26 luglio 2020

UN MONDO PIENO DI FUTURO



Il 24 luglio dovevano iniziare a Tokio le Olimpiadi,la XXXII Edizione dell'era moderna.Ma a causa del Covid,esse sono state annullate e rinviate.Ed allora,almeno noi italiani,possiamo forse "consolarci",ricordando quelle altre Olimpiadi,quelle del 1960,che si tennero a Roma,giusto 60 anni fa.Era l'anno in cui una giovanissima Mina esordiva al Festival di Sanremo.L'anno di Jurij Gagarin primo uomo nello spazio.Il suicidio di Hemingway.Il primo concerto dei Beatles,la nascita del muro di Berlino.Ed era l'anno de "La dolce vita" di Fellini Fellini,che vinceva la Palma d'oro al Festival di Cannes.Erano gli anni di Cinecittà,la Hollywood sul Tevere.Il 1960.Roma sta attraversando un momento di raro splendore,sia culturale che commerciale.Sono gli anni del boom,del culmine del miracolo economico.Uscita oramai dalla ricostruzione post-bellica,la città eterna sta vivendo una grande bellezza.Quella bellezza che poi,con straziante nostalgia e con angoscia esistenziale,il regista Paolo Sorrentino ha raccontato nel suo film,Premio Oscar,intitolato,non a caso,"La grande bellezza".

Il 1960 e gli anni successivi furono gli anni  che cambiarono radicalmente  il mondo.Le tensioni tra Urss e Stati Uniti erano al loro culmine.Proprio nel 1960 J. F. Kennedy era stato eletto Presidente degli Stati Uniti e appena 2 anni dopo il mondo fu ad un passo da una guerra atomica con la crisi dei missili russi a Cuba.Nel 1960 fu costruito il Muro di Berlino.E fu nel 1960 che Papa Giovanni XXIII annunciò la convocazione del Concilio Vaticano II per aprire la Chiesa verso il mondo nuovo,verso altre fedi,lingue ed etnie.Tutti questi eventi si intrecciarono nell'Olimpiade di Roma.Ex colonie ed ex imperi si apprestavano a gareggiare tra di loro.Gli atleti della Germania dell´Est e di quella dell´Ovest facevano ancora parte della stessa squadra e solo qualche mese dopo il muro di Berlino li avrebbe divisi.E per molti atleti neri,discriminati nei paesi di origine,a cominciare dagli USA,le Olimpiadi furono una grande occasione nella battaglia per l'emancipazione.Alcune successive edizioni dei Giochi saranno poi ricordate per altri aspetti.Come Città del Messico 1968,ad esempio,con gli atleti di colore,Smith e Carlos,sul podio con il pugno alzato verso il cielo,simbolo di lotta contro il razzismo.O come le Olimpiadi di Monaco nel 1972,con l'assassinio degli atleti israeliani.Roma,invece,venne poi celebrata come una delle più belle Edizioni di tutta la storia delle Olimpiadi.Eppure anche senza traumi,quei 18 giorni di gare rappresentarono uno spartiacque,come scrisse lo scrittore americano David Maraniss nel suo libro "Roma 1960,le Olimpiadi che cambiarono il mondo"."Quei colori infuocati dei tramonti sulle strade, sulle piazze e sui muri di Roma-scrive Maraniss- avevano un significato metaforico:stava morendo un'era e ne nasceva un´altra".Ed infatti quell'Olimpiade significò molto anche al di fuori dei campi di gara.In quei giorni stava avvenendo l'inesorabile declino della vecchia concezione europea e aristocratica,maschilista e dilettantesca dei giochi olimpici,con l'emergere di forze nuove e nuove Nazioni ex colonie di Francia,Italia,Belgio,Inghilterra,rendendo,così,lo sport più egualitario.Ma quell'Olimpiade segnò,per contro,l'inizio di un mondo condizionato da soldi,organizzazioni statali,propaganda politica.In quelle Olimpiadi,infatti,fecero irruzione per la prima volta le tv commerciali,le sponsorizzazioni,ed anche il doping.Il ciclista danese Jensen collassò durante la prova e poco dopo morì per un farmaco iniettato nelle vene.Per la prima volta una rete privata americana,la Cbs,comprò i diritti per le riprese pagando 600mila dollari.Da un punto di vista politico le due superpotenze si sfidarono anche nello sport.Per l'URSS comunista tutte le successive Olimpiadi divennero come la sfida contro il mondo capitalista.Ed anche gli USA cominciarono ad affrontare la preparazione sportiva in modo più aggressivo,puntando molto sugli atleti neri che proprio a Roma ebbero grandi successi.Simbolo di un mondo che stava finendo fu Avery Brundage,presidente del C.I.O,un americano razzista,antisemita,incapace di vedere il cambiamento nel mondo,anche in quello dello sport.Di questa rivoluzione,invece,Roma fu piena di protagonisti,a cominciare da Cassius Clay, un diciottenne pugile di colore che vinse la medaglia d´oro e che 4 anni dopo,con il nome di Muhammad Ali, sarebbe diventato la star sportiva più famosa del ventesimo secolo.E ci fu un'altra atleta di colore,Wilma Rudolph che riuscì a vincere tre medaglie d´oro,a dispetto della povertà e della poliomelite che l´aveva colpita da piccola.E furono,quelle del 1960,le Olimpiadi anche di Abebe Bikila,un pastore somalo,che,correndo di notte a piedi nudi,per le strade di Roma,vinse la maratona ed è ancora oggi considerato tra i più grandi maratoneti di tutti i tempi.

Noi italiani,però,abbiamo ancora negli occhi la corsa cadenzata di Abdon Pamich,e gli occhiali da sole di Valerio Berruti,medaglia d´oro nei 200 metri,o i pugni del giovane Nino Benvenuti,o i cavalli dei fratelli D'Inzeo o la bicicletta di Sante Gaiardoni.

Il significato di quelle Olimpiadi,di quel mondo che stava cambiando,lo raccontò Pier Paolo Pasolini in un articolo dal titolo:"Un mondo pieno di futuro".E' il mondo che Pasolini vede sfilare nella cerimonia d'inaugurazione delle Olimpiadi,un mondo nuovo con i numerosi paesi africani che di recente avevano conquistato l’indipendenza,con gli stati più poveri che stavano iniziando ad avere una loro vita civile,mentre gli Usa e l’Urss vogliono "possedere il cosmo".Pasolini concludeva quell'articolo descrivendo la "parte più bella" di quei Giochi:quella giovanile,quella colorata visione del mondo,riunito in una pacifica sfida,quella evocazione dei momenti storici,come staccati dal male e dal bene,quasi pronti a far parte di una coscienza più alta e serena,quella che li giudicherà domani".



22 luglio 2020

NON E' QUESTA L'EUROPA





L'Italia,negli ultimi anni,si trova a fronteggiare la sua più grave crisi economica di sempre.Fabbriche che chiudono,licenziamenti,aumento della disoccupazione,e un rating e un outlook dello Stato pesantemente negativi.E' poi sopraggiunta la pandemia del Coronavirus  e la crisi è divenuta devastante.Produzione industriale praticamente azzerata,attività commerciali chiuse,filiera del turismo gravemente colpita,con tanti esercizi che chissà se e quando riapriranno.I provvedimenti del governo giallorosso,Pd-5Stelle,per fronteggiare la crisi sono stati davvero poca roba.Sovvenzioni e cassa integrazione che faticano ad arrivare a industrie,operai e famiglie,con provvedimenti che comunque hanno una portata limitata e temporanea,inadeguati alla profondità della crisi.Difronte a questa situazione,aggravata dalla pandemia,era dunque giusto,oltreché necessario,che l'Italia si rivolgesse all'Europa,a quell'Europa come pensata da uno dei suoi più grandi "Padri",Altiero Spinelli che riportò questo suo sogno nel "Manifesto di Ventotene".Un'Europa solidale e unita,in grado di elaborare progetti e politiche comuni,in favore di tutti gli Stati membri,specialmente in momenti,come questo,quando il pericolo è così grande.Eppure anche in un momento così grave,in cui l'Italia,tra i Paesi più colpiti dalla pandemia,chiede aiuto all'Europa,ci sono stati alcuni Paesi(Olanda,Austria,Danimarca e Svezia)che si sono opposti a fornire aiuti economici all'Italia.Sono Paesi legati al solo concetto del rigore dei conti in ordine,ma contrari ad ogni politica di "comunitarizzazione" del debito in Europa e perciò contrari a finanziare le spese che l'Italia deve affrontare,o,quanto meno,subordinandoli a forti restrizioni."Frugali" li chiamano questi 4 Paesi.Li battezzò così il Financial Times quando i premier dei 4 Paesi in un documento comune,spiegavano il loro concetto di sostenibilità del debito dei Paesi e la necessità di porre in essere politiche più restrittive nei confronti di quegli Stati,come l'Italia,con alto livello di indebitamento.Ma se quest'è,allora qualche osservazione va fatta sul "rigore" di quei 4 Stati.Già,perché quelle Nazioni sembrano badare egoisticamente solo ai loro interessi nazionali e non tanto a quelli dell’Unione europea di cui si considerano i veri “rigoristi”.Pronti a controllare e bacchettare chi non ha i conti pubblici in ordine,si sono,per così dire "distratti",quando si doveva verificare le centinaia di miliardi "sporchi" che hanno riempito gli attivi delle loro banche.Nella lista di frodi miliardarie compilata dalla Commissione di Bruxelles,i 4 “frugali” compaiono spesso.La banca olandese Rabobank,per esempio,pagò 369 milioni di dollari agli Usa dopo essersi dichiarata colpevole di riciclaggio di denaro sporco dal Messico.Svezia e Danimarca,dal canto loro,si sono trovate coinvolte attraverso le banche Swedbank e Danske Bank in uno dei più grandi scandali di riciclaggio internazionale di danaro sporco.E nelle stesse indagini è stata coinvolta anche la banca austriaca Raiffeisen.Evidentemente,sotto questi aspetti non sono proprio "virtuosi" questi 4 Paesi.Certo,va detto che quelle Nazioni hanno i propri conti pubblici in ordine,al contrario dell'Italia che ha fatto gravare sul debito pubblico tanti anni di politiche assistenziali.L'Austria,ad esempio,ha il proprio debito pubblico al 79% del pil,contro il 135% dell'Italia prima del Covid.Ma questo non giustifica quel senso di superiorità che emerge ogni volta che si deve discutere di conti nell’Ue.E' comodo insistere sulla sostenibilità del bilancio comunitario quando poi l'Europa concede loro significativi sconti  nel versamento all'Europa delle singole quote da parte dei singoli Stati.E quando la Gran Bretagna è uscita dalla UE,la redistribuzione delle quote per la compensazione di Londra è stata minima da parte dei Paesi frugali.E c’è poi il grande tema della concorrenza fiscale,il cosiddetto "dumping".L’Olanda,cioè,non tassa royalties e dividendi generati da imprese straniere operanti sul suo territorio.Solo il 4% del volume d’affari è tassato ai fini fiscali:in questo modo,l'Olanda erode introiti fiscali agli altri Stati membri circa 11,2 miliardi di euro.Altro che il pensionato italiano che campa sul contribuente olandese.In questo modo l'Olanda impoverisce proprio i partner europei ai quali vorrebbe poi imporre lezioni di vita.Tanto per dare dei numeri:secondo dati del quotidiano economico "Il Sole 24ore",l’Italia riusciva prima del Covid-19 ad attrarre investimenti esteri pari al 19% del Pil,l’Olanda il 535%(e tra questi c'è anche l'italianissima Fiat,a dire il vero).Com’è possibile per un Paese di soli 7 milioni di abitanti ?Forse perchè,come ha spiegato l'istituto di ricerca,"Tax Justice Network",l’Olanda è al quarto posto tra i Paesi definiti come "paradisi fiscali" per le multinazionali.In questi giorni i Capi di Stato europei si sono incontrati(e scontrati)a Bruxelles per decidere sugli aiuti da conferire ai singoli Stati per le conseguenze economiche causate dall'epidemia.Si è discusso,trattato e litigato per 4 giorni e più.Alla fine,arrivati al penultimo momento,un compromesso più o meno dignitoso si è trovato.Con tante addizioni e sottrazioni.Tutto un aggiungere o levare quattrini.Preferibilmente sotto banco.Con buona pace di Altiero Spinelli e di quel suo sogno lanciato oltre la siepe del mare di Ventotene,la maratona di questi giorni ha dimostrato che quello che lega i governi d'Europa è solo la vecchia partita doppia.Dare e avere.È per questo che è davvero triste vedere il teatrino con cui l'Europa ha mostrato la sua attuale,vera immagine:un'Europa del mercanteggiare e delle convenienze e degli egoismi nazionali,anche difronte al grande dramma della pandemia.Alla fine della fiera,finito i balletto delle cifre,resta il messaggio politico.Che non è quello del sogno di Altiero Spinelli,Ernesto Rossi e Luigi Einaudi e del "Manifesto di Ventotene". 

16 luglio 2020

SERIETA'


Proprio nel momento in cui scienziati e ricercatori fanno dichiarazioni tranquillizzanti sulla diffusione del virus,il premier Conte annuncia,così,all'improvviso,che lo stato di emergenza sanitaria per il coronavirus verrà prorogato fino al 31 dicembre 2020.Con tutto quello che ne consegue:saremo di nuovo chiusi in casa h24;uffici,scuole,università,chiese,cinema,musei,teatri chiusi;stadi sbarrati per tutti gli sport,l'attività industriale e il settore turistico-alberghiero completamente fermi.Insomma un cataclisma economico,peggiore di quello determinatosi dopo i 3 mesi di lockdown.Se quest'è,il premier Conte deve spiegazioni.C'è da chiarire le FORME e i MODI con i quali questa decisione,già annunciata,verrà presa.Perché in Italia c'è ancora un Parlamento che attua la volontà popolare mediante leggi e non con DPCM che sanno tanto di monarchia assoluta.E se in Italia bene o male(più male che bene)questo Parlamento esiste e non è divenuto(ancora?)"un'aula sorda e grigia,bivacco di manipoli",è esso che deve decidere su una eventuale proroga di uno stato d’eccezione,secondo la famosa definizione di Carl Schmitt.In inverno è stato diverso.Dinanzi all’esplodere della pandemia era ancora ammissibile(ma anche allora fino a un certo punto)far ricorso a strumenti derogatori dei tradizionali strumenti legislativi.Questa volta,però,non si può annunciare una proroga di un modello fortemente limitativo dei diritti e delle libertà individuali e personali senza andare prima difronte al Parlamento,l’organo costituzionale di massima rappresentanza di quel popolo di cui il Premier pretende di essere "avvocato".Un voto del Parlamento è assolutamente dovuto ed è qualcosa di più di un passaggio formale.In democrazia la forma è sostanza,e il Parlamento,già messo ai margini dall'alluvione di DPCM piovuta addosso al Paese,non può finire in naftalina un’altra volta,non può divenire,come ha detto la Presidente del Senato Casellati,un fantasma,senza avere neppure la possibilità di discutere i lineamenti di questa nuova dichiarazione di crisi:per quanto tempo,con quali caratteristiche,con quali ruoli?In questo senso,del resto,si sono espressi autorevoli costituzionalisti,che hanno sottolineato la criticità di una decisione che impatta sulle libertà fondamentali delle persone,e che perciò deve essere adottata sulla base di un indirizzo votato dal Parlamento,che rispetti i caratteri indicati dalla Corte Costituzionale:"necessità,proporzionalità,bilanciamento,temporaneità".Non è roba da poco.Queste sono le modalità attraverso le quali in democrazia l'esecutivo rende conto del proprio operato,ed  è pericoloso se i governanti si innamorino di tali poteri straordinari,trovandoli comodi,perchè così si evitano quei "fastidiosi" meccanismi costituzionali del controllo del Parlamento e del bilanciamento dei poteri.Perchè poi si ha netta la sensazione che il premier voglia prendere tale decisione per puro narcismo,indirizzando la propria azione come ha fatto finora e cioè in favore di telecamera.Ovviamente,nessuno è in grado di dire cosa ci aspetta in autunno,nemmeno i c.d. esperti,alcuni dei quali,dopo mesi di interviste e apparizioni tv,hanno pensato bene di scendere in politica,candidandosi in liste di partito ma sempre per il bene del Paese,ovviamente(l’epidemiologo Lopalco in Puglia,per esempio).Ma proprio perchè nessuno lo sa,non si può parlare,già da ora,di proroga dei poteri senza conclamate evidenze scientifiche.Conte,perciò,lasci stare i propri narcisismi e tenga conto che un nuovo lockdown ha un impatto non solo sanitario,ma anche economico e sociale.È infatti di per sé un incentivo a osservare condizioni di vita e di lavoro(negli uffici pubblici,nella scuola,nei tribunali,nei luoghi di sport,spettacolo e turismo)adeguati a un rischio potenziale percepito evidentemente ancora molto alto:il che non è senza costi per il Paese.Ma soprattutto non si può pensare che,magari,la gente si possa abituare e assuefare a una forma di governo "straordinaria",priva degli impacci e delle lentezze della prassi parlamentare.Perchè pare più che evidente che la proroga serve solo a coprire il precario stato di salute di un governo in contrasto su tutto,tirandolo,così,fuori da ulteriori beghe.Al di là degli interventi precari e limitati nel tempo posti in essere dal governo,non si vede infatti uno straccio di progetto strategico per affrontare la crisi e per andare in Europa con una linea unitaria per poter richiedere quegli aiuti(Mes,Recovery Fund,Sure)di cui l'Italia ha così tanto bisogno.Ed è, dunque,proprio per questo,che il governo deve essere trasparente sulla volontà di procedere senza strappi,senza scorciatoie,senza la volontà di nascondere la polvere sotto il tappeto, e senza neppure pensare,neanche una volta,neanche per sbaglio,di specchiarsi compiaciuto nell’attenzione che le fasi di emergenza proiettano sempre,nel bene e nel male,sulla compagine governativa e sul suo capo.Le cose son serie e c'è bisogno di grande serietà.

07 luglio 2020

MUSICA E CINEMA












Qualche giorno fa si è spento il grande direttore d'orchestra e compositore Ennio Morricone.Il grande pubblico lo ha conosciuto soprattutto come autore delle colonne sonore di alcuni tra i più bei film della storia del cinema,come:"Per un pugno di dollari","Il buono,il brutto e il cattivo;"Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto"C’era una volta in America","Nuovo Cinema Paradiso","Mission","Novecento",per citarne solo qualcuno.  Scompare l'uomo,non certo la sua opera e la sua arte.Morricone rimarrà la colonna sonora dei grandi film d'autore.Epperò questa scomparsa fa riflettere su cosa può essere un film senza una colonna sonora,senza la Musica.In origine c'era il "muto".Quando il cinema nacque,il 28 dicembre 1895,ad opera dei fratelli Lumiere,non c'erano dialoghi,non c'erano rumori,nè tantomeno musica.Di lì a poco,però,comparvero in sala qualche pianoforte od orchestrina ad accompagnare le immagini.Oggi è scontato,andando a cinema,aspettarsi un film fatto di dialoghi,musica,suoni,rumori e magari effetti sonori speciali.L’assenza della musica è subito percepita,anche se talora l'assenza di essa è una scelta fatta di proposito dal regista per esprimere in altro modo emozioni precise,ma rimane evidente che la presenza della musica è tanto scontata quanto la sua assenza è rimarcata.La musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del film.Musica e immagini concorrono insieme alla creazione del significato che nasce dal loro rapporto.La musica definisce ambienti e personaggi,fa emergere emozioni.La musica crea stati d’animo.Dà voce e anima alla fotografia,al montaggio,alle luci,ed è essa che che crea atmosfere idilliache e tragiche,che proustianamente crea ricordi.Nel film di “genere”(commedia,drammatico,horror,fantascienza,etc.)è proprio essa che dà la "cifra" del genere.Come immaginare "Psycho" senza la musica di Bernard Herrmann ?

O "Ghost" senza  "Unchained" di Hy Zaret?


Nel film può poi esserci la musica dell'epoca conosciute dal grande pubblico.Ad esempio in Easy Rider di Dennis Hopper



si susseguono famose canzoni rock degli anni ’60 con l’intento di ambientare il film nell’attualità della rivoluzione giovanile americana.Registi come Francis Ford Coppola,Martin Scorsese,Quentin Tarantino sono soliti inserire nei loro film i successi musicali come scenografie sonore.Spesso,invece,i registi  optano per la musica classica,come in Barry Lyndon di Stanley Kubrick,dove c'è "Sarabande" di Haendel

o "Jeu" di Schubert.

Eppure qualche grande regista preferisce i silenzi.Antonioni e Bergman,ad esempio,erano restii a mettere musica nei loro film,perché prediligevano l’essenzialità.Ed in effetti il silenzio ha spesso un effetto drammatico,anch’esso serve a qualificare la scena.Nessun’altra arte può rappresentare il silenzio:non la pittura,nè la scultura,nè la letteratura.Fra questi due poli,fra l’inesistenza della musica in film molto efficaci e l’assoluta presenza della musica c’è tutta una serie di cose intermedie.I rumori,ad esempio.Quelli della vita di tutti i giorni,che condannando l’alienazione della fabbrica come ad esempio Charlie Chaplin in "Tempi moderni".

Ma,al di là delle scelte artistiche dei singoli registi è la musica che rende vivo nel ricordo dello spettare il film.Ne "Lo squalo",ad esempio,il motivo di terrore viene riproposto ogni volta che l’animale si avvicina.

Non soltanto i temi o i motivi restano nella mente degli spettatori,ma anche particolari colonne sonore diventate molto famose come quella di Star Wars di George Lucas o de Il padrino di Francis Ford Coppola
e così via.Chi ha visto il film,associa subito le musiche al film,anche se le musiche sono ascoltate da sole, sempre a causa del legame che hanno instaurato con le rispettive immagini.Questa associazione tra musica e immagini è la riprova dello stretto legame che si viene a creare e di come le due parti siano imprescindibili, l’una si ricollega all’altra creando nell’immaginario dello spettatore un’immagine sonora indelebile.

Dice Stanley Kubrick:"La cosa migliore in un film è quando le immagini e la musica creano l’effetto. […] Le scene più forti,quelle di cui ci si ricorda,non sono mai scene in cui delle persone parlano,ma quasi sempre scene di musica e immagini" 
  
E Sergej M. Ejzenštejn,il grande rivoluzionario del mondo delle immagini,celebre per la sua "Corazzata Potëmkin,diceva:

"Perché poi la musica è così necessaria?Perché parliamo qui della musica come di qualcosa che è sempre,a priori indispensabile e di per sé sottintesa nel film?” La risposta è:non si tratta tanto di rafforzare l’azione,quanto di raccontare emozionalmente quanto è inesprimibile con altri mezzi"

Con la musica,appunto  

01 luglio 2020

IL GIORNO DELLA STREGA










Benevento è conosciuta come la città delle Streghe".Un'antichissima leggenda racconta,infatti,che le streghe provenienti da tutta Europa,si riunissero,ogni sabato e domenica,proprio nella città sannita,sotto un grande albero di noci(Il Noce di Benevento)per  celebrare i riti del Sabba(convegni notturni nei quali si svolgevano cerimonie magiche e orge di carattere demoniaco)da cui deriverebbe anche il nome(Sabbato,appunto)del fiume che attraversa Benevento.Le streghe arrivavano nel luogo di ritrovo in volo a cavallo di scope,dopo essersi unte il corpo con un particolare unguento,che doveva dar loro non solo il potere di volare,ma anche di rendersi invisibili a occhi indiscreti.E c'era anche una formula che le streghe recitavano per l'unguento:"'nguento 'nguento,mànname a lu nocio 'e Beneviente,sott'a ll'acqua e sotto ô viento,sotto â ogne maletiempo"(Unguento,unguento,mandami al noce di Benevento,sotto la pioggia o con il vento,sotto qualsiasi cattivo tempo).Questa leggenda,si trasmise oralmente durante molti secoli fino alla prima registrazione scritta,risalente al 1640,che si deve a un medico di Benevento,Pietro Piperno che scrisse "De nuce maga").Le streghe venivano anche chiamate le Janare.Il termine janara proviene probabilmente da dianara(sacerdotessa di Diana,dea romana della Luna,signora delle selve e dei boschi).


Nel 1860 Giuseppe Alberti,figlio di uno speziale beneventano,fondò nel capoluogo sannita un'Azienda di liquori e cioccolato.L'Alberti,nonno del nonno degli attuali proprietari della Ditta,decise di chiamare la propria azienda "Strega",riprendendo proprio l'antica leggenda delle streghe e del Noce.La "Strega" presto diventò azienda conosciuta in tutt'Italia e oggi in tutto il mondo.Sono ancora famosi gli spot pubblicitari che negli anni '60 andavano in onda su "Carosello":"Il primo sorso affascina,il secondo… Strega”,ammiccava in tv Sylva Koscina.E Walter Chiari recitava:“Mette fine ad ogni bega un bel brindisi con Strega”.E proprio lo spirito liberale(Giuseppe Alberti fu rinchiuso nel carcere borbonico di Montesarchio,proprio a causa di quelle idee)e l'ampiezza di vedute culturali che sempre caratterizzò la famiglia Alberti,portò,nei primi anni del secondo dopoguerra,un esponente della famiglia Alberti,Guido,a far da mecenate al progetto di un Premio letterario che da allora prese il nome dell'Azienda beneventana.Il progetto era stato elaborato dalla scrittrice Maria Bellonci,nel cui salotto si radunavano le più belle intelligenze culturali e letterarie dell'epoca,come Massimo Bontempelli,Guido Piovene,Carlo Emilio Gadda,Corrado Alvaro,Aldo Palazzeschi,Vasco Pratolini,Ignazio Silone,Alberto Moravia,Elsa Morante,Giorgio Bassani,Giuseppe Ungaretti,Renato Guttuso,Annamaria Ortese,Vitaliano Brancati,Francesco Flora,Carlo Levi.Prestigiosi i nomi dei vincitori del premio dal 1947 ad oggi: Il Premio Strega e i romanzi premiati come,tra gli altri, Tempo di uccidere di Ennio FlaianoLa bella estatedi Cesare Pavese, “L’isola di Arturo”,di Elsa Morante, “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa,capolavoro della letteratura italiana,Il nome della rosa” di Umberto Eco,che ha venduto 50 milioni di copie in tutto il mondo.Tradizionalmente la cerimonia di premiazione si tiene il primo giovedì di luglio a Valle Giulia,ma quest'anno,a causa delle restrizioni imposte dal covid,il premio potrà essere seguito solo su Raitre .Questa la sestina dei libri giunti in finale quest'anno:
Il Premio Strega ha sempre raccontato le vicende,i disagi sociali,economici,umani ed esistenziali della società italiana in tutta la sua complessità.Ne ha documentato la lingua,i cambiamenti,le tradizioni,le storie,personali e collettive di una comunità in costante mutazione.Ed è stato indice degli umori dell’ambiente culturale e dei gusti letterari degli italiani fin dalla prima edizione.Ma quest'anno,con una pandemia che ha così gravemente sconvolto la vita del Paese, l'incontro è sicuramente anche l'occasione per riflettere sull'industria culturale,gravemente ferita dai mesi di lockdown,e sullo spirito che la pandemia ha lasciato:l'influenza sulla scrittura,l'importanza della lettura,le mutazioni sociali in atto.E sulla natura del nostro "essere" quotidiano.