22 settembre 2023

DONNE E MADRI D' ALTRE TERRE




A sentirla questa storia sembra essere una favola.Ed invece é realtà questa storia.Pura,semplice,drammatica realtà svoltasi in questo tempo di tragedie di migranti che segnano dolorosamente anche i bambini che vedono innanzi a loro una vita disperata.

E' la storia,questa,di un bambino africano di tre anni,arrivato pochi giorni fa in un barcone di migranti al porto di Lampedusa. Questo bambino è giunto nell'isola siciliana senza genitori,accompagnato da un ragazzino africano,ancora minorenne,che ai soccorritori ha raccontato la sua storia.In pieno deserto fra Libia e Tunisia,il ragazzino,che cercava faticosamente a sua volta di raggiungere la costa africana,si era imbattuto in questo bambino di appena 3 anni che arrancava da solo nella sabbia,ormai stremato.Preso a compassione il ragazzo,pur senza sapere chi fosse quel bambino,come si chiamasse,da quale nazione venisse,che lingua parlasse e dove fossero i suoi genitori,ha deciso di occuparsi di lui e di portarlo con sé nella traversata del deserto.

Ecco,proviamo a immaginare di essere stati lì,nel deserto,e vedere il momento dell'incontro di quel bambino con il ragazzino più grande.Qualche sguardo,poche domande e poi il bambino lo ha seguito senza parlare,senza pianti o sorrisi,perché scosso da chissà quali traumi già vissuti.Un incontro che potrebbe sembrare la scena di un film fatta apposta per drammatizzare la terribile condizione dei migranti,che attraversano il deserto;una scena nella quale é stato scelto proprio quel bimbo di 3 anni,così fragile e sprovveduto,anche per mettere alla prova questa nostra (dis)umanità che chiude la porta in faccia ai migranti.E invece,come spesso capita,la realtà supera anche la fantasia.E quell'incontro ci racconta i rischi mortali,le violenze,gli abusi sessuali,le segregazioni subite da quei migranti pur di tenere viva la speranza per il futuro.

Per fortuna il bambino ha incontrato questo ragazzo,che si è preso cura di lui senza troppe esitazioni e senza chiedersi dove fossero i suoi genitori,forse periti nell’attraversamento del deserto.Ed insieme sono arrivati a Lampedusa su un barcone.

Ora il piccolo è stato preso in carico da psicologi che stanno cercando di avvicinarsi a lui,sapendo bene che quella sua chiusura al mondo esterno e quel suo mutismo sono legati ai traumi,alla fame, all’abbandono che hanno pesato sulla sua psiche.E ci vorrà del tempo e ci vorrà molta cautela perché il bambino si apra e stabilisca dei legami con la nuova realtà.

E chissà se a certi feroci "guardiani" dei nostri confini questa storia drammatica riuscirà a sciogliere i loro cuori,o se invece per essi i migranti non sono uomini e storie e drammi,ma solo dei neri che minacciano le nostre comode vite.

Perché poi in questa storia non ci sono solo le sofferenze e le angosce di un bambino africano solo in mezzo al deserto,ma anche il profondo senso di umanità di un minorenne che non si è per niente preoccupato dell'ulteriore peso che doveva assumere e dall'aumento dei pericoli nella traversata.Una decisione di cuore che non hanno quanti si attardano negli interessi di parte,nelle diatribe e nelle meschinerie con cui (non)vengono affrontate le politiche della migrazione.

E a certe "donne e madri" di casa nostra che adesso governano l'Italia e che proclamano di voler difendere Dio e famiglia,o a certi tizi che se ne vanno in giro a spargere odio col Rosario in mano,verrebbe da chiedere se riescono a provare qualcosa difronte a storie come queste e se riescono a capire che sofferenze hanno vissuto questi bambini che hanno lasciato le loro madri e le loro famiglie,le quali a loro volta hanno dovuto sopportare l’angoscia del distacco dai propri figli.

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