23 novembre 2023

OLTRE LA MEMORIA






Ed ecco un altro 23 novembre.Un giorno come un altro per molti.Non per noi,gente delle Terre del Sannio e dell'Irpinia che ogni 23 novembre ricordiamo QUEL 23 novembre,quello del 1980,quando un terremoto violentissimo sventrava la realtà di interi territori tra Sannio,Irpinia e Basilicata.E di quel terremoto anche l'ora ricordiamo:le 19.34,un'altra ora che segna un'altra delle tante morti di questo Sud.

Da quel giorno viviamo in una specie di rassegnata assuefazione al dramma che si tramanda di generazione in generazione e ci tiene legati insieme,come popolo del "Fate Presto"(questo fu il grido indignato che si levò dalle labbra  del Presidente della Repubblica Sandro Pertini,dopo la sua visita in Irpinia,nei giorni dopo il dramma).43 anni da allora son passati,eppure non si volta mai davvero la pagina di questa storia.Ma quando quella tragedia del 1980 che ci portiamo dentro sarà finita davvero?

Certo,la memoria è fondamentale,ci fa sentire vicini.Abbiamo l'obbligo morale di non dimenticare quelle 2.735 vittime,quelle case che diventarono tombe,quei paesi sbriciolati,in un immensa distesa di macerie.A questo servono gli anniversari:tenere insieme le nostre,mai rimosse,macerie emotive.Eppure proprio questo bisogna evitare:fermarsi al ricordo,alla celebrazione del giorno e dell'ora ma essere poi incapaci di elaborare quello che di noi potrà ancora essere.

Perché una domanda dobbiamo porci,noi che quel dramma abbiamo vissuto.Dobbiamo chiedercelo,senza aspettare,questa volta,risposte ed aiuti esterni come quelli che allora ci giunsero dalla solita,grande generosa Italia che sempre é presente in ogni tragedia.Dobbiamo,cioè,chiederci:siamo capaci di costruire qualcosa al di là della memoria della catastrofe?Se non rispondiamo a questa domanda rischiamo di far perdurare il terremoto per sempre e ci trascineremo dietro quel vittimismo tutto meridionale,quella logica assistenziale e quella retorica dell’ORMAI che non ci fa fare nemmeno un passo avanti, pensando che tanto tutto è ormai perduto.

L’abbiamo assorbita così tanto,quella logica dell'ORMAI,da non notare nemmeno più quelle case rimaste a com'erano alle 19,34 di quel 23 novembre,abbandonate e disabitate da anni e da anni supportate da quei grandi,eterni pali di legno.L'abbiamo assorbita  così tanto quella logica da vivere i centri storici spopolati,la vulnerabilità sismica delle scuole,i problemi occupazionali,i buchi neri delle ricostruzioni,a dir così,"improprie"(e delle corruzioni che dietro quelle ricostruzioni ci sono state)e le politiche di industrializzazione fallita,la dispersione del senso di comunità.

Negli anni sono arrivati in queste terre fiumi di danaro per la ricostruzione,che però hanno alimentato corruzione morale e malaffare,politico e camorristico.E ci sono state tonnellate e tonnellate di cemento per ricostruire case e comunità,ma c'è stato isolamento e desertificazione umana e civile.E ancora oggi,chi dovrebbe non ascolta o non sa/non vuole comprendere i reali bisogni,le necessità dei sopravvisuti,la voce delle nuove generazioni che la memoria del terremoto non possono avere e che crescono nelle terre del Sannio e dell'Irpinia  già sapendo di essere destinati a lasciarle.

Forse quel nostro abusato sentimento di autocommiserazione dovrebbe trovare la sua possibilità di essere definitivamente cambiato e superato.

Perciò,oltre il dovere della memoria di quel 23 novembre,dobbiamo imporci l'obbligo morale di cominciare finalmente a interpretare i mutamenti culturali,sociali ed etnici di queste Terre,per ripartire e ricostruire realmente:il nostro essere,la nostra dignità e finirla con le stanche celebrazioni.

Perché poi nei secoli gli abitanti di queste zone,prima dei saccheggi culturali politici ed economici,hanno avuto una propria grande Storia e dimensione culturale e di appartenenza e hanno espresso intelletti di livello assoluto.Le cose,perciò,volendo,le sappiamo fare già meglio della politica e delle istituzioni attuali,sempre affannate a dimostrare che qualcosa si muove.

La memoria di quel giorno non potremo mai più cacciarla via,eppure mentalmente dovremmo dimenticare il terremoto per darci una visione positiva,senza più piangerci addosso,uscendo una volta per tutte da discorsi ampollosi e vuoti.Ricordare il terremoto per poterlo dimenticare e immaginare un futuro per queste Terre nostre.

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