Ricorrono quest'anno i 55 anni dalla morte di Mario Pannunzio che forse oggi é ricordato soprattutto per la sua attività legata a "Il Mondo",il settimanale da lui fondato assieme ad altri intellettuali di grandissimo livello come Vittorio Gorresio,Ennio Flaiano,Corrado Alvaro e Vitaliano Brancati,e che diresse dall’inizio,nel febbraio 1949.E già quell'esperienza editoriale fu quasi una rivoluzione nel panorama editoriale italiano,per la svolta che egli subito sembrò dare al dibattito delle idee, alla polemica politica, allo stile giornalistico.
Le idee e le battaglie sostenute sulle pagine di quel settimanale erano del resto il riflesso del sentimento e del pensiero liberali cui Pannunzio s'era sempre ispirato.Il suo liberalismo da un punto di vista etico-morale si rifaceva a Benedetto Croce,ma si concretizzava poi nelle battaglie civili e culturali alle idee di Luigi Einaudi,di Gaetano Salvemini ed Ernesto Rossi,che affrontarono i più vari problemi di modernizzazione,liberalizzazione e avanzamento morale e materiale della società italiana.
In Pannunzio era forte la convinzione nella scelta occidentale ed europeista,e intransigente l'opposizione a ogni compromesso con le idee comuniste e a ogni forma post e neo fascista.In lui era anche decisa la difesa della causa laica,sia sul piano della cultura moderna,sia,più specificamente,come difesa della laicità dello Stato,anzitutto delle sue scuole,con l’occhio rivolto alla "libera Chiesa in libero Stato" di Cavour.
Ma al di là delle proprie convinzioni politiche,in Pannunzio,come in ogni vero liberale,prevaleva la sensibilità verso gli interessi generali del Paese.Un criterio difficile da perseguire in un Paese sempre aduso al clientelismo e al familismo amorale,ma reso concreto da quel principio liberale,in cui Pannunzio sempre credette,della "libertà liberatrice".La libertà,cioè,quale valore superiore e fonte di elevazione morale,culturale e politica,quando venga tradotta in prassi assidua e costante.
Queste idee vivevano sulle pagine del giornale nelle sue tante battaglie ideali,ma Pannunzio pensava che "Il Mondo" potesse essere non solo un grande organo di formazione ed opinione,ma anche il nucleo di una nuova e più forte presenza politica liberale in Italia,che si ponesse come terza forza nel duello fra "rossi" e "bianchi",che paralizzava culturalmente ed economicamente l’Italia.Perciò assecondò dapprima lo sviluppo degli "Amici del Mondo",promuovendo,fra il 1955 e il 1959 numerosi convegni,poi la formazione di un nuovo partito,quello Radicale,che però andò incontro a un cospicuo insuccesso.
Così,in quell'Italia che si avviava verso il centrosinistra, Pannunzio comprese il mutare dei tempi.In questo mutare, «Il Mondo», da giornale di avanguardia liberale in un’Italia che pure aveva bisogno di guide e di orientamento,divenne davvero sempre più quel giornale di ristrette élites che gli avversari avevano sempre imputato di essere.Esso appariva,cioé,meno proiettato verso il futuro e la ricerca del nuovo,e più volto a specchiarsi nel proprio patrimonio di idee,a sognare il suo sogno dell’ "Italia della ragione".Con gli anni il gruppo numeroso dei maggiori intellettuali e giornalisti italiani,raccoltisi intorno a Pannunzio s'era frammentato.Nel 1966 ci fu la chiusura del giornale e quasi contemporaneamente,due anni dopo,nel 1968,anche Pannunzio si spense.Quasi l’allegoria di un destino annunciato.Ma il significato e la forza delle battaglie del "Mondo" non potevano scomparire,ed infatti non sono scomparse nemmeno oggi,a 55 anni dalla morte di Pannunzio,quanto meno come memoria di un sogno che vale ancora la pena di sognare.
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