27 luglio 2023

DENTRO IL BUIO DELLE NOSTRE COSCIENZE






Stanno facendo il giro del mondo le foto dei migranti africani morti di sete e di fame nel deserto al confine tra Tunisia e Libia.Nelle dune aride e soffocanti, i loro sogni hanno incontrato la loro fine.In particolare ha colpito e straziato quell'istantanea di quella mamma e della figlioletta,distese morte sulla sabbia rovente,i corpi riarsi dal sole.Grazie poi all'impegno e alle ricerche della giornalista Antonella Napoli,quei corpi hanno avuto almeno la dignità e il decoro di un riconoscimento:quella mamma si chiamava #DossoFati e fuggiva dalla Costa d'Avorio.con la piccola Marie(nella foto sopra DossoFati con la figlia ed il marito,del quale non si hanno più notizie).
Quell'immagine è atroce,paragonabile solo a quella del piccolo Alan Kurdi morto sulle coste turche nel 2015.



L’amore di una madre,il sogno irrealizzato di una bambina,che voleva andare a vivere la vita dei suoi coetanei europei.Quell'immagine  é diventata l’immagine-simbolo della tragedia dei subsahariani deportati dai tunisini nel deserto africano ma,come testimoniato da molti giornalisti,sono tanti altri i migranti(e i morti)respinti dalla Tunisia e abbandonati nel deserto al confine con la Libia.Tutto questo ricade come pesante responsabilità sul presidente tunisino Kais Saied che ha dichiarato guerra ai subsahariani in nome di una fantomatica "sostituzione etnica"(guarda un pò,pure da quelle parti usano lo stesso,spregevole linguaggio di alcuni sgradevolissimi personaggi del governo Meloni).
 
Questo è il risultato della feroce politica del presidente tunisino Saied,lo stesso Saied con il quale la presidente Giorgia Meloni si è detta "molto soddisfatta di aver siglato un Memorandum d'intesa insieme alla Ue,per le politiche di controllo della migrazione con i Paesi del Nordafrica".

Questo,ancora una volta,hanno fatto l'Europa e il governo Meloni:nessuna indignazione difronte alla tragedia dei subsahariani.Come sempre hanno finto di non vedere,anzi hanno fatto accomodare l'assassino Saied a un posto d’onore al tavolo europeo,con la firma di un memorandum,dandogli tanti soldi per gestire i migranti.Quei migranti che lui ha ammazzato come quella mamma e la sua bambina.

Ed invece dovrebbe farci vergognare e indignare quella foto.Quel viso affondato nella sabbia,le braccia aperte,come di chi crolla senza avere più la forza di proteggersi nella caduta:la donna è morta vicino a un cespuglio.La piccola accucciata accanto a lei,una mano infilata sotto il corpo della mamma,forse alla ricerca di un ultimo abbraccio che lei non le poteva più dare.

Quella mamma e la sua bambina non sono naufragate in mare,come tanti altri disperati che,scappando dalla fame e dalle guerre,sono poi morti affogati nelle acque del Mediterraneo.Loro,quella donna e la sua bambina,al mare nemmeno son riuscite ad arrivarci.Sono state ammazzate dalla fame,dalla sete,dal caldo torrido al confine fra la Libia e la Tunisia.Quei due poveri corpi sono il simbolo dell’ennesima crisi umanitaria.Ma per i governi sovranisti europei quei corpi sono poco più di cenci abbandonati nel deserto o,secondo il ministro Piantedosi,"un carico residuale".Cercava una nuova vita quella donna,un futuro migliore per sé e per la piccola Marie,perché potesse crescere in un Paese dove fame,povertà,risorse pressoché inesistenti,istruzione quasi impossibile,fossero solo un ricordo.Ma quelle speranze si sono infrante ancor prima di arrivare a metà strada,così come per tanti altri in questi anni.

Di Dosso Fati e Marie non conoscevamo il loro volto e nemmeno da quale inferno provenissero,abbandonate con i loro corpi con la faccia dentro la sabbia.E' morta sotto il sole torrido del deserto quella donna con la sua bambina;ma in realtà é morta dentro il buio pesto delle nostre coscienze,dentro la notte dove è morta l’umanità,nell’inferno di quel dolore che noi Paesi "civili" abbiamo deciso di infliggere a chi cerca solo di sopravvivere.Grazie all'opera meritoria di Antonella Napoli si é ricostruita l’identità di queste ultime vittime,ma ancora tanti,troppi sono i video e gli scatti dell’orrore che continuano a provenire dal deserto al confine tra Libia e Tunisia.Se queste due nazioni fanno violenza materiale a queste povere vittime,anche noi usiamo loro violenza:la violenza dell’indifferenza,il deserto arido delle nostre coscienze,che diventa una fossa comune uguale al mare mediterraneo.

Son trascorsi 8 anni dalla morte del piccolo Alan Kurdi a quella di Marie.In questi 8 anni l'emergenza migratoria non solo non si é fermata nonostante le facce "feroci" e i proclami di Salvini e Meloni,ma è aumentata a dismisura(più di 70.000 gli sbarchi solo nei primi 6 mesi dell'anno)ed é diventata sempre più drammatica:quante altre foto e video bisognerà vedere perché la nostra umanità e pietà venga risvegliata,senza parlare di ridicoli "blocchi navali" ?

Ma forse c'é anche dell'altro:ognuno di noi,singolarmente,ha perso ogni sentimento di pietà e partecipazione al dolore degli altri.E forse anche la solidarietà,l’empatia e l’umanità verso l'altro sono sentimenti "razzisti":sommergiamo di silenzio e disinteresse la tragedia umana che riguarda i migranti neri che fuggono da carestie e guerre e per loro non valgono gli stessi diritti e le stesse tutele che (giustamente)abbiamo fatto valere per altri disgraziati in fuga da un'altra tragedia e un'altra guerra come quella d'Ucraina:che però erano bianchi.

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