15 settembre 2023

QUELLE IMMAGINI DI LAMPEDUSA









Tornato dal cinema dopo aver visto le scene di "Io,Capitano" il bel film di Matteo Garrone sulle tragedie dei migranti,mi trovo innanzi,nei tg della sera,quelle altre immagini,quelle immagini "impossibili" eppure vere e reali che arrivavano da Lampedusa,dove,in queste ore,é avvenuta un'autentica "apocalisse".Ed é davvero un'apocalisse quando in 48 ore,nell'isola siciliana sbarcano quasi 8000 migranti,difficili da assistere:uomini,donne con i loro bambini e bambini senza nessuno.Quegli 8000 migranti,quegli 8000 poveri cristi,hanno ognuno dentro di loro una storia.Tutte allucinanti e disperate.

E mentre Salvini(come suo solito)ulula e sguaia con parole assurde e insensate dicendo che gli ultimi sbarchi dei migranti in Italia sono "un atto di guerra",organizzato per mettere in difficoltà un governo scomodo",penso alle vite e alle storie di quei migranti e ognuna di esse mi sembrano il prolungamento del film che ho da poco guardato,con l'arrivo in Italia,in una moderna,tragica Odissea che non accenna a finire.

A questo serve "Io, capitano".Ti aiuta a capire che storie ci sono dentro quelle vite.Il film è la storia di un viaggio,dal Senegal alle coste italiane di due ragazzi,Seydou e Moussa,due inseparabili cugini senegalesi che un giorno decidono di fuggire dal loro paese.I due 16enni cercano di raggiungere il vecchio continente alla ricerca di speranza e di una nuova vita.Dal Senegal al Mali,passando dal Niger fino alla sconfinata Libia,affrontando un’autentica odissea di sopravvivenza,passando per il deserto del Sahara,con gente che muore tra le dune sotto il sole.E poi la violenza raccapricciante e aberrante delle carceri libiche,con le torture subite anche da Seydou.E non sono inventate quelle torture,perché il film é tratto da una storia realmente vissuta da Mamadou,un profugo della Costa d'Avorio che visse realmente,sulla propria pelle quelle violenze.

“Io, capitano” è un film di un realismo assoluto,crudo talora,ma necessario per far prendere coscienza allo spettatore dei reali problemi della popolazione africana,del perché quell'esodo biblico,quella fuga dalla propria terra è obbligatoria come ricerca di una nuova e migliore vita.Un esodo inarrestabile,per ragioni economiche,climatiche e geopolitiche.

Il film raggiunge l’apice del suo crudo naturalismo nella lunga e sofferta sequenza del carcere libico e nelle ultime sequenze durante la tesa e sofferta traversata del Mediterraneo.

Garrone rende allo spettatore l'immagine di un continente inevitabilmente votato(per la fame,la siccità e le guerre)all’esodo verso l’Europa.Se non fosse cieca ed ottusa l?europa dovrebbe capire che da quell'afflusso di gente l'Europa può trovare giovamento perché ha bisogno di ripopolarsi,con la crisi demografica che sta vivendo.Un’Europa bisognosa dell'arrivo di migranti anche per recuperare un multiculturalismo per ritrovare la propria umanità smarrita in mille interessi materiali.

Quella di Garrone è una sensibilità che ci fa dimenticare le pericolose derive xenofobe e razziste dei governi europei a cominciare da quello italiano.L’arrivo sulla sponda italiana della barca guidata da Seydou avviene dopo mille difficoltà,come per i migranti di Lampedusa di questi drammatici giorni.Ma é comunque un arrivo sul quale ridare speranze,nonostante gli egoismi e i pregiudizi di "questa" Europa

"Io, capitano" è anche un'analisi sui sentimenti umani opposti:sulla violenza e sulla cattiveria umana ingorda di danaro e sui valori dell’amicizia tra due giovani pieni di speranze.

Va visto "Io,Capitano",per abbandonare quella indifferenza che l'abitudine a certe immagini ha generato.Oggi più che mai,davanti a quelle immagini di Lampedusa.

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