E' bene scrivere di Armita,é bene ricordare Armita perché in questi tragici giorni che stanno sconvolgendo il Medioriente e il mondo intero,dopo gli orrori di quel 7 ottobre compiuti da Hamas,si rischia di dimenticare le altre tragedie del mondo.Ed é bene ricordarlo anche perché é proprio l'Iran il Paese che finanzia i terroristi di Hamas ed Hezbollah ed é sempre l'Iran che fornisce droni alla Russia di Putin contro l'Ucraina.
Armita Geravand non è solo un nome.E la sua storia ci dice tanto,anche se era soltanto una ragazza di 16 anni.Quella di Armita è una morte simbolica,come lo era stata la morte di Mahsa Amini,la 22enne uccisa allo stesso modo.Anche Mahsa si era ribellata al velo islamico, anche lei era di origini curde, anche lei era stata picchiata a morte dalle milizie degli ayatollah perché non indossava bene il velo violando la legge islamica.Mahsa fu uccisa poco più di un anno fa,il 16 settembre,e da allora è diventata il simbolo delle contestazioni al sanguinario regime teocratico iraniano.
In quest'anno dalla morte di Mahsa si sono scatenate in tutto l'Iran continue proteste antigovernative e questo nonostante la brutalità della repressione della polizia.Armita è stata massacrata in coincidenza con l’anniversario delle rivolte,quando la tensione nelle strade di Teheran era molto alta tra manifestanti e agenti.La ragazza non indossava il velo e per questo aveva avuto in metropolitana un diverbio con i militari,che l’avevano buttata a terra facendole sbattere il capo.Il video del suo corpo trascinato fuori dal vagone del metro e adagiato sul marciapiede,ha fatto il giro del mondo grazie agli attivisti per i diritti umani che lo hanno diffuso.E ancora una volta si é dovuto assistere al solito balletto di menzogne,con i genitori della ragazza costretti a mentire e dichiarare di fronte alla TV di Stato che Armita aveva avuto un malore e aveva battuto la testa.
Ma la verità é quella che hanno rivelato i gruppi di attivisti per i diritti umani che sono stati i primi a postare sui social le foto della ragazza attaccata a un supporto vitale,con il tubo della respirazione artificiale in bocca e la testa fasciata.E' stato il gruppo curdo per i diritti umani "Hengaw Organization for Human Rights",con sede in Norvegia,che ha confermato sul suo sito che la ragazza era deceduta e per ben altre ragioni rispetto a quelle addotte dal regime.Immagini che ricalcano l’orrore riservato a Mahsa.
Adesso il volto di Armita,come già quello di Mahsa,finirà sulle magliette e nei cartelli delle future manifestazioni.Adesso Armita,è diventata una nuova icona della lotta contro l’apartheid delle donne,vittime della stessa mostruosa repressione e di una duplice discriminazione:come donne e come appartenenti alla minoranza curda.
Eppure é proprio grazie a Masha Amini e Armita Geravand e al loro sacrificio che le donne in Iran trovano il coraggio per battersi contro il regime sanguinario di Teheran.Molte si rifiutano oggi di coprirsi nei luoghi pubblici,vanno a testa scoperta nei negozi e si tagliano i capelli,pur sapendo cosa rischiano violando gli obblighi imposti dopo il 1979,dai tempi della rivoluzione islamista di Khomeini,di quella rivoluzione che da 44 anni sta opprimendo quella splendida Terra,ricca di storia,cultura e tradizioni.Ed é perciò ancora più importante che all’attivista iraniana Narges Mohammadi sia stato assegnato il Nobel per la Pace.
E' questa la forza della rivoluzione iraniana "Donna,Vita, Libertà",divampata dopo la morte di Mahsa Amini.Una rivoluzione che prende la sua linfa vitale dalla forza delle ragazze e delle donne che hanno combattuto e combattono contro il dominio dell’Islam politico e oscurantista sulla loro vita.Per la prima volta nella storia di un paese islamico, le donne rappresentano una forza umanistica,egualitaria,liberale e laica potentissima per stimolare un cambiamento fondamentale.
Di fatto le donne iraniane hanno già vinto,avendo scosso i pilastri del regime teocratico come una burrasca inaspettata.Appoggiate dalla stragrande maggioranza della popolazione,si sono riprese il loro lungo cammino verso un nuovo futuro.
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