28 ottobre 2017

AUGURI, INCREDIBILE JULIA

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Chissà. Se ne fossi capace,mi piacerebbe fare un post sulla mia attrice preferita,mi piacerebbe fare un post su Julia Roberts che il 28 ottobre compie 50 anni.Allora,vediamo. Se ne fossi capace,cosa poteri scriverci nel post?Beh,potrei scriverci, ad esempio,che, a differenza di tante altre attrici pure brave,famose e vincitrici di importanti premi cinematografici,anzitutto il Premio Oscar,pure solo di Julia Roberts,tante tv,siti di giornali on line, riviste cartacee,hanno ritenuto necessario,in occasione del suo compleanno,di "doverne" parlare."Doverne" parlare,forse perché è il pubblico a "voler" sentire parlare di lei.Alcuni quotidiani,poi,ne hanno scritto non soltanto nelle pagine degli spettacoli o dei film e dei programmi televisivi.Alcuni quotidiani ne hanno parlato addirittura con servizi in prima pagina,raccontando di lei la vita,la carriera,la professione,i film girati e tant'altro.Oppure potrei scrivere che è incredibile che abbia vinto un "solo" Premio Oscar(per il film "Erin Brockovich - Forte come la verità" che forse nessn'altra attrice al di fuori di lei poteva interpretare) "Solo" un Premio Oscar difronte a tante altre straordinarie interpretazioni in tanti altri bellissimi film.Oppure potrei dire che "People" l'ha ritenuta per ben 5 volte la donna più bella del mondo http://www.ansa.it/lifestyle/notizie/people/persone/2017/04/19/cinema-julia-roberts-donna-piu-bella-del-mondo-2017_285b77b7-31f9-4ab3-b84a-e527f31ef152.html Questo,forse, potrei scrivere in questo post.Di sicuro non ci metterei quanti film ha girato e quali ruoli ha interpretato e con quali e quanti attori e registi ha recitato.Scriverei,invece,del suo iconico e tremendamente splendido sorriso,di quel sorriso che ti fa stare bene anche solo a guardare un suo film in tv,oppure guardando una sua foto o vedendola in un film in un cinema di città. E poi scriverei di quella sua riservatezza delicata più volte aggredita irrispettosamente dai media alla disperata ricerca di uno scandalo o di uno scoop che la vedessero coinvolta.Ma senza nessuna possibilità di poterci riuscire perché è proprio con quella sua discrezione e riservatezza che si è potuta tenere lontana da quel mondo dove si costruiscono e si distruggono miti e personaggi in un breve volgere di tempo. Lei,invece,preferisce rischiare di perdere ingaggi o vedere dimezzarsi il cachet piuttosto che guardarsi allo specchio e faticare a riconoscersi.Preferisce la realtà alle illusioni del mondo dove pure recita con quella freschezza autentica.Julia Roberts è sempre e ancora una bellezza da copertina.Ma la sua bellezza è anche un'altra e non solo fisica,ma è una bellezza più grande ancora."Non ho mai pensato-ha detto in una intervista- che rimanere a casa con la famiglia e i figli troppo a lungo potesse compromettere la mia carriera.O meglio,se doveva finire,finiva,non avrei avuto rimpianti". Sì,perchè in questo mondo fatuo,in questo "star system" cinematografico di così breve durata,Julia riesce ad essere Julia,perchè riesce a essere madre e a voler essere madre,capace di far a meno del mondo del cinema difronte al mondo ben più importante della sua famiglia."E' più appagante fare la mamma,più facile fare l'attrice.Ora sono una mamma quasi a tempo pieno,mi piace,e sono felice".
No,davvero.Un post su Julia Roberts ,sulla mia attrice preferita,proprio non sarei capace di scriverlo se non a rischio di scrivere luoghi comuni.O forse sì.In fondo un post su Julia Roberts è facile scriverlo.Basta riportare sul blog le sue foto riprese dal web.Quello splendido,semplice suo sorriso,quel viso e quegli occhi che ti fanno star bene solo a guardarli.Quelle valgono più di mille parole,più di tante battute di tastiera.Sono foto,per così dire,"parlanti.E perciò lo scrivo con le sue foto questo post su Julia Roberts.Ringraziandola per quel sorriso vero, non posso che dirle :"Auguri incredibile Julia".

24 ottobre 2017

E' QUESTONE DI LATINORUM

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In fondo è solo questione di "latinorum".Tu prendi il nome di uno dei tanti  nomi della fauna politica italiota,lo traduci in quella lingua,e hai  un nuovo sistema elettorale.All'italiana,ovviamente.E così,dopo il Mattarellum,il Tatarellum,l'Italicum e il Tedeschellum,il Consultellum,il Verdinellum e lo Speranzellum,tutti comunque molto Porcellum,adesso ci ritroviamo con il Rosatellum.Quello bis,però.In fondo è come il "latinorum" di Don Abbondio.Chi non lo ricorda quel passo dei "Promessi Sposi"?Di fronte alle insistenze di Renzo,Don Abbondio intuisce che per convincere il giovane dell'impossibilità a celebrare il matrimonio con Lucia,deve portargli argomenti che egli non sia in grado di capire.Così elenca,in latino,una serie di motivi che Renzo non sa confutare non conoscendo il latino.Ma cosa c'entra il latinorum di Don Abbondio con quello dei politici italiani?Qual è il collegamento tra quel “latinorum” ed il linguaggio dell’odierna politica italiana?Semplice.Don Abbondio è il simbolo dei governi di questo Paese che agiscono sotto sudditanza del potere finanziario e bancario(ma talora anche in combutta con esso,così come accaduto nello scandalo di Banca Etruria).Dall'altra parte c'è un povero Renzo(non Renzi),cioè un "semplice cittadino" che vuol "soltanto" esercitare un proprio diritto.Ma cosa succede quando il diritto di un cittadino viene calpestato dal sistema fiscale o burocratico italiano,oppure da una multinazionale o dal sistema delle banche?O quando un piccolo imprenditore non ottiene mutui dalle banche se non a interessi da strozzini ed intanto deve pagare valanghe di tasse ad uno Stato sanguisuga?Succede che,come Don Abbondio tradì i doveri della tonaca(come gli rimproverò poi il Cardinal Federico),così i governi italiani tradiscono la funzione per la quale esistono,e cioè il servizio al cittadino il quale,in un vero Stato di diritto,dovrebbe essere il "dominus" della Cosa pubblica.L’individuo vede invece che i propri diritti di cittadino sono solo teorici,non si traducono in realtà,e allora è la stessa Democrazia ad andare in crisi.Si scava un fossato profondo tra Stato e cittadino,il quale non vede risposte concrete ai problemi crescenti delle proprie esistenze,difronte alla crisi del mondo nuovo,come l’immigrazione,il terrorismo islamista,la sicurezza,la finanza,la mancanza di lavoro,il disconoscimento del diritto allo studio e alla salute.
L'incapacità a dare risposte alla vita quotidiana della gente,comporta la divaricazione tra politica e cittadino.Il modello di Stato,originariamente concepito,legava lavoro,impresa,tassazione,sanità,pensioni e dava una rappresentazione vera della politica,rendendola visibile, materiale,riscontrabile,motivando così il cittadino a intervenire con il voto,correggendo, confermando,cambiando secondo la propria volontà.Ma adesso no.Adesso i cittadini sono stanchi,stufi e sfiduciati.Hanno voglia i politici italiani a progettare astrusi "latinorum",Mattarellum,Tatarellum o Rosatellum.La gente non vede lo Stato accanto,nelle esigenze quotidiane e neanche nel soccorso per le calamità naturali,come ad esempio nel terremoto delle Marche e dell'Abruzzo.Il cittadino,di conseguenza,non vota più e se vota si orienta verso un populismo arrabbiato.Il populismo,cioè il soggetto politico che più di ogni altro segna l’epoca che stiamo vivendo,è la risposta rabbiosa della gente contro uno Stato assente e lontano.Il populismo sta intanto divorando le categorie tradizionali della politica,soprattutto con la crisi della rappresentanza.E' il “forgotten man” l'elettore del cosiddetto populismo,quello a cui si è rivolto ad esempio Trump:il cittadino perduto,dimenticato,"diminuito"nei propri diritti.Il paradosso è che la Democrazia,per sua stessa natura e nonostante l'attuale malessere che la sta attraversando,assicura e garantisce l'espandersi legittimo delle forze antisistema,nate tutte dentro il processo democratico,ma per una debolezza culturale e istituzionale della politica tradizionale.E intanto,però,i beneficiari della crisi e del populismo,sono incapaci di convertire la rabbia sociale che eccitano,appagandosi soltanto di dare forma pubblica agli istinti e ai risentimenti:come se fosse possibile fare politica soltanto contro,senza mai qualcosa in cui credere.Sono gli istinti che uniscono Trump,Le Pen,Orban,Salvini,Grillo,uniti nel calcolo del proprio tornaconto basato sugli "Anti"(Anti immigrati,Anti Europa,Anti Euro).La conseguenza più rilevante non è nemmeno la partita contingente per il governo.Il rischio è che la buona,vecchia cultura liberale(tanto più quella liberal-democratica)stia diventando minoranza nel mondo occidentale.Il pensiero liberale ha influenzato le culture di governo e le istituzioni e le costituzioni nate nel dopoguerra.Si capisce che il populismo,alla ricerca di una supposta palingenesi,attraverso una totale "tabula rasa",voglia cancellare proprio quell'Idea e quegli ideali.La speranza del populismo "Anti" e basta è una politica senza cultura:ma il sistema politico italiano,nonostante la consapevolezza del pericolo,continua ad agire in modo tale da tenere lontano il cittadino,e lo guarda da lontano,come cosa lontana,solo attraverso un cannocchiale. E il "latinorum" dei vari sistemi elettorali certo non basta a risolvere il problema.




























 
 
  
 
 

 
 
 
 
 

 

17 ottobre 2017

ROBERTO ANZOLIN

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Cominciai a "tifare" Juventus,a "tenere" per la Juventus,quando avevo 10 anni o poco più.E ci tenevo talmente tanto che una volta che ero andato allo stadio con Papà,per vederla giocare da vicino,sì insomma alla fine della partita piansi,perchè aveva perso con l'altra squadra,il Napoli,mi pare.In genere a quell'età si fa il tifo per la squadra più forte e più vincente del momento.Ma a quei tempi la squadre più forte era l'Inter,che vinceva praticamente tutto,scudetti,coppe italiane e straniere.Era l'Inter del "Mago",era l'Inter di Helenio Herrera.Era l'Inter di Mazzola,Facchetti e Corso.La Juve no.La Juve non vinceva quasi niente in quel periodo,era una squadra abbastanza mediocre,di livello medio basso.Ma io ci tenevo lo stesso.Anche la Juve,a quei tempi,aveva un Herrera come allenatore,il paraguaiano Heriberto Herrera per la precisione.Lo chiamavano con una sigla che sapeva quasi di formula chimica: “HH2 “per distinguerlo da “HH1” che era Helenio Herrera.Heriberto aveva un carattere intransigente,cocciuto fino alla caparbietà,che gli impediva ogni cedevolezza.Sergente di ferro,lo chiamavano.E oltre che di HH2,ricordo ancora la "formazione",i nomi dei giocatori che allora giocavano in quella Juve.Quando "declino" la formazione di quella Juve,i nomi dei giocatori di quella Juve,mi sembra di sentire,oggi come allora,il suono di una nenia,di una ancestrale filastrocca:Anzolin-Gori-Leoncini-Bercellino-Castano-Salvadore-Favalli-Del Sol-De Paoli-Cinesinho-Menichelli.Così,tutto d'un fiato,senza nessuna pausa.Erano quelli i tempi delle mitiche "figurine Panini",gli anni delle bustine e degli album per la raccolta delle foto dei calciatori.Belli quei ricordi di quel "piccolo mondo antico".Di quella Juventus un nome soprattutto mi è rimasto in mente.Quello del "portiere",quello di Roberto Anzolin.Forse per via di quel nome particolare,quel nome tronco che rivelava la sua origine veneta.O forse perché da piccolo,nelle mille partitelle tra noi bambini,nelle quali i pali della porta erano sostituiti dai nostri libri di scuola o dai nostri maglioncini di lana,anch'io ero "portiere",anch'io giocavo in porta come Anzolin e quando facevo una parata dicevo sempre con orgoglio:"Ecco che para Roberto Anzolin".Ed un anno anche la Juve di Anzolin vinse il campionato e lo vinse all'ultimo minuto dell'ultima giornata di campionato,superando proprio l'Inter,con la famosa "papera" di Giuliano Sarti.E per una volta HH2 fu più bravo di HH1.E che gioia bambina provai in quel giorno lontano.E' per questo che l'altro giorno,quando ho saputo della morte di Roberto Anzolin,ho avuto come una ferita,come un qualcosa di mio e personale che perdevo.Roberto Anzolin mi piaceva non solo perché era il portiere della "mia" Juve.Mi piaceva anche e perché era ragazzo serio e discreto,senza grilli per la testa,riservato e mai sopra le righe.Mi ha colpito quello che di lui ha scritto,nel ricordarlo,un giornalista sportivo,e cioè che una volta,alla fine di una partite che la Juve aveva vinto,mentre i compagni in campo ancora festeggiavano,lui raccolti i guantoni,piano ed in silenzio se ne andò verso gli spogliatoi.Ma forse la morte di Anzolin mi ha colpito anche per un qualcosa di più e di altro.Roberto Anzolin ha giocato in un'epoca di calcio "leggero",quando,cioè,il mondo del calcio ci dava sensazioni ed emozioni vere,sentite,pulite e non come accade oggi,oppresse e appesantite dagli interessi degli sponsor,dei diritti tv,da procuratori avidi,che si aggirano intorno a ragazzi che spesso non hanno ancora compiuto i 18 anni.Senza voler dire di tutto quel mondo più o meno lecito di scommesse che hanno spesso portato il mondo del calcio a corruzione morale,prima ancora che materiale.Ecco,sì.E' per questo che mi piace ricordare quella nenia,quella specie di cantilena d'un tempo altro e lontano:Anzolin-Gori-Leoncini-Bercellino-Castano-Salvadore-Favalli-Del Sol--De Paoli-Cineshino-Menichelli

07 ottobre 2017

L'ILLUSIONE DI ESSERCI









 

Probabilmente molti pensavano che,dopo la sorpresa(e le polemiche)per l'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura 2016 a  Bob Dylan ,il Premio Nobel di quest'anno fosse assegnato allo scrittore giapponese Murakami Haruki .E invece Il Premio è andato ad uno scrittore nato in Giappone,ma di adozione inglese e cioè Kazuo Ishiguro“per aver mostrato - questa la motivazione fornita dall'Accademia svedese reale per le scienze - in romanzi dal grande impatto emotivo,l'abisso che nasconde il nostro illusorio senso di essere parte del mondo”.Nel suo Paese natale Ishiguro è tornato solo molto più tardi e da adulto.I suoi primi due romanzi "Un pallido orizzonte di colline" (1982),e "Un artista del mondo fluttuante" (1986), sono ambientati a Nagasaki pochi anni dopo la seconda guerra mondiale in un contesto storico  e umano,quindi,profondamente significativi per il Giappone.Già in quei due libri emergono le tematiche dei libri di Ishiguro:la memoria,il tempo,l’autoinganno e l'angoscia esistenziale.Ma c'è soprattutto un romanzo "Quel che resta del giorno" che forse è conosciuto dal grande pubblico più come film(interpretato da Anthony Hopkins)che come romanzo.Esso racconta della prima settimana di libertà del maggiordomo Stevens,durante la quale egli ripensa alla propria vita al servizio di un lord filonazista e ultraconservatore,una vita fatta di assoluta dedizione al lavoro e rispetto della tradizione.E riflettendo e guardando il mondo di "fuori",Stevens si rende conto di non essere mai riuscito ad essere se stesso,di non aver mai vissuto una vita propria.
Di coscienza di sé e di ricordi parla anche l'altro libro di Ishiguro "Non lasciarmi"("Time" lo ha considerato come il migliore romanzo del 2005 e lo ha inserito nella lista dei cento migliori romanzi in lingua inglese pubblicati dal 1923 al 2005)."Non lasciarmi" è la storia di un'amicizia e di un amore nati in un misterioso collegio inglese,Hailsham,in cui si "addestrano" bambini che crescono del tutto ignari delle cose del mondo esterno e che si scopriranno esseri inferiori senza piena coscienza di sé.Ed è significativo che i protagonisti e gli altri personaggi non si pongono nessuna questione esistenziale,accettano senza ribellarsi,non si chiedono il perché di una vita,in realtà non-vita,come quelle vite "allevate",che nessuno crede essere davvero Uomini,capaci di sentimenti ed esistenza vera.Del resto le parole dell'istitutrice,Miss Lucy "dovete sapere chi siete e che cosa vi aspetta" sono estremamente significative.Leggendo  "Quel che resta del giorno",in cui Stevens esce per la prima fuori dalla casa ove presta servizio,sembra quasi di leggere la " Tempesta " di William Shakespeare in cui Miranda,figlio del mago Prospero,si meraviglia della bellezza e della straordinarietà del mondo che sta scoprendo per la prima volta.E,quando in "Non lasciarmi" ci si chiede come possa essere basato un mondo sull'allevamento di cloni adibiti ad organi di ricambio.("Non lasciarmi" è ambientato in un presente alternativo in cui la medicina consente la vita media fino a cento anni)sembra di sfogliare le pagine del romanzo distopico "Il Mondo Nuovo" di Aldous Huxley.
Nell'ultimo suo romanzo,"Il gigante sepolto"(2015)Ishiguro racconta la storia fantastica di una coppia che,sebbene anziana,decide di partire alla ricerca del figlio che non vedono da anni.Il viaggio si svolge sempre all'interno di una nebbia sottile che confonde e cancella i ricordi.E proprio in questa nebbia l'autore riflette sul rapporto tra memoria e oblio,tra storia e presente,tra fantasia e realtà.E pone la questione se vale veramente la pena di recuperare memoria e ricordo.Così,infatti,si legge a un certo punto del romanzo:"Non è forse meglio che le cose rimangano nascoste alle nostre menti? (…) non avete paura dei brutti ricordi?”.E Ishiguro pone queste domande pensando alle tragedie collettive di Bosnia e Rwanda .
La memoria,il tempo,l'angoscia esistenziale,l’autoinganno sono i temi delle opere di Ishiguro.Già.L'autoinganno.Che ci pone la domanda ulteriore:ma ci siamo davvero in questo mondo e come ci stiamo in questo mondo? 
 
 



 

 

 

 
 

06 ottobre 2017

CULTURA E SPAZZATURA

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Qualche tempo fa scrissi un post  ("Morte a Napoli")  http://clementeluciano-clem.blogspot.it/2014/09/morte-napoli.html sulla chiusura di una tra le più importanti e storiche librerie di Napoli,la libreria Guida,   che per oltre 50 anni fu sede di dibattiti e simposi con la presenza delle più belle intellettualità italiane e straniere,come ad esempio,Kerouac e Ginsberg,Ungaretti e Moravia.Dopo tanti anni la storica libreria abbassava le saracinesche e chiudeva definitivamente,anche se continuo a illudermi che qualche "pazzo" malato di cultura,riprenda e faccia tornare in vita quel centro di cultura.Ma ancora oggi,ancora una volta,mi ha riempito di tristezza leggere sul "Mattino",il quotidiano di Napoli,la vicenda che segue.I protagonisti sono due.Da una parte Tullio Pironti,libraio ed editore.Di lui si può dire di tutto, compreso che è un tipo insofferente alle regole,ma non che sia mosso da un amore disinteressato per la cultura.Per la sua attività meritoria,l’anno scorso è stato insignito della medaglia della città di Napoli. Dall’altra parte c’è il giovane e rampante politico di turno,tal Francesco Chirico,presidente della seconda Municipalità.Pironti riuscì a farsi assegnare direttamente dal sindaco,un deposito temporaneo nella sede proprio della seconda Municipalità, in piazza Dante.In totale, l’editore fece trasportare lì circa duecentomila libri,messi negli scatoloni,incellofanati e poggiati su decine e decine di bancali.Il deposito scelto,un centinaio di metri quadri,occupava gli spazi di quello che era stato il primo ricovero durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale e poi uno dei primi cinema aperti in città, il cinema-teatro Aurora.Il "deposito" dei libri era provvisorio,perchè l’idea di Pironti era quella di organizzare un evento in piazza,che si sarebbe chiamato una “Montagna di libri”,alla quale ognuno poteva accedere e prendere i libri gratuitamente.Un po' come era stato fatto per la festa di Pironti per i suoi ottanta anni,quando a giugno allestì in piazza una piccola montagna con duemila libri da distribuire gratuitamente.L’1% di quelli che voleva regalare in quest’altra occasione.Per più di due anni i libri sono rimasti nel deposito, e per vari motivi non è stato possibile organizzare l'evento,finché qualche giorno fa Pironti,assieme a un paio di suoi collaboratori,decise di verificare a che punto era l’organizzazione dell’evento e,soprattutto,se le ultime piogge avessero danneggiato in qualche modo gli scatoloni.Una volta aperto il portone in ferro,scopre che dei duecentomila libri ne erano rimasti solo alcune decine.Rubati?No,peggio,molto peggio; mandati al macero già da qualche mese,perchè i locali servivano ad altro,ha detto Chirico,servivano ad accogliere biciclette elettriche.Evidentemente per Chirico le biciclette sono più importanti della cultura.Ed infatti i bancali con i libri erano stati trasferiti su diversi camion e portati poi al macero.Tutto questo è successo in una città già martoriata dalle mani rozze e luride della politica e della camorra che hanno inferto colpi sensazionali al secolare patrimonio culturale e paesaggistico che incantò Leopardi,Goethe e tanti altri.In una città in cui si portano avanti battaglie infinite per salvare le biblioteche,come la biblioteca dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici,che fu costituito nel a Roma nel 1975,da 5 personalità di spicco del panorama culturale italiano: Enrico Cerulli presidente dell'Accademia, Elena Croce, figlia del filosofo Benedetto,l'avvocato appassionato di filosofia Gerardo Marotta, il filosofo Pietro Piovani e il professor Giovanni Pugliese Carratelli, docente universitario e collaboratore dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Almeno in questo caso,però,la vicenda ha avuto un esito diverso.L'Istituto italiano per gli studi filosofici,ha rischiato di chiudere per mancanza delle risorse economiche necessarie al mantenimento di quella sede di cultura.Alla fine,dopo un lunga battaglia,le risorse e economiche sono state trovate e si è potuti uscire dal tunnel buio dell'incertezza sulla vita dell'Istituto.Massimiliano Marotta,figlio di Gerardo Marotta e attuale presidente dell'Istituto,racconta,con grande entusiasmo il pomeriggio nel quale si è concluso il faticoso iter giudiziario che è come se avesse fatto rinascere l’Istituto fondato da Gerardo Marotta.Per mesi,per anni,il rischio che venissero sequestrati tutti i conti e si apponessero i sigilli alla sede di Palazzo Serra di Cassano è stato dietro l’angolo.L'Istituto,infatti,aveva debiti stimati in oltre 10 milioni di euro.Marotta,però,non ha esitato a vendere la propria abitazione,un attico con terrazzo in piazza Grazioli,a Roma oltre una masseria con un grande terreno attorno a Ponticelli,vicino Napoli.Lui e le sorelle hanno venduto le proprietà di famiglia, come aveva già fatto Gerardo Marotta quando ancora l’Istituto non godeva dei finanziamenti pubblici che invece adesso gli garantiscono, in Finanziaria, un milione di euro all’anno (come all’Istituto di studi storici). L'Istituto, dunque vive ancora.Per la passione e il sacrificio di alcuni "pazzi" amanti della cultura.Ai quali,evidentemente, interessano più la mente ed i libri che le biciclette elettriche.

 
 
 NELLE FOTO IN ALTO GERARDO MAROTTA, TRA LA STERMINATA RACCOLTA DEI SUOI AMATISSIMI LIBRI.