07 luglio 2023

L'ALTRO E IL DIVERSO



Nell'ambito delle sue più ampie riflessioni di quella da lui definita "Società liquida",Zygmunt Bauman elaborò anche il concetto di "tempo liquido".

Il tempo liquido é quello nel quale dominano la "cultura dell’adesso e della fretta":due culture che negano la dimensione stessa dell'individuo,trasformandolo in semplice "consumatore",incapace di pensare liberamente,di prendere autonome decisioni e soprattutto di relazionarsi agli altri,per scambiare idee,culture e conoscenze.Questa cultura,nella sua dimensione pubblica,fà sì che la politica non si faccia più nelle sedi e con i soggetti istituzionali,ma sui social o nei salotti televisivi,spesso attraverso interviste-tappetino e compiacenti. 

In questo tempo "liquido",in questa negazione di interlocuzione con gli altri,si sta diffondendo in Europa la concezione che occorra sempre distinguere tra un "noi" e un "loro" in una logica divisiva che stabilisce che di qua c'é solo il bene e di là solo il male.

In questi giorni,per esempio,in Svezia(dove non a caso é in carica un governo di estrema destra),si è giunti ad autorizzare la richiesta di dare alle fiamme un Corano,incuranti dei rischi per la pubblica sicurezza e dimentichi del monito del poeta tedesco Heinrich Heine,il quale quasi profetizzò quello che 150 anni dopo sarebbe accaduto proprio nella sua terra,in Germania,dove il nazismo ordinò i Bücherverbrennungen ("roghi di libri")  e il successissivo orrore dei forni crematori nei campi di sterminio.Disse infatti Heine:"Laddove si bruciano i libri si finirà per bruciare gli uomini". 


In Francia,poi,é accaduto che il noto allenatore di calcio Christophe Galtier,è stato incriminato per aver dichiarato che:"non si possono avere così tanti neri e musulmani in squadra".

E l’Italia? In Italia accade che in Parlamento,il massimo luogo di esercizio della Democrazia,un deputato di colore è stato fatto oggetto di cori da stadio,schiamazzi,ululati,come il più vergognoso comportamento razzista.
E sempre in questi giorni l'ineffabile direttore di "Libero",Alessandro Sallusti,ha difeso,quasi rivendicato,il concetto stesso di discriminazione con queste parole sul suo giornale:"...nessuno dovrebbe poter impormi di non discriminare in base alle mie convinzioni.Per quanto odiosa(.....)la discriminazione in sé non è reato".Non é un reato? E' molto peggio,in effetti,perché il direttore dimentica l'articolo 3 della Costituzione che dispone che "Tutti i cittadini hanno pari dignità[…]e sono eguali […],senza distinzione di sesso,di razza,di lingua,di religione,di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali".
La condanna della discriminazione è dunque un pilastro della nostra carta fondamentale,posto alla base della costruzione di un’Italia diversa da quella fascista,che,invece,basava la sua stessa natura sulla discriminazione,esercitata,per esempio,con l'emanazione delle c.d. "leggi fascistissime" o delle infami "leggi razziali".

Nella società italiana,dunque,si vanno allargando queste pulsioni discriminatorie,che danno luogo a manifestazioni di razzismo strisciante e a volte volutamente esibito  da questo esecutivo di destra-centro che governa il Paese.Pulsioni discriminatotarie basate proprio sulla logica del "noi" e "loro",che alimentano odio,intolleranza,pregiudizio verso l'altro e il diverso da sé.
Le motivazioni di queste pulsioni sono molteplici:l’acutizzarsi delle disuguaglianze economiche,l'atomizzazione degli individui,che secondo Hanna Arendt é il terreno fertile per la nascita del totalitarismo dovuta alla perdita del senso di socialità e solidarietà,e infine,ma non meno importante,la facilità con cui toni xenofobi si sono fatti largo anche grazie ai mass media.

I casi richiamati sono indicativi di questo diffuso clima culturale e sociale.Essi rappresentano un attentato ai valori fondanti della nostra civiltà.Messaggi di odio,di disprezzo,di irrimediabile alterità rispetto al "diverso" per razza,religione e idee,cercano di affermare in ogni modo l'identitarismo sovranista.Ed invece il benessere e la dignità di ognuno di noi sono strettamente legati a quelli di coloro che ci vivono accanto,chiunque essi siano.

Convivere con l’altro,con il diverso da me.Un "vivere con" che richiede impegno e capacità di comprensione:per vivere con gli altri bisogna sforzarsi di comprendere chi sono.Ad esempio occorre compenetrarsi nel dolore e nelle sofferenze dei migranti,comprendere le tragedie dalle quali vengono,e non certo rivendicare orgogliosamente chi siamo.E' nel superare la logica del "noi" contro "loro",che si combatte ogni forma di razzismo strisciante o manifesto.

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