22 settembre 2012

GIUSTIZIA CRIMINALE

Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti potrebbe andare in carcere.Per il reato di "supposta" diffamazione.E potrebbe restarci per 14 mesi,se mercoledì 26 settembre la Cassazione confermerà la sentenza della Corte d’Appello di Milano.Verdetto con il quale Sallusti veniva condannato,in qualità di ex direttore di "Libero",a un anno e due mesi senza condizionale
I fatti risalgono al 2007:"La Stampa" pubblica una notizia su una ragazzina di 13 anni, che rimane incinta ma viene autorizzata ad abortire dal tribunale di Torino.In seguito all’aborto soffre disturbi mentali tali da portarla in un reparto di Psichiatria.Sul caso nasce un dibattito fra chi difende la scelta dei giudici contro la Chiesa e i gruppi antiabortisti.E sull'argomento interviene anche "Libero",con un  commento firmato con lo pseudonimo Dreyfus:"Qui ora esagero.Ma prima domani di pentirmi,lo scrivo:se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza,questo sarebbe il caso.Per i genitori,il ginecologo,il giudice”.Il commento non suscita le proteste dei genitori della ragazzina o del ginecologo.Provoca invece la querela del magistrato Giuseppe Cocilovo che è in servizio presso l’ufficio del giudice tutelare e il cui nome non è stato fatto né da "La Stampa" né da "Libero" né da altri giornali.
Cocilovo,invece,si sente chiamato in causa.E querela Sallusti "supposto autore del commento firmato “Dreyfus”".E per Sallusti i giudici scelgono la linea dura,condannandolo a quattordici mesi di carcere.E la motivazione della sentenza è di appena dieci righe."La condizionale viene negata,sia per altre condanne per diffamazione subite da Sallusti,sia,scrivono i giudici,per la sua «pericolosità» e dalla previsione che se lasciato a piede libero potrebbe commettere altri reati. Su uno dei punti cruciali, e cioè se sia lui l’autore dell’articolo incriminato, la motivazione è sbrigativa: «Direttore responsabile del quotidiano Libero e quindi da intendersi autore dell’articolo redazionale a firma Dreyfus».
E dunque in Italia siamo (ancora) a questo.Alla sopravvivenza,nell'ordinamento repubblicano,di una legge fascista:quella per la quale le cause per diffamazione e per i reati di opinione vengono sottoposte alla giustizia penale e non a quella civile.Ecco.Possiamo davvero "vantarci" di questo primato.L’Italia è l'unico Paese al mondo nel quale è possibile che avvengano "queste" cose.Nemmeno in Burkina Fasu.Nemmeno difronte ad una sentenza della Corte di Strasburgo in cui si afferma che il carcere è incompatibile con la libertà di stampa.
Siamo l'unico Paese al mondo nel quale un giornalista può finire in carcere per le sue idee,per le sue opinioni,perchè esprime le proprie opinioni su giornali "diversi" da quelli vicini al sole del potere.
Ma siamo anche l'unico Paese al mondo dove non ci si indigna e non ci si ribella difronte ad una così grande vergogna giudiziaria.O meglio.Ci si indigna e ci ribella a corrente alternata.Perchè le idee e le opinioni,in Italia,non sono tutelate allo stesso modo.Non possono trovare "diritto di cittadinananza" se la cosa interessa una "certa" parte politica.
Ed allora?Dove sono finiti i difensori dell'articolo 21 della Costituzione ("La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure")?.Dove sono finiti i giornalisti che hanno subito "editti bulgari"?Dove è finito il popolo degli "imbavagliati" ai quali era "vietato",dai governi di centrodestra,esprimere idee ed opinioni diverse?
Niente.Nemmeno una parola da parte di nessuno.Destra,sinistra,centro.Nessuna parola di condanna,nemmeno un cenno,nemmeno un intervento da parte di chi,a cominciare dal Presidente della Repubblica,blatera 24 ore su 24 in difesa dei "sacri valori" della Costituzione.Ma l'articolo 21 della Costituzione è stato per caso abrogato,signor Napolitano?
Ma soprattutto.Ci sono e dove sono oggi in Italia i "garantisti?Nella politica,nei telegiornali e giornali (anche su questa vicenda si è ripetuto lo squallido ed ipocrita comportamento dell'Ordine dei Giornalisti che quando si tratta di giornali e giornalisti "non omologati" si limita ad esprimere una "ferma" condanna ed una "vibrata" protesta:addirittura!).Dove sono i garantisti nel mondo della cultura?E nel centrodestra,dove dovrebbero esserci valori liberali chi ha parlato di questa vicenda?Silenzio,massimo silenzio anche su questo caso,anche quest volta. 
"Giustizia malata" titolava "Il Giornale" nel riportare la vicenda.No.Non è una giustizia "malata".E' una giustizia "criminale". 

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