Chissà se ci ricordiamo quando le donne e le ragazze italiane si tagliavano i capelli per solidarietà con le donne iraniane? E chissà se ce lo ricordiamo ancora quel nome,quello di Masha Amini,uccisa dalla polizia "morale" iraniana nel 2022 perchè indossava il velo in modo "sconveniente".E ce le ricordiamo ancora tutte le altre donne e ragazze iraniane uccise dopo di lei per essersi ribellate al regime tirannico e sanguinario degli Ayatollah?E ci sono forse passate di mente quelle loro parole di libertà:"Woman,Life,Freedom"("Donne,Vita e Libertà")gridate per rivendicare il loro diritto alla vita e alla libertà.Sì,le abbiamo dimenticate e le abbiamo abbandonate al loro destino quelle ragazze iraniane che pure continuano a lottare "a mani nude" per usare il titolo del libro del giornalista di Radio Radicale, Mariano Giustino per la loro e la nostra libertà.
Si,abbiamo smesso di parlarne,abbiamo smesso di indignarci per le ragazze iraniane.Ma su quello che sta accadendo sul patrio suolo italico proprio contro una ragazza iraniana non possiamo in alcun modo far finta di niente.
Maysoon Majidi si chiama quella ragazza,ha 28 anni,e nel dicembre 2023 è stata arrestata dalla polizia italiana perché ritenuta una “scafista”.Maysoon ora è in prigione a Castrovillari e in quel carcere di Calabria Maysoon ha fatto lo sciopero della fame e ora pesa appena 40 chili.Ha fatto lo sciopero della fame perchè la sua è una vicenda assurda.Una vicenda kafkiana.O forse,"soltanto",una vicenda italiana.
Maysoon è una regista curdo-iraniana,conosciuta anche in campo internazionale,un’attivista che ha combattuto il regime tanto da dover scappare da quel Paese e l'anno scorso è arrivata in Italia.Pensava di essere arrivata nella "civilissima" Italia,in un Paese dove è assicurato,al contrario che in Iran,il rispetto delle idee e del diritto.Invece è arrivata in "questa" Italia,che ormai tutto è,tranne che terra di diritti.Così,invece di poter chiedere asilo e ricevere protezione e dopo essere sfuggita al regime degli Ayatollah,è stata incarcerata proprio nel nostro Paese dove credeva di aver raggiunto la salvezza.
Ora Maysoon è in un carcere italiano,in attesa oramai da un anno della definizione del processo a suo carico.Accusata,in base al "famigerato" Decreto Cutro,di favoreggiamento di immigrazione clandestina,cioè di essere una "scafista",quella categoria di persone che la Premier Meloni vuole combattere su tutto l'"orbe terracqueo".
Le accuse si basano su poche,incerte testimonianze di persone che avevano dichiarato di aver viaggiato con lei nell’ultimo tratto del viaggio in barca.Testimoni interrogati in fretta e anche,in certo qual modo,"indirizzati" verso certo dichiarazioni.Testimoni che poi,rintracciati in Germania,hanno ritrattato tutto,dichiarandosi pronti a confermarlo in Tribunale.Ma la Procura neanche si cura di chiamarli.
Così Maysoon resta in quell'infame sistema carcerario italiano per il quale l'Italia,è stata già più volte condannata dalla Corte Europea dei Diritti Umani.Ma forse la condanna più dura che deve far vergognare questo Stato,l'ha inflitta proprio Maysoon quando ha detto ai suoi legali di preferire di affrontare il suo destino in Iran dove almeno sa benissimo perché è perseguitata,invece che stare in carcere in Italia per qualcosa che non ha commesso.
Ecco,questo accade oggi in Italia in materia di immigrazione attraverso le aberranti leggi di questo governo.Questo è il frutto delle leggi sull’immigrazione varate da un governo reazionario e illiberale che infierisce sulla carne viva dei profughi che fuggono dalle guerre,dalle violenze,dalla fame e dalle carestie.Un governo che persegue le ONG,colpevoli del reato di "umanità",di aiutare tanti poveri cristi a non affogare nelle acque del Mediterraneo nelle loro fughe dal dolore e dalla disperazione.Un governo che respinge i migrati e nelle sue deliranti farneticazioni parla di fantomatiche "sostituzioni etniche",legittimando di fatto le violenze e le torture nelle carceri libiche sui migranti e con le sue leggi permette ora di arrestare una donna,una attivista iraniana per i diritti umani.
Maysoon Majidi sarebbe dunque una "scafista".Ma se scafisti sono, come spesso accade, persone che non possono permettersi il viaggio organizzato dai trafficanti e che per questo vengono costretti a guidare la barca con la quale fuggire(si veda a tal proposito il bel film di Matteo Garrone "Io,capitano",nella clip sotto)
è difficile che Maysoon Majidi lo sia perché è riuscita a dimostrare tutti i pagamenti fatti.Il padre,professore universitario,ha venduto tutto,casa compresa,per far partire lei e il fratello(che adesso è in Germania).Maysoon è iraniana di etnia Curda,cioè quell'etnia più perseguitata dal regime e per giunta attivista per i diritti delle donne. A chi altri bisognerebbe dare rifugio in Italia,se non a lei? Ed invece Maysoon resta in carcere.
La nostra coscienza e la nostra civiltà giuridica ci dovrebbe dire che c’è qualcosa che non torna in questa vicenda,nella facilità con cui mettiamo in prigione donne fuggite da un regime che diciamo di aborrire. C’è molto, moltissimo che non torna nelle leggi che sono state fatte per contrastare l’immigrazione illegale e che rischiano invece di generare solo nuovo dolore e nuove ingiustizie.“Donna, vita, libertà” è un urlo che dovrebbe valere sempre per le ragazze iraniane cui abbiamo promesso una solidarietà vuota e ipocrita se non ci sentiamo neanche in dovere di dar loro rifugi.
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