Prima l'assassinio del povero Friedkin a Pomigliano d'Arco da parte di due ragazzi che riprendono la scena per pubblicarla su Tik Tok.Poi la morte del piccolo Manuel,travolto da un Suv guidato da un gruppo di "youtuber" a caccia di follower e di facili guadagni.E adesso l'omicidio di quella ragazza di 17 anni al quartiere Primavalle di Roma,assassinata con 20 coltellate da un coetaneo per gelosia o per vendetta,o per droga.
Vicende diverse tra loro,ma con una cosa in comune:tutte hanno come protagonisti dei minorenni o comunque dei giovanissimi,e tutte hanno un unico denominatore,la mancanza del pensiero.In tutte un grande vuoto di pensiero,di idee,di cultura.Ma anche vuoto di sentimenti,di passioni.E di impegno nel civile e nel sociale.Colpa,certo,anche di noi "grandi",presi e persi nel nostro egotismo prevaricatore che ci porta a parlarci addosso,senza saper ascoltare gli altri e gli stessi nostri ragazzi.
Ci siamo scordati di "loro",di questi ragazzi,ormai pieni di niente.Non sappiamo più educare i ragazzi a pensare,a riflettere sulle conseguenze delle loro azioni.Questo é il dramma dei ragazzi di oggi.Non pensano più.Non lo sanno più fare e riversano la loro vita in una realtà astratta.Per loro lo stacco tra virtuale e reale appare sempre più esile.Pensano di vivere in uno show,in un reality infinito in cui finzione e realtà si intrecciano continuamente.E non riescono più a individuarne il confine,in un vuoto educativo che fa paura.
Certo,questi ragazzi vengono spesso da situazioni di grave degrado sociale.Spesso sono ragazzi abbandonati perché i genitori sono alle prese con difficoltà gravi,malattie,conflitti familiari con relazioni affettive deteriorate.Eppure dal punto di vista materiale non manca loro niente.Hanno tutto, anzi troppo:cellulare,computer,motorino,auto anche di grossa cilindrata,come gli "youtuber" di Roma.Ma se viene loro chiesto "con chi parli durante il giorno ?",la risposta é sempre quella:“con nessuno”.Quando si siedono a tavola con i familiari,ciascuno guarda il proprio cellulare,e nessuno parla più con nessuno in famiglia.Assoluta mancanza di comunicazione.
Si parlano sui social e non nella vita reale.Eppure si sa che senza una rete sociale di relazioni,senza una scuola che funziona anche dal punto di vista del confronto e dell’integrazione,le difficoltà aumentano,la rabbia si accumula,le illusioni si trasformano in desideri irrealizzati.Il disagio aumenta e il gesto violento ne consegue inevitabile.
Si pensa(giustamente)che la scuola,le attività sociali,lo sport siano canali importanti per la formazione del carattere e per costruire obiettivi di vita.Ma sono tutte attività in cui è richiesto impegno,costanza, sudore.Se vuoi andare avanti a scuola o nello sport devi fare fatica.Ma queste parole,impegno e fatica,a questi ragazzi nessuno le ha insegnate.
Loro,invece,vedono gli "influencer" sui social e i facili guadagni che questi fanno,e quella allora diventa la loro prospettiva di vita.Nessuno ha loro spiegato che non è così,che per prepararsi alla vita,al lavoro,al mondo esterno c’è bisogno di studio e di fatica.E senza studio non si forma il pensiero.
La situazione,ovviamente,peggiora nelle grandi aree urbane.Esistono aree di periferia in cui c’è un degrado sociale ed economico diffuso.Il quartiere di Primavalle a Roma,dove la 17enne é stata ammazzata é uno di questi.Realtà in cui manca tutto,dove sarebbero necessari investimenti importanti nelle strutture sociali,sportive, ricreative.
Anche la pandemia ha influito.Il periodo del Covid è stato pesante soprattutto per i ragazzi.Ora però,dopo i disastri esistenziali fatti dalla didattica a distanza,è arrivato il momento di voltare pagina.Ci sono troppi ragazzi che crescono senza un progetto di vita,senza obiettivi,senza riferimenti educativi.Così non si costruisce alcun futuro,né per loro,né per società che sarà.Servirebbe una grande alleanza educativa tra famiglie,scuola,istituzioni,oratori,società sportive e culturali.Un grande laboratorio di idee dove ricostruire il pensiero per un altro futuro.
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