Certo che ai tempi della cara,vecchia liretta una notizia come questa avrebbe fatto davvero la gioia dei Governi.Avrebbe cioè fatto piacere ai governi della Prima Repubblica,conoscere il comunicato di oggi dell'Istat,nel quale si dice che il tasso d'inflazione annuo si è dimezzato nell'arco di sei mesi,scendendo dal 3,2 % di marzo all'1,6% di settembre.E ai governi della Prima Repubblica erano notizie come queste che facevano piacere,perchè poprio ad un'inflazione bassa,pari al 2-3% all’anno,essi miravano.Perchè un'inflazione così bassa
stimolava i consumatori ad acquistare beni e servizi.Perchè con una bassa inflazione era più conviente,per famigli ed imprese, prendere a prestito il denaro,poiché nei periodi di bassa
inflazione gli interessi quasi sempre sono bassi.
Senonchè "questo" calo dell'inflazione è sintomo ed effetto della grave crisi che attraversa il Paese.Perchè se calo d'inflazione c'è stata,essa è dovuta al fatto che a marzo i prezzi dei prodotti acquistati con più frequenza dai consumatori (dal cibo ai carburanti),il cosiddetto «carrello della spesa»,(che poi va a formare il "paniere" sul quale l'Istat fa le sue rilevazioni,hanno subito un rincaro del 2% su base annua,un tasso superiore all'inflazione (1,6%).Ed il carrello della spesa è meno caro perchè si svuota dei prodotti base per l'alimentazione dalla frutta (-4%) agli ortaggi (-3%),dal grana padano (-7%) fino alla carne bovina che registra un calo delle macellazioni del 7 per cento nel primo trimestre.La riduzione del tasso di inflazione,cioè,riflette il clima di depressione nei consumi che ha variato non solo i menu,ma anche il livello qualitativo dei prodotti acquistati con 23 milioni di italiani che oramai quotidianamente fanno la spesa «low cost».Gli italiani spendono molto,ma molto di meno rispetto al passato.Ed il commercio è costretto a ricorre ai "saldi" fuori stagione e alle "svendite"per "rinnovo locali".Nel mese di marzo, i prezzi addirittura scendono su base annua la farina e altri cereali del 2,2 per cento, per i vegetali freschi del 2,5 per cento,per i vini del 4,1 per cento, le uova del 6,1 per cento e la frutta fresca che fa segnare il maggior rincaro del 7,7.Perchè,contemporaneamente,scendono i consumi.
Insomma il calo dell’inflazione non è certo una buona notizia,,ma un’ulteriore prova della recessione in atto che ha portato ad un abbattimento dei consumi riportandoli indietro agli anni ’90,con effetti a catena sui prezzi al consumo che,in mancanza di mercato,inevitabilmente diminuiscono.Eclatante è il calo del prezzo dei beni energetici non regolamentati (benzina,gasolio,metano) indubbiamente dovuto ad un diminuito uso dell’auto e del trasporto su gomma dei beni di consumo.
Ed allora cosa avrebbe dovuto fare un governo "serio" e non economicamente "immorale" come quello che è invece stato quello di Mario Monti?Avrebbe dovuto fare una riforma fiscale con abbattimento delle aliquote IRPEF dei lavoratori dipendenti e dei pensionati,ad esempio.Avrebbe dovuto applicare ricette di liberalizzazione e di privatizzazioni con vendite del patrimonio pubblico,ad esempio.Avrebbe dovuto detassare i salari di produttività,per esempio.E tagliare il cuneo fiscale.E così,con poche parole e molti fatti davvero liberali,si sarebbe aumentato il reddito delle famiglie,rilanciando,di conseguenza,i consumi e quindi la produzione di beni e servizi,con conseguente beneficio per l’occupazione.Questo avrebbe dovuto fare un governo serio.Già.Un Governo serio.Mica il Governo Monti.
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