Ma quando si parla di rispetto vengono subito alla mente quelle parole di Nelson Mandela:"Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene,ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri".E allora accanto alla parola rispetto c'è un'altra parola che con essa fa quasi rima;quest'altra parola,però,non può essere parola di un solo anno, ma è parola di sempre e per sempre:"Libertà" è quella parola.Il termine «Libertà» è pieno di significati:comprende sentimenti ed aspirazioni;esprime ciò che ognuno vorrebbe essere ma spesso non può essere. Essere liberi o «liberi di essere» è un'esigenza imprescindibile per l’umanità tutta e per ogni singolo individuo.Su di essa si sono scritte Costituzioni e Dichiarazioni Universali,eppure ancora oggi si sente la necessità di parlarne.E allora la domanda è:cos’è la libertà?Ed esiste oggi nel concreto ?E siamo davvero tutti liberi?
La parola «Libertà» deriva dal latino "libertas" e la sua radice è la stessa di «figlio»(liberi)e «libro»(liber):indica perciò apertura alla vita,alle relazioni interpersonali,al sapere e alla conoscenza.E' una parola pronunciata spesso in questi tempi di prigionie mentali,di muri psicologici e fisici,di atmosfere lugubri,soppressive e oppressive di diritti,di arroganti pretese di supremazie di razza.Ed invece ciascuno di noi,ciascun individuo dovrebbe essere generatore di libertà,rispettare gli altrui diritti e far sì che questi si possano esplicare pienamente.Ma per fare questo occorre cambiare il nostro modo di vivere.Il che significa guardare e conoscere l’altro senza pregiudizi,odi,rancori e violenza contro il "diverso",quale che sia quella diversità:di idee,razza,religione od orientamento sessuale.
Libertà significa appunto questo:arricchire le vite degli altri,sapere che ci sono "anche" altrui diritti che vanno tutelati.Soprattutto quei diritti che oggi sono "ridotti" o del tutto annullati da parte della politica,della magistratura ma in fondo da parte di tutti noi:i diritti dei carcerati,dei migranti in fuga dalle guerre e dalla fame,i diritti delle donne,dei bambini,dei disabili e quelli degli anziani.Perchè proprio riconoscendo e tutelando ANCHE quei diritti si riemerge dai nostri abissi di egoismi,indifferenza ed insensibilità,dando invece anche agli altri le stesse opportunità che chiediamo siano date a noi.L'arricchimento dei diritti altrui è anche nostro arricchimento:arricchimento di conoscenza negli altri,conoscenza di storie e cultura,nel rispetto(ritorna la parola)ciascuno delle proprie culture e identità.Perchè ogni individuo esiste nella sua unicità,ma non può prescindere dall’altro,nell’ecosistema complessivo dell'Umanità.E' perciò che la libertà,come diceva Nelson Mandela,non può sussistere se non con il rispetto dell'altro,del suo diritto ad essere Umanità.
Tutti abbiamo bisogno di libertà:libertà per i popoli che vogliono essere liberi di vivere la propria storia,cultura e religione,senza prevaricazioni e oppressioni di altri Stati e di altri popoli.Libertà per le donne di essere sé stesse senza timori di violenze e pregiudizi.Libertà per ognuno di vivere la propria sessualità e di amarsi liberamente.Libertà di pensare e di agire con l’unico vincolo di rispettare l’altro,perché se nella relazione non c’è rispetto per l'altro non può esserci reciprocità, né costruzione di valori.
Libertà richiede però impegno,costanza e coraggio.È un valore assoluto, ma non ha validità assoluta:c’è sempre qualcuno o qualcosa che da un momento all’altro può sottrarcela.Impegnarsi,perciò,ad esercitare sempre il pensiero,che poi significa "semplicemente" essere liberali.E avere coraggio:coraggio di sottrarsi al pensiero dominante e scoprire nuovi valori in cui credere; di scrollarsi di dosso le convenzioni che ci soffocano e costruire un rapporto autentico con gli altri e con sé stessi.Il "mestiere" di pensare e la determinazione di non accettare i conformistici comportamenti per ingraziarsi i potenti,dà consapevolezza di sé e dignità a ciascuno:è così che si semina speranza.Sperare,però,secondo le parole di Marco Pannella:"Spes contra spem",cioè "osare l’inosabile”,“essere speranza (spes)piuttosto che avere speranza (spem)”;essere,farsi speranza nella propria carne,attraverso il proprio corpo opposto al potere.Speranza attraverso la propria azione,senza rimanere immobili nel sogno e nella rassegnazione aspettando passivamente che qualcosa prima o poi si avveri.