Il 19 settembre 1985 ricorrono i 40 anni dalla morte di Italo Calvino,uno dei più grandi scrittori italiani del secondo dopoguerra.
Per quella sua inquietudine intellettuale,per la sua cultura e scrittura multiforme,per la sua vita privata discreta e schiva, Calvino costituisce un unicum nel panorama italiano.Certamente in lui influì l’ambiente familiare e d’infanzia.Nasce a Cuba, il 15 ottobre 1923,figlio di due scienziati.Entrambi i genitori erano liberi pensatori, agnostici, se non apertamente anticlericali: il padre fu mazziniano, anarchico e poi socialista; la madre atea e socialista.Dopo il liceo (dove fu compagno di classe di Eugenio Scalfari)e alla caduta di Mussolini,partecipò attivamente alla Resistenza nella Brigata Garibaldi,legata al PCI.
Dopo la fine della guerra, collaborò con la casa editrice Einaudi, e fu lì che conobbe Vittorini e Pavese,divenendo poi amico di Natalia Ginzburg, Felice Balbo, Giulio Bollati e Luciano Foà.Nel frattempo,dopo l'attività partigiana,si impegnò in politica nel PCI,che abbandonò nel 1956 a seguito dei fatti d'Ungheria per la scelta del partito di appoggiare l'intervento armato dell'URSS.
Nel 1967 Calvino si trasferì a Parigi,dove conobbe Roland Barthes, Georges Perec, Raymond Queneau e qui sviluppò le esperienze letterarie e gli studi sulla semiologia che segnarono lo stile di Calvino,per riflettere sul valore del linguaggio.Calvino visse a Parigi per 13 anni, senza mai interrompere le relazioni con Einaudi e con l’Italia.Rientrato in Italia nel 1980, morì nell’ospedale di Siena il 19 settembre 1985, in seguito a un ictus che lo aveva colpito nella sua casa di Castiglione della Pescaia.
La poetica di Calvino si muove sul doppio binario del realismo e della fiaba,durante la quale intreccia storia e fantasia con elementi fiabeschi che danno un valore allegorico, che gli permette di esprimere una propria autonoma visione del mondo.Lo scrittore fu attento ai problemi sociali e alla questione "operaia" sempre viva nella nostra storia del secolo XX.Questo periodo fu caratterizzato dal suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno (1947), un romanzo sulla Resistenza,e dalla raccolta di racconti Ultimo viene il corvo del 1949. In questa fase, Calvino aderisce ai principi del Neorealismo, ma lo fa con una prospettiva originale, raccontando la guerra e la Resistenza attraverso lo sguardo ingenuo di un bambino,Pin,rendendo la realtà drammatica quasi fiabesca,mantenendo però il senso dell'asprezza degli eventi.
Calvino ebbe anche la capacità di "guardare" dentro quel "nuovo mondo" che dopo la guerra si andava sviluppando.Erano gli anni del boom economico, dell’affacciarsi di nuove tecnologie,con il progresso che si arricchisce di nuove conoscenze,ma che al contempo impone una riflessione sui limiti della conoscenza e sul posto occupato dall’uomo nel mondo:non più centrale, ma marginale,semplice anello tra gli altri elementi dell’universo.Così egli cerca di andare oltre la sola cultura umanistica,ricercando nuove forme di linguaggio,svecchiando quelle di prima.
Oltre la fase neorealistica ci fu il mondo della "Fiaba", intesa non quale favola spicciola, ma nel senso di "visione fantastica" con il persistente riferimento ad una "realtà" di sottofondo.Perchè Calvino è conscio che l’uomo è sempre alla ricerca di sé,non riuscendo mai a realizzarsi in pieno.Allo stile e alla sensibilità fiabeschi appartengono le opere che gli diedero maggiore notorietà:Il visconte dimezzato,Il barone rampante e Il cavaliere inesistente.In tema di fiabe, non si possono non citare la Raccolta delle fiabe italiane, che rese lo scrittore il quasi-corrispettivo di altri autori in Europa: Hans Christian Andersen in Danimarca; i fratelli Jacob Ludwig Karl e Wilhelm Karl Grimm in Germania; Charles Perrault e Jean de La Fontaine in Francia. Con questa opera Calvino copre un vuoto della nostra letteratura.
Vennero poi gli altri suoi celebri scritti: Le Cosmicomiche,Ti con Zero,le Città invisibili,il Castello dei destini incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore.Tutte queste sono opere di un Calvino che non crede più alla Storia, non crede più a un mondo in cui si poteva e si doveva lottare per cercare di migliorarlo, come aveva fatto durante la militanza partigiana e poi politica all’interno del Pci fino al 1957. A questo atteggiamento si sostituisce piano piano la presa di coscienza di quanto quelle lotte siano inutili, e anzi come tutti gli sforzi per realizzare utopie politiche si risolvano in tragedie collettive,con evidente riferimento all’invasione sovietica dell’Ungheria e alla sua fuoriuscita dal PCI. È in questa fase che Calvino comincia a spostare l’ambito della sua utopia dalla politica alla letteratura.
Calvino è sorprendentemente attuale anche per un altro motivo.«Affidato-egli diceva- a un computer il compito di fare operazioni, avremo la macchina capace di sostituire il poeta e lo scrittore?Così come abbiamo già macchine che leggono, macchine che traducono,così avremo macchine capaci di ideare e comporre poesie e romanzi?». Questo si chiedeva Calvino in una conferenza del novembre del 1967,ed è questo che oggi noi ci chiediamo difronte al crescente spazio conquistato dall'Intelligenza Artificiale(AI).Le affermazioni dello scrittore ligure colpiscono per la loro carica profetica. Egli aggiunge: «E in questo momento non penso a una macchina capace solo di una produzione letteraria; penso a una macchina scrivente che metta in gioco gli elementi da noi considerati come i gelosi attributi dell’intimità psicologica,dell’esperienza vissuta,gli strazi interiori».
Alla fine ci accorgamo di quanto Calvino sia figura centrale nella letteratura italiana del Novecento.Ha attraversato le inquietudini della società italiana, lo slancio della ricostruzione dopo il disastro della Seconda guerra mondiale, la delusione del crollo degli ideali e l’amarezza di fronte al vuoto della società dei costumi.Di fronte alle tensioni e alle sfide di un mondo che sempre più scopre aree di applicazione dell’intelligenza artificiale,possiamo dire che la ricerca calviniana offre tanti spunti di riflessione.In particolare sul valore della lettura e del ruolo del lettore.A fronte del rischio di «declassamento» del lettore da parte dell’intelligenza artificiale, la valorizzazione del lettore e della lettura apre spazi di libertà e responsabilità,cura e formazione.Importante,per Calvino,è certamente mantenere la sensibilità e il modo "umano" di esprimersi dell'artista,difronte all'asetticità della macchina.Ma ancor più importante non può,non deve mai mancare l’intelligenza critica del lettore.