30 aprile 2023

IL GIORNO TURPE






30 anni da quel 30 aprile 1993."Tangentopoli"(il nome giornalistico dato alle inchieste giudiziarie sui finanziamenti illeciti ai partiti politici)era cominciata l'anno prima con l'arresto di Mario Chiesa,Presidente del "Pio Albergo Trivulzio".Una data storica per la politica italiana,ma non solo.Storica e anche riassuntiva per raccontare quello che é stata(ed é)la magistratura  e la giustizia italiana e di come essa é stata(ed é)amministrata.Ma una data storica anche perché racconta il modo di essere di un popolo,quello italiano,sempre sollecito al "servo encomio e al codardo oltraggio",a dirla con Manzoni,e dei media,prima proni e servi della politica potente,poi della magistratura che devasta vite.

Tante volte,in questi 30 anni,abbiamo visto le immagini di Bettino Craxi bersagliato dalle monetine all'uscita dall'Hotel Raphaël, sua residenza a Roma,quel 30 aprile 1993.Quel giorno una folla inferocita si ritrovò davanti l'albergo per protestare contro la decisione,presa dal Parlamento di negare l'autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi.

Quello stesso Craxi  che aveva pronunciato a Montecitorio un aspro discorso sulla portata storica del finanziamento illecito alle forze politiche e della responsabilità di ognuna di esse.

Craxi,quella sera del 30 apile,poteva uscire(così come gli era stato consigliato)da una porta secondaria dell'albergo per evitare la folla inferocita,ma lui si rifiutò e uscì a testa alta,dalla porta principale,già sicuro di incappare nella contestazione.Si prese una pioggia di monetine scagliata da militanti del Pds,da ex missini e da passanti inferociti,catturati dall'odore bestiale del linciaggio.Quegli stessi passanti che,magari,fino al giorno prima,erano andati strisciando dal leader socialista a piatire prebende e favori.

C'é un prima e un dopo il 30 aprile 1993.I partiti, indubbiamente, si erano abbandonati al malcostume,approfittando del finanziamento illecito e della cosa pubblica.Ma era inutile fare gli struzzi e fingere di non sapere.Questo disse Craxi in quel suo discorso in Parlamento.Tutti sapevano,perché tutti i partiti vi avevano fatto ricorso a quei finanziamenti,con modalità diverse.La DC e il PCI ricevevano "risorse" dall'estero,come diretta conseguenza della Guerra fredda combattuta anche in Italia da Stati Uniti e Unione sovietica.

Dalle vicenda di Mario Chiesa fu un crescendo di giustizialismo che montava grazie a una alleanza di fatto tra magistratura,media(divenuti uffici-stampa e portavoce delle Procure)e la sinistra "miracolata" dalla magistratura milanese.I giudici occuparono il proscenio e misero in discussione la nozione stessa di diritto,riducendo le garanzie dell'imputato con un abuso della carcerazione preventiva che portò anche a suicidi in carcere,come Sergio Moroni e Gabriele Cagliari.I media si occuparono di assecondare i pregiudizi dei propri lettori,e se dimenticarono che lo Stato di diritto é altra cosa,beh,poco importa,tanto la gente era quello che voleva sentirsi raccontare.

La sinistra post comunista era tranquilla perché su di essa il Pool di Mani Pulite mai indagò,anche se era stato forte il flusso di denaro da Mosca.Berlinguer aveva agitato la questione morale e la c.d. "diversità" del PCI.E i suoi successori post-comunisti ne fecero il centro della loro nuova identità,visto che dopo il Muro di Berlino il socialismo reale non aveva nessuna credibilità.

Quel 30 aprile rimarrà come uno dei giorni più vergognosi dell'intera storia repubblicana.Fu tutto un osceno susseguirsi di dichiarazioni sanguinarie,con la bava alla bocca,di moralismi esasperati,di opportunismo svergognato.Un turpe,immondo giustizialismo che trovò il suo sfogo nel tiro alla monetina a Bettino Craxi.

Ma c'è anche un dopo 30 aprile 1993 e che giunge fino ai giorni nostri. La gogna in piazza,il popolo che emette sentenze con le monetine,i movimenti che entrano in Parlamento(la Lega con il cappio,la Rete e anni dopo i Stelle55)sono tratti di un'Italia in preda alla demagogia e alla tensione:non solo per Mani pulite,ma anche per tutto quel  filone forcarolo giudiziario-mediatico nato con i processi di Mafia che strumentalizzarono le morte di Falcone e Borsellino.

In fondo l'Italia del dopo 30 aprile 1993 è l'Italia di oggi,che da allora ha fatto piazza pulita di partiti,istituzioni,reputazioni,rispetto del diritto.Ciò che è venuto dopo non è stata più politica:solo la pan-penalizzazione e il giustizialismo ampliato e moltiplicato sul web e sui social.L'imbestialimento del vivere quotidiano.Il neopopulismo,mascherato sotto il nome ipocrita di "società civile",il restringimento delle libertà costituzionali.Tutto ancora sotto la spinta feroce di una magistratura obnubilata nel suo delirio di onnipotenza.

Sì,é ancora questa l'Italia del dopo 30 aprile 1993.Ma nel frattempo il debito pubblico è triplicato,la pandemia e la guerra hanno fatto precipitare il ceto medio in povertà,e le aziende delocalizzano o chiudono.La classe politica è drasticamente peggiorata e l'Italia è l'unico Paese a non avere più un partito liberale,socialista o democratico-cristiano.E se ne vedono le conseguenze.Se il 30 aprile 1993 è stato un giorno di rivoluzione,allora meglio farne a meno di rivoluzioni come queste.

22 aprile 2023

L'ITALIA STA SCOMPARENDO





Il recente rapporto dell'Istat ha segnalato come le nascite in Italia continuino a calare,questa volta addirittura sotto la quota psicologica delle 400mila unità(393 mila i bambini nati)con la conseguenza che il Paese continua ad invecchiare.Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani,contro meno di un anziano per ogni bambino nel 1951.Con l'indice di vecchiaia in costante aumento:dal 33,5% del 1951 al 187,6% del 2021.

L'Italia,quindi,al contrario del titolo del libro dello scrittore americano  Cormac McCarthy "E' un paese per vecchi".



Sono preoccupanti le conseguenze sociali ed economiche che ne derivano,se si pensa ai costi del sistema pensionistico per il bilancio dello Stato.Uno stato di cose che ha portato il multimiliardario Elon Musk a commentare impietosamente su Twitter:"L'Italia sta scomparendo".

Il tema del malessere demografico ha probabilmente sin qui faticato a trovare spazio proprio in Italia,dove pure,in base a dati statistici incontrovertibili,le sue conseguenze si preannunciano più pericolose.

Sociologi,statistici ed economisti hanno evidenziato che con l’impetuoso espandersi della produzione e dello sviluppo industriale e tecnologico  si é passati in tutto il mondo da una condizione di “demografia naturale”, caratterizzata da alti tassi di fecondità e mortalità,a una condizione di “demografia controllata”,caratterizzata da bassi tassi di fecondità e mortalità.Tra le due fasi se ne colloca una di “transizione demografica”, in cui la riduzione della mortalità,dovuta al miglioramento delle condizioni igieniche e delle conoscenze mediche va di pari passo con il rallentamento della natalità,determinato dalla disponibilità dei metodi contraccettivi,ma anche dall’evoluzione di fattori economici e culturali.

In un contesto generale di demografia declinante,l’Italia desta particolare preoccupazione.Si prevede,infatti,che quello che nel 1950 era il decimo paese più popoloso al mondo con 47 milioni di abitanti e che nel 2014 aveva raggiunto il suo massimo storico con una popolazione di oltre 60 milioni di abitanti,nel 2050 scenderà a 55 milioni di abitanti.

E se la popolazione cala anno dopo anno,i flussi migratori non bastano a compensare quest’andamento: aumentano le immigrazioni,ma aumentano anche le emigrazioni soprattutto delle generazioni più giovani.Questo comporta un progressivo invecchiamento della popolazione,notizia più che preoccupante per un paese che già oggi ha la spesa pensionistica più gravosa d’Europa e contemporaneamente il debito pubblico più alto.Se poi si considera che non tutti gli individui in età da lavoro hanno effettivamente un impiego ben si comprende la gravità del problema.

Economia e demografia,dunque,sono strettamente correlate:il boom demografico italiano é infatti coinciso con il c.d. "miracolo economico" degli anni Cinquanta e Sessanta,mentre il crollo delle nascite ha combaciato con il declino economico e l’esplosione del debito publico negli anni Ottanta e Novanta.E tuttavia l’invecchiamento della popolazione impedisce il ripensamento di un diverso modello politico-economico che attualmente privilegia gli interessi degli anziani a scapito di quelli dei giovani.

In realtà non si tratta di ripensare un diverso modello sociale ed economico.Nell'ambito della problematica demografica c'é anche un profilo culturale da considerare sotto due punti di vista.

Da un lato si afferma che la preoccupazione per il calo delle nascite abbia una caratteristica reazionaria.Si sostiene,cioé,che mettere al mondo un figlio è forse la scelta più personale che una coppia può compiere e che perciò essa  rientra nell'esplicazione del più ampio margine di libertà e di autodeterminazione individuale.Allo stesso tempo,però,non si può non evidenziare che bassi tassi di fecondità hanno dei costi che si ripercuotono sull’intera collettività.

Il secondo aspetto afferma che il malessere demografico non dovrebbe preoccuparci,bensì confortarci,perché l'aumento di popolazione sarebbe insostenibile per un pianeta le cui risorse naturali sono in esaurimento.Una tesi,questa,che richiama la teoria malthusiana(Malthus sosteneva che il progressivo aumento della popolazione rischia di avere esiti funesti perchè le risorse disponibili non sono illimitate l'incremento demografico determinerebbe una penuria di generi di sussistenza fino a giungere all'arresto dello sviluppo economico).



E' questa,però,un'opinione antistorica.Perché anche ammettendo che le risorse umane siano finite,non lo é la creatività umana che sola le valorizza e le utilizza al meglio(basti pensare ad un razionale piano di recupero e riciclo dei rifiuti). 

Il vero problema é invece quello delle politiche pubbliche capaci di dare le risposte al problema.Perché se il costo dei figli grava prevalentemente su chi li mette al mondo,bisogna pur dire che i relativi benefici si riflettono sull’intera società.Occorre dunque rendere adeguati ed appropriati i contributi economici e assistenziali alle famiglie,ma é evidente che sulla scelta di procreare pesa l’incertezza sul futuro,aumentata dopo la pandemia e con una guerra in corso.Fare un figlio è una scommessa:ogni nuovo nato oggi viene al mondo con poche aspettative di futuro rispetto alle opportunità che il paese potrà offrirgli e per di più con un carico di 35mila euro di debito pubblico appena nato.

In fondo,per invertire il declino demografico italiano non servono chissà quali soluzioni astruse:basterebbe che le forze politiche ridiano al paese serie politiche di sviluppo,rendendo più stringenti le responsabilità fiscali a quelle classi sociali ed imprenditoriali che fin qui hanno solo pensato ad appropriarsi delle risorse statali.Il fatto é che nessuna delle forza politica pare intenzionata a farlo per i soliti calcoli clientelari ed elettoralistici.E se questo continuerà ad essere,Elon Musk purtroppo,avrà avuto ragione.

15 aprile 2023

IL DOMINIO DELL'UOMO






La vicenda del runner trentino morto a causa di un attacco da parte di un orso,ha molto colpito l'opinione pubblica che subito si é divisa in due:uccidere l’orso cattivo,risparmiare il povero animale.Succede sempre così,in un Paese manicheo come il nostro dove non ci sono mai mezze misure,ma sempre e solo due parti e due colori,o bianco o nero,senza sfumature.Ne è nata addirittura una spaccatura ideologica,perché poi è molto più facile fare i guelfi o ghibellini che ragionare sui problemi,anche se complicati.Problemi,per esempio, che riguardano la presenza e il ruolo dell’uomo in un ecosistema,oltretutto così alterato proprio per mano e per colpa dell'uomo.Oppure ragionare sul diritto dell'uomo a difendersi che a volte,però,sconfina nella prevaricazione.
E' superfluo dire che ben si comprende e si condivide la pena,lo strazio,il dolore  di chi ha perso una persona cara(peraltro gli stessi familiari del giovane runner hanno fatto sapere che non vogliono che l'orso sia ucciso)ma il problema é più ampio e più vasto e concerne la convivenza tra noi umani e i grandi animali carnivori,in particolare l’orso e il lupo.E questo rapporto presuppone risposte a inevitabili domande che sono poi anche domande esistenziali come quella del ruolo nel mondo e nella natura  dell'Uomo in quanto "homo sapiens".Il "Sapiens",cioé l'essere umano moderno.Proprio su questa tematica lo storico e saggista israeliano Yuval Noah Harari ha scritto un libro:"Sapiens.Da animali a dèi",nel quale viene raccontato ciò che l'uomo é e come lo é diventato,attraverso un'analisi biologica,politica,economica e filosofica.Nel libro,tra l'altro,così scrive Harari:

"Siamo passati dalle canoe(....)alle navette spaziali,ma nessuno sa dove stiamo andando.Siamo più potenti di quanto siamo mai stati,ma non sappiamo che cosa fare con tutto questo potere. Peggio di tutto,gli umani sembrano più irresponsabili che mai".

L'Homo Sapiens,cioé l'Uomo moderno,si illude dunque di essere superiore,ha la presunzione,forse,come dice Harari,di essere diventato davvero un Dio e di poter fare a meno di tutti gli altri esseri viventi,regolandone tipo,numero,carattere e stile di vita.Ma questo é solo un pregiudizio basato sulla propria autoreferenzialità e arroganza,che é pari solo alla sua ignoranza del mondo naturale.Perché le domande sono proprio queste.Possiamo poi dirci davvero unici padroni del mondo e della natura?Davvero riteniamo di poter fare a meno del mondo animale e naturale che ci circonda?
Quello dell'uomo sulla natura é un continuo intervento antropico,per trasformarla e adattarla  ai propri interessi,spesso con effetti ecologicamente nefasti.Ed anche con gli animali crediamo che eliminandoli o sottomettendoli al nostro volere, possiamo restare gli unici padroni del nostro habitat.Alterare e distruggere la natura,eliminare gli animali,"colpevoli" solo di vivere nel loro habitat,che noi uomini andiamo a violare di continuo con le nostre devastanti deturpazioni ambientali.E' questo che l'Uomo fa,tutti i giorni.

La risposta a questi interrogativi DEVE essere NO.L'Uomo non può e non deve sentirsi padrone del mondo,quasi sentendosi un dio e volendo competere con Dio.
La superbia e il delirio di onnipotenza dell’uomo gli fa credere di poter fare ciò che vuole con l’ambiente che lo circonda,inquinando aria e acqua,bruciando boschi,edificando su fiumi e litorali e ai piedi dei vulcani,sterminando intere specie animali accecato dallo scintillio del dio danaro.
L'uomo,però,non si accorge che così facendo la specie umana non potrà sopravvivere a lungo senza che la natura prima o poi reclami in maniera brutale il suo spazio.Anzi,essa lo sta già facendo e i cambiamenti climatici(siccità,desertificazione del pianeta)ne sono solo l’esempio più lampante.
Se dunque l'uomo ucciderà l’orso che ha ucciso il runner,tutto avrà solo il senso di un'ottusa vendetta con la presunzione dell'uomo stesso di sentirsi Supremo Giudice che decide cosa sia bene e cosa sia male fare,in quanto unico padrone della Terra.

In questi giorni alcuni giornali,nel commentare i fatti del Trentino,hanno richiamato le parole del grande scrittore Dino Buzzati di oltre 70 anni fa:



(...)quanto più si estende sulla terra vergine il dominio dell’uomo,tanto più diminuiscono le sue possibilità di salvezza,e a un certo punto egli si troverà prigioniero di se stesso,gli verrà meno il respiro e per un angolo di autentico bosco sarà disposto a dar via tutte le sue diaboliche città".

Ecco,sarebbe bene che l'Uomo,nella sua immensa presunzione(e stupidità)riflettesse sulle parole di Buzzati.

13 aprile 2023

RITORNO ALLA REALTA'





L'idea di nazione,intesa come tendenza politico-culturale ad affermare il prestigio e la superiorità  della propria nazione rispetto ad altri organismi sovranazionali,sembra oggi tornata centrale nella politica italiana grazie alla narrazione che ne hanno fatto i partiti d’ispirazione populista e sovranista.E questa destra oggi al potere in Italia sembra volerlo ribadire ad ogni piè sospinto,anche nell'uso della terminologia posta a base delle proprie scelte politico-culturali:così avviene,ad esempio,con i terminì:"Patria e patrioti","interesse nazionale","appartenenza", "comunità nazionale".Ma anche in queste orgogliose rivendicazioni culturali non mancano contraddizioni e ambiguità che la destra politico-culturale italiana ha spesso manifestato nel corso della sua storia.Anzi,si ha l'impressione che la destra italiana soffra una sorta di frustrazione e un complesso di inferiorità culturale  difronte all'apparato culturale di sinistra,come ha dimostrato quella macchiettistica messa in scena degli "Stati Generali della Cultura di destra" svoltasi di recente a Roma.

La cosa che anzitutto colpisce nel sovranismo populista,è il suo carattere meramente "difensivo".Rispetto al nazionalismo storico sviluppatosi tra l'Ottocento e il Novecento,e al quale viene spesso erroneamente accostato,e che era culturalmente propositivo e dinamico e che politicamente puntava a proiettare fuori dai propri confini storici la potenza economico-politica delle rispettive Nazioni,il sovranismo nostrano è invece fortemente,per così dire,"conservativo" e "retrogrado".Dietro le sue critiche al rigorismo finanziario europeo o alle politiche di libero commercio mondiale,imprescindibili in un'economia globalizzata come quella dei tempi nostri,il nazional-sovranismo italiano sembra tradurre soprattutto le paure inconsce e i risentimenti che attraversano ormai da anni la società italiana.Il sovranismo,cioé,interpreta un umore collettivo,un sentimento di massa pieno di una sensazione di decadenza,debolezza e incertezza:la traduzione,sul piano elettorale e della comunicazione politica,dell’angoscia e dello smarrimento provocati dal mondo globalizzato soprattutto negli ultimi anni,segnati da eventi epocali,come le immigrazioni,la pandemia e la guerra.E' facile capire che questa é una retorica puramente difensiva,raccontata contro qualunque pericolo proveniente dall’esterno,che è stata applicata dai nazional-populisti,in una logica neo-autarchica,financo alla cucina e ai consumi alimentari,all’energia e al commercio:da qui l'emanazione di leggi per la consumazione solo di cibi e prodotti agricoli italiani e la preferenza sempre e comunque il made in Italy in ogni tipo di produzione,un atteggiamento funzionale all'altra proposta di legge con la quale si vuole addirittura vietare l'uso delle lingue straniere.

Questo tipo di approccio politico e culturale non ha ovviamente alcun senso pratico in un mondo segnato irreversibilmente dalla libera circolazione delle merci e da catene di produzione industriale altamente integrate su base globale.Essa può solo aumentare la sensazione di accerchiamento e l’allarmismo delle fasce sociali più disagiate.Il sovranismo,dunque,non spinge il proprio paese alla competizione,e di conseguenza alla crescita o all’innovazione.E' piuttosto un ripiegamento a difesa di ciò che si ha e di ciò che si presume di essere ma soprattutto di ciò che si teme di perdere.Il sovranismo é dunque una dottrina della decadenza e della debolezza di popoli stanchi culturalmente.

Il nazionalsovranismo nostrano mostra poi tutta la sua pochezza e mancanza di vedute anche nel campo della politica estera,della collocazione internazionale del paese per la difesa degli interessi vitali della nazione,che pure dovrebbe rappresentare,per il sovranismo,un aspetto fondamentale nell'autodefinizione della propria caratterizzazione culturale.E ciò sempre nel quadro dei vincoli di alleanza che la legano,a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale,all’Europa,agli Stati Uniti e al blocco occidentale.Ed invece,nel caso del sovranpopulismo italiano(soprattutto quello espresso dal governo tra Lega e M5S)ad una propaganda anti-europeista molto accesa si è sommata a un’ambigua vicinanza ideologica a Stati e potenze come il nazionalismo neo-imperiale di Putin,l’espansionismo commerciale cinese di Xi Jinping,che invece non sono mai stati alleati storici dell’Italia.

In realtà,con quel percorso politico-economico con la Cina(la cosiddetta "Via della Seta")si voleva contrastare il disegno unificatore europeo,considerato lesivo degli interessi italiani e frutto di un "disegno" globalista finalizzato ad annichilire i particolarismi nazionali attraverso le maglie della moneta unica e di una legislazione comunitaria centralizzata.Questo miope e ottuso atteggiamento politico ha comportato non solo un allentamento dei vincoli tra l’Italia e i suoi storici alleati europei, ma anche l'insorgere di sospetti rispetto alla sua tradizionale collocazione all’interno del sistema politico-militare euro-atlantico.Così in questi anni ne sono derivate incomprensioni diplomatiche con gli Stati Uniti e un crescente attrito con Bruxelles,che hanno finito per inficiare la credibilità e la lealtà del fronte populista italiano sulla sua reale volontà di difendere gli interessi strategici dell’Italia.Con il paradosso che la c.d. "amicizia" di Salvini e Meloni con gli altri sovranismi europei non si è mai tradotta in una forma di solidarietà o di collaborazione politica con l'Italia:sulla questione dell’immigrazione,ad esempio, l’Italia non ha mai trovato il sostegno degli altri paesi sovranisti europei(Austria, Polonia, Ungheria).

Alla fine il sovranismo si è rivelato un danno per l’Italia dal punto di vista politico e dell’immagine.Salvini e Meloni hanno solo declamato vuote e demagogiche formule verbali di sovranità e autonomia d’azione politica,del tipo:"la pacchia é finita",ma  come tale incapace di salvaguardare concretamente il tanto sbandierato,nei comizi e nei discorsi,"interesse nazionale".Come scriveva il grande scrittore tedesco Herman Hesse:"Col passare degli anni mi sono sentito ineluttabilmente spinto ad apprezzare maggiormente ciò che unisce uomini e nazioni piuttosto che ciò che li divide".

03 aprile 2023

VETI E DIVIETI






In principio furono vietati i "rave party" e se trasgredisci resti "dentro" anche fino a 6 anni.Poi arrivò il decreto "divieto di umanità" contro le ONG,e se t'azzardi a soccorrere in mare più di una volta quella gente che sta affogando,ti sequestrano la nave,anche se poi a Cutro quelle della Guardia Costiera e di Finanza non escono a salvare quei poveri 100 disgraziati così "irresponsabili" che si sono permessi di partire dalle tragedie delle loro terre,in Afghanistan,Siria o Libia.E se poi dei deputati vanno in visita nelle patrie galere per vedere come un anarchico campa(campa?)al 41 bis,ecco che si sente dire di essere dalla parte della mafia e del terrorismo.

Insomma la costante politica di questo governo di destra sembra essere una soltanto,quella dei veti e dei divieti,in una logica oscurantista della società:vietato riconoscere in Municipio i figli delle coppie omogenitoriali(con l'Europa che condanna l'Italia perché così si discriminano i bambini).Vietato l’utero in affitto,perché per quel signor nessuno fatto deputato,per quel tal Mollicone,si tratta di un reato peggiore della pedofilia.E poi ancora.Vietati i cibi  sintetici,perché noi,italiani veri,mangiamo autarchico:mangiamo pizza,spaghetti,carbonara,orecchiette e salame ’nduja,perché tutto fatto a casa,intesa come Patria ovviamente.E quell'altro fratello d'Italia lì,così tanto patriota da proporre multe fino a 100.000 euro per chi usa parole inglesi.



E allora multiamo pure la Meloni che ha chiamato il ministero dell'Industria col nome di "made in Italy".Oppure togliamo l'insegnamento dell'inglese dalle scuole.E poi ci sono loro due,la Premier e il Presidente del Senato La Russa,che a dire la parola "antifascista" proprio non ce la fanno.Con lei che sostiene che i caduti delle Fosse Ardeatine sono stati uccisi perché italiani,e non perché erano ebrei ed antifascisti e lui che afferma che quelli di di Via Rasella non erano nazisti ma solo una banda di musica.

Ora i vincitori delle elezioni si sono a lungo vantati di essere più bravi a "sentire" il Paese reale,di conoscere i bisogni del popolo, di interpretarne le angosce.Ma in tutti questi mesi la loro azione di governo é stata del tutto lontana dalla realtà,da ciò che preoccupa quotidianamente famiglie e imprese.Questo perché nelle 2 forze sovraniste di governo si agitano troppe ansie identitarie,quasi come se la loro vera preoccupazione fosse quella di dimostrare che "loro" son sempre "loro",quelli del "prima gli italiani" e de "la pacchia é finita".Il fatto,però,é che la destra al governo non deve dimostrare qual'é la sua identità,ma che cosa pensa di fare con i tanti problemi sul tappeto,perché poi ogni governo si misura con quello che ha lasciato il precedente governo.

Così,per esempio:abbiamo una massa senza precedenti di immigrati che provano ad entrare in Italia,e allo stesso tempo le imprese e le famiglie italiane non trovano manodopera e migliaia di lavori non vengono coperti.Questa destra di governo,invece della lotta alle ONG e ai ridicoli slogan "porti chiusi","affonderemo le barche" e "daremo la caccia agli scafisti per tutto l'orbe terracqueo" é capace di elaborare,in collaborazione con le aziende private,politiche del lavoro e contemporaneamente di accoglimento,in modo da trasformare queste due esigenze in fattori di sviluppo e crescita per il Paese?

Ci sono poi gli obiettivi del PNRR da realizzare,con il rischio di perderne i finanziamenti europei che valgono una decina di punti di Pil."Non l’ho fatto io questo Pnrr",ha detto la premier Meloni.Ma ciò non toglie che tocca a lei e al suo governo utilizzare ogni centesimo di quei fondi,perché adesso è il nostro Pnrr,e loro sono al governo dell'Italia.Chi è chiamato alla guida della nazione non può nascondersi dietro i "é colpa loro",ma deve avere precisa in mente  la responsabilità dell’Italia com’è,non come avrebbe voluto che fosse.Chi governa perde il diritto a lamentarsi.Soprattutto se poi come predecessore hai avuto il governo di Mario Draghi che ha fatto registrare una crescita spettacolare per due anni di fila(la più alta in Europa)riducendo le disuguaglianze e incrementando l’occupazione,senza dire dell'eccellente gestione della pandemia. 

Adesso,invece,questi governanti si accorgono che molti progetti non rispondono ai requisiti richiesti dall'Europa e lo stesso ministro Fitto dice che alcuni obiettivi sono materialmente irrealizzabili.Ma non li si poteva studiare mesi fa quei progetti,invece che fare ideologia con il decreto rave o quello sulle ONG?Si rischia,alla fine,di perderli quei tanti soldi che l'Europa ci ha dato.E non avere quei soldi sarebbe un problema grande non solo per il governo,ma per tutti gli italiani che pagano l’affitto e le bollette e le imposte.Senza quei soldi non si riuscirà a costruire scuole,strade e ospedali,non si potrà discutere di politiche del lavoro e dell'occupazione,di redditi e di diritti elementari delle persone.Altro che divieto di inglesismi.Altro che patriottismo tricolore e trincee alle frontiere.

Alla fine il governo verrà giudicato esclusivamente per la sua capacità di dare risposte ai problemi reali,di evitare il ritorno alla crescita zerovirgola,alla perdita di lavoro e ricchezza.Se vuole davvero difendere ed accrescere la sua credibilità,la destra deve dimostrarsi impegnata a governare con serietà e visione del futuro.Veti e divieti,propaganda e ideologie anche no,grazie.