22 aprile 2023

L'ITALIA STA SCOMPARENDO





Il recente rapporto dell'Istat ha segnalato come le nascite in Italia continuino a calare,questa volta addirittura sotto la quota psicologica delle 400mila unità(393 mila i bambini nati)con la conseguenza che il Paese continua ad invecchiare.Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani,contro meno di un anziano per ogni bambino nel 1951.Con l'indice di vecchiaia in costante aumento:dal 33,5% del 1951 al 187,6% del 2021.

L'Italia,quindi,al contrario del titolo del libro dello scrittore americano  Cormac McCarthy "E' un paese per vecchi".



Sono preoccupanti le conseguenze sociali ed economiche che ne derivano,se si pensa ai costi del sistema pensionistico per il bilancio dello Stato.Uno stato di cose che ha portato il multimiliardario Elon Musk a commentare impietosamente su Twitter:"L'Italia sta scomparendo".

Il tema del malessere demografico ha probabilmente sin qui faticato a trovare spazio proprio in Italia,dove pure,in base a dati statistici incontrovertibili,le sue conseguenze si preannunciano più pericolose.

Sociologi,statistici ed economisti hanno evidenziato che con l’impetuoso espandersi della produzione e dello sviluppo industriale e tecnologico  si é passati in tutto il mondo da una condizione di “demografia naturale”, caratterizzata da alti tassi di fecondità e mortalità,a una condizione di “demografia controllata”,caratterizzata da bassi tassi di fecondità e mortalità.Tra le due fasi se ne colloca una di “transizione demografica”, in cui la riduzione della mortalità,dovuta al miglioramento delle condizioni igieniche e delle conoscenze mediche va di pari passo con il rallentamento della natalità,determinato dalla disponibilità dei metodi contraccettivi,ma anche dall’evoluzione di fattori economici e culturali.

In un contesto generale di demografia declinante,l’Italia desta particolare preoccupazione.Si prevede,infatti,che quello che nel 1950 era il decimo paese più popoloso al mondo con 47 milioni di abitanti e che nel 2014 aveva raggiunto il suo massimo storico con una popolazione di oltre 60 milioni di abitanti,nel 2050 scenderà a 55 milioni di abitanti.

E se la popolazione cala anno dopo anno,i flussi migratori non bastano a compensare quest’andamento: aumentano le immigrazioni,ma aumentano anche le emigrazioni soprattutto delle generazioni più giovani.Questo comporta un progressivo invecchiamento della popolazione,notizia più che preoccupante per un paese che già oggi ha la spesa pensionistica più gravosa d’Europa e contemporaneamente il debito pubblico più alto.Se poi si considera che non tutti gli individui in età da lavoro hanno effettivamente un impiego ben si comprende la gravità del problema.

Economia e demografia,dunque,sono strettamente correlate:il boom demografico italiano é infatti coinciso con il c.d. "miracolo economico" degli anni Cinquanta e Sessanta,mentre il crollo delle nascite ha combaciato con il declino economico e l’esplosione del debito publico negli anni Ottanta e Novanta.E tuttavia l’invecchiamento della popolazione impedisce il ripensamento di un diverso modello politico-economico che attualmente privilegia gli interessi degli anziani a scapito di quelli dei giovani.

In realtà non si tratta di ripensare un diverso modello sociale ed economico.Nell'ambito della problematica demografica c'é anche un profilo culturale da considerare sotto due punti di vista.

Da un lato si afferma che la preoccupazione per il calo delle nascite abbia una caratteristica reazionaria.Si sostiene,cioé,che mettere al mondo un figlio è forse la scelta più personale che una coppia può compiere e che perciò essa  rientra nell'esplicazione del più ampio margine di libertà e di autodeterminazione individuale.Allo stesso tempo,però,non si può non evidenziare che bassi tassi di fecondità hanno dei costi che si ripercuotono sull’intera collettività.

Il secondo aspetto afferma che il malessere demografico non dovrebbe preoccuparci,bensì confortarci,perché l'aumento di popolazione sarebbe insostenibile per un pianeta le cui risorse naturali sono in esaurimento.Una tesi,questa,che richiama la teoria malthusiana(Malthus sosteneva che il progressivo aumento della popolazione rischia di avere esiti funesti perchè le risorse disponibili non sono illimitate l'incremento demografico determinerebbe una penuria di generi di sussistenza fino a giungere all'arresto dello sviluppo economico).



E' questa,però,un'opinione antistorica.Perché anche ammettendo che le risorse umane siano finite,non lo é la creatività umana che sola le valorizza e le utilizza al meglio(basti pensare ad un razionale piano di recupero e riciclo dei rifiuti). 

Il vero problema é invece quello delle politiche pubbliche capaci di dare le risposte al problema.Perché se il costo dei figli grava prevalentemente su chi li mette al mondo,bisogna pur dire che i relativi benefici si riflettono sull’intera società.Occorre dunque rendere adeguati ed appropriati i contributi economici e assistenziali alle famiglie,ma é evidente che sulla scelta di procreare pesa l’incertezza sul futuro,aumentata dopo la pandemia e con una guerra in corso.Fare un figlio è una scommessa:ogni nuovo nato oggi viene al mondo con poche aspettative di futuro rispetto alle opportunità che il paese potrà offrirgli e per di più con un carico di 35mila euro di debito pubblico appena nato.

In fondo,per invertire il declino demografico italiano non servono chissà quali soluzioni astruse:basterebbe che le forze politiche ridiano al paese serie politiche di sviluppo,rendendo più stringenti le responsabilità fiscali a quelle classi sociali ed imprenditoriali che fin qui hanno solo pensato ad appropriarsi delle risorse statali.Il fatto é che nessuna delle forza politica pare intenzionata a farlo per i soliti calcoli clientelari ed elettoralistici.E se questo continuerà ad essere,Elon Musk purtroppo,avrà avuto ragione.

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