Parlare del caso Cospito non é tanto e non solo parlare della vicenda carceraria dell'anarchico,perchè qui c'é dell'altro e c'é di più.C'é da parlare,da riflettere sullo stato delle carceri italiane e sul livello di civiltà politica e giuridica e ancor di più sul grado di umanità nel quale versa oggi l'Italia.E se queste riflessioni nascono dal modo in cui un detenuto é trattato nelle carceri di un Paese democratico,beh,allora vuol dire che l'Italia é messa proprio male se si considera la gravità di quello che sta accadendo ad Alfredo Cospito,da quando la sua vita é "in possesso" dello Stato italiano.
Qui non si vogliono certo giustificare i gravi crimini che Cospito ha commesso.Gambizzare un uomo e rovinare la sua vita e quella della sua famiglia,solo perché è un dirigente di industria,oppure creare una trappola potenzialmente mortale contro una stazione dei carabinieri,una istituzione che assicura la presenza dello Stato nel Paese,sono atti criminali.Eppure lo Stato italiano sta riuscendo nell'impresa di trasformare il criminale Cospito in una vittima del potere.
L'anarchico,infatti,con il suo sciopero della fame,portato avanti da più di 4 mesi,sta mettendo a nudo,l’una dopo l’altra,le falsità e le ipocrisie,che hanno reso il dibattito sulla Costituzione e sulla giustizia una discussione vuota di contenuto e densa di ipocrisie e disonestà intellettuali.
Il tema che Cospito sta ponendo, con la drammaticità che deriva dall’usare il suo corpo per la battaglia,è se il regime carcerario del 41 bis sia degno di un paese civile.In questi termini essenziali,la questione è di una tale semplicità e contemporaneamente di un tale rilievo oggettivo da rendere del tutto trascurabile se chi la solleva sia o no un criminale. Anzi. Con la sua azione Cospito ha avuto la capacità, usando il proprio corpo,di portare all’attenzione della pubblica opinione,ma anche del sistema massmediale,sempre immerso nei suoi meschini servilismi politici(adesso son tutti meloniani,come prima erano tutti salviniani o contiani)una questione essenziale nella vita di una democrazia liberale e di uno Stato di diritto.
Sì.La questione posta da Cospito è di una semplicità disarmante,é si pone quasi come domanda retorica.Uno Stato civile può colpire nel profondo gli aspetti essenziali della dignità di una persona,per quanto abietta sia stata la sua condotta?No.Non può.Appare così,in tutta la sua drammatica evidenza,quanto sia netto il contrasto tra il regime carcerario che va sotto il nome di 41 bis con i principi costituzionali.
E' evidente,infatti,come non ci sia alcun rispetto di quell'articolo 27 della Costituzione,che sancisce il rispetto dei diritti inviolabili della persone e il divieto di pene che si risolvono in trattamenti disumani,non rivolti alla rieducazione del condannato.Non si riesce infatti a capire come questi principi basilari possano essere compatibili con un regime carcerario che prevede la possibilità di far vivere il detenuto,per tutta la vita,in celle senza finestre,avendo a disposizione al massimo 2 ore d'aria in spazi ristrettissimi,senza la possibilità di sentire musica o avendo libri di lettura contingentati e controllati,con una sola ora di colloquio al mese con i familiari.
Di fronte alla questione sollevata da Cospito si capisce allora quante e quali siano le falsità e le ipocrisie anzitutto da parte del sistema politico.Del centrodestra(meglio destracentro)anzitutto,che pure si professa garantista,il che dovrebbe significare rispetto delle regole del diritto poste a tutela della inviolabilità della persona di fronte allo strapotere dello Stato.Senonché questo centrodestra sembra rientrare più nella logica del "gettare via la chiave" e murare vivi coloro che siano stati condannati,altro che garantismo.Ma anche il centrosinistra,che quando si parla di modifiche alla Costituzione,manifesta automaticamente una profonda avversità,proponendosi come difensore di ultima istanza della “Costituzione più bella del mondo”, intoccabile nei secoli dei secoli,amen.Quella sinistra,anzi,sembra avere nel proprio DNA,oramai da 30 anni a questa parte,le sbarre della galera come insostituibile strumento di distruzione degli avversari.
E c'é poi la magistratura sempre più ciecamente chiusa nei propri privilegi di casta suprema ed ottusamente insensibile al rispetto dei più elementari diritti dell'individuo non solo detenuto,ma anche soltanto indagato.
Ecco,dunque,perché il digiuno di Cospito mette coloro che se ne dovrebbero (pre)occupare con le spalle al muro e non consente più a nessuno di nascondersi dietro parole ipocrite e vuote di ogni senso.
Tutti,il Presidente del Consiglio Meloni in primis,e poi il Ministro della Giustizia Nordio e tutti quei pseudogarantisti di destra-sinistra-centro della politica italiana dovrebbero avere il coraggio di leggere davvero la Costituzione,prima di dire che essa é la "più bella del mondo”. Perché essa é davvero bella,e non solo nei monologhi di Benigni dal palco di San Remo;ed é bella anche in quell'articolo 27,quando assicura(dovrebbe assicurare)anche a criminali come Cospito quei diritti e quelle garanzie che invece lo Stato,sta facendo morire nelle carceri italiane insieme a cospito.