Definirla una strage é poco.E' successo il 26 febbraio,un giorno che dovrem(m)o ricordare per molto tempo.E'successo a Steccato di Cutro,vicino Crotone.Una barca in balia delle onde,un pezzo di legno che si spezza in due nel mare in tempesta,che affonda davanti alle coste calabresi.Era stracarica di migranti quella barca.Volevano la vita e hanno trovato la morte.La morte per decine di persone che venivano dall'Afghanistan,dalla Siria,dall'Iran e dall'Iraq.E c'erano tanti bambini,alcuni nati appena da qualche giorno.I corpicini di 14 bambini allineati sulla spiaggia.Una strage di dimensioni inaudite,e che si poteva evitare.La barca,infatti,era stata avvistata alle 21 del giorno prima da un aereo a 40 miglia dalla costa calabrese.Le autorità italiane sono state avvertite ma hanno deciso di non muovere a soccorso ma semplicemente di aspettare il barcone a terra.La barca è arrivata sulla costa calabrese alle 4 del lunedì mattina successivo,dopo 7 ore di navigazione nel mare in tempesta e lì si è schiantata contro uno scoglio.
Ma c'é qualcosa di ancor più agghiacciante.Ed indecente.Sono le parole del ministro dell'Interno Piantedosi (sì,sempre lui,sempre quello che definì i migranti:"carico residuale")ad essere indecenti.Il ministro dell'Interno ha rimproverato le mamme che hanno portato su quella barca i propri figli."La disperazione non giustifica i viaggi a rischio",ha detto.E poi,citando(non si capisce a che titolo)J.F. Kennedy,quasi a mò di lezioncina moralistica:"Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso".Praticamente nella logica del ministro chi fugge da quei paesi dovrebbe invece restare lì e chiedersi cosa può fare per il suo paese.I naufraghi,cioé,avrebbero dovuto mettersi al servizio dei governi dei talebani o degli Āyatollāh,quei regimi sanguinari e repressivi dai quali essi fuggono per cercare una vita degna e migliore.
Invece per il ministro se poi quella gente annega la colpa é loro.Quella gente scappa da situazioni invivibili per sé e i propri figli,pagando trafficanti senza scrupoli che li trasportano su barchini insicuri verso le nostre coste.Come se non sapesse,il ministro,che quella gente scappa da guerre,carestie e siccità.E partono anche mettendo in conto tutti i rischi di quei viaggi in mare,pur di non morire ogni giorno nei loro Paesi per la fame,la guerra o per un velo mal messo.
Steccato di Cutro è il luogo della tragedia.Un nome che sembra scritto dal destino.Quegli esseri umani(perché sono esseri umani),quei bambini morti sulla spiaggia sono andati a sbattere proprio contro un alto steccato,un muro enorme:quello costruito dall'Europa e dall'Italia,con i mattoni dell’ipocrisia,dell'egoismo,dell'odio e dell'intolleranza di un sovranismo dilagante in tutto il Continente.
"La disperazione non giustifica i viaggi a rischio";"Io non partirei se fossi disperato",é la lezioncina del ministro.Ma se il suo appartamento andasse a fuoco,se la sua famiglia fosse a rischio, cosa farebbe lui?Non si getterebbe magari anche dalla finestra, pur di tentare una via di salvezza ?
E' questo che bisogna chiedersi:cos'è la vita nei paesi da dove quei poveracci scappavano.I morti di Cutro venivano da Afghanistan,Iran,Iraq,Siria.Da quell’Afghanistan abbandonato dall’Occidente nelle mani dei sanguinari assassini Talebani di cui nessuno parla più.Un Paese senza più diritti,che per le donne è una non vita,dove metà della popolazione non ha di che mangiare.Oppure scappavano da quell’Iran soggiogato dalla dittatura degli Ayatollah,dove si muore per un velo,e dove il Pensiero viene represso in un mare di sangue.Oppure dall’Iraq che é sull’orlo di una nuova guerra civile.O fuggivano dalla Siria quelli che dai gas di Assad era riuscito a salvarsi.Come crede si possa vivere in quei posti,signor ministro ?
Il naufragio di Steccato di Cutro e le parole del ministro sono la morte dell'Umanità.Di fronte a quei legni restituiti dal mare,a quelle piccole bare bianche allineate nel Palazzetto dello Sport,si rimane allibiti,angosciati ma anche con una grande rabbia dentro.Perché questa cosa é avvenuta in Italia,in un Paese che si definisce civile,umano e solidale.
Sono morte tante persone e quell'assurda e delirante lezione di vita se la poteva proprio risparmiare,signor ministro.E anzi,faccia uno sforzo,signor Ministro Piantedosi,li perdoni quei migranti così maleducati e irresponsabili,che scappavano dai loro Paesi perché volevano "solo" vivere.
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