Avevo da poco finito di scrivere il post du di lei,sulla regista e attivista per i diritti umani iraniana Maysoon Majidi, detenuta presso il carcere di Reggio Calabria,quando, finalmente,è giunta la notizia tanto attesa: il Tribunale di Crotone ha rimesso in libertà Maysoon Majidi.
Maysoon Majidi è nata in Iran. Nel 2019 con suo fratello scappa dall'Iran per sfuggire a un mandato di arresto. La sua colpa? I diritti. Ci sono Paesi in cui la difesa dei diritti costa nel migliore dei casi il carcere e nel peggiore la vita.Così insieme al fratello decide di partire,giungendo,dopo un lungo peregrinare,fino alle coste del crotonese.Senonchè,per sua sfortuna,attracca in un Paese – il nostro – dove,da qualche tempo c'è l’ossessione di scovare scafisti in tutto l’orbe terraqueo. Così basta che alcune persone delle forze dell’ordine traducano poco e male le testimonianze dei suoi compagni di viaggio per essere accusata di essere l’aiuto del capitano,perciò scafista anche lei.E la prova "regina" sarebbe che Majidi distribuiva acqua durante il viaggio, evitando che i migranti venissero cotti dal sale e dal sole.Eh sì,perchè oggi in Italia è diventato reato anche l'umanità.
Così Maysoon viene arrestata e sbattuta in carcere.Lì dentro arriva a pesare 40 chili per uno sciopero della fame per invocare la propria innocenza.
Dopo quasi un anno dall' arresto e dopo aver trascorso mesi di carcere in situazioni degradanti per l'assenza di condizioni igienico-sanitario degne di un Paese civile,Maysoon ha respirato l’odore della libertà nella notte, lasciando le mura del carcere di San Pietro a Reggio Calabria.Dopo dieci mesi,dopo 300 giorni di detenzione e un lungo processo che l'ha vista imputata con l’accusa di essere una scafista, il tribunale di Crotone ha accolto la richiesta di assoluzione,disponendo la liberazione immediata.
Perchè è questo che oggi accade in Italia..Lei che era attivista per l’HANA,l'associazione dei diritti dei curdi iraniani lei che ha girato il corto Thirsty Flight e tenuto una manifestazione di denuncia davanti alla sede ONU della città curda di Erbil,ricordando l’uccisione di Mahsa Amini, da parte della ‘polizia morale',iraniana per un velo portato male, sperava di trovare in Europa la tanto decantata libertà,ecco in Italia proprio lei si è trovata in una cella.
Maysoon si è ritrovata in cella per la feroce normativa antimigranti e anti ONG fatta approvare dall'esecutivo Meloni-Salvini-Piantedosi.E a nulla sono valse le dichiarazioni spontanee rese dall’imputata, suffragate da foto con cui spiegava le ragioni per cui ha potuto girare un video quando era in coperta.Lei è proprio l'esempio,fra i 200 altri casi che si potrebbero richiamare,contro cui si accanisce, spesso perdendo poi i processi, una repressione a caccia di chi rende possibile l’ingresso nel Paese, ma in realtà si limita ad essere solidale con chi è nella stessa barca.Una donna che combatte per la libertà,la sua e quella dell'Iran,il cui regime brutale e sanguinario è giustamente condannato da governo e opposizioni, ma che quando diventano richiedenti asilo, vanno incarcerate.Questa è la logica repressiva di questo governo,frutto di una perversa narrazione secondo la quale sarebbe in corso una "sostituzione etnica".
Ora,che tutto si è concluso (Maysoon però ha perso in carcere un anno della sua vita)resta la domanda.Semplice.Difronte a situazioni come queste è così difficile lasciare da parte,almeno per una volta l'ideologia,il calcolo elettorale,che poi si trasformano in disumanità,e distinguere le vittime dai carnefici ?
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