17 dicembre 2024

L'ITALIA CHE "GALLEGGIA"




"Società del rancore","sovranismo psichico",«furore di vivere»,«società irrazionale»,«Italia malinconica» «Italia dei «sonnambuli»:sono solo alcune delle metafore usate dal Censis(Centro Studi Investimenti Sociali) nei suoi rapporti annuali sulla società italiana.Per il 2024 il Censis parla di una paralisi che intrappola gli italiani che non avanzano e non arretrano.Gli italiani è come se fossero affetti da una «sindrome di galleggiamento»,una sorta di immobilismo materiale e culturale.

Nel suo Rapporto per il 2024 il Censis segnala che l’85% degli italiani ha perso ogni fiducia di poter salire socialmente.E se si perde fiducia nell’ascensore sociale,si fanno meno figli(l'Italia  è un Paese molto vecchio anagraficamente)e se si fanno meno figli,minore è la propensione al rischio imprenditoriale;c'è solo un'attitudine ad una gestione della rendita.Gli italiani,per il Censis,hanno molte paure(dal cambiamento climatico alle guerre e non credono affatto nell'Unione Europea.Sono anche questi i motivi per cui la gente non va più a votare(alle ultime consultazioni europee si è raggiunto il record di astensionismo del 51%)e la democrazia così si indebolisce.

A conferma di questa pubblica percezione,il Censis rileva un sentimento di «frustrazione,un senso di impotenza,risentimento,sete di giustizia,una smania di vendetta ai danni di un presunto colpevole».E non c'è da sorprendersi se è la destra sovranista e populista,con le sue politiche egoistiche e xenofobe,ad aizzare la "caccia" a questo colpevole.E' facile,infatti,puntare il dito contro il nemico se quasi un terzo degli italiani si sente minacciato dai migranti e manifesta ostilità contro chi ha una concezione diversa della famiglia tradizionale.Una intolleranza che si manifesta contro chi appartiene a una etnia diversa,a un diverso colore della pelle o ha un orientamento sessuale diverso.E' questo,allora,che spiega perchè poi ci siano personaggi come tal Vannacci che raccolgono così grandi consensi,individuando essi quell'astratto concetto di «italianità» nella sola discendenza da progenitori italiani,dalla fede cattolica e dai caratteri somatici.

C'è un altro dato che emerge dal rapporto del Censis e che è quasi "raccapricciante" per una Stato moderno:l'Italia è un Paese di ignoranti.A partire dalle scuole.Quasi il 30% degli italiani non conosce l’anno dell’Unità d’Italia e quando è entrata in vigore la Costituzione.Il 50% non conosce l’anno della Rivoluzione francese, un terzo non sa chi sia Giuseppe Mazzini(per molti è stato un politico della prima Repubblica).Ma non solo le scuole:da noi l’ignoranza non è qualcosa di cui si possa dare la colpa ai docenti.L’ignoranza si esibisce in tv ed inorgoglisce i tanti leoni da tastiera nella giungla del web,alimenta gli "haters" nel dibattito pubblico e i demagoghi in quello politico e viene persino esaltato da una feroce polemica contro gli intellettuali e contro le élite.

La politica è lo specchio di questa società.Così si spiega quel disorientamento e quella paura del futuro della gente e dell'elettorato che negli ultimi 30 anni ha sbandato da un populismo all'altro:dal tycoon liberista come Berlusconi,con il suo farsi paladino di una società civile sana e produttiva("la trincea del lavoro",diceva il Cav.)opposta a una classe politica corrotta e marcia,a quello a un comico populista come Grillo,a una destra rancorosa e identitaria come quella di Salvini prima e di Meloni adesso.Ma questa politica populista che proclama di difendere quei sentimenti di spaesamento e timore(in realtà speculando elettoralmente su di essi)non può illudersi che questo basti ad arginare quella crisi di sfiducia segnalata dal Censis.Non può bastare la narrazione orgogliosamente populista fatta dalla Premier secondo la quale «il declino non è un destino».

In realtà per evitare quel declino servirebbe ben altro.Servirebbe,per esempio,una riduzione strutturale del nostro pauroso debito pubblico,che immobilizza risorse per gli interessi sottratte alla cura di tutti i mali che il Censis elenca.E servirebbe investire nella sanità,nella quale spendiamo di tasca nostra 44 miliardi di euro all’anno per sopperire a liste di attesa troppo lunghe, e chi non può permetterselo rinuncia al check up o alle cure.O proprio a quella scuola,che invece di essere sede di formazione e conoscenza della futura classe dirigente,si è impoverita culturalmente,diventando una(anche se non unica)causa di ignoranza delle giovani generazioni.

Eppure siamo ancora il secondo Paese esportatore d’Europa e quarto al mondo,tanto per confermare il "paradosso del calabrone",che è quell'insetto  che,con le sue ali così pesanti e piccole non dovrebbe volare,eppure vola. Però sarebbe un errore ignorare ciò che il Censis ricorda ogni anno.Abbiamo bisogno di uno scatto di volontà e coesione nazionale di maggioranza e opposizione.Con una vera e autorevole leadership che lo promuova.Una volta l'avevamo e si chiamava Mario Draghi.

2 commenti:

Julia ha detto...

Ciao Clem. Grazie per il tuo interessamento. Ho recuperato i mesi persi. Era più un dispiacere nei confronti di chi come te era affezzionato ai miei post… Vedremo.
Nel frattempo ti auguro giorni sereni e ricchi di cose belle.

Condivido naturalmente il tuo post in particolare le parole sulla scuola..

Julia


Clem ha detto...

Ciao Julia,il tuo ritorno è un gran bel regalo di Natale.Non ti nascondo che m'ero preoccupato un pò non vedendo i tuoi post mensili,anche se poi ho ripensato a quella stanchezza da blog che mi avevi detto di avere qualche tempo fa.Avevo chiesto di te anche a Garbo sul suo blog,perchè vedo sempre i suoi commenti sui tuoi post.
Ti ringrazio e anch'io auguro a te un buon Natale e buone feste
Clem