02 gennaio 2017

LA CAMPANA DEL 4 DICEMBRE

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Erano anni(una quindicina,credo)che non ascoltavo più quel noioso e stanco rituale che è il "messaggio" di fine anno del Presidente della Repubblica,sì proprio quello,trasmesso "a reti unificate".E invece quest'anno,non so come nè perché,lo ho ascoltato.Oddio,sempre tale rimane quel messaggio:un veccchio,stanco,noioso rituale.Epperò se dovessi trovare una parola con la quale definire la  sensazione che ho avuto nell'ascoltarlo userei la parola "sorpresa".Sì,sorpresa perché non mi aspettavo che il sempre democristianissimo Presidente della Repubblica,Sergio Mattarella dicesse "quelle" parole,così diverse da quelle usate in passato dai suoi predecessori. Mattarella ha fatto un discorso politico,diverso da quanto certi politici avrebbero voluto che fosse.Mattarella,invece,ha distrutto l’intera "favola" raccontata dal pifferaio di Firenze,tanto esaltata da tutta la grande stampa che,benevola,ha narrato agli italiani cose ben diverse dalla verità.Al contrario Mattarella si è ispirato proprio a tale principio di realtà, parlando di una “comunità” che “va costruita,giorno per giorno,nella realtà”.Per Mattarella,evidentemente,non contano slide o tweet.Per il Presidente "il problema numero uno del Paese resta il lavoro.Combattere la disoccupazione e la povertà di tante famiglie è un obiettivo da perseguire con decisione.”.Come per dire:non è che questo "Job Act" abbia poi funzionato così tanto.E,poi,senza neanche nominarlo,l'inquilino del Colle ha bacchettato di brutto quella specie di Ministro del Lavoro,Giuliano Poletti,protagonista di una disgustosa affermazione sui giovani che vanno all'estero per lavoro:“Centomila giovani vanno via per lavoro?Alcuni è meglio non averli tra i piedi”.Frase pronunciata nello stesso giorno in cui è stata uccisa Fabrizia Di Lorenzo a Berlino,la città dove lavorava.E senza aver memoria nemmeno per Valeria Solesin,morta nella tragedia del "Bataclan" a Parigi,città dove era andata per proseguire gli studi specialistici all'Università La Sorbona.Sui giovani che vanno via il capo dello Stato ha pronunciato parole sinora mai sentite da un esponente di governo:"Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d’Europa.Questa, spesso, è una grande opportunità.Ma se si è costretti a lasciare l’Italia per mancanza di occasioni,si è di fronte a una patologia,cui bisogna rimediare.I giovani che decidono di farlo meritano rispetto".Altro che levarseli dai piedi,altro che le parole di Poletti,del quale non si sa nemmeno che studi abbia fatto in vita sua.Come del resto la Lorenzin o la Valeri,ministre rispettivamente della Sanità e dell'Istruzione,che pure si vantano di curricula del tutto speciali.E allora dov'è quella "Italia Felix" di cui ci parlava il Rottamatore?Sì,perchè anche qui Mattarella è andato giù duro.Il Presidente ha infatti parlato di “una crescita debole”,di "ansie diffuse nella società",di "diseguaglianze,marginalità, insicurezza”.Altro che di meravigliose sorti e progressive dovute al "Job".Ma l’analisi presidenziale non ha risparmiato nessuno.Mattarella ha infatti parlato dell’avanzante populismo sul "terrorismo internazionale di matrice islamista".In ogni caso,ha affermato il Presidente,"che pur non essendo tutti gli immigrati dei terroristi,tuttavia l'immigreazione in sé comporta,comunque,problemi di sicurezza interna ed internazionale.".L’odio, poi, “come strumento di lotta politica” e in abbinamento al “ring permanente” del web,“dove verità e falsificazione finiscono per confondersi”.Chiari sia i riferimenti a Lega (immigrazione) e grillini (odio e uso del web).Anche qui, rispetto al passato di Napolitano,la diversità si avverte netta.Napolitano,sempre pronto ad obbedire agli ordini della Merkel, era interessato esclusivamente alla sopravvivenza del vecchio Sistema di potere,minacciato dall' "eversione" berlusconiana.Mattarella, invece, affida alla dinamica della vera politica l’analisi delle questioni. Non a caso, il capo dello Stato non ha mai citato la parola “riforme”, vero tormentone dei lustri scorsi.Perchè riforme vere possono esserci solo in modo condiviso e la condivisione discende da scelte elettorali fatte con regole e norme certe e trasparenti.In altre parole un no secco e definitivo all’ipotesi di votare senza una legge elettorale univoca per Camera e Senato,come vorrebbero sia Renzi che Salvini:"Con regole contrastanti tra loro chiamare subito gli elettori al voto sarebbe poco rispettoso nei loro confronti e contrario agli interessi del Paese”.Con buona pace della vetero-neo fascista Giorgia Meloni.E con tanti saluti a chi,come il Renzi di Firenze,si era costruito a propria immagine e somiglianza  il governo fantoccio Gentiloni,sperando poi di andare al voto entro poche settimane,sicuro com'era,nella sua supponenza,di fare un altro 40% come alle elezioni europee di qualche anno fa.Senza capire che per lui la campana politica è suonata in quel 4 dicembre.

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