24 gennaio 2017

QUALCUNO DOVRA' PARLARE


Risultati immagini per rigopiano bambini salvati

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Il Premier Gentiloni aveva invitato i partiti a comportamenti di sobrietà difronte al dramma del terremoto e delle nevicate che hanno colpito le popolazioni del centro Italia,con ciò significando di evitare speculazioni o sciacallaggi su quei tragici fatti.Ed è giusto che sia così.Perchè davvero non si possono strumentalizzare a fini politici quei fatti.Difronte ad essi ci pervade il cuore,si ha un sentimento di attonito sgomento,di angoscia senza fine e anche di commozione nel guardare quei bambini estratti vivi dalle rovine dell'albergo Rigopiano oppure nel vedere quelle popolazioni martoriate nel corpo e nell'anima in mezzo a quegli alti ammassi di neve.Eppure dopo questo necessario silenzio,qualcuno dovrà pur parlare per rispondere ad una valanga di domande.Perchè se è vero che i terremoti non possono essere previsti(ma anche questo è relativo,perchè con i moderni strumenti tecnologici di cui dispongono gli Istituti di studio e di ricerca,anche sui terremoti qualcosa può essere previsto)una previsione meteorologica che riportava uno stato di grave allarme per neve e valanghe in quelle zone pure c'era stata.Ed allora perché ci si è fatti trovare impreparati nell'adottare le necessarie procedure?E così una nevicata più intensa del solito ha seppellito interi paesi sotto metri di neve con la terra che continua a tremare.Si può continuare a vivere in queste condizioni?A stare accanto alle proprie case che crollano,ai propri animali che muoiono per il freddo e per la mancanza di cibo?La verità,per quanto possa essere sgradevole dirla,pure va detta.Il piano di prevenzione per mettere le persone in sicurezza non ha funzionato.I soccorsi sono partiti in ritardo.Come è possibile che uno spazzaneve diretto all'albergo si fermi per strada perché ha finito il gasolio?E dov’erano gli spazzaneve e le turbine per evitare che le frazioni e i borghi laziali,abruzzesi e marchigiani rimanessero isolati e i loro abitanti lasciati al freddo?Per giorni e giorni la corrente elettrica è mancata in quei posti,con la gente al buio e senza acqua,e senza corrente elettrica le pompe degli impianti di riscaldamento non funzionano e resistere a temperature scese di molto sotto lo zero è tremendamente difficile.Dov'era l’Enel?E la macchina dei soccorsi?Nulla da dire dei singoli soccorritori che,come sempre,si sono spesi in modo encomiabile per prestare aiuto alle popolazioni.Ma non è possibile che un sistema di gestione delle emergenze così complesso,le cui competenze si ripartiscono con una incredibile burocrazia dirigistica tra Comuni,Province,Regioni,Vigili del Fuoco,Protezione Civile e Forze dell'ordine si fondi solo sull'encomiabile sacrifico di singoli e generosi uomini.Le immagini di quei coraggiosi che sugli sci si sono lanciati nel buio della notte per raggiungere l’albergo di Rigopiano travolto da una gigantesca slavina,danno l'idea di sempre:il cuore grande degli italiani.Ma è il sistema nel suo insieme che non va.Perciò è doveroso individuare le colpe di politici e tecnici di un disastro annunciato e che qualcuno,politico o tecnico,salga sul banco degli accusati.Va bene,non prendiamocela con i governanti di turno ma-come cittadini e non come sudditi di governi centrali e periferici-abbiamo il diritto di chiedere e quelle istituzioni hanno il dovere di rispondere,perchè quella tragedia si è consumata.Anche perché l’ex presidente del Consiglio,Matteo Renzi,con la sua solita boria,aveva fatto lo sbruffone dicendo,all’indomani del terremoto del 24 agosto scorso,che quelle popolazioni non sarebbero state abbandonate e che,tempo due mesi,sarebbero arrivati moduli abitativi temporanei per sistemare tutti gli sfollati.Siamo alla fine di gennaio e soltanto ad Amatrice sono state assegnate le prime 25 casette di legno.Ed anche qui.E' forse degno di un paese civile assegnare quelle casette mediante un sorteggio che offende la dignità di una gente già così provata?Adesso qualcuno deve dare risposte.Noi tutti italiani siamo legittimati a sapere perché in questo Paese così geomorfologicamente devastato(con la frase "sfasciume pendulo sul mare"Giustino Fortunato definiva la Calabria ma quella frase può valere per tutt'Italia)quello che è capitato alla gente d'Abruzzo,delle Marche e dell'Umbria e che è già capitato nel Belice,nell'Irpinia,nel Friuli e nell'Emilia Romagna,e potrebbe(Dio non voglia)purtroppo ripetersi.Lo si dica,perché noi italiani,dopo aver subìto la valanga d’immagini angoscianti dai luoghi della devastazione,ha diritto a delle risposte,a sapere cosa fa questo Stato e questi Enti locali(le Province,fittiziamente soppresse,sono ancora lì,senza mezzi e strutture)Qualcuno di quelli che hanno la responsabilità di guidare questo Paese deve dare risposte.O crede di cavarsela con l'invito ad essere "sobri" e con il facile rimbalzo polemico del “siete solo sciacalli”?

11 gennaio 2017

SENZA SANTI OD EROI




"Noi medici in trincea diventati capri espiatori dello scandalo di Nola"
Certo,non è la prima volta che succede negli ospedali italiani. Epperò quello che è accaduto all'ospedale di Nola è un po' lo specchio dell'Italia.Non solo ammalati abbandonati a se stessi sulle barelle nei corridoi del pronto soccorso con qualche panno addosso.Questa volta di più:questa volta addirittura ammalati stesi per terra come degli stracci,con gli infermieri chini su quei corpi sofferenti.Niente barelle.Niente lettini.Sul pavimento gelido dei corridoi dell'ospedale.Gettati là,quasi dimenticati.C'era chi rimetteva,chi aveva il cuore in arresto cardiaco che andava soccorso col defibrillatore.E medici e infermieri anche loro a terra,in ginocchio,a cercare di fare qualcosa,mentre intanto arrivavano altre ambulanze con altri ammalati.Ecco;quei pazienti distesi su quel pavimento gelido e quei sanitari in ginocchio presso di loro,rappresentano plasticamente la sanità italiana in ginocchio.Un Paese in ginocchio,incapace di tutelare il cittadino nel primo e fondamentale suo diritto,quello alla salute.Sì,è vero quanto hanno detto i Dirigenti di quell'ospedale,e cioè che i posti letto sono troppo pochi,per un bacino immenso(600.000 abitanti)con personale carente e che i medici hanno fatto quello che hanno potuto.Tutto vero.Ma negli occhi rimangono quelle immagini,e l'Italia è tutta in quelle immagini:qualità umane di gente che cerca di operare in condizioni disastrose,professionalità umiliate da luoghi di lavoro privi dei requisiti minimi,turni di lavoro stressanti,degrado delle strutture(non c'era nemmeno acqua in quei giorni).Ed è l'Italia delle due sanità.Quella dell'eccellenza,soprattutto al Nord,e quella ammalata,soprattutto al Sud.Il dramma è che la situazione di Nola non è certo l'unica o l'eccezione.Sono tante,sono troppe le bolgie infernali di un Pronto Soccorso che somigliano al più orribile degli incubi,ma che sono la realtà e in alcuni casi quasi la normalità,coi lettini (finché ci sono)accostati l’uno all’altro,coi corridoi ingombri di barelle,e adesso,come a Nola,coi malati stesi per terra nella sofferenza.Poi,magari,ai malati sopra i lettini nei corridoi o a quelli stesi sulle piastrelle di quel pavimento,spuntano foglietti coi numeri di telefono degli stessi medici ospedalieri che operano in privato e qualcuno magari,ti bisbiglia nell’orecchio che dall’inferno dell’ospedale non ne uscirai,mentre il paradiso privato ti aspetta il giorno stesso,magari negli studi di quegli stessi medici o in qualche loro clinica privata.E pagando vieni ammesso.Sì,certo,poi ci sono anche i medici "eroi",come li ha chiamati il Ministro della Salute,Beatrice Lorenzin,che svolgono il loro lavoro,assistendo i malati ammonticchiati nei Pronto Soccorso o stesi a terra come stracci.Ma il problema rimane.E il problema è che difronte a questa sanità da cani,fatta per bestie e non per esseri umani,c'è uno stato di diritti negati,fatto di una malasanità che si assomma ad una malagiustizia e ad una orrenda pubblica amministrazione.E tutto questo a fronte di tasse che ci scorticano vivi e che dovrebbero assicurare una sanità efficiente e che invece è indegna di un paese civile.Ora si innalzano,alti e forti,i lai delle istituzioni,col Governatore della Campania che vuole licenziare i Direttori di quell'ospedale,e col Ministro della Salute che manda i NAS per indagini e accertamenti.Ma loro,il Governatore ed il Ministro come si trovano nei posti dove si trovano?Non sono loro il frutto di clientele,lottizzazioni e spartizioni partitiche di posti e poltrone?E allora che qualità può avere una sanità  partiticamente lottizzata?Da troppi anni abbiamo una gestione "politica" della sanità e una dilagante corruzione che ha contribuito a portare gli ospedali ben oltre il fallimento che poi è anche il fallimento di uno Stato incapace di tutelare i diritti del cittadino e ancor più del cittadino ammalato.
Il Ministro Lorenzin ci dice che la sanità italiana funziona perché abbiamo bravi medici,anzi,come lei dice,dei medici "eroi".Ma,come diceva Bertold Brecht,"sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi".Ecco,difronte alle immagini di quell'ospedale e alle(purtroppo tante)altre che ci vengono da decine di altri ospedali,solo di questo c'è bisogno:di una sanità sana,normale,senza politica e senza partiti nelle corsie d'ospedale.E senza santi od eroi.

07 gennaio 2017

I COMANDAMENTI LIBERALI





Un anno fa,il 7 gennaio 2016,moriva Valerio Zanone.In vita aveva sempre espresso il desiderio che sulla sua tomba fosse scritta una sola parola:"Liberale".Una parola che oggi tanti usano,della quale in così tanti oggi si appropriano,senza nemmeno conoscerne la valenza ed il significato.Zanone,invece,la conosceva bene quella parola ed anzi la viveva e sopra ci rifletteva nei suoi tanti studi,scritti e discorsi.E forse proprio in tal modo va ricordato Valerio Zanone,perchè,al di là della carriera politica(segretario del PLI dopo Malagodi,Sindaco della "sua" Torino,parlamentare e ministro)fu anzitutto intellettuale e uomo di grande spessore culturale.Anzi si può dire che era un intellettuale prestato alla politica.Il liberalismo,per lui,era un'"mestiere" difficile.Agli amici "raccomandava" spesso:"Non diventare liberale,perchè in Italia è il modo migliore per complicarsi la vita".Come aveva ragione!La cosa più facile,infatti,era aderire al regime cattocomunista imperante.In questo sembrava riprendere le parole di Ernesto Rossi che nel suo libro "Elogio della galera" scriveva di essere in galera con i comunisti perché insieme a loro combatteva il regime fascista.Ma sentendoli ragionare,capiva che se quei comunisti avessero vinto,lui sarebbe finito in galera di nuovo.Personalmente di Zanone non ho condiviso certe sue scelte.Come quella,ad esempio,di entrare a far parte del Pd,di quel partito cioè,culturalmente ed antropologicamente distante dal pensare liberale.Ma soprattutto ancora oggi non mi spiego quella sua scelta di non essere a fianco del liberale Enzo Tortora,di non fare per lui una battaglia tipicamente liberale per lo stato di diritto contro l'angheria di una giustizia ingiusta,arrogante e prepotente che già allora angariava la vita degli individui.Battaglia che invece poi fecero Marco Pannella e i Radicali.In ogni caso per noi liberali Valerio Zanone rimarrà sempre Valerio Zanone.E a mio avviso il modo migliore per ricordarlo è rileggere il suo "decalogo" liberale,quella sorta di Comandamenti Liberali,che lui enunciò in quel meraviglioso Congresso liberale di Firenze del 1981: 
  • Liberale è darsi una regola piuttosto di doverla ricevere.
  •  Liberale è la società aperta che riconosce a ciascuno il diritto e la possibilità di diventare ciò che vuole essere.
  • Liberale è rinunciare all'illusione della società perfetta,ma cercare ogni giorno di correggerne qualche imperfezione.
  • Liberale è l'iniziativa individuale combinata con la responsabilità collettiva.
  • Liberale è il rifiuto di staccare nel tempo la libertà e la socialità;ai marxisti che promettono la libertà dopo la socialità,ai conservatori che promettono la socialità dopo la libertà,i liberali devono rispondere che la libertà e la socialità si guadagnano e si perdono insieme
  • Liberale è la sintesi difficile non impossibile,fra l'efficienza del mercato,le riforme della socialità, le regole della democrazia.
  • Liberale è chi non delega e non si sottomette,chi chiede al grande fratello pubblico il conto delle spese.
  • Liberale è chi,dopo aver letto il romanzo di Orwell,scopre che il fatidico "1984" è alle porte,e prepara la difesa contro la più illiberale delle diseguaglianze,quella che potrebbe instaurarsi fra una massa livellata e una oligarchia di livellatori
  • Liberale è il rifiuto di separare il tempo dalla propria vita,di scinderlo fra un tempo di lavoro senza fantasia e un tempo libero senza significato
  • Liberale è la voglia di cambiare ogni tanto lavoro e pensieri, di imparare qualcosa anche quando è finita la scuola.
  • Liberale è per noi, italiani, credere nella vivacità e opporci alle politiche che la mortificano, respingere le lamentazioni catastrofiche, avere fiducia in questo paese dissestato e grande; e cercare nelle ragioni della libertà le nostre ragioni di speranza".



 










02 gennaio 2017

LA CAMPANA DEL 4 DICEMBRE

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Erano anni(una quindicina,credo)che non ascoltavo più quel noioso e stanco rituale che è il "messaggio" di fine anno del Presidente della Repubblica,sì proprio quello,trasmesso "a reti unificate".E invece quest'anno,non so come nè perché,lo ho ascoltato.Oddio,sempre tale rimane quel messaggio:un veccchio,stanco,noioso rituale.Epperò se dovessi trovare una parola con la quale definire la  sensazione che ho avuto nell'ascoltarlo userei la parola "sorpresa".Sì,sorpresa perché non mi aspettavo che il sempre democristianissimo Presidente della Repubblica,Sergio Mattarella dicesse "quelle" parole,così diverse da quelle usate in passato dai suoi predecessori. Mattarella ha fatto un discorso politico,diverso da quanto certi politici avrebbero voluto che fosse.Mattarella,invece,ha distrutto l’intera "favola" raccontata dal pifferaio di Firenze,tanto esaltata da tutta la grande stampa che,benevola,ha narrato agli italiani cose ben diverse dalla verità.Al contrario Mattarella si è ispirato proprio a tale principio di realtà, parlando di una “comunità” che “va costruita,giorno per giorno,nella realtà”.Per Mattarella,evidentemente,non contano slide o tweet.Per il Presidente "il problema numero uno del Paese resta il lavoro.Combattere la disoccupazione e la povertà di tante famiglie è un obiettivo da perseguire con decisione.”.Come per dire:non è che questo "Job Act" abbia poi funzionato così tanto.E,poi,senza neanche nominarlo,l'inquilino del Colle ha bacchettato di brutto quella specie di Ministro del Lavoro,Giuliano Poletti,protagonista di una disgustosa affermazione sui giovani che vanno all'estero per lavoro:“Centomila giovani vanno via per lavoro?Alcuni è meglio non averli tra i piedi”.Frase pronunciata nello stesso giorno in cui è stata uccisa Fabrizia Di Lorenzo a Berlino,la città dove lavorava.E senza aver memoria nemmeno per Valeria Solesin,morta nella tragedia del "Bataclan" a Parigi,città dove era andata per proseguire gli studi specialistici all'Università La Sorbona.Sui giovani che vanno via il capo dello Stato ha pronunciato parole sinora mai sentite da un esponente di governo:"Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d’Europa.Questa, spesso, è una grande opportunità.Ma se si è costretti a lasciare l’Italia per mancanza di occasioni,si è di fronte a una patologia,cui bisogna rimediare.I giovani che decidono di farlo meritano rispetto".Altro che levarseli dai piedi,altro che le parole di Poletti,del quale non si sa nemmeno che studi abbia fatto in vita sua.Come del resto la Lorenzin o la Valeri,ministre rispettivamente della Sanità e dell'Istruzione,che pure si vantano di curricula del tutto speciali.E allora dov'è quella "Italia Felix" di cui ci parlava il Rottamatore?Sì,perchè anche qui Mattarella è andato giù duro.Il Presidente ha infatti parlato di “una crescita debole”,di "ansie diffuse nella società",di "diseguaglianze,marginalità, insicurezza”.Altro che di meravigliose sorti e progressive dovute al "Job".Ma l’analisi presidenziale non ha risparmiato nessuno.Mattarella ha infatti parlato dell’avanzante populismo sul "terrorismo internazionale di matrice islamista".In ogni caso,ha affermato il Presidente,"che pur non essendo tutti gli immigrati dei terroristi,tuttavia l'immigreazione in sé comporta,comunque,problemi di sicurezza interna ed internazionale.".L’odio, poi, “come strumento di lotta politica” e in abbinamento al “ring permanente” del web,“dove verità e falsificazione finiscono per confondersi”.Chiari sia i riferimenti a Lega (immigrazione) e grillini (odio e uso del web).Anche qui, rispetto al passato di Napolitano,la diversità si avverte netta.Napolitano,sempre pronto ad obbedire agli ordini della Merkel, era interessato esclusivamente alla sopravvivenza del vecchio Sistema di potere,minacciato dall' "eversione" berlusconiana.Mattarella, invece, affida alla dinamica della vera politica l’analisi delle questioni. Non a caso, il capo dello Stato non ha mai citato la parola “riforme”, vero tormentone dei lustri scorsi.Perchè riforme vere possono esserci solo in modo condiviso e la condivisione discende da scelte elettorali fatte con regole e norme certe e trasparenti.In altre parole un no secco e definitivo all’ipotesi di votare senza una legge elettorale univoca per Camera e Senato,come vorrebbero sia Renzi che Salvini:"Con regole contrastanti tra loro chiamare subito gli elettori al voto sarebbe poco rispettoso nei loro confronti e contrario agli interessi del Paese”.Con buona pace della vetero-neo fascista Giorgia Meloni.E con tanti saluti a chi,come il Renzi di Firenze,si era costruito a propria immagine e somiglianza  il governo fantoccio Gentiloni,sperando poi di andare al voto entro poche settimane,sicuro com'era,nella sua supponenza,di fare un altro 40% come alle elezioni europee di qualche anno fa.Senza capire che per lui la campana politica è suonata in quel 4 dicembre.