29 ottobre 2014

IL CENSORE CIECO






La notizia non è arrivata inattesa,anzi era già tutto drammaticamente previsto:"E' stata impiccata a mezzanotte del 25 ottobre Reyhaneh Jabbari,la giovane donna iraniana condannata a morte nel 2009 per aver ucciso l'uomo che tentava di stuprarla".
Leggendo questa notizia è stato come rileggere il libro della scrittrice iraniana,insegnante di letteratura inglese all'Università di Teheran,Azar Nafisi:"Leggere Lolita a Teheran".Nel libro la scrittrice racconta fatti realmente accaduti e introduce riflessioni sulla società ed il regime iraniano.Nella narrazione Nafisi racconta della sua proposta a sette sue studentesse di venire a casa sua,per discutere di letteratura.Per due anni Nafisi vede le ragazze entrare in casa e "togliersi il velo" a loro imposto da un regime violento ed autoritario.Col velo le ragazze "si levavano molto di più.Ognuna di loro acquistava una forma,un profilo,diventava il proprio inimitabile sé".Le donne leggono Nabokov,Henry James,Jane Austen. Discutono con passione di Lolita e di Daisy.La letteratura è la loro forma di autodifesa dal regime.Ed il seminario a casa della scrittrice diventava una sorta di sberleffo alla realtà della città sotto di noi".Ma sono pur sempre a Teheran, e fuori da quel salotto restano grigiore e proibizioni.Ed il terrore.
"Leggere Lolita a Teheran" è come guardare la vita delle donne iraniane che attraversano la vilenta,brutale,rivoluzione islamica iraniana.È un mondo di libri vietati,di ragazze punite se hanno le unghie dipinte,che "devono" portare il velo.Nafisi cita il Nabokov di "Invito a una decapitazione": insopportabile "non è il vero dolore fisico o la tortura che si infligge in un regime totalitario,bensì l'incubo di una vita trascorsa in un'atmosfera di continuo terrore".
Perché proprio Lolita?Perchè nella storia della ragazza di 12 anni tenuta "prigioniera" dall'uomo che ne fa la sua amante,Nafisi e le studentesse vedono "una denuncia dell'essenza stessa di ogni totalitarismo".A Lolita,dicono, "è stata sottratta la vita,ma anche la possibilità di raccontarla".
Con il libro Azar Nafisi vuole trasmettere quel senso di soffocamento che il regime integralista ha sparso sopra i cieli di Teheran.E soprattutto sente la necessità di riflettere su "come siamo arrivati a questo".Tutto cominciò nel 1979,quando,terminati gli studi negli USA,torna a Teheran.Lì la rivoluzione-di cui anche lei era sostenitrice-era vittoriosa.Lì cominciò ad insegnare letteratura angloamericana all'Università di Teheran.Lì parla di Fitzgerald e di Twain,di Hucklberry Finn e di Gatsby.Ma lì ci sono anche assemblee sull'imperialismo e la denuncia della società borghese,e gli studenti islamici occupano l'ambasciata americana.Così dopo mesi di scontri,arresti,morti,le correnti islamiche prendono il controllo delle università,le correnti "liberali" sono sconfitte,le voci laiche zittite.Ecco perchè "siamo arrivati a questo".Perchè distruggendo la parola libera nell'università tutti hanno contribuito a distruggere la propria cultura,la propria nazione,la propria libertà.Questo è accaduto in quelle assemblee infuocate quando tutti parlavano per chiedere quello che già avevano,e cioè la libertà di parola,i diritti.A quelle assemblee infuocate partecipavano studenti che poi finiranno loro stessi vittima delle purghe.E Azar Nafisi avverte: "Siamo tutti in grado di trasformarci nel censore cieco"criticando senza capire,senza vedere il vero,altro "male",la corruzione della democrazia,l'instaurarsi della dittatura.
Difronte all'impiccagione di Reyhaneh Jabbari,anche noi occidentali,che comunque viviamo in un mondo ancora laico e liberale,siamo incapaci e vigliacchi nel fingere di non vedere gli omicidi di libertà che avvengono in tante parti del mondo,come l'Iran,per l'appunto.Ecco.Censuriamo  solo i mali delle nostre società,dove comunque c'è democrazia,Ma siamo censori ciechi.Nella nostra cecità intellettuale e morale,siamo solo censori ciechi.E sordi.Come abbiamo potuto,dal 2009(data di condanna a morte di Reyhaneh)ad oggi stare zitti,fingendo di non vedere?

26 ottobre 2014

SERIETA' NON TWEET


"Pare" che l'Italia,con il governo Renzi,sia stata presidente di turno dell’Unione Europea nel secondo semestre di quest'anno.Pare.Perchè,a dire il vero,non è che se ne siano accorti in molti.Il Governo Renzi,come Presidente di turno non è che abbia lasciato o stia lasciando tracce della sua presenza.Eppure proprio Renzi & C.aveva annunziato iniziative incredibili e formidabili.Prima di ogni altra quella di convincere i Paesi europei cosiddetti "rigoristi" ad adottare linee più flessibili sul rispetto dei parametri economici stabiliti dall'Unione,per favorire crescita e sviluppo.Ed invece,a 2 mesi dalla scadenza del semestre italiano di presidenza,si può tranquillamente dire che nessuna delle meraviglie preannunciate da Renzi è stata realizzata.A cominciare proprio da quella principale:figuriamoci se Frau Merkel poteva mai concedere qualcosa,ed all'Italia poi.Ma la presidenza italiana è stata inesistente anche in altri campi nei quali pure bisognava portare l'Europa su posizioni comuni.Ad esempio c'era da chiedere all'Europa impegni concreti sul problema dell'immigrazione,un problema,oltretutto,che interessa principalmente la stessa Italia.Ed invece niente di niente.Solo un genericissimo accenno ad una ipotetica operazione "Frontex".E poi.Incapacità totale di portare avanti una poltica europea comune sulla crisi ucraina,anzi.Nel vertice Europa-Asia svoltosi a Milano,il Presidente italiano della Ue è stato bellamente messo alla porta e della crisi ne hanno parlato in un incontro a 4 Russia,Ucraina,Francia e Germania,con i padroni di casa,gli italiani,appunto,ad aspettare in anticamera per conoscere gli esiti della riunione.Anche sulla necessità di dare risposte comuni al terrorismo islamico dell'Isis,c'è stata l'incapacità di coordinare una linea comune europea.Ed allora l’unico risultato concreto è stata la nomina di Federica Mogherini a Rappresentante dell’Unione per gli Esteri.Un ruolo che non conta nulla,mentre la solita Germania ed altri Paesi si sono assicurati Presidenze ben più "pesanti" come quelle economiche.Ed allora,tranquillamente,si può dire che la Presidenza italiana della Ue è stata un fallimento totale.
Ed intanto le politiche economiche italiane continuano ad essere sottoposte all'occhiuta vigilanza dei Paesi nordeuropei come la lettera pervenuta dall'Europa ha dimostrato e con la quale il governo italiano viene bacchettato pesantemente.
Insomma,il semestre è servito all’immagine di Renzi ma non all’Italia.Perchè anche Insomma,da Presidente UE Renzi ha pensato solo al suo futuro politico italiano.Ha fatto finta di battere i pugni sul tavolo solleticando così quel sentimento antieuropeo sempre più montante anche in Italia,restando comunque realtà insignificante nella linee politico-economici europee.Qualcuno potrà dire che non è solo colpa di Renzi se l'Italia si trova ad agire in uno scenario difficile,con un ritardo strutturale,in quanto a debito pubblico ed a riforme di sistema.Vero.Ma l'impressione che si ha è che Renzi rincorra un narcisismo politico e personale più che dar mano a riforme vere che in Italia nemmeno sono state avviate,nonostante il suo scadenzario politico-economico.Ma il fatto è che l’Europa giudica Renzi non per le sue promesse mirabolanti ma per aver realizzato una legge di stabilità che porta il deficit di bilancio  ad oltre il 3%,cioè sforando il tetto previsto.E l'Europa giudica il governo italiano come espressione esatta di un’Italia che badando troppo all’apparenza,ai tweet ed alle slide e poco alla sostanza continua a non essere affidabile.Lo ha detto chiaro e tondo l'Europa nella lettera inviata al nostro Governo:"L'Italia prevede una significativa deviazione dal richiesto percorso di aggiustamento strutturale.Il piano di bilancio pospone il raggiungimento degli obiettivi di medio termine al 2017 e rallenta la riduzione del debito sul Pil neglia anni a venire.E allore,chiede l'Europa:"Come assicurerà l'Italia un pieno rispetto degli obblighi di bilancio nel 2015?"Difronte a queste domande il borioso premier italiano deve delle risposte.All'Europa e agli italiani.E le deve dare con serietà,senza battute slide o tweet.

21 ottobre 2014

SOPRAVVIVEREMO



Scomparsi,spariti,o forse in via di estinzione.Ed allora sarà bene che per "loro" si crei,ed in fretta anche,un'associazione per la salvaguardia della specie.Per la salvaguardia della speciale specie dei rossi comici italioti,ora ridotti a seriosi opinionisti su giornali più o meno seri.Di "loro" è da un pò che si son perse le tracce.Nessun avvistamento,scomparsi dagli schermi radar,notizie non pervenute.E un preoccupato pensiero di loro esistenza in vita(televisiva)ti assale.Ma la preoccupazione è poi subito sostituita da un profondo senso di pietà.In fondo facevano(male)il loro mestiere di presunti comici ed ora che non si sentono più e che nessuno se ne cura più,l'ascoltatore tv comprende che la loro comicità tanto comica poi non era,e che "loro",i telecomici,campano sulla transumanza televisiva tra i vari rossi talk show:da "Ballarò" a "Servizio pubblico" alle "Invasioni Barbariche",con qualche toccata snob al festival della borghesia di Sanremo.
Il popolo della sinistra ghigliottinara e forcarola li adorava.E li aveva beatificati.Ma ora,in tempi di renzismo rampante ed imperante,e con il Patto del Nazareno in giro,i poveretti sono scomparsi dalla circolazione.Le varie Serena Dandini e Sabina Guzzanti(nella foto in alto le due appaiono più accettabili di quanto invece sono);le Luciana Litizzetto e i Paolo Rossi e i Roberto Benigni ed i Vauro sono come le temperature dell'aeroporto di S.Maria di Leuca:"non pervenuti".E chi ancora tenta di resistere,come Crozza,vede scemare ogni giorno di più l'audience.E il povero Maurizio deve arrabbattarsi e continuare penosamente nell'imitazione di Razzi.
Ma com'è che i suddetti(e supposti)comici sono scomparsi dalla circolazione?La verità è che da quando Silvio Berlusconi è stato cacciato dal Senato,da quando la giustizia italiana ha buttato Silvio fuori dal palcoscenico politico,"loro",i sinistri comici d'Italia sono andati in crisi nera.Eh,già.E che comicità vuoi fare adesso?Su Alfano o la Lorenzin?Su Toti o la De Girolamo?O sulla Picierno o la Mogherini?E chi sono costoro?Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa:fare comicità su personaggi comici.
La realtà è che adesso non c'è più il "Male Assoluto",non c'è la Parte Oscura della Forza(Italia).Non c'è più "Lui",il "Mostro",cancellato dal teatrino della politica da quella Compagnia di tetri teatranti della Magistratura italiana.Sì,insomma non c'è il "Cavaliere Nero",non c'è Silvio Berlusconi che faceva campare tutta la compagnia d'avanspettacolo della comicità sinistrorsa nostrana.Non c'è Silvio e non ci sono le Dandini e le Guzzanti,i Luttazzi e le Litizzetto;i Rossi e i Benigni ed i Vauro.E vabbè.Ce ne faremo una ragione.Cercheremo di sopravvivere anche senza di loro.

12 ottobre 2014

IL MALE DI VIVERE






Il 12 ottobre 1896 nasceva Eugenio Montale.Il poeta del "male di vivere".Della negatività,nel senso di non saper dire,perchè l'angoscia di vita che pervade l'uomo è tale da non far trovar parole sufficienti sulla capacità dell'uomo di capire,sulla capacità e la possibilità,per l'Uomo,di vincere la sua battaglia quotidiana con la vita,con l'esistere.


Il tema della poesia di Montale fu sempre il male di vivere,la coscienza della sconfitta dell'uomo prigioniero di un mondo di cui gli sfuggono le premesse e le conseguenze.
E' l'angoscia che spinge Montale a scrivere. L'angoscia e la coscienza dell'inutilità di ogni battaglia;ma questo pur tuttavia non gli faceva assumere un atteggiamento pietistico e rassegnato.La certezza della sconfitta non presuppone l'abbandono della speranza,che anzi sopravvive e si fa più evidente nel versi dedicati al mare, laddove questo è visto come termine positivo,come autentica lezione di vita.Se non è allora possibile trovare una risposta all'inutilità del vivere,allora è necessario conservare almeno l'aspirazione a che questo possa un giorno più o meno lontano,avvenire.
Che può offrire all'uomo,allora,la poesia?Qualche storta sillaba e secca come un ramo,dice Montale.Non certo risposte, nè tantomeno certezze.Tutt'al più la coscienza di ciò che non siamo,ciò che non vogliamo.La poesia ha valore in quanto documento di un male di vivere dalle proporzioni cosmiche