01 ottobre 2024

LIBERALE E GALANTUOMO

 





Il 1° ottobre del 1992 moriva a Roma Salvatore Valitutti;moriva lontano dalla sua Bellosguardo,in provincia di Salerno,dov'era nato giusto 85 anni prima,il 30 settembre 1907.

Non credo che oggi siano molti a conoscere o a ricordare Salvatore Valitutti.Del resto anche lui,con quel suo sguardo gentile e mite,con il suo fare da galantuomo,non potrebbe certo adattarsi a starci in questi tempi nostri,cattivi,amorali e avaloriali e in una politica sguaiata,volgare e incolta com'è quella italiana.

Ma di Salvatore Valitutti ce ne ricordiamo noi,liberali elettori del "suo" storico collegio elettorale Benevento-Avellino-Salerno;lo ricordiamo bene Salvatore Valitutti,per quella sua signorilità, per l'integrità morale,per la sua vasta cultura,per la sua profonda conoscenza e passione del mondo scolastico e universitario. 

Sì,perchè Salvatore Valitutti fu grande intellettuale,Rettore in molte Università italiane e un'autorità nel mondo della scuola,Presidente della Società Dante Alighieri e non a caso anche Ministro della Pubblica Istruzione.Ma fu anche liberale vero.Nel 1953 venne sollecitato perchè accettasse la candidatura alla Camera nelle fila della Democrazia Cristiana,in qualsiasi collegio egli desiderasse.Sarebbe stato facile per lui accettare e avere porte aperte alla carriera politica e professionale.Ma lui rifiutò,per la sua ferma convinzione liberale.

Valitutti fu allievo e rimase sempre legato al grande filosofo Giovanni Gentile,che si accorse delle sue capacità e che lo definì uno dei «miei ragazzi» anche se,ricordò una volta Valitutti,«la mia formazione intellettuale è più crociana che gentiliana ma io sono tra quelli che più soffrirono del contrasto tra i due filosofi".

Valitutti,come accadde a molti altri intellettuali e politici dell'epoca,poi approdati in altre e anzi opposte sponde politiche,si iscrisse al Partito fascista.Ma quella fu un'adesione,a dir così, più intellettuale e culturale che politica.Egli infatti vedeva il fascismo come completamento dell’unificazione italiana e come la risposta all’incapacità delle classi dirigenti risorgimentali di dare dimensione popolare alla rivoluzione,innanzitutto morale,del Risorgimento.Furono poi le vicende successive a far riflettere Valitutti sulla drammatica inconsistenza della costruzione ideologica del fascismo.Fu allora che cominciò a partecipare alle iniziative della sezione locale dell'Istituto filosofico animato da Aldo Capitini,luogo di incontro del dissenso antifascista.Nel 1953 si iscrisse poi al PLI,quasi come naturale conseguenza della sua formazione crociana.

E fu in quella fase che Valitutti,sciolto dalla lettura nazionalistica del suo maestro Gentile,approfondì lo studio di Giuseppe Mazzini che divenne per lui antesignano della religione della libertà,connesso con il pensiero liberale di Francesco De Sanctis,Benedetto Croce,Giovanni Amendola e Luigi Einaudi,che divennero per lui i "maiores" del liberalismo italiano.

Fu liberale vero Salvatore Valitutti,e proprio perchè tale anche nel PLI sviluppò una posizione propria intellettualmente autonoma,libera,niente affatto irregimentata in qualche disciplina di partito,semmai ce ne fossero state.Così,pur non essendo legato alla sinistra interna del partito,esercitò una critica alla lunga segreteria di Giovanni Malagodi e all’isolamento nel quale il Partito si ritrovava da quando nel quadro politico italiano era sorto il centrosinistra. In questo senso è indicativo il suo intervento al Senato del 3 dicembre 1974 sulla fiducia al governo Moro-La Malfa, nel corso del quale sottolineò la novità di quell’esecutivo, definito un ponte per consentire alla democrazia italiana di raggiungere nuovi lidi. Ne colse il senso Ugo La Malfa, che lo giudicò un «ottimo discorso, pieno di idee e di pathos».

Come ovvio il suo impegno politico privilegiò i temi a lui cari della scuola, della pedagogia e del ruolo delle nuove generazioni quale antidoto alla degenerazione oligarchica.Anzi la sua opera più significativa fu “La Rivoluzione Giovanile”,considerata una vera introduzione all’analisi della società emergente e una previsione dei moti studenteschi del 1968.

Ma forse le parole che meglio descrivono l'opera e il pensiero di Salvatore Valitutti furono quelle di Valerio Zanone che di lui disse: “Valitutti fu, nei liberali,fra i primi a trarre dagli studi di scienza politica e di dottrina dello Stato la cognizione della esigenza ormai inderogabile di dare nuova forma allo stato,al governo, alle pubbliche istituzioni”.

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