Beniamino Zuncheddu è un nome che rimarrà per sempre come una delle pagine più vergognose della giustizia italiana degli ultimi 30 anni.33 per l'esattezza:gli anni che Beniamino Zuncheddu,appunto,un ex pastore sardo,ha trascorso in carcere da innocente,un'innocenza che solo oggi ha visto riconosciuta,tornando libero dopo una condanna all’ergastolo e una vita trascorsa dietro le sbarre per un reato mai commesso.
Zuncheddu,infatti,è stato assolto nel processo di revisione dai giudici della Corte di Appello di Roma dall’accusa di essere stato l’autore della strage di Sinnai (Cagliari) dell’8 gennaio del 1991 in cui furono uccisi tre pastori.In una delle ultime udienze del processo di revisione,il superstite della strage ha ammesso che il poliziotto che allora conduceva le indagini gli aveva mostrato una foto di Zuncheddu "suggerendogli" di indicarlo come il colpevole.Una roba raccapricciante,se ci si pensa.Se si pensa,cioè,che anche uno di noi possa un giorno trovarsi incolpato di un qualcosa,solo perchè qualcuno usa la giustizia come fosse un telecomando dove scegliere il canale,e in questo caso il colpevole,un nome da accendere e sbattere in galera,senza che un solo giudice si preoccupi di accertare la veridicità di quelle affermazioni.
La fortuna di Zuncheddu è stata quella di aver trovato un avvocato,Mauro Trogu,e un Partito,ovviamente e come sempre quello Radicale di Marco Pannella,che si sono battuti per lui e tramite lui per una giustizia giusta.
Ma anche adesso che tutto è finito non è facile per la magistratura,per la politica e in fondo per ognuno di noi,cavarsela così,come se tutto fosse stato un "errore giudiziario".Come si fa a guardare le immagini in tv di quell'uomo senza chiederci perchè ancora una volta tutto questo è successo.Senza chiederci che cosa hanno fatto(o non fatto)la giustizia,la Politica e cosa abbiamo fatto tutti noi in questi 33 anni per evitare che accadesse quello che invece è accaduto a Zuncheddu.Perchè questo non è un "semplice" errore giudiziario.Qui si sta parlando del furto di libertà e di vita che quell'uomo ha subito e della barbarie di questo presunto Stato di diritto nel quale ci illudiamo di vivere.
In questi 33 anni destra e sinistra hanno avuto feroci scontri proprio sulla giustizia,usandola strumentalmente come arma con cui colpire l'avversario,mai con l'idea e la volontà di una vera e seria riforma strutturale.Dal canto suo la magistratura ha sempre rivendicato un diritto di intromissione impropria nel campo della politica e degli altri Poteri istituzionali.
Intanto Beniamino aveva 27 anni quando le porte del carcere di Bad 'e Carros di Nuoro si chiusero dietro di lui."Desideravo avere una famiglia,costruire qualcosa,essere un libero cittadino come tutti.30 anni fa ero giovane, oggi sono vecchio.Mi hanno rubato tutto".Così ha detto Beniamino dopo la sentenza di assoluzione.Ecco,questo è il punto:il furto di vita e di libertà subito da un uomo innocente per opera di un sistema giudiziario perverso e mostruoso.
Ma se Beniamino è stato assolto,l'assoluzione non c'è per noi che soltanto oggi parliamo della liberazione di un uomo innocente. La sua vita è stata dimenticata anche da noi.Liquidato dalle cronache giudiziarie,abbandonato all’arbitrarietà della ricostruzione dei fatti e alla soggettività delle sentenze,il suo caso è diventato un emblema di come questa giustizia continua a percorrere le vecchie strade dell'orrore giustizialista.Dopo la mostruosità del caso Tortora s'era detto che mai più dovevano esserci infamie giudiziare così enormi.Ed invece rieccoci a parlare delle stesse,identiche cose,della più lunga infamia giudiziaria della storia della Repubblica,costellata di ritrattazioni,depistaggi,false testimonianze, cieca ostinazione a mantenere un impianto accusatorio segnato dal pregiudizio,incapace di ammettere l'errore.
E' dall'efferatezza di questo caso giudiziario che sorge per ognuno il terrore.Perchè quanto avvenuto potrebbe accadere a tutti,e tutti restiamo appesi a un filo che separa l’innocenza dalla colpevolezza.Sotto la mannaia di un possibile arbitrio.È per questo che tanta importanza ha l'esecizio della giustizia in un "normale" Stato di diritto:la sua amministrazione,i suoi organi di controllo, la garanzia dei tre gradi di giudizio dove ogni storia di vita deve essere vista e rivista e rivista ancora,ogni prova deve essere sottoposta a vaglio,e ogni verità riconsiderata e sottoposta a verifica,perchè non si scherza con la vita della gente.Meglio un colpevole fuori che un innocente dentro.
Giustizia deve essere sinonimo di imparzialità,equità ed esercizio della Ragione.Se così non è,la giustizia diventa vendetta,arbitrio,barbarie.E di questo soffrono soprattutto i più poveri e i più marginali.Ed invece proprio questo accade oggi in Italia:accade che le vite più fragili possono essere stritolate in quel perverso meccanismo che è il sistema giudiziario italiano,dove il semplice indagato è vittima dell'indifferenza o,peggio ancora,del pregiudizio che si fa giudizio("se lo hanno arrestato,qualcosa avrà fatto",è il pensiero incivile e barbaro della nostra società).Come Beniamino:una persona semplice,un ex pastore,un ragazzo facile da incastrare,uno che tanto non avrebbe avuto i mezzi nè la voce per difendersi.
La macchina giudiziaria può allora così trasformarsi in una disumana fabbrica di errori,per cortocircuiti di ordine psicologico,politico e sociale, per il ruolo dell’opinione pubblica e della stampa(già,quante forme di perversa interconnessione ha la stampa con la magistratura), per proteggere lo Stato,ma anche per approssimazione, per cecità delle procedure in assenza di confronto con la realtà,quando chi deve decidere è oberato dalle carte,ma più spesso da quei pre-giudizi di cui si diceva.
"Sì, mi hanno liberato, ma oggi sono poco più di un cadavere",ha detto Beniamino Zunchedda.Difronte a queste terribili parole c'è stato un silenzio agghiacciante.Ma veramente nessuno aveva niente da dire o rimproverarsi?Ad esempio,l'Associazione Nazionale Magistrati,non ha niente da dire adesso?E i giornali,che hanno massacrato per anni Zuncheddu non dovrebbero ristabilire la verità dei fatti ricostruendo minuziosamente le ragioni che hanno determinato questo capovolgimento di prospettiva? 33 anni di carcere da innocente.Chi restituirà la vita perduta a Beniamino, allevatore sardo sbattuto ingiustamente in galera? E le forze politiche dovrebbero guardare oltre gli steccati ideologici e pensare ad una riforma della giustizia che eviti orrori come questi e che responsabilizzi maggiormente le toghe affinché rispondano in prima persona dei loro errori come tutte le altre categorie professionali.Una riforma della giustizia è interesse di tutti e invece continua ad essere un terreno di scontro tra destra e sinistra.Ma forse son prorpio il verificarsi di fatti come questi che fanno capire perchè l'Italia è un Paese abbrutito dal punto di vista civile,politico e istituzionale.