Ed invece dovrebbe farci vergognare e indignare quella foto.Quel viso affondato nella sabbia,le braccia aperte,come di chi crolla senza avere più la forza di proteggersi nella caduta:la donna è morta vicino a un cespuglio.La piccola accucciata accanto a lei,una mano infilata sotto il corpo della mamma,forse alla ricerca di un ultimo abbraccio che lei non le poteva più dare.
Quella mamma e la sua bambina non sono naufragate in mare,come tanti altri disperati che,scappando dalla fame e dalle guerre,sono poi morti affogati nelle acque del Mediterraneo.Loro,quella donna e la sua bambina,al mare nemmeno son riuscite ad arrivarci.Sono state ammazzate dalla fame,dalla sete,dal caldo torrido al confine fra la Libia e la Tunisia.Quei due poveri corpi sono il simbolo dell’ennesima crisi umanitaria.Ma per i governi sovranisti europei quei corpi sono poco più di cenci abbandonati nel deserto o,secondo il ministro Piantedosi,"un carico residuale".Cercava una nuova vita quella donna,un futuro migliore per sé e per la piccola Marie,perché potesse crescere in un Paese dove fame,povertà,risorse pressoché inesistenti,istruzione quasi impossibile,fossero solo un ricordo.Ma quelle speranze si sono infrante ancor prima di arrivare a metà strada,così come per tanti altri in questi anni.
Di Dosso Fati e Marie non conoscevamo il loro volto e nemmeno da quale inferno provenissero,abbandonate con i loro corpi con la faccia dentro la sabbia.E' morta sotto il sole torrido del deserto quella donna con la sua bambina;ma in realtà é morta dentro il buio pesto delle nostre coscienze,dentro la notte dove è morta l’umanità,nell’inferno di quel dolore che noi Paesi "civili" abbiamo deciso di infliggere a chi cerca solo di sopravvivere.Grazie all'opera meritoria di Antonella Napoli si é ricostruita l’identità di queste ultime vittime,ma ancora tanti,troppi sono i video e gli scatti dell’orrore che continuano a provenire dal deserto al confine tra Libia e Tunisia.Se queste due nazioni fanno violenza materiale a queste povere vittime,anche noi usiamo loro violenza:la violenza dell’indifferenza,il deserto arido delle nostre coscienze,che diventa una fossa comune uguale al mare mediterraneo.
Son trascorsi 8 anni dalla morte del piccolo Alan Kurdi a quella di Marie.In questi 8 anni l'emergenza migratoria non solo non si é fermata nonostante le facce "feroci" e i proclami di Salvini e Meloni,ma è aumentata a dismisura(più di 70.000 gli sbarchi solo nei primi 6 mesi dell'anno)ed é diventata sempre più drammatica:quante altre foto e video bisognerà vedere perché la nostra umanità e pietà venga risvegliata,senza parlare di ridicoli "blocchi navali" ?
Ma forse c'é anche dell'altro:ognuno di noi,singolarmente,ha perso ogni sentimento di pietà e partecipazione al dolore degli altri.E forse anche la solidarietà,l’empatia e l’umanità verso l'altro sono sentimenti "razzisti":sommergiamo di silenzio e disinteresse la tragedia umana che riguarda i migranti neri che fuggono da carestie e guerre e per loro non valgono gli stessi diritti e le stesse tutele che (giustamente)abbiamo fatto valere per altri disgraziati in fuga da un'altra tragedia e un'altra guerra come quella d'Ucraina:che però erano bianchi.