21 febbraio 2023

GIUSTIZIA,NON VENDETTA. DIRITTO, NON BARBARIE



Nello scorso mese di dicembre 2022 è esploso il c.d. "Qatargate",nome attribuito a uno scandalo giudiziario che ha coinvolto l'Europa e,in particolar modo,il parlamento europeo.Il termine rimanda al Qatar,proprio perché le indagini principali riguardano presunte tangenti arrivate a vari parlamentari europei dall'Emirato arabo  per influenzare e determinare a proprio favore la politica dell'europarlamento e rideterminare in positivo l'immagine del regime degli emiri qatarioti,anche in prospettiva dei campionati mondiali di calcio organizzati in quel paese.Ma oltre al Qatar risultano coinvolti anche altri Paesi,a partire dal Marocco,i cui servizi segreti sono sospettati di aver organizzato un giro di mazzette elargite ad alcuni politici europei.

Le pressioni(diciamo così)esercitate dal Qatar sul Parlamento europeo non rappresentano certo una novità.Negli ultimi anni tante lobby pubbliche e private hanno "investito" cifre molto rilevanti per promuovere i propri prodotti e i propri interessi,a partire da farmaci e armi.Così Google,Microsoft,la cinese Huawei,l'italiana Leonardo per non parlare di quanto speso durante la pandemia dalle Big pharma(Pfizer,Astrazeneca, Johnson & Johnson).Allo stesso modo è evidente che nel Parlamento europeo é ben attiva la presenza di Stati autoritari impegnati in attività che di sicuro di "diplomatico" hanno ben poco.Proprio per questo lo scandalo in corso deve interrogarci sulla capacità delle istituzioni comunitarie di tutelarsi dalla illegalità e,contestualmente, di respingerla.

Epperò un'altra questione si pone.Quella,cioé,dei diritti e delle tutele che comunque spettano agli indagati e soprattutto a chi per questa inchiesta é in carcere oramai da più di due mesi.Già,perché uno Stato di diritto maturo,che tutela l'individuo in ogni momento e in ogni sua condizione(anche e soprattutto quando l'individuo é privato del suo più fondamentale diritto,quello alla libertà)ecco,uno Stato di diritto é quello che pone a se stesso i limiti da non travalicare mai nel perseguimento della giustizia e nella punizione del reo.Stato di diritto é quello che cerca giustizia e non vendetta,che applica il diritto e non esercita la barbarie.Uno Stato di diritto si misura da come tratta i colpevoli,non gli innocenti o i pentiti.O,come diceva Cesare Beccaria:"Il carcere(deve essere)la semplice custodia d’un cittadino finché sia giudicato reo,e questa custodia essendo essenzialmente penosa,deve durare il minor tempo possibile e dev'essere meno dura che si possa".Perché il carcere è già la pena.Questo dovrebbe accadere,normalmente,in uno Stato di diritto.Questo dovrebbe accadere in una democrazia europea,soprattutto quando un processo ancora non c'è stato,quando innocenti e colpevoli sono ancora da stabilire.Certo,nello scandalo Qatargate delle mele marce ci sono state sicuramente.Ma il pervertimento e la violazione delle regole del diritto da parte dei giudici belgi che stanno conducendo l'indagine é un qualcosa di talmente osceno che,a dir poco,suscita indignazione .

Così,allibiti,abbiamo ascoltate le dichiarazioni dei magistrati belgi che stanno indagando sul Qatargate che sembrano arrivare direttamente dal cuore del populismo giustizialista.Essi,infatti,in alcune interviste hanno accusato tutti i politici indistintamente di connivenza con la criminalità finanziaria.E nel loro delirio di onnipotenza mediatica questi magistrati son giunti a dire,a proposito di possibili patteggiamenti,che:"I patteggiamenti sono utili a condizione che sia la Procura a negoziare,puntando la pistola alle tempie delle persone indagate”.Testuale.Roba raccappriciante,altro che Stato di diritto.

Se queste sono le parole dei magistrati si può ben dire che quello che sta accadendo intorno al Qatargate e in particolare a una delle imputate attualmente in carcere,cioé l'ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili,é qualcosa di gravissimo e allucinante.

L'avvocato di Eva Kaili,ha infatti spiegato che “l'indagata è stata in isolamento su ordine del giudice istruttore.Per 16 ore è stata in una cella di polizia,non in prigione.Le è stata negata una seconda coperta e le hanno tolto il cappotto,la luce della stanza era sempre accesa impedendole di dormire,era nel suo periodo di ciclo mestruale con abbondanti perdite di sangue e non le era consentito lavarsi”.Ma c'è di più.In oltre 2 mesi di detenzione la Kaili è riuscita a vedere la figlia di 23 mesi solo due volte.Una bimba senza più la presenza dei genitori.Un atto violento che  la bambina pagherà e che ha tutto il sapore di un ricatto per costringere l'imputata a una confessione.

Ora a carico di Eva Kaili ci sono delle accuse ma in ogni stato di diritto vige pur sempre la presunzione di innocenza.E gli atti posti dalla magistratura belga contro la Kaili sono una chiara violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.Eppure questo non dovrebbe essere più il tempo dell'Inquisizione di Torquemada.

Si ha poi come l'impressione che per i magistrati belgi il fatto di indagare su una donna giovane,bella,da loro definita “scaltra”,non è sembrato vero alla narrazione machista che guarda il mondo dal buco della serratura.E che cerca la rappresaglia colpendo la dimensione affettiva,mediante la gestione della bambina,e alla sua intimità,come nel caso del ciclo mestruale,per ricattare e umiliare la detenuta:tutto questo é semplicemente disgustoso e inaccettabile.

E dunque per l’Europa la gestione di questa crisi delle proprie istituzioni,ma anche del modo di agire della magistratura è un passaggio di civiltà decisivo,perché la giustizia e la ricerca della verità giudiziaria siano fondate sulla presunzione di innocenza e lo stato di diritto.Perchè le lapidazioni in pubblica piazza le fanno altrove,in Iran per esempio,e sono quelle da combattere in tutte le forme possano manifestarsi.Facciamo invece rimanere l'Europa la Terra della Magna Charta e della Rivoluzione francese.


 


Nessun commento: