E' difficile raccontare ai ragazzi d'oggi che cosa è stata,che cosa ha significato "quella" data di 55 anni fa,"quel" 12 dicembre 1969.Loro nemmeno erano nati in quel dicembre '69.Eppure "deve" essere raccontato quella data,è da ricordare a quei ragazzi e a tutti quelli che oggi fingono di aver dimenticato che cosa essa ha significato per tutta la società e la storia italiana.
Era un pomeriggio dicembrino di una serata milanese:c'era già un'atmosfera natalizia e la città era ancora più freneticamente in movimento del solito,le vie del centro affollate per il Natale che stava per arrivare,ma si continuava comunque a lavorare.Negli uffici,nelle fabbriche si lavorava.E si lavorava anche nelle banche,anche nel grande salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana molto affollato perché era il giorno delle transazioni tra agricoltori.Alle 16.37 in quel salone c'è un’esplosione devastante: il grande salone della banca diviene un inferno di macerie,fumo e urla.Sul pavimento polvere,detriti e i corpi dilaniati delle vittime e i feriti che gemono.Una strage:17 morti,88 feriti.Cosi il 12 dicembre 1969 diventa una data indelebile per la città e la storia d’Italia.Ecco perchè è importante il 12 dicembre.
I vigili del fuoco iniziano a scavare tra le macerie,medici e volontari improvvisano soccorsi sul marciapiede e su mezzi di fortuna.E' tutto un via vai di ambulanze in un urlìo di sirene impazzito.I cronisti che accorrono sul posto,pure abituati a tanti fatti di cronaca,rimangono esterefatti difronte allo spettacolo che appare loro:corpi dilaniati e amputati,sangue dappertutto,un grande buco nel mezzo del pavimento,i lamenti dei feriti.Pochi minuti e tutta Milano seppe e fu subito chiaro che si trattava di un attentato.Un atto terroristico progettato per colpire persone a caso e creare paura. Ma chi ha progettato e compiuto un crimine così atroce? E con quali obiettivi? Per capire e spiegare ai ragazzi d'oggi cosa è stata Piazza Fontana,bisogna guardare al quadro storico dell'Italia in quel momento.
Negli anni ’60 In Italia era in corso una grande trasformazione economica e sociale.L’economia,dopo la Seconda guerra mondiale e la ricostruzione,aveva avuto una grande crescita economica e industriale;sono gli anni del "boom economico".Le condizioni di vita miglioravano,eppure,nonostante il benessere diffuso,persistevano disuguaglianze sociali ed economiche che generavano tensioni politiche.Sullo scenario internazionale era in corso la c.d. «Guerra fredda» che contrapponeva il blocco comunista,guidato dall’Unione Sovietica,a quello capitalista,guidato dagli Stati Uniti.Questa divisione globale riguardava anche l’Italia, dove c'era il Partito comunista più grande d’Europa e questo veniva visto,in Italia e anche negli USA,come una minaccia.
Quelle diseguaglianze diedero vita a proteste di piazza riassunte da quello che sarà chiamato il Movimento del ’68 che aprì una stagione di rivendicazioni animate soprattutto dai giovani,ma con la partecipazione anche di diversi intellettuali:quel Movimento interpretava anche in Italia un generale disagio che attraversava anche tutto il mondo,dall’Europa agli Stati Uniti alla Francia.Anche in Italia studenti e lavoratori scesero in piazza per chiedere diritti, uguaglianza,e una società più giusta.Quella stagione di lotte portò a conquiste importanti,come lo Statuto dei lavoratori,la riforma universitaria e l’affermazione di nuovi diritti civili,come la legge sul divorzio.Ma questa spinta al cambiamento incontrò forti opposizioni in chi voleva lo status quo.
In questo contesto socio-economico arrivò la strage di piazza Fontana.La bomba non aveva un obiettivo specifico: colpì civili comuni, persone che si trovavano nella banca per lavorare o per gestire affari quotidiani.L'intento chiaro era quello di creare terrore tra la gente.Ed infatti, in quello stesso giorno, altre bombe furono fatte esplodere in altre città italiane.Dietro l’ordigno di piazza Fontana c'era dunque un disegno più ampio cui fu dato il nome di strategia della tensione.Nel caso di piazza Fontana, il piano era far credere che i responsabili fossero i movimenti di sinistra,in modo da giustificare l'adozione,da parte degli organi dello Stato,di provvedimenti repressivi e autoritari.Era questo l'intento della strategia della tensione: violenza cieca e diffusa per seminare paura e, quindi, legittimare scelte politiche e sociali restrittive.Dietro a queste operazioni c’erano gruppi di estrema destra,ma anche settori dello Stato che agivano nell'ombra contro le istituzioni democratiche.
Subito dopo l’attentato, la polizia si concentrò sulla «pista anarchica». Furono arrestati molti attivisti, tra i quali Giuseppe Pinelli, un ferroviere di Milano, staffetta partigiana durante la Resistenza. Morì il 15 dicembre 1969 precipitando da una finestra della questura, dove da tre giorni era sotto interrogatorio.Ma Pinelli non aveva niente a che fare con la strage.La sua morte,definita un incidente, sollevò molti dubbi e accuse nei confronti della polizia e, in particolare, del commissario Luigi Calabresi, che fu per questo assassinato dal gruppo di estrema sinistra Lotta continua.Un altro anarchico, Pietro Valpreda, fu accusato di aver portato la bomba nella banca. Il suo volto finì su tutti i giornali,fu lui «il mostro» sbattuto in prima pagina.Ma al processo le prove si rivelarono inconsistenti.Passò anni in carcere da innocente,come del resto accade a tanti,a troppi ancora oggi ed è per questo che si può dire che il nostro non è uno Stato di diritto,anzi è uno Stato di diritti negati.
Ci sono voluti decenni per far emergere la verità sulla bomba del 12 dicembre '69.Piazza Fontana fu opera di gruppi neofascisti, come Ordine Nuovo. Ma la «pista nera» fu intrapresa tardivamente con molti tentativi di depistaggio e coperture all'interno delle istituzioni.Nonostante la lunghezza infinita del processo è ormai chiaro che piazza Fontana fu un punto di svolta nella storia di questo Paese, il primo grande atto della strategia della tensione,al quale fecero seguito altri attentati e altre stragi: nel 1974 la bomba sul treno Italicus; quello stesso anno, in piazza della Loggia a Brescia e il 2 agosto 1980, alla stazione di Bologna, un altro ordigno fece una strage uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200.
Ecco perché è da ricordare il 12 dicembre, anche a distanza di oltre mezzo secolo.Piazza Fontana diventa il centro della memoria.Piazza Fontana ci ricorda cosa può significare la manipolazione della paura, quale sia il valore della verità e della giustizia e l’importanza della memoria collettiva come antidoto. È un monito per tutte le generazioni, anche per quelle di oggi,anche per quelle che verranno in futuro.Perciò a quei ragazzi di oggi ai quali si cerca di spiegare "quel" 12 dicembre si potrebbe dire questo: guardate le immagini in bianco e nero dei funerali delle vittime di piazza Fontana, leggete qualche riga su Milano e sulla compostezza ma anche sulla rabbia dei milanesi di quel giorno.Quella si chiama partecipazione,il contrario dell’indifferenza.
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