conseguenze dei nostri moderni lockdown.Nelle scene c'è  lo stagliarsi di una figura isolata nel vuoto di pareti bianche intenta a ripetere  ricorrenti schemi gestuali,una ballerina solitaria inizia a muoversi,in piedi nell’angolo di una stanza.Ogni tanto si lava le mani in una tinozza,chiaro riferimento alle raccomandazioni degli scienziati.Altri si uniscono a lei,ciascuno nel proprio spazio ristretto,bloccati in schemi ripetitivi,in movimenti allo stesso tempo provocatori e disperati.Collassano e si rialzano continuamente.Ballano senza sosta,come avvenne a Strasburgo.In un’atmosfera che oscilla tra libertà di espressione e restrizione spaziale,gli spettatori osservano i corpi degli attori prendere vita in modo frenetico.Il regista inglese ha dichiarato di aver fatto proprie le parole della grande coreografa e ballerina tedesca Pina Bausch:"Danziamo,danziamo, altrimenti siamo perduti".Lo strumento della danza,cioè,utilizzato come mezzo catartico,capace di consentire l’espressione di sentimenti contraddittori come quelli vissuti durante i mesi di lockdown.Non a caso i movimenti frenetici dei ballerini esplodono contro pareti, soffitti e pavimenti,contro quella sensazione di reclusione causata da un orizzonte spaziale claustrofobico.Con "Strasbourg 1518" Glazer è stato capace di sintetizzare l’intensità di un sentimento collettivo che attraversa un’epoca segnata da un fenomeno di gravità mondiale.Ma in quanto Uomini dobbiamo sempre mantener vivo un filo di speranza.La speranza di poter sentire presto e finalmente le note dell' "Inno alla gioia".


26 ottobre 2020

LA RICCHEZZA DELL'ANZIANO

 








Fu all'inizio degli anni '90 che imparammo a conoscere il "Pio Albergo Trivulzio",l’istituto fondato nel 1766 dal principe Tolomeo Gallio Trivulzio per la cura e l'assistenza dei poveri,degli ammalati e degli anziani indigenti.Paradossalmente fu proprio da quell'opera filantropica e benemerita che partì l'inchiesta "Mani Pulite",perchè fu lì che,con lo scandalo delle tangenti e l'arresto del Presidente del Trivulzio,Mario Chiesa,iniziava la vicenda di "Tangentopoli" e finiva la Prima Repubblica.Del "Trivulzio" ne risentiamo parlare adesso,ai tempi del coronavirus,perchè è lì,come in tante altre residenze per anziani di tutt'Italia,che è stata scritta una delle pagine più nere della recente pandemia.Il Pio Albergo Trivulzio è diventato uno dei simboli della tragedia del Covid.A marzo di quest'anno ci furono decine di morti tra gli anziani residenti in quella struttura,quasi tutte riconducibili al Covid,ma mai registrate ufficialmente come tali.In realtà i tanti anziani deceduti presso il "Trivulzio" e il contagio diffusosi tra le sue mura,erano da attribuirsi ad una gestione confusa,caotica e poco trasparente dell'emergenza.Ma il tema della malattia degli anziani del Trivulzio,e della loro solitudine,compare già nel mondo dell’arte nei dipinti di Angelo Morbelli(1853-1919)il pittore milanese che insieme a Pellizza da Volpedo,Giovanni Segantini e Gaetano Previati,fu esponente della corrente pittorica postimpressionistica denominata "Divisionismo",una pittura,cioè,basata sull'uso di colori puri,mai mescolati tra loro(perciò "divisi")ma accostati in pennellate minute,che lasciano all'occhio dell'osservatore il compito di fonderne la luminosità.Nei suoi dipinti Morbelli ebbe a tema soprattutto gli anziani del Pio Albergo Trivulzio:dipinti malinconici per raccontarne non solo e non tanto le malattie,quanto piuttosto la disperazione e il senso dell’abbandono.Dai quadri di Morbelli traspare l’angoscia,il senso di esclusione dalla vita e l’allontanamento dalla nuova società industrializzata che imponeva ritmi frenetici e che stritolava chiunque non avesse le forze per reggere il passo.Quel nuovo modello di società che sradicava le secolari e tranquille abitudini dell'altra società fino ad allora contadina.E' la solitudine che soprattutto appare in quei quadri:vecchini e vecchine assorti nei loro pensieri(magari,chissà,ricordi dei loro giorni felici e dei giovani amori,di una vita fatta solo di fatiche,o ricordi di racconti fatti intorno al camino).Ora,invece,in quei quadri c'è un'altra e diversa vita,che poi vita non è.Tutti si confondevano con tutti,seduti nel refettorio,mangiando un modesto pasto tra tante altre figure infelici e sconosciute.Spettatori assenti,persone divenute anziane e quindi “inutili”,tutti compagni di sventure.La solitudine come marginalità,angosciosa esclusione dalla vita attiva,come mancanza di motivazioni a sopravvivere,il concepire lo stare tra quelle mura come rassegnata attesa dell'ultimo soffio di vita.Forse a lasciar le ferite più profonde non sono tanto  le malattie,quanto la consapevolezza d'esser stati messi da parte,scartati,traditi,dimenticati.Vedersi lentamente spegnersi nell'oblio anche degli affetti che si credeva più cari.I temi di quei quadri possono ancor  oggi apparire inquietanti,se riletti con gli occhi della storia,ancor più ai giorni della pandemia.Ada Negri sul "Corriere della Sera" così scriveva sui quadri di Morbelli:"L'abbandono e la miseria sono resi con sintesi ammirevole".A più di 100 anni dalla sua morte,il pittore milanese quasi ci "costringe" a misurarci difronte a un povero e spoglio interno abitato da anziani soli,mesti,chini.Un confronto che ci obbliga a prender coscienza d’una dimensione lontana dal nostro vissuto quotidiano;solo così si può capire che quella che vediamo “non rientra nella normalità di vita”.E capire,invece, quanto importante sia la vita dell'anziano.Attraverso di loro una società e un popolo conservano la memoria delle proprie origini,tradizioni e cultura;la coscienza delle proprie radici,la consapevolezza e il sentimento di appartenenza ad una terra e ad una gente.E ad un'altra considerazione ci spinge Morbelli:le istituzioni dispongono in maniera pressoché totale della vita delle persone che si trovano in condizioni disagiate,in una sorta di turpe scambio:gli anziani vengono "mantenuti" vivi,togliendo loro sistematicamente quasi tutte le libertà e soprattutto la dignità.Una forma d’assistenza che garantisce la vita nella sua accezione puramente biologica,ma che scarta,esclude,emargina.In questo modo uno Stato di diritto elude i propri doveri e ignora i diritti del cittadino in genere e del cittadino fragile ancora di più:il diritto alla salute,al sotentamento economico,sociale,sanitario e assistenziale,soprattutto ai meno abbienti,in violazione,così,del dettato della Costituzione.Il tragico destino degli anziani del Pio Albergo Trivulzio,cancellati dalla società e costretti ad attendere la fine in un ricovero,è in Morbelli il sintomo più evidente delle aberrazioni delle società fondate sull'egoismo e su logiche di puro utilitarismo e profitto,dalle quali le componenti più fragili e indifese,come gli anziàni,ma anche i portatori di handicap e gli affetti da malattie psichiatriche sono escluse,perchè ritenuti non utili e funzionali a quel modello di società.Forse già allora,più di cent’anni fa,un pittore,col solo strumento della sua arte,aveva cercato di metterci in guardia.

19 ottobre 2020

TUTTO A POSTO

Forse non ce ne accorgiamo,ma con i numeri dei contagi Covid di quest'autunno 2020 è probabile che,nonostante le ipocrite rassicurazioni del Governo,stiamo andando  dritti dritti verso un secondo lockdown generale.Questo ce lo dice,sul grafico delle ascisse e ordinate cartesiane,la linea che indica il numero dei contagi in costante ascesa;ce lo dicono il numero dei positivi e delle terapie intensive occupate e il ritorno delle sirene delle ambulanze.Ce lo dice anche il ritorno  del Circo Barnum dei virologi in tv,contagiati da un altro virus,quello del narcisismo da telecamera.Eppure il governo continua a dirci di leggere sempre quell'articolo dei complimenti del New York Times quello del modello italiano invidiato in tutto il mondo e tutte le altre balle di quel tale(come si chiama?Ah,sì,tal Rocco Casalino,prima grande star del "Grande fratello"ora divenuto pseudoportavoce di uno pseudopremier).E forse ci abbiamo pure creduto,a tutte le balle di questa classe dirigente tra le più imbarazzanti di tutta la storia repubblicana.Ci abbiamo creduto perchè alla fine quello italiota non è un popolo di "apoti",come quello teorizzato da Prezzolini(apota,dal greco:"non bere"),di persone,cioè,che non "se le bevono",che ricordino che uno non vale uno,che,invece,sappiano far "risaltare valori(...)e salvare un patrimonio ideale".Coltivare,cioè,il dubbio,disdegnare la retorica emozionale.Certo,questo virus è roba spaventosa,difficile da affrontare.Eppure già 9 mesi fa il Premier Conte ci diceva che il Governo era "prontissimo"(puntata del 27 gennaio 2020 di "Otto e mezzo" ,la trasmissione condotta da Lilli Gruber su La7)


E invece,dopo 9 mesi,l’attacco del virus evidenzia le responsabilità di questo governo di incapaci.Questo governo non ha predisposto nessuna rete di protezione per la sanità,la scuola,i trasporti,l'economia e l'occupazione(a parte "Villa Pamphili,ovviamente).Nulla di nulla,solo quel fastidioso predicozzo paternalista del "tutto sotto controllo".Invece caos e confusione di ogni tipo.Siamo a ottobre 2020 e nessun italiano sa che cosa fare difronte a questa seconda ondata.Nemmeno le 100 task force nominate dal Governo sanno che pesci pigliare.Il sistema dei test varia da regione a regione(e qui si vede la sciagurata riforma costituzionale del 2001,con l'attribuzione di competenze sanitarie alle Regioni).Ma Conte e i suoi non sono stati in grado di elaborare un piano di emergenza nazionale,competenza di livello centrale.Un fallimento colossale è stata l'app "Immuni" che nelle fantasie dei pentastellati,abituati a piattaforme digitali e dintorni,avrebbe dovuto assicurare il tracciamento dei contagi.Ma nonostante le campagne da “app alla patria”,questa non funziona se non c'è,come non c'è,un sistema serio di ricezione dei dati da parte dei medici di base e delle Asl.Oggi,cioè,"Immuni" dovrebbe segnalare a un italiano di aver incontrato un positivo,ma quando questo italiano prova a chiamare il medico di famiglia,il medico gli dice di non avvicinarsi allo studio altrimenti chiama i carabinieri.Già,i carabinieri:quelli che Il Ministro Speranza voleva mandare a casa di tutti noi per contare il numero dei commensali nelle case private(a proposito Ministro,lei sa cosa significa "inviolabilità del domicilio",quel principio dell'articolo 14 Costituzione,difeso perfino da Palmiro Togliatti?).Una roba che sarebbe comica quella di Speranza,se non fosse quasi da regime fascista.C'è stato il fallimento di "Immuni".E cè stato quello dei tamponi.Un italiano che gli passa lo "schiribizzo" di fare un tampone,oggi è costretto ad avventurarsi nel mondo di fuori alla ricerca del tampone,sapendo che dovrà affrontare ore e ore di attesa.Questi geni che tutto il mondo ci invidia(il primo posto del ridicolo è conteso tra Conte,l'Azzolina,Speranza e la De Micheli,ma anche gli altri ministri se la giocano alla grande)non sono riusciti nemmeno a predisporre un numero sufficiente di vaccini contro l’influenza di stagione.E così non si potrà escludere che una normale influenza sia invece Covid-19.Com’è possibile che questi strepitosi governanti non siano riusciti a produrre,distribuire e somministrare il normale vaccino antinfluenzale di stagione né a organizzare uno straordinario sistema nazionale di test e di tamponi semplice ed efficiente e diffuso nel territorio per isolare in tempo i positivi e liberare i negativi?Si sono persi invece in grottesche discussioni sui banchi a rotelle e sulle cene in casa,specchiandosi narcisisticamente nei sondaggi(che ora cominciano a calare,però)scaricando le responsabilità sulle Regioni,dove ci sono altri bei personaggi",dove ognuno fa a modo suo(la Campania ha appena chiuso le scuole).Insomma assistiamo a una catastrofe civile,morale e politica,oltre a quella sanitaria ed economica.A un lockdown intellettuale.Ma qualcosa sta cambiando.Così, per la prima volta,la gente si ribella e protesta.Succede in Campania dove il governatore-sceriffo De Luca ha chiuso le scuole.Contro questo provvedimento sono scesi in piazza padri e madri "normali"(mica i No Mask)furibondi per la chiusura delle scuole,che fino a prova contraria resta un diritto costituzionale.E si ribellano gli infermieri,stanchi di essere "eroi",se poi sono mal retribuiti.Si ribellano anche i sindaci.Nella prima ondata della pandemia collaborarono senza riserve con il governo.Ora capiscono che non funziona più così.250 di loro hanno scritto al governo:la si faccia finita,si prendano i soldi del MES e si facciano investimenti sanitari,anziché controllare feste private o matrimoni.Lo stato d’animo dei cittadini,insomma,sta cambiando e gli adoratori del Premier stanno velocemente diminuendo.Forse finalmente anche in questo nostro Paese,apparentemente addormentato,gli italiani hanno capito che un governo con Rocco Casalino proprio non se lo meritano.

13 ottobre 2020

PROMESSE E PAROLE





Sono mesi che il governo,per la gestione dell'emergenza Covid,richiama gli italiani a "senso di responsabilità",alla necessità di "migliorare i comportamenti",anche in ambito privato e familiare".Insomma,secondo il governo,se adesso il numero dei contagi sta risalendo,la colpa sarebbe dei cittadini che non stanno rispettando le "regole".Parole come queste lasciano capire come il Governo,sin dall'inizio dell'emergenza sanitaria,si sia mosso soltanto secondo una logica di individualizzazione delle responsabilità e di criminalizzazione delle modalità di vita e del tempo libero dell'individuo(movida,feste a casa,generico svago).Ma,a ben guardare,se adesso,in quest'inizio d'autunno,il numero di contagi sta risalendo,la colpa non è delle modalità di vita del privato.Se quei numeri sono in ascesa,vanno esaminate altre e diverse responsabilità.Quelle del governo e delle Regioni,soprattutto.Il benessere di una nazione e di un popolo va assicurato dallo Stato e dalle istituzioni attraverso la tutela dei diritti del cittadino,primo fra tutti quello del diritto alla salute,quello a cui pensava il Costituente quando scrisse l'articolo 32 della Costituzione:"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti".L'esperienza di questi mesi testimonia,invece,che le istituzioni italiane,nazionali e locali,hanno ignorato questo dovere,abbandonando il cittadino a precarie condizione di vita,da ogni punto di vista:sanitario,sociale ed economico.Dopo l'insorgere a marzo di quel virus ignoto,tutti gli esperti avevano previsto l'arrivo per l'autunno di una seconda ondata pandemica.Perciò lo Stato aveva tutto il tempo per organizzarsi per fronteggiare il ritorno del virus.Ed invece sono passati sette mesi dall’inizio dell’emergenza Covid,ed eccoci ancora qui:disorganizzati in tutto,a tutto totalmente impreparati,senza la predisposizione di nessuna misura necessaria per contrastare i problemi causati dal Covid.Dalla sanità alla scuola,ai trasporti zero iniziative da parte di Stato e Regioni.Siamo ancora nel caos più completo,con conflitti tra Stato ed enti locali sul "chi deve fare cosa" e scarichi di responsabilità.Con l'aggravante di una minimizzazione che in questi mesi c'è stata sulla situazione reale del Paese.Un Paese affidato a un esecutivo litigioso ed incapace a governare se non con strumenti di dubbia legittimità costituzionale,come i tanti,troppi Dpcm,con l'uso dei quali si è costantemente bypassato il controllo del Parlamento.Un governo che non sembra rendersi conto del dramma che l'Italia sta vivendo e che somiglia a quel:"Nocchier in gran procella(che)non s'affanna e non favella,ed è vicino a naufragar",come nei versi e nella musica di Pietro Metastasio e Wolfgang Amadeus Mozart.Ma intanto la pandemia non s'arresta ed anzi s'infiltra sempre più nelle tante,troppe falle della disorganizzazione del sistema burocratico e sanitario italiano.La vergogna del caso Lazio è lì a raccontare l’odissea di file disumane nei "drive in":gente in fila già dalla notte,in attesa per ore e ore per fare i tamponi.E poi tutti gli altri disservizi che in tutt'Italia rendono impossibile la vita dei cittadini.Son passati 7 mesi senza che il governo abbia fatto nulla.E adesso è tutto più complicato e non averlo previsto è il segno di un deficit di una classe dirigente seria e capace e di una "cultura" di governo.In questo il Lazio sembra essere l'avanguardia della retroguardia(e pensare che il Governatore del Lazio è anche il segretario di uno dei due partiti che governano il Paese).Prima e dopo i "formidabili" giorni degli "Stati Generali" di Villa Pamphili,il Premier aveva promesso,in un vero profluvio di parole,ogni universo mondo,che a sentirle oggi fanno montare ancor di più la rabbia."Sono in arrivo una pioggia di mascherine per studenti e personale scolastico e migliaia di banchi monoposto",diceva Giuseppe Conte,il 4  settembre dell'anno di grazia 2020.Senonché studenti e personale scolastico stanno ancora aspettando.E poi ancora sui vaccini antinfluenzali:"17 milioni di dosi acquistate dal governo",se non fosse che non solo un tale quantitativo non basta ma neppure si trovano in farmacia,rendendo angosciante la vita quotidiana di chi deve rassegnarsi a un’attesa chissà quanto lunga ancora.Il premier aveva chiesto"sacrifici indispensabili dei cittadini per battere il virus".Ma i sacrifici, che gli italiani fin dall’inizio hanno mostrato di sapere e voler fare,con una senso di responsabilità riconosciutoci da tutti,non dovevano essere questi.Era stato chiesto di limitare e modificare le proprie abitudini di vita in cambio però di una efficienza assoluta del sistema sanitario e di una protezione totale da parte delle istituzioni secondo un patto fiduciario:io faccio il cittadino modello ma anche tu devi fare lo Stato modello.E invece,mentre la collettività,con incredibili sacrifici,sta mantenendo il patto,la politica lo sta tradendo.Sta apparendo in tutta evidenza la mancanza di capacità,la confusione di idee,nonostante i cento Comitati Tecnici nominati,il coraggio di decidere.Nel periodo più duro del lockdown si era creata una fiducia nuova verso lo Stato e le istituzioni.Ma adesso si sta vanificando tutto.Le promesse e le parole non bastano più.Per promuovere fiducia,è decisivo il buon funzionamento delle pubbliche istituzioni che devono alimentarla,dando risposte alle necessità del cittadino.Gaetano Filangieri,esponente dell'Illuminismo napoletano,grande giurista e filosofo,affermava che non esiste sviluppo civile ed economico  senza “confidenza nel Governo,confidenza nei magistrati,confidenza negli altri cittadini,che sono le prime e principali risorse di ogni sviluppo collettivo e individuale".E' così.Ma questo governo continua a propinarci la storia che l'Italia è stato un esempio in tutto il mondo.In realtà l'esempio sono stati i cittadini italiani,non il loro governo.La gestione narcisistica e ideologica  da parte dell'esecutivo dell'emergenza Covid,sta facendo capire quanto l'esecutivo con le sue chiacchiere sia lontano dalla gente e non comprenda le sue esigenze reali.La sfiducia sempre più crescente si sta trasformando in delusione e anche in rabbia sociale.Si sta creando un pericoloso malcontento  e comportamenti contrari proprio a quell’etica della responsabilità,invocata dal Governo.Smarriti dalla debole(e spesso contraddittoria)risposta istituzionale ci allontaniamo da un'etica della solidarietà,dell'empartia che in questi mesi c'era stata verso "l'altro",rinchiudendoci in logiche egoistiche,individualiste e autoconservative,con tanti saluti al senso di responsabilità invocato proprio dal Governo.



08 ottobre 2020

MALEDETTO MODIGLIANI







"Maledetto".Come i poeti e gli scrittori Baudelaire,Verlaine,Guy de Maupassant,Edgar Allan Poe(Poètes maudits).O come gli altri pittori Caravaggio e Vincent Van Gogh,Paul Cèzanne,Paul Gauguin,Henri de Toulouse-Lautrec e Chaime Soutine.O come nella musica,con Jim Morrison o Patti Smith(definita "sacerdotessa maudite del rock"),o John Belushi,protagonista indimenticabile in "The Blues Brothers" e Jimi Hendrix,e gli italiani,Rino Gaetano,Mia Martini,Luigi Tenco.Ecco,"maledetti".Per voler significare di quei poeti,musicisti,pittori e artisti in genere che rigettano i valori della società in cui vivono,conducono uno stile di vita "eccessivo",provocatorio,pericoloso,autodistruttivo(con l'uso e l'abuso di alcol e droghe)sempre alla ricerca di esperienze intense e forti con l'intento di provocare,con la loro arte,sensazioni e situazioni estreme,magari disprezzando,oltre la società borghese,la propria vita e tendendo all'autodistruzione."Maledetto" è stato,in questo senso,anche Amedeo Clemente Modigliani,noto anche negli ambienti artistici parigini dove egli visse,come "Modi".Anche l’esistenza di Amedeo Modigliani fu breve,sregolata e tragica.La sensibilità romantica,lo stile di vita anticonvenzionale e l’ostentata indifferenza per il proprio stato di salute, sacrificato in nome di superiori ideali artistici,hanno fatto di Modigliani il prototipo di paintre maudit(pittore maledetto).A 22 anni si trasferì dalla casa natale a Parigi,nel tradizionale quartiere degli artisti di Montmartre,dove visse in condizioni economiche precarie,spesso trovando conforto nel bere,negli stupefacenti e in rapporti irregolari con diverse amanti.Il modesto sussidio che la madre gli inviava non bastava a mantenerlo,era insufficiente per acquistare sia il materiale da lavoro sia l’hashish e l’assenzio dai quali era ormai dipendente.Egli viveva tra Caffè e case di tolleranza.Non potendo pagare i conti,era costretto a svendere i suoi quadri.A Parigi venne a contatto con vari pittori e poeti ma preferì sviluppare un linguaggio artistico personale,piuttosto che aderire a una precisa corrente dell’avanguardia.Malgrado l’indiscutibile abilità come pittore e scultore,in vita non riscosse che un modesto successo di mercato e l’esistenza da bohémien non fece che aggravare il suo già malfermo stato di salute.Nel 1917 conobbe la diciannovenne pittrice Jeanne Hébuterne e l’anno successivo nacque la loro figlia Jeanne.Ecco.Se Modigliani una ricchezza ebbe,quella fu proprio l'amore e l'assoluta dedizione di Jeanne per lui.Anche lei pittrice,e anche brava,ad appena 19 anni conosce Amedeo e subito diventano inseparabili.Amedeo,sempre amorevole ed affettuoso,la ricopriva di attenzioni dolci.E presto Jeanne divenne la sua modella e la sua musa."Modì",quando non era ubriaco e attanagliato dai sintomi della malattia che lo erodeva,la ritraeva in tantissimi dipinti,con quei lunghi colli,tratto distintivo dei suoi quadri e delle sue sculture.Jeanne non fu mai colpita da Modì come artista;lei gli era devota per l'uomo che era.Pur brava pittrice,lei abbandonò la pittura per lui.Perso nell'alcol e nella droga,Amedeo spesso la tradiva,ma lei era sempre lì,a casa,ad aspettarlo in una vita di miseria e di stenti e nel cinismo dei genitori che sempre osteggiarono la loro relazione.Nel gennaio del 1920 un paio di amici dell'artista fanno irruzione nel suo appartamento e trovano Jeanne incinta al nono mese sdraiata vicino ad Amedeo in coma.Trasportato all'ospedale,morirà due giorni dopo.Jeanne,in attesa di partorire,apprendendo della morte di Amedeo si getta dal 5° piano.Le due salme,insieme al bambino che Jeanne portava in grembo,si riunirono sotto la stessa lapide al cimitero di Pere Lachaise a Parigi.Una storia d'amore tra le più toccanti di tutta la storia dell'arte.E' perciò giusto che,nel docufilm,girato per celebrare i 100 anni dalla morte del grande artista livornese e intitolato "Maledetto Modigliani",la voce narrante sia proprio quella di Jeanne,che racconta e ci fa vivere le opere,la vita e il suo infinito amore per "Modì".

02 ottobre 2020

OTTOBRE E I TEMPI DELL'ANIMA




Un tempo, era d'estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all'autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest'aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulle vigne saccheggiate.
Sole d'autunno inatteso,
che splendi come in un di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell'anima.
Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite ?
che non sai dirci addio,
tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t'inoltri
e sei lì per spirare.
E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch'è tutta una dolcissima agonia.

(VINCENZO CARDARELLI)