E adesso tocca alla Corte dei Conti.Dopo le altre autorità di controllo e garanzia sono stati i giudici contabili a finire sott'attacco del governo,perché si sono "permessi" di -aver rilevato ritardi,incongruenze e criticità nell'uso dei fondi del PNRR da parte del governo Meloni.La Premier sembra vivere come "persecuzioni" i già molteplici pareri sfavorevoli all'azione del proprio esecutivo espressi dalla Corte,ed é perciò che sta pensando di emanare una norma volta all'eliminazione del controllo della magistratura contabile.
In realtà questa vicenda è soltanto l’ennesimo segnale della insofferenza di questo governo nei confronti di ogni autorità terza,di ogni funzione di controllo e potere indipendente.Una tendenza tanto più inquietante perché manifestata proprio da chi vorrebbe al tempo stesso ridisegnare la Costituzione mediante l'attribuzione(tramite presidenzialismo o "similia")di pieni poteri all'esecutivo.Ma più in generale questo é anche un classico di tutti i governi populisti del mondo,a cominciare dall'Ungheria di Orban fino gli Stati Uniti di Trump.
Tempi duri dunque per le democrazie pluraliste.La rozzezza culturale ed istituzionale di questo governo che pensa di poter far tutto perché "abbiamo vinto le elezioni",rende difficile l'accettazione di una normale dialettica sulle fondamenta e sugli ordinamenti che i Padri Costituenti posero quali limiti al potere dell'esecutivo e che costituiscono l’essenza di ogni democrazia.Limiti che servono ad evitare gli abusi dei governanti e le derive autoritarie per tutelare i diritti di tutti,inclusi quelli di chi "ha perso le elezioni"(per usare il lessico di questo governo)e delle minoranze,e lo stesso carattere pluralista dell’ordinamento.Basti pensare alle decine di dichiarazioni di rappresentanti della maggioranza volte a criticare gli interventi delle istituzioni di garanzia.L'attacco alla Corte dei Conti é appunto solo l'ultimo esempio di questo "fastidio" del governo verso l'attività di autorità terze ed indipendenti:prima c'erano già state le reazioni ai rilievi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio sulla riforma tributaria,i nervosismi scomposti sui pareri del presidente ANAC(Autorità Anticorruzione)sul codice degli appalti,le polemiche contro il rapporto del Servizio Bilancio del Senato sulle conseguenze negative dell’autonomia differenziata.Tutte reazioni che fanno seguito ad altri precedenti attacchi contro la Corte costituzionale,la Banca d’Italia e l'Istat.
Tutto rientra,come detto,in quella distorta logica secondo la quale chi vince le elezioni si sente legittimato a cambiare come gli pare le regole del gioco.Una logica che porta a cercare di svincolarsi dai limiti giuridici,istituzionali e costituzionali spesso vissuti come inutili lacci e lacciuoli.Ma non è così,e anzi fu proprio per questo che fu elaborato il sistema del "checks and balances",cioé quei meccanismi politico-istituzionali finalizzati a mantenere l'equilibrio tra i poteri dello Stato,teorizzato da Montesquieu nello "Spirito delle leggi",e in forme relativamente diverse da John Locke,considerato il padre del liberalismo nelle sue grande opera:"Due Trattati sul governo".
Diceva infatti Montesquieu:“chiunque abbia potere è portato ad abusarne; (…)e arriva sin dove non trova limiti.(...).Perché non si possa abusare del potere occorre che nella disposizione delle cose il potere arresti il potere”
La Storia pur dovrebbe insegnare qualcosa.Basti pensare,ad esempio,alle drammatiche conseguenze dell'esercizio di un potere illimitato,anch'esso autogiustificato dalla investitura popolare,come é avvenuto con i totalitarismi del XX secolo,causa di immani tragedie e di violazioni inusitate della dignità umana.E' per questo che il principio della separazione dei poteri,elemento cardine dello Stato di diritto,ha assunto nel secondo dopoguerra nuovi modelli e forme:agli organi della decisione politica,che traggono legittimazione dalle elezioni,si affiancano e si contrappongono altre istituzioni,sottratte al controllo delle maggioranze politiche,composte da esperti e chiamate ad adottare pareri e decisioni sull'azione dell'esecutivo.Col tempo,oltre Corte dei Conti e Costituzionale, sono state istituite altre Autorità,nazionali e sovranazionali,ma comunque indipendenti,operanti in molteplici campi:Banche Centrali,l'istituto di derivazione britannica dell'Ombudsman,varie Agenzie e Autorità di garanzia(sulla concorrenza,le comunicazioni,la Privacy,le Carceri,etc.).
La scelta di delegare taluni poteri a istituzioni indipendenti di questo tipo risponde proprio al bisogno di garantire trasparenza all’operato dei poteri dello Stato.E non è un caso che,laddove le conquiste democratiche e i sistemi parlamentari sono sotto attacco(com'é appunto il caso dell’Ungheria di Orban)anche le istituzioni autonome dal potere politico sono sotto attacco,e in primo luogo il potere giudiziario.
Il grado e la forma di una democrazia si misura anche da questo,e cioé dal rispetto,da parte dell'esecutivo,dei pareri e delle decisioni di altri organi dello Stato,perché non basta "vincere le elezioni" per sentirsi legittimati a fare quello che si vuole.Perchè é questa la democrazia,bellezza.