In questo suo primo anno di governo la destra italiana sembra assillata dalla preoccupazione di accreditarsi con una propria dignità culturale per “sostituire l’egemonia culturale della sinistra”(parole del Ministro della Cultura Sangiuliano).Quest'ansia culturale si svolge sul solito discorso identitario del "patriottismo",e in questo contesto il riferimento culturale della destra é stato individuato nello scrittore britannico J.R.R. Tolkien,autore de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit.
Perché questa specie di "appropriazione" di Tolkien da parte della destra?Le ragioni sono da ricercare nel fatto che "gli abitanti della "Terra di Mezzo" di Tolkien(detti anche Hobbit)sono quei piccoli uomini in continua lotta contro creature leggendarie,proprio per la difesa di quella Terra e nella difesa di valori antichi e tradizioni millenarie.Il mito del patriottismo,dunque,così tanto caro alla destra.Ed infatti Giorgia Meloni,quand'era all'opposizione incitava la sua forza politica a combattere quel “nemico scaltro che Tolkien chiamerebbe gli anelli del potere”,riferendosi alle elite globalizzate della finanza,dell'industria e delle istituzioni internazionali .
Da questi riferimenti culturali nasce la mostra alla Galleria Nazionale di Roma dedicata proprio a Tolkien,a 50 anni dalla scomparsa dello scrittore inglese.
Il fascino della destra per il mondo immaginario di Tolkien cominciò per i giovani missini(tra i quali militava la giovane Meloni)negli anni '70,quando essi intendevano liberarsi dallo stereotipo del neofascista picchiatore e violento.Questo mondo fu portato anche nelle esperienze dei cosiddetti "Campi Hobbit",che erano raduni della destra giovanile missina.Il primo Campo Hobbit si tenne nel 1977 a Montesarchio,in provincia di Benevento dove il Msi raccoglieva molti voti e ad esso parteciparono futuri nomi di spicco di Alleanza Nazionale,come Gianfranco Fini e Marcello Veneziani.
Oggi,a quasi mezzo secolo di distanza da quei Campi Hobbit, Giorgia Meloni é al governo e deve confrontarsi proprio con quelli che lei definiva il "nemico scaltro che Tolkien chiamerebbe gli anelli del potere”,cioè industria,banche ed istituzioni europee,ma l’assalto della destra alle case matte della cultura non si ferma e continua a passare attraverso la riscoperta di Tolkien.
Ma per trovare “presentabilità culturale” ci vogliono idee,progetti e visioni di un presente e di un futuro adeguato ad una società e a un mondo evoluto ed in continua trasformazione,mentre questa destra ancora non riesce a liberarsi da un passato ingombrante e imbarazzante.
Così la costruzione di una nuova egemonia culturale sta avvenendo soltanto attraverso un uso rozzo e brutale del potere.Altro che immaginario di Tolkien.Da quando è al governo, la destra ha lanciato una vera e propria campagna di occupazione di ogni posto dell' "orbe terracqueo".Una occupazione affidata agli amici degli amici,nelle fondazioni culturali,nelle accademie,i teatri,i musei e ovviamente,la televisione pubblica.Ecco,appunto.La Rai sembra essere divenuta una sezione di Fratelli d’Italia:da Pino Insegno a Nunzia De Girolamo,i conduttori(mediocri)di destra non finiscono più,anche se poi i loro programmi sono sull'orlo di chiusura per paurosi cali degli ascolti.I TG,poi,sono diventati bollettini ufficiali dei partiti al governo.Se a ciò si aggiunge che Mediaset é saldamente nell’area di destra,siamo al(quasi)pensiero unico.
Ma nonostante l’enorme dispiegamento di risorse e mezzi, finora il risultato è stato un flop clamoroso.La cultura di destra viene tuttora percepita come estranea da ampi settori del Paese.Soprattutto viene percepita come imposta,non conquistata sul campo con idee e valori frutto di conoscenza,tolleranza e studio,come invece dovrebbe essere secondo la logica della tanto decantata meritocrazia.Una egemonia culturale per decreto,calata dall’alto,destinata a non attecchire perché fondata esclusivamente su un sentimento di rivalsa sulla sinistra.E su improbabili personaggi della serie generale Vannacci.