01 settembre 2018

C'E' BISOGNO DI FOLLIA

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Guardavo in tv le immagini dei migranti che con i pullman entravano nel centro di accoglienza messo a disposizione dal Vaticano,e pensavo ai giorni che quella gente aveva trascorso sulla nave "Diciotti" perchè il Ministro del governo grillo-leghista Matteo Salvini aveva vietato loro di sbarcare.Guardavo quegli uomini e quelle donne e pensavo alle terribili storie che ciascuno di loro aveva vissuto,in particolare quelle 10 donne,più volte violentate e che da quelle violenze avevano avuto 16 figli,poi tutti morti nel giro di 2-3 mesi.E poi ho pensato all'"EROE",a Salvini,ai peana e alle "ovazioni" virtuali che i suoi followers gli hanno tributato sul web,gli hashtag #iostoconsalvini che in un niente si sono diffusi sui social a favore del ministro.E mentre consideravo tutto questo,m'è venuta in mente la fiaba di Hans Christian Andersen,letta quand'ero ancora bambino:"I vestiti nuovi dell’imperatore".Nella fiaba si narra di un re che amava i vestiti e che cadde in una trappola."Una volta arrivarono due impostori:si fecero passare per tessitori,sostenendo di saper tessere la stoffa più bella del mondo.I vestiti che si facevano con quella bellissima stoffa avevano il potere di diventare invisibili agli uomini che o non erano all'altezza della loro carica o erano molto stupidi.Così i truffatori finsero di lavorare sui tessuti,ovviamente inesistenti,ma nessuno osò denunciare la truffa,proprio per quel meccanismo che prevedeva che a non vedere i tessuti fossero gli incapaci e gli stupidi.Dopodichè il re viene vestito con vestiti inesistenti e sfila per la città nudo.Tutta la gente per strada ad osannare:"Ma che meraviglia i nuovi vestiti dell'Imperatore!Come gli stanno bene!".Nessuno voleva dire che non vedeva nessun vestito,perché altrimenti avrebbe dimostrato di essere stupido o incapace."Ma il re non ha niente addosso,il re è nudo",dice all'improvviso la voce sincera di un bambino.Questa la fiaba dello scrittore danese.E' inevitabile associare le figure allegoriche della fiaba di Andersen,al re che ha invaso mediaticamente i nostri giorni,Matteo Salvini,che sempre più inebriato ed esaltato dal potere vive ormai su un altro mondo,non certo quello,ad esempio,abitato dai migranti torturati e violentati.Nè il nostro ammette controlli sui suoi comportamenti,anzi,tramite i suoi lacchè,minaccia i magistrati che lo hanno inquisito:"Verremo a prendervi a casa",parole in perfetto stile squadrista.Perchè lui,Salvini,vuole intorno solo servi proni e compiacenti,che parlano il suo lessico violento,senza che mai nessuno dica:"NO".Come il Re della fiaba,i leader al potere,e Salvini soprattutto,avrebbero bisogno sempre di persone sincere,di parole vere,come quelle del bambino della fiaba,che sappiano dir loro qual è la realtà,per limitare le conseguenze dell’arroganza del potere.Il Re Lear shakespeariano,ad esempio,aveva un buffone di corte,che aveva la funzione,importantissima,di dire la verità al Re.Ma Lear fallisce proprio perché non dà ascolto alle parole del suo buffone e rimane arrogantemente agganciato al suo irrinunciabile punto di vista.Il principe Hal,invece,diventa un grande sovrano perché sa ascoltare i suggerimenti e le lezioni di un altro straordinario personaggio comico,Falstaff,furfante memorabile,ma anche inimitabile maestro di saggezza popolare.Sono gli individui come Falstaff  a saper dire al leader la verità e a ricordargli la natura terrena e provvisoria del suo potere.Anche Erasmo da Rotterdam,nel suo "Elogio della Follia",esamina il rapporto tra il leader ed il giullare.Sotto le apparenze della follia,il giullare può dire ciò che per altri è indicibile;usando le risorse dell’umorismo,il folle protegge il re dal rischio di diventare arrogante e malato di narcisismo.E invece per Salvini niente di tutto questo:nessun folle,nessun bambino,nessun giullare.Solo "followers" Twitter e "amici" Facebook plaudenti ed osannanti,con i loro peana e i loro hashtag #iostoconsalvini.E,siccome "così fan tutti",anche quelli che si proclamano liberali,e che proprio per questo dovrebbero combattere il potere che devia dai principi democratici,son diventati salviniani,anche loro sono #tutticonsalvini,a prescindere,senza il coraggio di dire al capofollower che sta cominciando a delirare di onnipotenza.Già.Perchè la followership(cioè seguire il capo)non può essere sudditanza e neppure silente attesa dell’entrata del leader come se fosse il Re Sole.E d’altra parte il leader non deve essere malato di narcisismo maniacale.Al contrario proprio questo è oggi Salvini:obnubilato dal potere,(ab)usa delle istituzioni e del ruolo di ministro per manganellare i deboli e gli avversari.Si affida al fragore del lessico e dei social e,facendosi forte della pavida condiscendenza,della "condivisione" dei suoi follower,spara mille fesserie,ma in realtà,come ha scritto qualche osservatore,sta anticipando un sorta di regime.Il suo codice di violenza,i suoi roghi da Santa Inquisizione,le sue scomuniche,i suoi avvertimenti e i suoi manganelli virtuali lo stanno portando fuori dalla civiltà della democrazia.Lo si vede per quello che promette,per il fango che immette nel ventilatore,per il nuovo pezzo di opinione di pubblica che ogni giorno gli si sottomette.Rabbrividisco nel pensare all'arroganza con cui un giorno ha buttato lì,proprio sui social,l’idea limacciosa che Saviano,non deve avere più la scorta,mentre la scorta l'ha già tolta all'ex ministro Fornero  che un giorno,sotto casa,ha trovato a minacciarla alcuni energumeni fascio-leghisti.Ecco allora,la domanda:perché  questa guapperia istituzionale e l’enormità di un ministro degli Interni bullo,razzista e squadrista,non vengono percepite e coraggiosamente combattute dai liberali di tutta Italia?Quando i liberali d'Italia s'accorgeranno che con il loro hashtag #iostoconsalvini stanno in realtà  avallando,passo dopo passo, il ministro dell’odio, delle parole terminali, della guerra civile?Quando cominceranno i liberali italiani a fare i liberali e quando si decideranno ad essere finalmente "folli"?