09 novembre 2017

THE END

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E da ultimo è arrivata l disfatta nelle elezioni regionali siciliane.Prima,per lui,per Matteo Renzi,c'era stata la cocentissima sconfitta(personale e politica)nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.In primavera seguirono le pesanti sconfitte nelle elezioni amministrative.Ma queste sconfitte sono anche la certificazione della grave crisi del Partito Democratico e dell'intera sinistra italiana.Le risultanze del voto siciliane vanno poi contestualizzate anche in un panorama europeo che certamente non è incoraggiante per i partiti socialisti continentali.Anche il pd,cioè,ha confermato una tendenza generale europea:il declino delle forze progressiste in tutta Europa:in Spagna,Olanda, Grecia,Francia,Germania e da ultimo anche in Austria,nazione nella quale negli ultimi cinquant’anni la sinistra era più o meno sempre rimasta al potere.In tutti questi Paesi si celebrano i funerali di quel sogno socialista spacciato come affermazione di un ideale europeista fondato su principi di uguaglianza e solidarietà,dietro i quali,però,si nasconde un disegno di finanziarizzazione degli originari ideali europei,fatto sulla pelle dei cittadini europei.In Italia,poi,il livello culturale della "narrazione" politica è perfino più basso,essendo incentrato,dopo un quarto di secolo dall'inizio dell'era berlusconiana,sulle tematiche dell' "anti":l'antiberlusconimo e l'anti-antiberlusconismo.Così,in Italia come in Europa,i socialdemocratici stanno pagando lo scotto di una molteplicità di problemi male affrontati o non affrontati affatto,come la cattiva gestione dell’emergenza immigrati,;il "non-sentire" le esigenze delle fasce deboli della società,che proprio nei partiti progressisti dovrebbero,invece,trovare la loro logica espressione.E poi ancora un progressivo allontanamento della loro condotta politica dai principi ispiratori della sinistra europea,una conversione non credibile al libero mercato e alle privatizzazioni,come si diceva,una spiccata attitudine alla demonizzazione dell’avversario,identificata o nel polo conservatore o nei movimenti populisti.Senza dimenticare una gestione fallimentare dello Stato sociale,con l’attitudine e la demagogia del voler dare tutto a tutti secondo le peggiori logiche clientelari(per l'Italia i bonus renziani degli 80 euro)e con la conseguente dilatazione della spesa pubblica,senza che si attuino vere politiche di tagli alla spesa pubblica.Eppure campanelli d’allarme per la sinistra europea c'erano stati,come,ad esempio,in Germania dove l’Spd di Schulz ha toccato il suo minimo storico,a riprova della crisi di identità che attraversa quell’area politica un po’ in tutt’Europa.E' allora giunta l’ora di un severo esame di coscienza e di una autocritica per tutti i partiti socialisti europei,sempre più percepiti dai loro simpatizzanti come una sinistra non popolare ma elitaria,vicina alla nomenklatura autoreferenziale di Bruxelles.
Ora,soprattutto dopo le elezioni regionali siciliane,con una forte affermazione del centrodestra e un pesante tonfo elettorale del Pd,i riflettori sono puntati sull’Italia,dove tutti i sondaggi danno il centrodestra in vantaggio sulla sinistra,senza escludere possibili exploit dei 5 Stelle.La sinistra è dunque in grosse difficoltà anche nel nostro Paese.E vien da ridere se si pensa alle parole di Renzi,il quale,difronte alle continue batoste elettorali dei partiti socialisti europei,aveva rivendicato al Pd il ruolo di faro dei socialisti europei in Europa.Senza,invece,pensare che in Italia,da anni,i governi PD si reggono su appoggi di politicaglia d'accatto,nata da scissioni dal centrodestra(vedi Alfano e Verdini).Dunque già ora la sinistra governa in affanno,ricorrendo ad infiniti voti di fiducia con governi,peraltro,che non hanno mai passato il vaglio elettorale.Con l’aria che tira,con gli abbandoni clamorosi di Bersani & C.,con la diffidenza progressiva dei leader storici come Prodi,ben difficilmente la sinistra italiana potrà evitare un rumoroso "patatrac".E non potrà bastarle la propaganda mediatica,che induce commentatori e analisti della politica a reagire sempre in modo diverso quando la sinistra vince o perde in qualche Stato europeo.Così,quando la sinistra vince essi battono le mani e celebrano la conservazione degli assetti politico-istituzionali,che invece stanno portando l’Europa in un vicolo cieco;quando la sinistra perde,i cosiddetti "analisti" anziché analizzare con obiettività le cause del risultato elettorale,lanciano l’allarme populista e paventano disastri per l’Europa per gli Stati nei quali la sinistra ha perso.E’ questa una grave deformazione culturale che affligge soprattutto in Italia,il prono sistema mediatico,talmente asservito alla sinistra,da non avere il coraggio di dire che "il re è nudo",che la sgangherata sinistra italiana,sempre più persa in incomprensibili bizantinismi,è in crisi d’identità.No,pare proprio che la sinistra italiana,o almeno "questa" sinistra italiana,per come essa è stata ridotta da una classe dirigente inetta ma vanagloriosa,e da questa specie di premier che risponde al nome di Matteo Renzi,non voglia capire che rischia di essere arrivata ai titoli di coda,e che,se continua così,per essa uscirà,più o meno presto,la scritta finale,la scritta "The end". 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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