Anno nuovo,problema vecchio.Ed irrisolto.Irrisolto "perfino" da questa destra di governo italiana,nonostante tutti i roboanti proclami fatti in campagna elettorale.Il problema dell’emigrazione ha messo in crisi e sta sempre più mettendo in crisi la politica di tutti i paesi democratici ed in particolare del nostro Paese nel quale gli sbarchi di immigrati nel 2023 sono stati 155.000,il 50% in più rispetto al 2022(dati del Ministero dell'Interno)con le relative problematiche di gestione di un fenomeno indubbiamente complesso.
Ma se c'è una costante nella storia dell’umanità,questa è proprio il fenomeno migratorio.Anche i numeri di oggi non sono molto diversi rispetto a quelli di 50 o 60 anni fa.Basti ricordare che la sola emigrazione italiana nel mondo,dal 1861 al 1970,coinvolse complessivamente oltre 27 milioni di cittadini,una cifra davvero impressionante.In soli 5 anni,poi,dal 1958 al 1963,l'Italia "esportò" in Europa oltre 1 milione e mezzo di migranti,molti di questi meridionali.Le classi politiche dell'epoca,infatti,credevano,come sottolinea lo storico Rosario Villari,che questo fosse un modo per fornire una soluzione "spontanea" alla questione meridionale.
Tuttavia,in qualsiasi paese democratico del mondo avanzato,dagli Stati Uniti all'Europa,avviene che le elezioni sono vinte da quelle forze politiche che si schierano contro l’immigrazione.In ogni campagna elettorale tutte le negatività della vita politica e sociale,dalla mancanza di alloggi, agli episodi di violenza,alla crisi della sanità e della scuola sono imputate,soprattutto dalle classi economicamente più deboli,al fenomeno migratorio.Ed il paradosso consiste nel fatto che questo sentimento ostile verso le migrazioni si accentua proprio mentre la crisi demografica e l'evoluzione del mondo del lavoro moltiplicano la richiesta di lavoratori stranieri.
Oltre,quindi,alle esigenze etiche e umanitarie,che sono fondamentali per l’accoglienza di minori,donne, persone fragili e profughi in fuga da guerre,crisi climatiche e carestie,bisogna seriamente porsi difronte al fenomeno migratorio.Non ci si può limitare ad uno scontro puramente ideologico ed elettoralistico tra “accoglienza ad ogni costo”o “nessuna accoglienza”,tra “frontiere aperte” o “porti chiusi”.
Governare il fenomeno migratorio,infatti,significa avere chiare visioni che partono dai dati oggettivi del sistema sociale ed economico italiano(calo demografico,invecchiamento della popolazione,mancanza di manodopera)per poter programmare una integrazione conveniente sia per gli immigrati che per i paesi di accoglienza.Ad oggi,invece,è diffusa,da una parte e dall'altra,una sorta di radicalismo culturale con cui il problema viene affrontato.Questo radicalismo mette in difficoltà i partiti moderati e conservatori.Accade in Italia,con le politiche anti immigrati dei partiti sovranisti di Salvini e Meloni.Ma accade anche in Germania dove il partito neonazista Afd ha conquistato notevoli suffragi elettorali con la sua campagna antimigratoria.O in Olanda dove il partito dell’ex Primo Ministro Rutte è crollato a vantaggio dei partiti propugnanti politiche contro le migrazioni.
Sarebbe quindi interesse comune per l'Europa trovare tra tutti gli Stati politiche condivise al problema migratorio,ed invece nessun progetto comune è stato posto in essere.E questo nemmeno in vista ed anzi proprio perchè tra pochi mesi ci saranno le elezioni europee,nelle quali le migrazioni saranno al centro della campagna elettorale.Così ogni singolo Paese procede per suo conto,con politiche nazionali,del resto velleitarie e inefficaci,ma sempre più ostili al fenomeno migratorio.Basti pensare all'iniziativa del governo Meloni di trasferire verso l'Albania il flusso dei richiedenti asilo,con l'intenzione di trasmettere agli elettori un segnale di durezza.Ma,a parte i dubbi di legalità giuridica e di rispetto dei diritti umani, è evidente che si tratta di un provvedimento economicamente non conveniente per il nostro Paese.L'Italia,infatti,dovrebbe costruire a proprie spese nuove infrastrutture portuali e strutture edilizie oltre a dover affrontare onerosi costi economici per l'espletamento delle procedure burocratiche.
Continuare con l’estremismo della politica anti immigrazione, unita alla becera comunicazione della stampa di destra(un disgusto i titoli di "Libero","La Verità" ed "Il Giornale")non fa che alimentare sentimenti razzisti anti migranti,senza minimamente riflettere sulle opportunità e le possibili risorse che l’immigrazione ci offre,e valutare in modo oggettivo i costi e i benefici che l’immigrazione è in grado di portare alla nostra economia.Le dichiarazioni di Meloni e del ministro-cognato Lollobrigida che farneticano addirittura di "sostituzione etnica",delineano l'ottusa visione ideologica e l'incapacità del governo di vedere le opportunità che i migranti possono fornire all’economia italiana e alla tenuta del sistema previdenziale.Senza i migranti,infatti,tra soli 20 anni i conti Inps saranno critici. Il minimo storico di nascite è un numero pericoloso per la sostenibilità delle pensioni. In prospettiva, con questa demografia, avremo più o meno lo stesso numero di persone che vanno in pensione e che entrano nel mercato del lavoro.Un rapporto di uno a uno.
Le economie ricche occidentali hanno invece tutte molti migranti. Anche noi abbiamo l’esigenza di coprire la domanda di lavori con gli stranieri.La soluzione non può che essere l’accesso di un’immigrazione regolare e fluida. Anche perché, chi arriva in Italia è per lo più giovane e contribuirebbe perciò alla sostenibilità del welfare italiano.Con le ottuse politiche di questo governo,invece,non solo non siamo rispettosi dei nostri doveri morali e giuridici verso i migranti,ma nemmeno si farebbero gli interessi di un Paese destinato a restare senza futuro.
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