Così il mondo si interroga sulle conseguenze che la vittoria dell'uno o dell'altra candidata avranno sulle relazioni globali in un periodo caratterizzato da forti attriti e da due scontri aperti che tengono il mondo con il fiato sospeso.
Da una parte c’è un Trump che ha già vissuto una esperienza da Presidente nel quadriennio 2016-2020;dall’altra c’è Kamala Harris che finora ha ricoperto la carica di vicepresidenza dell'amministrazione Biden,e che propone una linea di continuità politica-economica.
Ma gli occhi del mondo sono particolarmente puntati su Donald Trump che vuole ridiventare presidente con i suoi proclami anti-élite (dalle quali,peraltro,lui stesso proviene).Anche in questa campagna elettorale Trump ha usato lo slogan della sua propaganda:“Make America Great Again”,facendo del contrasto all’immigrazione,l’ostilità alle minoranze etniche e la riduzione degli impegni multilaterali i suoi punti fermi.Un'America che,secondo il ricchissimo tycoon,può tornare grande solo con un ripiegamento su sé stessa.E tuttavia,questa concezione di Trump sta a dimostrare il suo "analfabetismo" economico e politico,in quanto gli USA sono diventati grandi e potenti proprio quando hanno abbandonato le politiche isolazioniste aprendosi al mondo e alle alleanze internazionali.
L'approccio in politica estera di Trump è dunque di natura unilateralista,basato sulle relazioni bilaterali,ostile alla mondializzazione e con la volontà di riconciliarsi con la Russia di Putin,interrompendo ogni aiuto all'Ucraina,lasciando ai Paesi europei, asiatici e del Golfo le responsabilità dirette, e i relativi oneri,correlati alla loro sicurezza.Molti osservatori però,proprio per questo auspicano una vittoria di Harris,per far sì che gli Stati Uniti possano riprendere il ruolo che hanno avuto nel corso del XX secolo,accresciuto dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica: quello,cioè,di Paese certo non più con egemonia incontrastata ma governata in un mondo in via di progressiva liberalizzazione.
È questo il clima che si respira negli USA alla vigilia delle elezioni, che si svolgeranno in un Paese caratterizzato da profonde divisioni interne, con elettori spesso iper-polarizzati dall’una o dall’altra parte, in cui alcuni Stati chiave vedono grandi comunità etniche assumere un ruolo determinante nella scelta del candidato.
E dunque verso quali nuovi (o vecchi?) equilibri globali si muove l'America?Con il dissolvimento dell’Unione Sovietica è indubitabile che ci si è avviati verso un mondo multipolare.La nascita di nuovi equilibri economici mondiali.L’opposizione all’attuale sistema (i BRICS) è guidata da una Cina che rappresenta una sfida strategica, economica e tecnologica, che vuole contendere il primato agli USA e che sta calamitando attorno a sé Paesi che ne condividono l’approccio autoritario e la vocazione antioccidentale.Una coalizione che vede nella Cina e nella Russia i due Paesi che rappresentano una sfida sempre più significativa sui mari,vera arteria economica mondiale. Sul mare viaggiano, infatti, l’80% delle merci,corrono le linee di approvvigionamento energetico e si srotolano le migliaia di chilometri di cavi per i collegamenti telematici.Bloccare l’accesso al mare significa bloccare l’economia globale.
Gli Stati Uniti hanno compreso la sfida che si va delineando. Attualmente sul mare non hanno pari, né rivali. Sono l’unica potenza globale in campo, con un PIL di circa 25.000 miliardi di dollari. Ciò permette agli USA di destinare alla Difesa un budget enorme a fronte di quello cinese e russo,potendo così avvalersi di un arsenale militare completo di armi nucleari, satelliti, armi sofisticate, capacità tecnologiche d’avanguardia, mezzi aerei e,soprattutto, marittimi, con una flotta potente che conta numerosi sottomarini e ben 10 portaerei,e quindi una forte capacità di protezione.Sono proprio queste capacità militari che solo gli Stati Uniti hanno,ad assicurare la protezione delle principali vie marittime di comunicazione(e trasporto merci)e le linee di approvvigionamento energetico e telematiche (che corrono sui fondali marini).Ecco qual'è l'importanza strategica degli USA per la salvaguardia degli interessi economici non solo propri ma di tutto il mondo occidentale.
Negli USA tutti i sondaggi concordano sul fatto che si tratterà di un testa a testa tra i due candidati.Una situazione di equilibrio che appena tre mesi fa non era pronosticabile.La discesa in campo della democratica Harris,prima donna e seconda afroamericana(dopo Obama)a correre per la Casa Bianca,ha conquistato l’attenzione del popolo e dei media, dando uno scossone a una campagna che sembrava ormai avviata verso un successo trumpiano.
Cosa deve allora aspettarsi(o augurarsi)l'Occidente? Con Trump, è facile prevedere un approccio isolazionista e protezionistico verso gli alleati.Con la Harris è invece prevedibile la prosecuzione dell’attuale assetto, meno brutale e sguaiato di Trump.Kamala,cioè,avrà un atteggiamento più equilibrato,“morbido” e cooperativo nei confronti dei Paesi amici, con una politica estera che affronta i problemi mondiali in modo meno unilaterale,ferma restando la difesa dei propri interessi nazionali.
In ogni caso chiunque alla fine vincerà,sotto il profilo militare, per l'Europa cambierà molto:non esisterà più il posticino tranquillo,comodo e gratuito che abbiamo sempre dato per scontato,tanto c'è lo "Zio Sam" che ci pensa.I tempi sono cambiati e, se vogliamo garantire la nostra sicurezza e contare nel mondo, dovremo assumerci delle responsabilità(con relativi costi economici).Lo ha capito anche la Svezia,rimasta neutrale per 200 anni che poi,però,di fronte al pericolo rappresentato da Putin con l'invasione dell'Ucraina,non ha indugiato oltre aderendo alla NATO.Questo anche in considerazione dell'assoluta insignificanza e del fallimento dell’ONU,incapace di gestire le crisi internazionali.
Come detto il futuro prossimo venturo disegnerà il nuovo ordine globale sul controllo delle vie di navigazione, nel dominio del mare e nell’esercizio del potere marittimo, unica dimensione in grado di garantire lo sviluppo economico delle nazioni e la prosperità dei popoli.In tale ambito, le alleanze avranno un peso enorme sui futuri equilibri mondiali. Nessuno può farcela da solo a fronteggiare le gravi sfide che si vanno profilando,soprattutto n presenza di avversari come Putin e Xi Jinping, minacciosi e determinati a esasperare ogni crisi,tanto più se vogliamo proteggere il nostro sistema di vita che non sarà perfetto, ma che è il più libero che abbiamo.
Per l'Italia,poi,non ci sono alternative. Per affinità di valori fondamentali, di sistemi di vita, di obiettivi e ideali dobbiamo stare dalla parte occidentale, dei Paesi liberali e democratici, con gli Stati Uniti, con la NATO. Elementi che ci hanno garantito pace e prosperità per decenni. Una appartenenza che ci può far lealmente criticare certe decisioni ma che deve anche essere collaborativa, lasciando tuttavia libertà di mantenere aperti i canali con chi la pensa diversamente, purché sia chiara la nostra collocazione.Dobbiamo essere consapevoli che Italia,Europa e Stati Uniti sono tutte all'interno dello stesso sistema di valori sociali,economici e politici che crede nel libero mercato, nel commercio libero e nel miglioramento delle condizioni di vita dei propri cittadini.E questo sistema di valori,che poi è il sistema di valori liberaldemocratico,è del tutto estraneo alle idee autoritarie e antidemocratiche di Donald Trump.E allora Kamala,who else ?
Nessun commento:
Posta un commento