24 febbraio 2023

QUELL'ARTICOLO 27




Parlare del caso Cospito non é tanto e non solo parlare della vicenda carceraria dell'anarchico,perchè qui c'é dell'altro e c'é di più.C'é da parlare,da riflettere sullo stato delle carceri italiane e sul livello di civiltà politica e giuridica e ancor di più sul grado di umanità nel quale versa oggi l'Italia.E se queste riflessioni nascono dal modo in cui  un detenuto é trattato nelle carceri di un Paese democratico,beh,allora vuol dire che l'Italia é messa proprio male se si considera la gravità di quello che sta accadendo ad Alfredo Cospito,da quando la sua vita é "in possesso" dello Stato italiano.

Qui non si vogliono certo giustificare i gravi crimini che Cospito ha commesso.Gambizzare un uomo e rovinare la sua vita e quella della sua famiglia,solo perché è un dirigente di industria,oppure creare una trappola potenzialmente mortale contro una stazione dei carabinieri,una istituzione che assicura la presenza dello Stato nel Paese,sono atti criminali.Eppure lo Stato italiano sta riuscendo nell'impresa di trasformare il criminale Cospito in una vittima del potere.

L'anarchico,infatti,con il suo sciopero della fame,portato avanti da più di 4 mesi,sta mettendo a nudo,l’una dopo l’altra,le falsità e le ipocrisie,che hanno reso il dibattito sulla Costituzione e sulla giustizia una discussione vuota di contenuto e densa di ipocrisie e disonestà intellettuali.

Il tema che Cospito sta ponendo, con la drammaticità che deriva dall’usare il suo corpo per la battaglia,è se il regime carcerario del 41 bis sia degno di un paese civile.In questi termini essenziali,la questione è di una tale semplicità e contemporaneamente di un tale rilievo oggettivo da rendere del tutto trascurabile se chi la solleva sia o no un criminale. Anzi. Con la sua azione Cospito ha avuto la capacità, usando il proprio corpo,di portare all’attenzione della pubblica opinione,ma anche del sistema massmediale,sempre immerso nei suoi meschini servilismi politici(adesso son tutti meloniani,come prima erano tutti salviniani o contiani)una questione essenziale nella vita di una democrazia liberale e di uno Stato di diritto.

Sì.La questione posta da Cospito è di una semplicità disarmante,é si pone quasi come domanda retorica.Uno Stato civile può colpire nel profondo gli aspetti essenziali della dignità di una persona,per quanto abietta sia stata la sua condotta?No.Non può.Appare così,in tutta la sua drammatica evidenza,quanto sia netto il contrasto tra il regime carcerario che va sotto il nome di 41 bis con i principi costituzionali.

E' evidente,infatti,come non ci sia alcun rispetto di quell'articolo 27 della Costituzione,che sancisce il rispetto dei diritti inviolabili della persone e il divieto di pene che si risolvono in trattamenti disumani,non rivolti alla rieducazione del condannato.Non si riesce infatti a capire come questi principi basilari possano essere compatibili con un regime carcerario che prevede la possibilità di far vivere il detenuto,per tutta la vita,in celle senza finestre,avendo a disposizione al massimo 2 ore d'aria in spazi ristrettissimi,senza la possibilità di sentire musica o avendo libri di lettura contingentati e controllati,con una sola ora di colloquio al mese con i familiari.

Di fronte alla questione sollevata da Cospito si capisce allora quante e quali siano le falsità e le ipocrisie anzitutto da parte del sistema politico.Del centrodestra(meglio destracentro)anzitutto,che pure si professa garantista,il che dovrebbe significare rispetto delle regole del diritto poste a tutela della inviolabilità della persona di fronte allo strapotere dello Stato.Senonché questo centrodestra sembra  rientrare più nella logica del "gettare via la chiave" e murare vivi coloro che siano stati condannati,altro che garantismo.Ma anche il centrosinistra,che quando si parla di modifiche alla Costituzione,manifesta automaticamente una profonda avversità,proponendosi come difensore di ultima istanza della “Costituzione più bella del mondo”, intoccabile nei secoli dei secoli,amen.Quella sinistra,anzi,sembra avere nel proprio DNA,oramai da 30 anni a questa parte,le sbarre della galera come insostituibile strumento di distruzione degli avversari.

E c'é poi la magistratura sempre più  ciecamente chiusa nei propri privilegi di casta suprema ed ottusamente insensibile al rispetto dei più elementari diritti dell'individuo non solo detenuto,ma anche soltanto indagato.

Ecco,dunque,perché il digiuno di Cospito mette coloro che se ne dovrebbero (pre)occupare con le spalle al muro e non consente più a nessuno di nascondersi dietro parole ipocrite e vuote di ogni senso.

Tutti,il Presidente del Consiglio Meloni in primis,e poi il Ministro della Giustizia Nordio e tutti quei pseudogarantisti di destra-sinistra-centro della politica italiana dovrebbero avere il coraggio di leggere davvero la Costituzione,prima di dire che essa é la "più bella del mondo”. Perché essa é davvero bella,e non solo nei monologhi di Benigni dal palco di San Remo;ed é bella anche in quell'articolo 27,quando assicura(dovrebbe assicurare)anche a criminali come Cospito  quei diritti e quelle garanzie che invece lo Stato,sta facendo morire nelle carceri italiane insieme a cospito.

23 febbraio 2023

GLI SPIRITI DELL' ISOLA









Ho visto il film e credo che la sua candidatura a 9 Premi Oscar e a quello di miglior film dell'anno siano più che giustificati.Perché é davvero uno splendido film "Gli spiriti dell'isola".

"Gli Spiriti dell’Isola"(il cui titolo originale è "The Banshees of Inisherin",dove le banshee sono creature spirituali del folklore irlandese,mentre Inisherin è la piccola isola immaginaria irlandese dove la storia è ambientata)narra dell’amicizia tra Pádraic Súilleabháin e Colm Doherty(interpretati rispettivamente e straordinariamente da Colin Farrell e Brendan Gleeson)verso la fine della guerra civile irlandese del 1923.Ma se la guerra civile sta per finire,un'altra guerra,tutta umana e personale,sta per cominciare tra i due vecchi amici(e qui c'é anche l'allegoria della guerra civile).Quella guerra personale comincia perché Colm,improvvisamente,inizia a ignorare ed evitare il suo amico di una vita.Un fatto straordinario nella calma piatta dell'isola ed infatti tutti sull’isola si domanderanno il perché di tale decisione.In particolare Pádraic,sconvolto da quel fatto,cercherà di ristabilire i rapporti,cosa che però farà inasprire ancor di più Colm,che minaccerà perfino di tagliarsi le dita di una mano se lui dovesse continuare a importunarlo.

Il motivo del "tradimento" dell'amicizia da parte di Colm è dovuto alla limitatezza mentale di Pedraic,ma in genere alla limitatezza esistenziale in cui si vive sull'isola.Colm(che é più anziano di Pádraic)avverte il vuoto dei riti quotidiani(la birra al pub)le solite,stanche abitudini della gente(i pettegolezzi e le chiacchiere)e sente che il Tempo scorre via senza che lui abbia concluso niente nella vita ora che questa è vicino alla sua fine.Colm è un violinista,e il suo desiderio è quello di comporre un brano musicale che rimanga nel tempo,che diventi immortale al contrario del suo corpo,e sente di non avere più tempo da sprecare con il suo vecchio amico,dal quale non riceve mai stimoli nuovi ed originali di discussione.

Pádraic è infatti un sempliciotto,un carattere buono e mite,uno scapolo benvoluto da tutti gli abitanti del villaggio ma relegato alla sua vita contadina e senza nutrire particolari aspirazioni,ed è proprio questo che lo rende ormai incompatibile con la nuova vita cui aspira il suo vecchio amico.
Sembra di rileggere Kafka,o Svevo o Pirandello o Brecht.Delle loro opere non manca nulla:la figura dell’inetto,l’impietoso ritratto della natura umana,gli egoismi personali,soprattutto una passione per l’assurdo.Perché nel film si arriva al punto estremo nel quale non c'é più nulla che abbia un senso razionale.

Colm é dunque il primo personaggio che vuole fuoriuscire dagli schemi mentali ed esistenziali dell'isola.Insieme a Colm sono altri due i personaggi che caratterizzano il film.Una é Siobhán Súilleabháin(bravissima l'attrice Kerry Condon nell'interpretazione),sorella di Pádraic;l'altro personaggio é Dominic Kearney(Barry Keoghan),

il figlio del poliziotto,additato come lo “scemo” del villaggio,in realtà un ragazzo sensibile,il quale subisce abusi da parte del padre ed é semplicemente alla ricerca d'amore;la sua dichiarazione alla sorella di Pedraic,la quale lo rifiuta,vista anche la differenza d'età,sarà solo l'ultimo fatto che lo segnerà tragicamente.Delicata e tenerissima é la sua frase al rifiuto di Siobhán di sposarlo("Ecco un altro sogno che svanisce").
Siobhán,insieme a Colm,è la persona più importante nella vita di Pádraic.


Anche lei non è sposata,ma essendo un’avida lettrice ha un livello di cultura molto più alto rispetto al fratello e a tutti gli altri abitanti dell’isola.Perciò non può non avvertire l'insofferenza  per la grettezza mentale della vita sull'isola,per cui si deciderà finalmente ad abbandonare quell'angolo di ristretto vissuto,accettando un lavoro sulla terraferma.Così anche lei si allontanerà da Pádraic, il quale si sentirà ancora una volta tradito da una persona amata,di nuovo senza comprenderne le ragioni. “Cosa c’è lì che non hai qui?” le chiederà infatti prima della sua partenza.

Gli Spiriti dell’isola alla fine è soprattutto questo:un film sulla presa di consapevolezza del senso(o della mancanza di senso) dell’esistenza.E della necessità di ampliare il proprio sguardo costi quel che costi,smettendo di pensare di essere al sicuro,cominciando a sporgersi oltre sé stessi per rendersi conto,come fanno Col e Siobhán,della tragedia esistenziale che gli isolani vivono ogni giorno,vittime della loro ignavia,con la quale fanno del male anzitutto a sé stessi(le mutilazioni autoinflitte di Colm)agli altri,ed anche ai propri animali che pure rappresentano,oltre che fonte di sostentamento,anche un forte carico affettivo(come l'asinella di Padraic)e a quella stupenda natura irlandese che assiste straziata a quel dramma:il dramma dell'isolamento e della fragilità umana con un disperato bisogno di tenerezza.

21 febbraio 2023

GIUSTIZIA,NON VENDETTA. DIRITTO, NON BARBARIE



Nello scorso mese di dicembre 2022 è esploso il c.d. "Qatargate",nome attribuito a uno scandalo giudiziario che ha coinvolto l'Europa e,in particolar modo,il parlamento europeo.Il termine rimanda al Qatar,proprio perché le indagini principali riguardano presunte tangenti arrivate a vari parlamentari europei dall'Emirato arabo  per influenzare e determinare a proprio favore la politica dell'europarlamento e rideterminare in positivo l'immagine del regime degli emiri qatarioti,anche in prospettiva dei campionati mondiali di calcio organizzati in quel paese.Ma oltre al Qatar risultano coinvolti anche altri Paesi,a partire dal Marocco,i cui servizi segreti sono sospettati di aver organizzato un giro di mazzette elargite ad alcuni politici europei.

Le pressioni(diciamo così)esercitate dal Qatar sul Parlamento europeo non rappresentano certo una novità.Negli ultimi anni tante lobby pubbliche e private hanno "investito" cifre molto rilevanti per promuovere i propri prodotti e i propri interessi,a partire da farmaci e armi.Così Google,Microsoft,la cinese Huawei,l'italiana Leonardo per non parlare di quanto speso durante la pandemia dalle Big pharma(Pfizer,Astrazeneca, Johnson & Johnson).Allo stesso modo è evidente che nel Parlamento europeo é ben attiva la presenza di Stati autoritari impegnati in attività che di sicuro di "diplomatico" hanno ben poco.Proprio per questo lo scandalo in corso deve interrogarci sulla capacità delle istituzioni comunitarie di tutelarsi dalla illegalità e,contestualmente, di respingerla.

Epperò un'altra questione si pone.Quella,cioé,dei diritti e delle tutele che comunque spettano agli indagati e soprattutto a chi per questa inchiesta é in carcere oramai da più di due mesi.Già,perché uno Stato di diritto maturo,che tutela l'individuo in ogni momento e in ogni sua condizione(anche e soprattutto quando l'individuo é privato del suo più fondamentale diritto,quello alla libertà)ecco,uno Stato di diritto é quello che pone a se stesso i limiti da non travalicare mai nel perseguimento della giustizia e nella punizione del reo.Stato di diritto é quello che cerca giustizia e non vendetta,che applica il diritto e non esercita la barbarie.Uno Stato di diritto si misura da come tratta i colpevoli,non gli innocenti o i pentiti.O,come diceva Cesare Beccaria:"Il carcere(deve essere)la semplice custodia d’un cittadino finché sia giudicato reo,e questa custodia essendo essenzialmente penosa,deve durare il minor tempo possibile e dev'essere meno dura che si possa".Perché il carcere è già la pena.Questo dovrebbe accadere,normalmente,in uno Stato di diritto.Questo dovrebbe accadere in una democrazia europea,soprattutto quando un processo ancora non c'è stato,quando innocenti e colpevoli sono ancora da stabilire.Certo,nello scandalo Qatargate delle mele marce ci sono state sicuramente.Ma il pervertimento e la violazione delle regole del diritto da parte dei giudici belgi che stanno conducendo l'indagine é un qualcosa di talmente osceno che,a dir poco,suscita indignazione .

Così,allibiti,abbiamo ascoltate le dichiarazioni dei magistrati belgi che stanno indagando sul Qatargate che sembrano arrivare direttamente dal cuore del populismo giustizialista.Essi,infatti,in alcune interviste hanno accusato tutti i politici indistintamente di connivenza con la criminalità finanziaria.E nel loro delirio di onnipotenza mediatica questi magistrati son giunti a dire,a proposito di possibili patteggiamenti,che:"I patteggiamenti sono utili a condizione che sia la Procura a negoziare,puntando la pistola alle tempie delle persone indagate”.Testuale.Roba raccappriciante,altro che Stato di diritto.

Se queste sono le parole dei magistrati si può ben dire che quello che sta accadendo intorno al Qatargate e in particolare a una delle imputate attualmente in carcere,cioé l'ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili,é qualcosa di gravissimo e allucinante.

L'avvocato di Eva Kaili,ha infatti spiegato che “l'indagata è stata in isolamento su ordine del giudice istruttore.Per 16 ore è stata in una cella di polizia,non in prigione.Le è stata negata una seconda coperta e le hanno tolto il cappotto,la luce della stanza era sempre accesa impedendole di dormire,era nel suo periodo di ciclo mestruale con abbondanti perdite di sangue e non le era consentito lavarsi”.Ma c'è di più.In oltre 2 mesi di detenzione la Kaili è riuscita a vedere la figlia di 23 mesi solo due volte.Una bimba senza più la presenza dei genitori.Un atto violento che  la bambina pagherà e che ha tutto il sapore di un ricatto per costringere l'imputata a una confessione.

Ora a carico di Eva Kaili ci sono delle accuse ma in ogni stato di diritto vige pur sempre la presunzione di innocenza.E gli atti posti dalla magistratura belga contro la Kaili sono una chiara violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.Eppure questo non dovrebbe essere più il tempo dell'Inquisizione di Torquemada.

Si ha poi come l'impressione che per i magistrati belgi il fatto di indagare su una donna giovane,bella,da loro definita “scaltra”,non è sembrato vero alla narrazione machista che guarda il mondo dal buco della serratura.E che cerca la rappresaglia colpendo la dimensione affettiva,mediante la gestione della bambina,e alla sua intimità,come nel caso del ciclo mestruale,per ricattare e umiliare la detenuta:tutto questo é semplicemente disgustoso e inaccettabile.

E dunque per l’Europa la gestione di questa crisi delle proprie istituzioni,ma anche del modo di agire della magistratura è un passaggio di civiltà decisivo,perché la giustizia e la ricerca della verità giudiziaria siano fondate sulla presunzione di innocenza e lo stato di diritto.Perchè le lapidazioni in pubblica piazza le fanno altrove,in Iran per esempio,e sono quelle da combattere in tutte le forme possano manifestarsi.Facciamo invece rimanere l'Europa la Terra della Magna Charta e della Rivoluzione francese.


 


18 febbraio 2023

LA CONDIVISIONE DELLA SOFFERENZA




"Apocalisse" e "catastrofe" sono stati i termini più usati da tv e giornali per definire la tragedia del devastante terremoto in Siria e Turchia.La gravità e l'entità inimmaginabile del sisma hanno fatto dire a molti esperti che questo terremoto ricorda quello di Lisbona del 1° novembre 1755.Il terremoto di Lisbona,infatti,fu il più tragico e traumatico di tutta la storia europea:durante la festa di Ognissanti di quell'anno una scossa di quasi sei minuti causò la morte di decine di migliaia di persone e la distruzione di gran parte della città.I sobbalzi della terra provocarono anche un violento maremoto:un’onda di 15 metri si abbattè sulla città,sommergendone le macerie e portando via molti dei superstiti.La terra tremò in maniera terrificante,crollarono case e palazzi,la forza del mare sfracellò le navi e inghiottì le strade,divamparono incendi e roghi:60.000 persone morirono in pochi minuti.Il terremoto di Lisbona,oltre che per l’entità dei danni e delle perdite di vite umane,ebbe subito un'eco mondiale,perché all'epoca Lisbona aveva un'importanza rilevante,quarta città continentale per numero di abitanti dopo Londra,Parigi e Napoli,uno dei più importanti imperi coloniali,sede di un importante porto commerciale,avamposto dei traffici verso il nuovo mondo.

Fu per questo che la notizia del terremoto di Lisbona si diffuse rapidamente in tutta Europa.La stampa dell’epoca ne descrisse dettagliatamente i fatti,riportando il racconto dei testimoni oculari,ricostruendo con accuratezza le tragiche vicende e l’entità delle perdite.Si può dire che la tragedia di Lisbona fu la prima vera catastrofe narrata "mediaticamente",attraverso i giornali dell'epoca,che ne diffusero un vero e proprio contagio emotivo,una cassa di risonanza della paura e dell’angoscia.

Gli eventi di Lisbona ebbero anche la capacità di scuotere un’intera generazione e far discutere per decenni tecnici,filosofi, politici e religiosi.In particolare fu il dibattito filosofico sulla catastrofe di Lisbona a coinvolgere i più grandi intelletti del pensiero umano:da Voltaire a Jean-Jacques Rousseau,da Immanuel Kant a Johann Wolfgang Goethe,ognuno dei quali cercò di rispondere alle domande aperte dal sisma.

Così la catastrofe di Lisbona colpì l'immaginario di Voltaire,che pure era personaggio mondano,disincantato,a volte cinico.


A pochi mesi dalla catastrofe egli scrisse di getto il "Poema sul disastro di Lisbona",evidenziando che niente più di un terremoto mette in crisi la nostra convinzione in un provvidenziale "ordine buono" che governa l’andamento degli eventi;niente più di una catastrofe come questa demolisce la fede nell’ottimismo.Le parole di Voltaire erano in realtà una violenta critica contro la concezione del filosofo Leibniz,il quale affermava che "l’uomo vive nel migliore dei mondi possibili".Il poema volterriano,al contrario,è una ribellione contro chi non prova niente difronte alla sofferenza degli innocenti,contro chi rimane indifferente di fronte al dolore di chi non ha colpa.Memorabili le sue parole:

Filosofi che osate gridare tutto è bene,
venite a contemplar queste rovine orrende:
muri a pezzi, carni a brandelli e ceneri.
Donne e infanti ammucchiati uno sull’ altro
sotto pezzi di pietre, membra sparse;
centomila feriti che la terra divora,
straziati e insanguinati ma ancor palpitanti,
sepolti dai lor tetti, perdono senza soccorsi,
tra atroci tormenti, le lor misere vite

E allora,dice Voltaire,nel "Candido":"Se questo è il migliore dei mondi possibili,che saranno dunque gli altri?".Con ciò egli non contesta soltanto l’ottimismo di Leibniz.Egli mette in discussione il senso stesso della filosofia.Il filosofo e più in generale la figura dell'intellettuale,non può e non deve guardare le catastrofi e le sofferenze umane come se fossero cose che non lo riguardano.Il filosofo,al contrario,deve sentirsi coinvolto,commosso,indignato in prima persona.

Anche Jean-Jacques Rousseau fu colpito dalla tragedia di Lisbona.


Ma forse la sua analisi é più profonda rispetto a Voltaire,in quanto il filosofo svizzero mise in evidenza l’impatto dell’intervento dell’uomo sul contesto ambientale.Egli,infatti,così scriveva:"La natura non aveva affatto riunito in quel luogo ventimila case di sei o sette piani e se gli abitanti di quella grande città fossero stati distribuiti più equamente sul territorio e alloggiati in edifici di minor imponenza,il disastro sarebbe stato meno violento o,forse,non ci sarebbe stato affatto".Leggendo queste parole,anche alla luce del drammatico sisma turco-siriano,si può capire quanto il pensiero di Rousseau fosse moderno e profetico,ponendosi quasi come un monito alle generazioni successive.

Più tardi fu l'Illuminismo,usando gli elementi suoi propri della Ragione,della Scienza e della Conoscenza,ad occuparsi della tragedia di Lisbona.Lo fece,in particolare,con una delle più grandi menti di tutti i tempi,quella di Immanuel Kant.
 

Anche lui scrive a pochi mesi di distanza dalla scossa di Lisbona.Lo spirito illuminista del filosofo tedesco reagisce cercando di razionalizzare l’evento:alla spiegazione superstiziosa contrappone la spiegazione scientifica che inaugura l’odierna sismologia.Il testo che scrive é quindi pieno di dati e teorie,di osservazioni empiriche e misurazioni.Ma Kant aggiungeva poi altre riflessioni di carattere morale ed esistenziale.Le catastrofi ci richiamano alla radice ultima della nostra condizione: 

Ecco che assumono un senso tutte quelle devastazioni che lasciano intravedere l’inconsistenza del mondo persino in quelle cose che ci appaiono come le più grandiose e le più importanti:esse ci rammentano che i beni di questa terra non potranno in alcun modo soddisfare la nostra brama di felicità”.

Ed é questa riflessione di Kant che si dovrebbe sempre tener a mente.Desideriamo che il mondo sia totalmente conoscibile e controllabile in ogni suo aspetto,ma di fronte alla catastrofe siamo passivi e impotenti spettatori.Ed é nella impossibilità ed incapacità di affrontare da soli le catastrofi che ognuno di noi cerca l'altrui comprensione e solidarietà.
Eppure ancora oggi,dopo una devastante pandemia e difronte a alla sconvolgente guerra in Ucraina,c'é ancora qualcuno che,sia nella sfera del pubblico e della politica,sia nell'ambito dei nostri privati,ottusi egoismi,vorrebbe rimanere ancora cieco di fronte a queste evidenze,magari alzando muri fisici e mentali,contro l'altro e il diverso Essere Umano,facendo finta di non accorgersi dei luoghi della distruzione e della sofferenza.Luoghi che sono quelli dei terremotati,ma anche quelli dei migranti o della terra d'Ucraina.Ed invece,il terremoto proprio su questo ammonisce:esso sgonfia tutti i desideri di predominio e di conquista,azzera tutte le divisioni e le differenze;ci consegna alla nostra costitutiva limitatezza e fragilità di esseri umani,alla totale vulnerabilità che dovrebbe insegnarci a condividere il dolore e la sofferenza con il genere umano.

16 febbraio 2023

IL MONDO DI VAN GOGH

 


A 170 anni dalla sua nascita,é stata organizzata a Roma,dall'8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023,una mostra sul grande pittore olandese Vincent Van Gogh.Il suo vissuto fu breve,tortuoso il suo cammino,quasi un angoscioso pellegrinaggio verso una meta sconosciuta.Egli stesso scrive,infatti,in una sua lettera:"Noi siamo dei pellegrini,la nostra vita è un lungo cammino,un viaggio dalla terra al cielo".Certamente fu un viaggio personale ed esistenziale in salita quello di van Gogh,che proprio perché amava la vita,era capace di meravigliarsi e commuoversi davanti alla semplice e ammaliante bellezza della semplicità.Attraversò molti posti Van Gogh.E fu uno di questi posti,Parigi,a segnarlo particolarmente.Qui scelse di dedicare la sua esistenza alla pittura,qui conobbe pittori come Monet,Degas,Renoir,Toulouse-Lautrec,che gli apriranno un mondo tutto nuovo.

La sua esistenza sempre così in bilico e precaria ha condotto alcuni registi a creare dei film proprio sulla vita visionaria del pittore olandese. L’ultimo è stato, nel 2018, il film di Julian Schnabel:"Van Gogh – sulla soglia dell’eternità"(sotto)


Il film riprende e dà vita ai colori dei quadri di van Gogh:il giallo del grano,dei girasoli,delle estati torride ma anche ma anche il blu della notte e il rosso dei papaveri.
Un altro film che merita di essere citato è "Vincent e Theo",di Robert Altman,

Questo secondo film si concentra su una delle figure fondamentali nella vita del pittore e cioé il fratello Theo.Fu lui ad aiutarlo economicamente durante tutta la sua vita.Ma non solo.Fondamentali sono lo scambio intenso di lettere che i due fratelli si scambiarono.In esse si delinea chiaramente sia la vulnerabilità psichica di Vincent e i suoi tormenti,sia la sua concezione artistica.Van Gogh,infatti,era affetto da un malessere psichico del quale non si conosce precisamente la natura.Ciò che si sa è che soffriva di attacchi di panico e allucinazioni che gli causavano atti violenti e istinti suicidi.A ciò si aggiungeva anche la predilezione di van Gogh per l’alcol e l’assenzio.
Una delle cose più belle della natura d Van Gogh fu l’amore per gli ultimi.Egli,infatti,si recò nelle regioni minerarie del Belgio per prendersi cura delle persone più fragili,i malati e i minatori. Decise di vivere come loro,dividendo con loro miseri pasti intorno ad un tavolo,alla tenue luce di una lampada.Nasce da qui una delle sue opere più conosciute, I mangiatori di patate.

I deboli,gli emarginati,i dimenticati furono i soggetti prediletti da van Gogh,ossia gli ultimi,i minatori e i lavoratori dei campi.


Ma anche la natura viva,luminosa,i campi di grano e i girasoli,furono le immagini emblema del pittore.


Ma non solo luce,colori forti e il giallo(il colore preferito di Van Gogh).C'è anche il buio della notte tra i capolavori dell'artista olandese.L’opera più importante,coinvolgente di Van Gogh è la Notte Stellataopera realizzata nel 1889.

Questo quadro coinvolge l’osservatore con dei colori che conducono nel turbinio del vento che scuote l’aria,le stelle e il cipresso.Quasi un preannuncio,un’attesa di qualcosa che sta per accadere,qualcosa che può essere bellissimo o terribile.Nella parte bassa del dipinto,la città che ignara dorme.A sinistra, il cipresso che oscilla e vibra come una fiamma. 
Nella vita del pittore fondamentale é l’esperienza in Provenza.Nella sua casa di Arles vive felicemente alcuni mesi con il suo amico Paul Gauguin. Ma la serenità dura poco.I due hanno caratteri diversi,modi d’intendere la vita differenti.Un giorno tra i due scoppia una lite violenta,e Vincent,in preda alle allucinazioni,si mozzò con un rasoio metà di un orecchio.Qualche giorno dopo, van Gogh si ritrasse con un’ampia fasciatura a coprire l’orecchio mutilato.

Fu quest’ultimo episodio a spingerlo a ricoverarsi in un ospedale psichiatrico.In questo periodo di tranquillità e protezione vissuto tra le quattro mura dell’ospedale,poté ritrovare il suo equilibrio e la sua serenità.
L’ultima tappa del suo viaggio terreno è vicino Parigi,dove trova una nuova casa e nuovi paesaggi,prati, campi.Qui,nel mese di luglio del 1890,dopo aver dipinto un campo di grano,mette fine alla sua vita con un colpo di pistola.

Era un animo sensibile van Gogh,forse per questo destinato alla sofferenza.Vedeva e sentiva come il resto della gente non può e non sa.È un dono per tutti noi la sua delicatezza d’animo,la sua sensibilità,i suoi dipinti sanno riprendere il mondo dentro di noi.Per questo dovremo per sempre ringraziare l’artista Vincent van Gogh.Come lui,anche oggi tante anime sensibili,pure,vere non sono comprese,anzi,sono derise,umiliate,calpestate.Van Gogh potrebbe essere un ultimo dei giorni nostri.Magari vittima di quell'odio e quella violenza così diffusa e dilagante ai giorni nostri,nella vita pubblica e nelle vite private.Forse il rimedio sarebbe quello di godere pienamente dell’arte,di quello che essa trasmette e rinascere da essa più grandi,migliori,soprattutto più umani.E forse era questa la missione di questo grande,immortale pittore.

11 febbraio 2023

SE POI PERDI IL TRENO




Mentre Giorgia Meloni in Italia si affannava a difendere i suoi compari di partito e di governo Donzelli e Del Mastro,il Presidente francese Macron,il premier tedesco Olaf Scholz e quello inglese Sunak incontravano Zelensky per discutere della guerra in Ucraina e non solo.La premier italiana di quegli incontri non era stata né avvisata né,tantomeno,ad essi invitata.L’assenza della Meloni e dell'Italia all'incontro dei leader europei con Zelensky é uno smacco politico e personale pesante e anche mediaticamente pone l'Italia,difronte agli alleati occidentali,come Paese comprimario e periferico d'Europa.
Vien allora naturale ripensare a quella foto di 8 mesi fa che ritraeva il predecessore di Meloni,Mario Draghi,proprio con Macron e Scholz,in viaggio su quel treno verso Kiev.Un’immagine che,nel paragone con la situazione attuale,segna un arretramento dell’Italia sullo scenario internazionale. 
Resta il fatto che Zelensky,nelle sue missioni nelle capitali occidentali,è stato a Londra e Parigi,dopo aver incontrato Biden negli USA,ma non ha fatto tappa a Roma.L'uomo simbolo della resistenza all’invasione russa rinuncia ad omaggiare l’Italia,dove c’è una maggioranza di governo non saldissima sul sostegno all’Ucraina,con quei continui distinguo e l’atteggiamento ambiguo sulla fornitura di armi(nonostante i proclami)con le parole del vicepremier Salvini sull’intervento di Zelensky a Sanremo:"Non mi dispiace la sua assenza" e con l'orgogliosa rivendicazione di Berlusconi della sua amicizia con Putin.
Sono dunque passati solo 8 mesi dal viaggio di Draghi,Macron e Scholz a Kiev e già sembra un’altra epoca.Quel treno politico la Meloni lo ha perso.E non ne ripasserà un altro.Lei é rimasta in stazione e l'Italia é stata fatta scendere da quel treno.
Certo,la destra sovranista e populista italiana nel frattempo ha vinto le elezioni politiche e adesso é legittimamente e democraticamente al governo.Ma proprio le pulsioni populiste dell'attuale esecutivo italiano hanno dato adesso un ruolo secondario all'Italia in Europa."La pacchia é finita" diceva in campagna elettorale l'attuale premier sfidando l'Europa.Ma non per l'Europa é finita la pacchia ma per l'Italia che invece tanto ha bisogno dell'Europa come si é visto con i finanziamenti del PNRR.

Ora all'iconica fotografia di Draghi con Macron e Scholz sul treno  verso Kiev,si contrappone un'altra foto,tutt'affatto diversa:quella che evidenzia la triste solitudine del nuovo governo italiano nei palazzi di Bruxelles.Se adesso la Meloni viene esclusa  dall'incontro con Zelensky é(anche)a causa delle simpatie dei suoi sodali di governo Berlusconi e Salvini per il loro "amico" Putin.Quest'Italia non é più vista,come invece accadeva all'epoca di Draghi,come omogenea e funzionale al progetto europeo proprio per le sue posture sovranpopuliste(basti pensare alle posizioni italiane sull'immigrazione).La lingua che parlano Macron e Scholz era la stessa che parlava Mario Draghi,con il quale la prospettiva strategica europea era totale,e non é certo quella di Giorgia Meloni e del suo governo del quale l'Europa fa volentieri a meno.Che tristezza pensanso che l'Italia é uno dei Paesi fondatori dell'Europa.E che tristezza pensare agli uomini e alle menti italiane,da De Gasperi ad Altiero Spinelli,che per il sogno europeo hanno spese le proprie vite. 

Ma la solitudine politica italiana non é solo sulla guerra in Ucraina.In questi giorni in Europa si discute sul problema di una sempre più crescente inflazione e sulle strategie comuni da adottare.Anche qui francesi e tedeschi hanno emarginato l'Italia,andando negli USA a parlare direttamente con l'amministrazione Biden del "Recovery Inflaction Act",il Patto antinflazione.Anche qui la Meloni non solo non c'era ma non  nemmeno era stata avvisata di quell'incontro,cosa impensabile se alla guida del governo ci fosse stato Draghi.

Su un altro rilevante "dossier" é rimasta sola la Sorella d'Italia:quello sui migranti,così fondamentale per il nostro Paese e cavallo di battaglia dei sovranpopulisti italioti.Anche qui,altro terreno di recente scontro con i francesi,siamo fermi al niente,mentre i Paesi dell’Est procedono a costruire i loro muri con l'assenso benevolo della Meloni che così si ritrova a essere sola con i suoi amici sovranisti polacchi ed ungheresi.Ma proprio  sul discorso della ripartizione dei migranti,così importante per l'Italia,Polonia e Ungheria(cioé i più stretti alleati europei della Meloni)non ci sentono né da un orecchio né dall'altro.Perchè poi ognuno é sovranista a casa propria.

Il bilancio finale della politica europea del governo è alla fine questo:sulle tre partite più importanti,Ucraina,sostegno all’economia e immigrazione,Roma torna a casa con un pugno di mosche dopo aver sperimentato a sue spese quanto sia sbagliato il metodo della contrapposizione frontale con gli alleati.

Forse la Meloni pensa di essere ancora sul palco della Garbatella,il quartiere di Roma dove é cresciuta politicamente,a sbraitare contro Macron l'Euro e l'Europa.Quello che si percepisce é che la Meloni si stia un po’ montando la testa,altrimenti non si spiegherebbe una reazione così palesemente stizzita di fronte al mancato "invito"("E' stato un incontro inopportuno",ha detto a proposito del vertice di Macron e Scholz con Zelensky)tanto da convocare una conferenza stampa abbastanza penosa giusto per rispondere ai giornali italiani accusati di "provincialismo" per aver evidenziato il chiaro isolamento italiano. 

Quello che invece la Meloni non ha capito,nella sua esaltata euforia di premier sovranista dopo la sbornia postelettorale,é che a Bruxelles funzionano la fluidità di rapporti,la fiducia reciproca,la collaborazione.Tutte cose che,grazie al prestigio personale di cui godeva Mario Draghi,avevano ridato credibilità al nostro Paese ponendolo al centro della considerazione dei partner europei.