Fernando Botero (Madellìn, 1932 – Monaco, 2023) non aveva mai avuto tanto spazio in Italia quanto quello dedicatogli alla mostra a lui dedicata a Palazzo Bonaparte con Botero, La Grande Mostra, il progetto espositivo realizzato a un anno dallamorte del grande artista colombiano aperta fino al 19 gennaio 2025. La mostra, a cura di Lina Botero, figlia dell’artista, ne ripercorre i 60 anni di carriera attraverso oltre 120 opere,che ben attestano la ricchezza produttiva dell'artista.
Dipinti, acquerelli,carboncini, sculture popolano le sale di Palazzo Bonaparte,lo storico edificio romano sede di numerose esposizioni artistiche(tra le altre solo l'anno quella su Van Gogh),testimoniano la continua ricerca dell'artista,che pure rimase sempre nell'ambito dei suoi originali canoni espressivi.E del resto proprio queste furono le sue parole quando,in un'intervista,disse "La pittura, ogni singolo giorno, ti porta a percorrere nuove strade e a non smettere mai di fare pratica”.
Nelle sale di Palazzo Bonaparte le opere di grandi e piccole dimensioni riunite raccontano la costante cifra espressiva di Botero e cioè la rotondità del suo stile la cui forza sta probabilmente in quella di dilatare a dismisura i volumi di personaggi e oggetti in quella che vuole essere una celebrazione, anche ironica, dell’abbondanza.
Quelle inconfondibili monumentali forme di soggetti e cose, la loro fisicità massiccia e corpulenta, i colori sgargianti, lo hanno reso unico ed originale.Quell’opulenza di forme affonda le sue radici nell’ammirazione che egli ebbe per l’arte italiana del Rinascimento oltre che nelle sue origini colombiane.Esse,lungi dall’essere una rappresentazione della realtà, intendono proporsi come positività,ricchezza e anzi ricchezza di vita.Quella dilatazione delle forme voleva dunque essere una tensione verso la positività.Un augurio,una gioiosa metafora di speranza, prosperità e abbondanza.Anzi lo auspicava apertamente quando diceva:"La realtà è arida,preferisco comunicare la pienezza".
La mostra vuole poi anche porre l’attenzione sull’intenso rapporto che l’artista ebbe con l’Italia. Un rapporto che Botero sviluppò fin dal suo primo viaggio in Europa, quando ebbe occasione di confrontarsi con i capolavori del Quattrocento e del Rinascimento italiano.Così come hanno fatto risaltare molti critici d'arte egli ammirò sempre Piero della Francesca, Paolo Uccello, Masaccio ed è da loro che mutuò quel senso del volume, quella pienezza dei corpi nello spazio che divennero la matrice della sua inconfondibile cifra stilistica, nonché lezione che l’artista continuò ad approfondire lungo tutto il corso della sua vita.
Non a caso la mostra si apre,in una delle sue prime sezioni,con un:"Omaggio a Mantegna,del 1958.Un lavoro che l’artista realizzò per rendere omaggio al Mantegna da cui fu folgarato in una visita da lui fatta a Mantova.C'è stato sempre un grande dibattito tra i critici a favore o contro l'opera di Botero.Ma l'incontestabile "unicità" dell'artista colombiano rende sempre stimolante visitare la sua mostra.C'è tempo fino al 19 gennaio 2025.
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