In occasione dell’80 anniversario della sua morte,avvenuta ad Oslo nel 1944,è stata organizzata al Palazzo Reale di Milano,da settembre 2024 a gennaio 2025,una grande mostra dedicata a Edvard Munch,uno degli artisti più iconici e amati del ventesimo secolo, dal titolo:"Munch. Il grido interiore".
Edvard Munch è stato uno dei più importanti artisti tra Otto e Novecento perché assieme ad altri pittori suoi coetanei ha segnato un punto di svolta nella storia dell’arte. Ogni qual volta in cui in un libro o in una mostra si parla di lui,il suo nome è sempre affiancato da quello di altri due grandi artisti:Paul Gauguin e Vincent van Gogh.Ciò che accomuna i tre artisti è la forza comunicativa delle loro opere e non a caso Munch, Gauguin e Van Gogh sono considerati anticipatori dell’espressionismo, quella corrente artistica che mira a esaltare il lato emotivo della realtà che ci circonda.
Ma nelle opere di Munch c'è anche tutta l'angoscia della sua vita che fu tormentata e dolorosa,con molteplici drammi familiari,come la morte prima della madre e della sorella maggiore Johanne Sophie(ritratta in un suo famoso dipinto).Più tardi,poi,il padre di Edvard in seguito a questi tragici fatti subì un crollo mentale.Ed anche Edvard fu segnato da questi drammatici eventi cedendo all'alcolismo,alla nevrosi e alla solitudine.
Edvard Munch soggiornò per qualche tempo a Parigi,dove lesse le opere del filosofo Kierkegaard.Quest’ultimo,come si sa,teorizza diversi modi di concepire l’esistenza; tra questi quella che si basa sul collegamento tra arte e vita,e che Munch reinterpretò in chiave personale come arte e dolore.Ma soprattutto il soggiorno francese gli diede modo di entrare in contatto con molti altri artisti,ed in particolare con Vincent Van Gogh e di Paul Gauguin, che lo stimolarono a ricercare uno stile personale che lo contraddistinguesse.
A causa di tutte le sue tragiche esperienze di vita,l'artista scelse deliberatamente di vivere in solitudine,sprofondando in uno stato mentale instabile ed esasperato, aggravato dall’abuso di alcolici. L’artista,però,comprese da solo che non era più possibile continuare a vivere in questo stato e decise di ricoverarsi, seppur con la possibilità di continuare a dipingere. Dopo il ricovero, Edvard riuscì a condurre uno stile di vita più sano, ma sempre in solitudine.
Le opere del primo periodo di Edvard Munch sono molto diverse da quelle della sua maturità: le tinte sono tenui e controllate, i personaggi sono calmi e rilassati e risentono ancora dell’arte del pittore e scultore francese impressionista Degas,un artista per lui importante nei primi anni della sua carriera. Un momento di svolta è chiaramente percepibile nell’opera La bambina malata.L’opera riflette un evento personale, ovvero quello della morte della sorella, che sembra raffigurata sul letto di morte accanto alla zia Karen.
A partire da quella dolorosa esperienza, il maestro norvegese trasse ispirazione per dar vita a un’opera che rappresentasse l’angoscia e il dolore provato da ogni persona almeno una volta nella vita.Così,da questo momento,i toni della sua pittura si incupiscono e il sentimento dell'angoscia e del dolore viene trasmesso anche con la scelta di colori ed atmosfere.
La stessa tecnica si ritrova in un’altra famosa opera: Sera sul viale Karl Johan. Il dipinto rappresenta il tipico rituale borghese della passeggiata serale nella città di Christiania. Munch non si sofferma sulla raffigurazione dei dettagli anatomici dei singoli passanti, ma li rappresenta come un unico blocco di automi dallo sguardo vuoto, che procede nella stessa direzione.C'è solo un uomo che si stacca da questa massa informe ed è quello col cilindro(vedi sopra)che cammina lungo la strada nella direzione opposta: si tratta dello stesso Munch, che si sentì sempre emarginato e lontano dalla società.
Con il passare degli anni le opere dell’artista norvegese riflettono le emozioni e i sentimenti provati dal pittore al momento dell’esecuzione:si tratta di emozioni forti e terrificanti: la gelosia, l’angoscia, la malinconia, la disperazione,che stanno alla base di numerose opere cariche di significati simbolici che alludono a sentimenti e vicende personali.
L'opera più celebre di tutta la pittura di Edvard Munch rimane comunque "l’Urlo". L’opera nota in tutto il mondo è ancora una volta la trasposizione in pittura di un’esperienza vissuta in prima persona dall’artista, di cui è possibile leggerne una testimonianza scritta: “mi fermai a guardare al di là del fiordo, il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando. Questo è diventato L’urlo”. Nel dipinto viene raffigurato un fiordo di Oslo,meta per le passeggiate domenicali. Ancora una volta Munch rompe con la tradizione e trasforma un luogo familiare in un inferno terrestre: il cielo si tinge di rosso sangue e l’uomo in primo piano, lontano dalle altre due figure sulla sinistra, si dimena in un urlo doloroso e terrificante, in risposta alla distorsione della natura intorno a lui. L’opera non può che creare ansia e un senso di turbamento nell’animo dello spettatore, che rimane pietrificato dinanzi a quel grido che esprime un’ansia e un'angoscia esistenziale.
Anche le relazioni sentimentali ed affettive furono vissute tra tormenti,emozioni e gelosie distruttive, lasciando l'artista anche qui con un profondo senso di solitudine.
Edvard Munch morì dunque 80 anni fa,nel gennaio 1944,ad Oslo.Ma la sua opera è viva ed attuale ancora oggi,essendo divenuta come il simbolo di un'umanità schiacciata,soffocata e sofferente,l'icona di una società che sembra aver perso ogni senso di orientamento.Il suo grido silenzioso ci ricorda che siamo circondati da una moltitudine di individui, ognuno con il proprio carico di sofferenza,nel vuoto di qualsiasi sentimento e del tutto soli,pur in mezzo a milioni di volti distratti che passano senza vedere noi negli altri e gli altri in noi chi veramente siamo.
L'uomo contemporaneo è smarrito,un individuo senza radici. Viviamo freneticamente ma in modo superficiale,alla continua ricerca di successo e di apparenze.Ma in questa frenesia, in questo mondo di maschere pirandelliane,l'uomo perde la propria essenza.E' solo un'ombra,una figura anonima che dietro alle apparenze e alle finzioni con le quali ci mostriamo agli altri,c'è solo un'anima vulnerabile e sensibile, desiderosa di trovare la sua voce e il suo posto nel mondo.
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