18 novembre 2023

LA DITTATURA DELLA MAGGIORANZA






Con l'ennesimo decreto sicurezza(é già il 4°!!!!)varato dal governo Meloni,l'esecutivo italiano più a destra di sempre,dimostra,una volta di più,di avere un'ossessione securitaria,con un ricorso continuo,quasi morboso,maniacale a una sorta di "populismo panpenalistico",che poi é il modo di dare la risposta più immediata a fatti di cronaca secondo logiche punitive e repressive in senso illiberale ed antigarantista solo per raccogliere consensi elettorali,senza riguardo alla reale idoneità delle misure adottate per ridurre veramente la criminalità.

Tutto si risolve,per questo Governo,nel creare nuovi reati e,per quelli già esistenti,nell'aumentarne le pene.C'è come una smania di galera e repressione a ogni costo,in un Paese dove pure i reati sono in calo da ormai 30 anni. Non è nemmeno giustizialismo,è come lo schiumare di una bava rabbiosa di bestia che non leva "la bocca dal fiero pasto".

Dal decreto sui rave party,che inaugurò la stagione meloniana, agli ultimi decreti sicurezza,passando per le norme anti ONG e contro le baby gang per i fatti di Caivano.Il tutto in una logica di "diritto penale del nemico":individuare,cioè,alcuni soggetti da indicare all’opinione pubblica come pericoli e costruire reati appositamente su di loro.

In particolare colpisce la ferocia e l'accanimento di aumenti di pena per chi promuove rivolte carcerarie.Anche prima questo reato era punito.Ma evidententemente non bastava:é come se ogni volta ci si debba mostrare più cattivi,punendo sempre di più.

Eppure si sa che 9 volte su 10 le rivolte in carcere scoppiano per le disastrose condizioni di vita:il sovraffollamento per cui in celle per due si dorme in sei,i cessi alla turca a fianco ai letti a castello, il freddo d’inverno e il caldo d’estate,le restrizioni a incontrare i familiari, le strutture fatiscenti, tutto in violazione della norma costituzionale sulla dignità della detenzione e la finalità rieducativa della pena.Per il governo,invece,quello che conta sono le norme repressive non quelle di tutela dei diritti dei detenuti.

Ma c'é un altro aspetto che colpisce e cioè le norme che mirano a far espiare la pena in carcere alle donne incinte e a quelle con figli di età minore di un anno.Il che significa che bambini di pochi anni vedranno negata la propria infanzia e cresceranno anche loro dietro le sbarre e lontano dai propri coetanei.L'obiettivo chiaramente va alle “borseggiatrici rom”: d’ora in poi il carcere è obbligatorio a meno che il giudice non abbia il coraggio di contraddire il governo disponendo misure alternative al carcere,ricorrendo all'istituto delle case famiglie per detenute con bimbi nell'interesse del benessere del minore.Sarebbe questa una risposta umana e civile al problema del bilanciamento tra esigenze di difesa sociale e i diritti alla maternità.Già,sarebbe.Senonchè si sa bene che questi istituti in Italia sono pochissimi e comunque mal funzionanti.

Risulta chiaro che nel mirino del trio Meloni-Salvini-Piantedosi ci sono i migranti, i detenuti, i giovani che creano disordine e la microcriminalità che andrebbe sì affrontata ma in modo mirato, non indistinto.Ma con questo uso simbolico del diritto penale, si fanno norme che rimangono sulla carta,essendo totalmente irragionevoli e sproporzionate producendo l’effetto già descritto da Beccaria: se punisci un reato più lieve come il reato più grave, il rischio è che la persona compia direttamente il reato più grave.

E non basta.Il nuovo decreto permette agli agenti fuori servizio e in abiti borghesi,di portare armi private senza licenza e non le pistole d’ordinanza.In questo modo si rischia il Far West con una giustizia fai da te,in violazione di ogni garanzia costituzionale e processuale.Si metteranno in giro centinaia di migliaia di armi che possono alimentare il "modello americano" con il rischio di far possedere armi a chi voglia fare vendette anche di tipo personale.Il tutto senza che il decreto preveda controlli medici o misure di controllo psicologico.

Nel porre in essere questi provvedimenti si ha l'impressione che chi governa si ritenga autorizzato,in nome di un’investitura elettorale,a disporre dello Stato,delle sue leggi (Costituzione compresa) e della sua organizzazione e relative articolazioni, in modo pieno e assoluto.E' una concezione predatoria e autoritaria di chi ritiene che, avendo la maggioranza elettorale,abbia anche la sovranità popolare.Si crede,cioé,che chiunque abbia ricevuto un momentaneo successo elettorale(che alle successive elezioni potrebbe non averlo più)possa modificare a suo piacimento leggi e Costituzione,ignorando i più elementari diritti dell'individuo.

Questo modo di pensare rappresenta lo scivolamento verso una nuova forma di dittattura,quella che già Alexis de Tocqueville,nella sua famosa opera "La Democrazia in America",definiva come la "dittatura della maggioranza".

L’impianto legislativo di uno Stato non è qualcosa che si plasma sulla base della volontà della maggioranza politica del momento. Codici civili e penali, codici di procedura, leggi in materia pensionistica, norme sugli appalti di opere e altre ancora,non sono disposizioni buone per un’unica stagione secondo la volontà di una sola parte politica,ma debbono garantire diritti e prerogative dei cittadini per periodi ben più lunghi di una o due legislature.è opportuno che tutte quelle circostanze trovino idonea rappresentanza, secondo i principi di democrazia e uguaglianza.

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