23 dicembre 2024

RACCONTI DI NATALE







Il Natale è giorno veramente unico,particolare e incomparabile non solo per la religione e per la Cristianità in particolare,ma un pò per tutto il mondo e per tutte le genti.Sarà forse per quella singolare atmosfera,per quel particolare stato dell'animo e per quel tempo di attesa e di vaga speranza che quei piccoli,grandi momenti che il Natale sa dare.Ed il Natale è la festa dei bambini,forse perché intorno a loro almeno in quel giorno possono vedere gioia e sorrisi.

Eppure anche se unico e singolare,tanti e tanto diversi sono i modi nei quali scrittori e poeti hanno raccontato questo giorno.Così c'è il modo più classico e fiabesco come quella dei fratelli Grimm(bella la loro favola "Gli Elfi e il Calzolaio")e come i Grimm anche Hans Christian Andersen nel suo racconto:"L’abete", dove si narra la storia di un piccolo abete ansioso di crescere.Una volta cresciuto,viene tagliato e portato in una casa per essere abbellito;l' abete si sente inorgoglito per aver raggiunto una casa degli uomini.Tuttavia, al termine dei festeggiamenti viene riposto in soffitta senza troppa cura.E l'insegnamento allora è questo:bisogna sapersi rallegrare e meravigliare anche dell'esistente e del presente, del dove si vive,della bellezza del bosco,di una giornata di sole o degli uccellini che cantano, senza pensare soltanto a un futuro che forse non sarà come viene immaginato.

Forse però la più celebre tra le favole natalizie è senz’altro "Canto di Natale" di Charles Dickens,notissima in tutto il mondo.La storia racconta di Ebenezer Scrooge, un ricco e anziano commerciante molto tirchio che non crede all’amore,alla generosità e alla carità. Ma in una notte magica,Scrooge riceve la visita di tre spiriti, il Passato, il Presente e il Futuro.Grazie a loro, Scrooge comprende che il Natale è un momento di riflessione e di amore per il prossimo e decide di cambiare la sua vita, diventando un uomo migliore e più generoso.


E tantissimi ancora e tutti grandissimi sono gli autori di ogni tempo che hanno scritto sul Natale:da Collodi a Tolstoj,da Lope de Vega a Stevenson,da Twain a Rimbaud,e ancora D'Annunzio,Pascoli, Deledda,Trilussa, Brecht e Moravia.Per non dire,poi,del teatro,per il quale basterebbe ricordare "Natale in casa Cupiello" del grandissimo Eduardo De Filippo.Ognuno di questi autori ha raccontato il proprio modo di "sentire" il Natale;ognuno,con le loro parole e i propri racconti hanno saputo sorprendere,commuovere,rallegrare,emozionare.

Ma ci sono anche modi più originali e diversi di raccontare il Natale.Come,ad esempio,"Miniature di Natale" della scrittrice americana Pearl Buck,premio Nobel per la letteratura nel 1938.In esso l'autrice parla del significato misterioso e unico del Natale e dei vari modi in cui i protagonisti dei suoi racconti giungono a scoprirlo.I racconti si basano sui ricordi dei molti Natali trascorsi dall’Autrice sia in Cina sia in America. Non importa che l’albero sia il bell’abete della tradizione americana o un esile bambù cinese o anche che non vi sia niente di tutto questo.Ciò che conta è lo spirito del Natale, il momento magico in cui ogni essere umano, solo con se stesso e con i suoi ricordi, sente il bisogno di dare e ricevere amore, solidarietà, comprensione.Come pure quegli altri fondamentali sentimenti:la fratellanza fra gli uomini, quale che sia il colore della loro pelle; l’imperativo di proteggere i bambini innocenti dalle ingiustizie e dai pregiudizi del mondo; la necessità che i popoli della terra non siano travagliati dalle guerre.Un’esortazione all’amore e alla fede rivolta per tutti.


Un altro modo originale di raccontare il Natale è quello di un altro Premio Nobel della Letteratura,Luigi Pirandello.Nella novella "La Messa di quest'anno", la riflessione sul Natale l'Autore rimpiange la perduta innocenza della fanciullezza e avverte la delusione del presente per la mancanza del vero spirito natalizio di amore, carità e umana solidarietà. Anche in una festa così diffusa, il suo intervento non manca di sottolineare i difetti tipici della modernità con il culto d’una realtà che inneggia al laicismo,al positivismo e alla tecnica.L’autentica verità del Natale è in quelli che soffrono, ma questi purtroppo,a causa delle loro sofferenze,non riescono più a sollevare lo sguardo al cielo.


Davvero tanti sono i modi con i quali si può raccontare questo giorno particolarissimo dello Spirito e della Mente.Ma forse per chi già da tempo bambino non lo è più,quelli di Buck e di Pirandello sono i modi più veri e autentici di "sentire" il Natale. 

17 dicembre 2024

L'ITALIA CHE "GALLEGGIA"




"Società del rancore","sovranismo psichico",«furore di vivere»,«società irrazionale»,«Italia malinconica» «Italia dei «sonnambuli»:sono solo alcune delle metafore usate dal Censis(Centro Studi Investimenti Sociali) nei suoi rapporti annuali sulla società italiana.Per il 2024 il Censis parla di una paralisi che intrappola gli italiani che non avanzano e non arretrano.Gli italiani è come se fossero affetti da una «sindrome di galleggiamento»,una sorta di immobilismo materiale e culturale.

Nel suo Rapporto per il 2024 il Censis segnala che l’85% degli italiani ha perso ogni fiducia di poter salire socialmente.E se si perde fiducia nell’ascensore sociale,si fanno meno figli(l'Italia  è un Paese molto vecchio anagraficamente)e se si fanno meno figli,minore è la propensione al rischio imprenditoriale;c'è solo un'attitudine ad una gestione della rendita.Gli italiani,per il Censis,hanno molte paure(dal cambiamento climatico alle guerre e non credono affatto nell'Unione Europea.Sono anche questi i motivi per cui la gente non va più a votare(alle ultime consultazioni europee si è raggiunto il record di astensionismo del 51%)e la democrazia così si indebolisce.

A conferma di questa pubblica percezione,il Censis rileva un sentimento di «frustrazione,un senso di impotenza,risentimento,sete di giustizia,una smania di vendetta ai danni di un presunto colpevole».E non c'è da sorprendersi se è la destra sovranista e populista,con le sue politiche egoistiche e xenofobe,ad aizzare la "caccia" a questo colpevole.E' facile,infatti,puntare il dito contro il nemico se quasi un terzo degli italiani si sente minacciato dai migranti e manifesta ostilità contro chi ha una concezione diversa della famiglia tradizionale.Una intolleranza che si manifesta contro chi appartiene a una etnia diversa,a un diverso colore della pelle o ha un orientamento sessuale diverso.E' questo,allora,che spiega perchè poi ci siano personaggi come tal Vannacci che raccolgono così grandi consensi,individuando essi quell'astratto concetto di «italianità» nella sola discendenza da progenitori italiani,dalla fede cattolica e dai caratteri somatici.

C'è un altro dato che emerge dal rapporto del Censis e che è quasi "raccapricciante" per una Stato moderno:l'Italia è un Paese di ignoranti.A partire dalle scuole.Quasi il 30% degli italiani non conosce l’anno dell’Unità d’Italia e quando è entrata in vigore la Costituzione.Il 50% non conosce l’anno della Rivoluzione francese, un terzo non sa chi sia Giuseppe Mazzini(per molti è stato un politico della prima Repubblica).Ma non solo le scuole:da noi l’ignoranza non è qualcosa di cui si possa dare la colpa ai docenti.L’ignoranza si esibisce in tv ed inorgoglisce i tanti leoni da tastiera nella giungla del web,alimenta gli "haters" nel dibattito pubblico e i demagoghi in quello politico e viene persino esaltato da una feroce polemica contro gli intellettuali e contro le élite.

La politica è lo specchio di questa società.Così si spiega quel disorientamento e quella paura del futuro della gente e dell'elettorato che negli ultimi 30 anni ha sbandato da un populismo all'altro:dal tycoon liberista come Berlusconi,con il suo farsi paladino di una società civile sana e produttiva("la trincea del lavoro",diceva il Cav.)opposta a una classe politica corrotta e marcia,a quello a un comico populista come Grillo,a una destra rancorosa e identitaria come quella di Salvini prima e di Meloni adesso.Ma questa politica populista che proclama di difendere quei sentimenti di spaesamento e timore(in realtà speculando elettoralmente su di essi)non può illudersi che questo basti ad arginare quella crisi di sfiducia segnalata dal Censis.Non può bastare la narrazione orgogliosamente populista fatta dalla Premier secondo la quale «il declino non è un destino».

In realtà per evitare quel declino servirebbe ben altro.Servirebbe,per esempio,una riduzione strutturale del nostro pauroso debito pubblico,che immobilizza risorse per gli interessi sottratte alla cura di tutti i mali che il Censis elenca.E servirebbe investire nella sanità,nella quale spendiamo di tasca nostra 44 miliardi di euro all’anno per sopperire a liste di attesa troppo lunghe, e chi non può permetterselo rinuncia al check up o alle cure.O proprio a quella scuola,che invece di essere sede di formazione e conoscenza della futura classe dirigente,si è impoverita culturalmente,diventando una(anche se non unica)causa di ignoranza delle giovani generazioni.

Eppure siamo ancora il secondo Paese esportatore d’Europa e quarto al mondo,tanto per confermare il "paradosso del calabrone",che è quell'insetto  che,con le sue ali così pesanti e piccole non dovrebbe volare,eppure vola. Però sarebbe un errore ignorare ciò che il Censis ricorda ogni anno.Abbiamo bisogno di uno scatto di volontà e coesione nazionale di maggioranza e opposizione.Con una vera e autorevole leadership che lo promuova.Una volta l'avevamo e si chiamava Mario Draghi.

12 dicembre 2024

QUEL GIORNO DEL DICEMBRE '69






E' difficile raccontare ai ragazzi d'oggi che cosa è stata,che cosa ha significato "quella" data di 55 anni fa,"quel" 12 dicembre 1969.Loro nemmeno erano nati in quel dicembre '69.Eppure  "deve" essere raccontato quella data,è da ricordare a quei ragazzi e a tutti quelli che oggi fingono di aver dimenticato che cosa essa ha significato per tutta la società e la storia italiana.  

Era un pomeriggio dicembrino di una serata milanese:c'era già un'atmosfera natalizia e la città era ancora più freneticamente in movimento del solito,le vie del centro affollate per il Natale che stava per arrivare,ma si continuava comunque a lavorare.Negli uffici,nelle fabbriche si lavorava.E si lavorava anche nelle banche,anche nel grande salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana molto affollato perché era il giorno delle transazioni tra agricoltori.Alle 16.37 in quel salone c'è un’esplosione devastante: il grande salone della banca diviene un inferno di macerie,fumo e urla.Sul pavimento polvere,detriti e i corpi dilaniati delle vittime e i feriti che gemono.Una strage:17 morti,88 feriti.Cosi il 12 dicembre 1969 diventa una data indelebile per la città e la storia d’Italia.Ecco perchè è importante il 12 dicembre.

I vigili del fuoco iniziano a scavare tra le macerie,medici e volontari improvvisano soccorsi sul marciapiede e su mezzi di fortuna.E' tutto un via vai di ambulanze in un urlìo di sirene impazzito.I cronisti che accorrono sul posto,pure abituati a tanti fatti di cronaca,rimangono esterefatti difronte allo spettacolo che appare loro:corpi dilaniati e amputati,sangue dappertutto,un grande buco nel mezzo del pavimento,i lamenti dei feriti.Pochi minuti e tutta Milano seppe e fu subito chiaro che si trattava di un attentato.Un atto terroristico progettato per colpire persone a caso e creare paura. Ma chi ha progettato e compiuto un crimine così atroce? E con quali obiettivi? Per capire e spiegare ai ragazzi d'oggi cosa è stata Piazza Fontana,bisogna guardare al quadro storico dell'Italia in quel momento.

Negli anni ’60 In Italia era in corso una grande trasformazione economica e sociale.L’economia,dopo la Seconda guerra mondiale e la ricostruzione,aveva avuto una grande crescita economica e industriale;sono gli anni del "boom economico".Le condizioni di vita miglioravano,eppure,nonostante il benessere diffuso,persistevano disuguaglianze sociali ed economiche che generavano tensioni politiche.Sullo scenario internazionale era in corso la c.d. «Guerra fredda» che contrapponeva il blocco comunista,guidato dall’Unione Sovietica,a quello capitalista,guidato dagli Stati Uniti.Questa divisione globale riguardava anche l’Italia, dove c'era il Partito comunista più grande d’Europa e questo veniva visto,in Italia e anche negli USA,come una minaccia.

Quelle diseguaglianze diedero vita a proteste di piazza riassunte da quello che sarà chiamato il Movimento del ’68 che aprì una stagione di rivendicazioni animate soprattutto dai giovani,ma con la partecipazione anche di diversi intellettuali:quel Movimento interpretava anche in Italia un generale disagio che attraversava anche tutto il mondo,dall’Europa agli Stati Uniti alla Francia.Anche in Italia studenti e lavoratori scesero in piazza per chiedere diritti, uguaglianza,e una società più giusta.Quella stagione di lotte portò a conquiste importanti,come lo Statuto dei lavoratori,la riforma universitaria e l’affermazione di nuovi diritti civili,come la legge sul divorzio.Ma questa spinta al cambiamento incontrò forti opposizioni in chi voleva lo status quo.

In questo contesto socio-economico arrivò la strage di piazza Fontana.La bomba non aveva un obiettivo specifico: colpì civili comuni, persone che si trovavano nella banca per lavorare o per gestire affari quotidiani.L'intento chiaro era quello di creare terrore tra la gente.Ed infatti, in quello stesso giorno, altre bombe furono fatte esplodere in altre città italiane.Dietro l’ordigno di piazza Fontana c'era dunque un disegno più ampio cui fu dato il nome di strategia della tensione.Nel caso di piazza Fontana, il piano era far credere che i responsabili fossero i movimenti di sinistra,in modo da giustificare l'adozione,da parte degli organi dello Stato,di provvedimenti repressivi e autoritari.Era questo l'intento della strategia della tensione: violenza cieca e diffusa per seminare paura e, quindi, legittimare scelte politiche e sociali restrittive.Dietro a queste operazioni c’erano gruppi di estrema destra,ma anche settori dello Stato che agivano nell'ombra contro le istituzioni democratiche.

Subito dopo l’attentato, la polizia si concentrò sulla «pista anarchica». Furono arrestati molti attivisti, tra i quali Giuseppe Pinelli, un ferroviere di Milano, staffetta partigiana durante la Resistenza. Morì il 15 dicembre 1969 precipitando da una finestra della questura, dove da tre giorni era sotto interrogatorio.Ma Pinelli non aveva niente a che fare con la strage.La sua morte,definita un incidente, sollevò molti dubbi e accuse nei confronti della polizia e, in particolare, del commissario Luigi Calabresi, che fu per questo assassinato dal gruppo di estrema sinistra Lotta continua.Un altro anarchico, Pietro Valpredafu accusato di aver portato la bomba nella banca. Il suo volto finì su tutti i giornali,fu lui «il mostro» sbattuto in prima pagina.Ma al processo le prove si rivelarono inconsistenti.Passò anni in carcere da innocente,come del resto accade a tanti,a troppi ancora oggi ed è per questo che si può dire che il nostro non è uno Stato di diritto,anzi è uno Stato di diritti negati.

Ci sono voluti decenni per far emergere la verità sulla bomba del 12 dicembre '69.Piazza Fontana fu opera di gruppi neofascisti, come Ordine Nuovo. Ma la «pista nera» fu intrapresa tardivamente con molti tentativi di depistaggio e coperture all'interno delle istituzioni.Nonostante la lunghezza infinita del processo è ormai chiaro che piazza Fontana fu un punto di svolta nella storia di questo Paese, il primo grande atto della strategia della tensione,al quale fecero seguito altri attentati e altre stragi: nel 1974 la bomba sul treno Italicus; quello stesso anno, in piazza della Loggia a Brescia e il 2 agosto 1980, alla stazione di Bologna, un altro ordigno fece una strage uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200.

Ecco perché è da ricordare il 12 dicembre, anche a distanza di oltre mezzo secolo.Piazza Fontana diventa il centro della memoria.Piazza Fontana ci ricorda cosa può significare la manipolazione della paura, quale sia il valore della verità e della giustizia e l’importanza della memoria collettiva come antidoto. È un monito per tutte le generazioni, anche per quelle di oggi,anche per quelle che verranno in futuro.Perciò a quei ragazzi di oggi ai quali si cerca di spiegare "quel" 12 dicembre si potrebbe dire questo: guardate le immagini in bianco e nero dei funerali delle vittime di piazza Fontana, leggete qualche riga su Milano e sulla compostezza ma anche sulla rabbia dei milanesi di quel giorno.Quella si chiama partecipazione,il contrario dell’indifferenza.

10 dicembre 2024

IN DIFESA DELLE NOSTRE DEMOCRAZIE




Perchè poi,alla fine,tutto si tiene,tutto torna,tutte le cose son collegate tra loro e il filo che lega tutte le vicende è ben visibile.

Ai confini d'Europa c'è una guerra scatenata dalla Russia di Putin contro l'Ucraina che dura ormai da 3 anni.E mentre i missili di Mosca continuavano e continuano a cadere sulle città ucraine massacrando centinaia di civili,è arrivato l'orrore del 7 ottobre 2023,il pogrom dei macellai di Hamas contro Israele che ha provocato la durissima risposta militare di Tel Aviv prima contro Hamas e poi contro l'altra organizzazione terroristica islamista di Hezbollah,entrambe finanziate e armate dal sanguinario regime degli Ayatollah dell'Iran,entrambe azzerate da Israele.Ed ora in Siria crolla il regime di Assad,l'altro feroce dittatore sostenuto dall'Iran degli Ayatollah e dalla Russia di Putin che intervenne in Siria nel 2015 a difesa del regime di Assad,bombardò e sterminò con i gas i gruppi ribelli al regime dello stesso Assad.Ma ora quello stesso regime,nel giro di pochi giorni è crollato sotto i colpi del gruppo jihadista Hayat Tahrir Shameda(Hts)capeggiato da Mohammed al Jolani,che è entrato a Damasco mentre Assad scappava a Mosca lasciando dietro di sè una lunga scia di sangue e centinaia di migliaia di morti,fosse comuni e prigioneri torturati,seviziati e mutilati.

Così,adesso,mettendo insieme alcuni punti,si può capire che il crollo repentino del dittatore siriano Assad apre una finestra dalla quale osservare l'intreccio fra i principali attori del nuovo Asse del Male che molti qui in Occidente ancora si rifiutano di vedere.Perchè è qui,in questa regione del mondo che tutto si lega.Guardare ai collegamenti che qui ci sono tra gli stati canaglia ci fa capire che il conflitto in Ucraina e quello in Medio Oriente sono strettamente collegati e che la difesa delle democrazie passi anche dalla capacità di saper vedere chi sono gli alleati veri dell’occidente libero e chi i suoi nemici giurati.

Nel caso della Siria le buone notizie che arrivano per l’occidente riguardano le ragioni che hanno portato alla caduta di Assad,che ci dicono che la resistenza eroica dell’Ucraina contro la Russia ha costretto Putin a lasciare sguarniti alcuni fronti(come appunto quello siriano)e che le vittorie di Israele contro Hamas ed Hezbollah hanno indebolito l’Iran a tal punto da non renderlo capace di difendere il suo grande alleato Assad.L’intreccio tra Ucraina e Medio Oriente è ancora più evidente se solo si pensa ad alcuni fatti accaduti non molti anni fa.

Nel 2015,dopo l'occupazione della Crimea da parte della Russia  e i successivi accordi di Minsk,Putin mandò truppe russe in Siria per aiutare Assad(già allora amico degli ayatollah iraniani)e riconquistare Aleppo,assediata dai ribelli jihadisti.Da quel momento si saldò il patto tra il regime di Putin e quello dell'Iran(che poi,a difesa di Assad,inviò in Siria i terroristi di Hezbollah).La Russia pubblicizzò quell'intervento come un grande trionfo, tenendo anche conto dell'abbandono della zona da parte degli USA.Indubbiamente la Russia,con quell'intervento,si assicurò uno sbocco sul Mediterraneo,con l'utilizzo del porto della città siriana di Tartus delle proprie navi militari.Dal canto suo Assad fu tra i primi a riconoscere l’annessione illegittima della Crimea della Russia,e dall'inizio della guerra in Ucraina,diede un contributo all’aggressione russa mandando mercenari in Ucraina.

Ed anche l'Iran,principale alleato di Assad,rifornisce la Russia di droni iraniani che Putin utilizza per colpire i civili ucraini.Ma intanto essendo la Russia impegnata sul fronte ucraino, ha indebolito l’asse del terrore, come testimoniato dalla fragilità del regime di Assad.Dal canto suo Israele,avendo duramente colpito Hamas ed Hezbollah e lo stesso Iran,ha lasciato Assad senza "amici" e il dittatore siriano  è inevitabilmente crollato.

Tutta la vicenda siriana,allora,è lì a dimostrare che l’asse del male è vulnerabile e che se veramente si vuole indebolire Putin in Ucraina,si devi indebolirlo anche in medio oriente e che se si vuole rimuovere il sanguinario regime degli ayatollah iraniani lo si deve indebolire anche in Ucraina.Dunque il filo c’è,ed è quello che ci ricorda che difendere Israele e l’Ucraina significa difendere non solo i confini di due paesi aggrediti ma anche i confini delle nostre democrazie.

08 dicembre 2024

POTERE E INFORMAZIONE





L'avvento dei social ha reso ancor più centrale il tema del controllo dell’informazione  nel dibattito politico e sociale.Tra i protagonisti di questo dibattito c’è di sicuro Elon Musk, l'imprenditore sudafricana,naturalizzato americano,al quale vanno sicuramente riconosciute capacità visionarie e innovative;un uomo che ha saputo cambiare radicalmente settori come l’automobile e l’aerospazio con il primo viaggio spaziale privato.Purtuttavia egli resta un soggetto controverso e discusso,anche per via dell'estensione dei suoi interessi privati ben oltre il mondo tecnologico:Musk,infatti,è entrato nel mondo dell'informazione e della comunicazione di massa con l'acquisizione della piattaforma social Twitter (ora X)e lo ha fatto in un modo da sollevare problematiche fondamentali sulla libertà di stampa e sull’imparzialità delle notizie.Ancor più ne solleverà adesso,essendo Musk entrato a far parte nella nuova amministrazione americana dal neo Presidente degli USA,Trump.

E' proprio il ruolo di un privato con una formidabile e incredibile potenza economica come quella di Musk a porre domande sulla sua influenza sull'informazione e sui media.Quando un uomo con simile potere(si calcola che la sua ricchezza sia pari al PIL del Portogallo)decide di assumere il controllo di una delle piattaforme social più importanti al mondo,ci troviamo inevitabilmente davanti a una grande criticità per l’informazione globale ma anche per la stessa democrazia.La promessa di Musk era quella di fare di X una “piazza digitale” dove la libertà di parola fosse al centro e dove tutti potessero esprimersi liberamente.La realtà è tutt'affatto diversa e rivela uno scenario più preoccupante che ha alla base il rapporto tra potere economico e media:sommare potere economico e potere mediatico(e ora con Trump anche politico)non può che distorcere il processo democratico.Per i social,poi,c'è di più:essi somigliano a una piazza, dove in teoria chiunque ha diritto di parola, ma col proprietario della piazza(Elon Musk nella fattispecie)che si riserva di decidere a chi dare un megafono e a chi no,chi mettere su un piedistallo e chi distruggere,cosa enfatizzare e cosa sminuire(se non proibire del tutto).Così l'acquisizione di X e la costruzione di quella "Agorà digitale" si è rivelato essere solo un controllo sui fruitori del web e una loro manipolazione mediatica,economica e politica.Una piattaforma controllata da dove  filtrare l’informazione a sua discrezione.

La libertà di parola,invece,è concetto cruciale per una democrazia,riguarda l'essenza stessa di uno stato di diritto,e perciò quando una singola persona può influenzare o "indirizzare" i criteri con cui le informazioni vengono presentate,si rischia di creare un controllo dell’informazione davvero preoccupante.In un sistema democratico sano una stampa libera ha il fondamentale compito di vigilare sull'operato di tutti i poteri dello Stato ma anche di indagare sui rapporti tra questi e interessi economici e politici non trasparenti se non addirittura torbidi.Senza una stampa libera non sarebbero certo stati scoperti grandi scandali politico-economici come il Watergate negli USA o "Mani Pulite" o la "P2" in Italia. 

Quando perciò i mezzi di informazione vengono controllati da miliardari con forti interessi personali ed economici,come nel caso di Musk,il rischio che questo accada è più che una eventualità.Il rischio è che le informazioni pubblicate su X siano pesantemente condizionate e falsamente deviate.

E' da qui che si vede quanta importanza abbia un giornalismo indipendente,non condizionato da influenze economico-politiche.Nelle vie e nelle piazze del web è facile diffondere in maniera sottile,subdola e tendenziosa menzogne e fake news,e coloro che possiedono(non sempre in maniera trasparente)mezzi di diffusione di informazioni come i media tradizionali o i social,acquisiscono una potenza devastante e potenzialmente deviante negli scenari politici ed economici globali ma anche soltanto di una singola Nazione.Il rischio è che,concentrando la proprietà dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi individui, venga messa in pericolo la capacità della stampa di agire come forza di controllo sul potere,sia politico che economico.

Solo un giornalismo veramente libero, sostenuto da principi di trasparenza e indipendenza, può garantire una visione della realtà che non sia distorta dagli interessi di una minoranza.Ma è anche essenziale che gli utenti siano consapevoli delle fonti delle loro informazioni e che cerchino sempre di verificarle attraverso fonti molteplici e autorevoli. Un atteggiamento critico e una ricerca attiva di notizie affidabili possono fare la differenza, aiutando a contrastare la diffusione di disinformazione e a mantenere vivo lo spirito della democrazia.In un mondo in cui l’informazione viaggia alla velocità della luce diventa fondamentale che i lettori siano consapevoli delle loro scelte informative e delle loro fonti.Perchè il controllo dell’informazione non è solo una questione di libertà individuale, ma rappresenta un pilastro fondamentale per il funzionamento di una società democratica. Se la libertà di espressione e la pluralità delle opinioni vengono assoggettate al profitto o all’influenza di pochi,si rischiano di compromettere i valori stessi della democrazia.

L’evoluzione del panorama mediatico offre una grande opportunità per costruire interazioni tra i media tradizionali e le nuove piattaforme. Il giornalismo classico può trarre vantaggio dall’immediatezza dei social media, e le piattaforme digitali possono offrire uno spazio non viziato da fake,per la discussione e l’analisi. Tuttavia questa combinazione richiede un compromesso, in cui l’integrità dell’informazione e la ricerca della verità rimangono prioritarie rispetto alla velocità e alla spettacolarizzazione.

Come diceva Thomas Jefferson,che fu Presidente degli Stati Uniti,se dovessi scegliere tra un governo senza giornali e giornali senza governo,non esiterei un momento a scegliere quest’ultimo“.

Questo principio resta valido ancora oggi: il giornalismo libero e indipendente è essenziale per una società che voglia considerarsi libera. In un momento storico in cui figure come Elon Musk influenzano profondamente l’opinione pubblica, va salvaguardata l’integrità etica di una informazione non asservita a potentati politico-economici per assicurare un giornalismo capace di riportare la verità,controllando gli abusi e le pressioni dei potenti.Solo così potremo costruire un futuro in cui la libertà di stampa e il diritto a essere informati rimangano saldamente radicati in una società liberaldemocratica.