18 marzo 2023

QUEI PUPAZZI DI PEZZA






Senza false ipocrisie e buonismi a tutti i costi,é comprensibile la paura che prende noi italiani,nel vedere intere zone delle nostre città ormai non più nostre ma dominio di altre etnie di immigrati.Di questa paura se ne sono appropriati e su di essa vi hanno speculato i partiti sovranisti e populisti(Lega o Fratelli d'Italia in particolare)per costruirci sopra le proprie fortune elettorali,facendo ricorso allo slogan di stampo razzistico:"Prima gli Italiani".

Ma le vicende della pandemia prima,della guerra in Ucraina poi,e la conseguente crisi economica,hanno forse cambiato il "sentire" degli italiani,facendo ritrovar loro l'autentica e specifica identità,storica e culturale.Che non é quella e soltanto di "essere" e sentirsi italiani ma di essere e sentirsi anzitutto "umani".A che serve infatti essere italiani,se, essendolo,non si è anche e prima di tutto umani?Anzi.A ben vedere il concetto stesso di italianità è un modo specifico di "essere" umano.Certo,c’è di sicuro un bel po’ di retorica nel detto "italiani brava gente",perché non è per nulla vero che noi siamo sempre brava gente.Però generosi sì.Magari imprecisi,indisciplinati,arruffoni,opportunisti,comunque generosi.Perciò essere "solo" italiani o dire "prima gli italiani" senza essere anzitutto "umani",sarebbe una radicale contraddizione con la nostra natura e le nostre radici.
Sì,le radici;perché noi siamo un popolo che viene da lontano e i nostri valori derivano dai nostri antichi "padri" latini,quei valori che essi chiamavano i "mos maiorum",cioé "il costume degli antenati",che rappresentavano lo specifico della civiltà romana.Per una società come quella romana,le tradizioni sono il fondamento dell'etica:l'austerità dei comportamenti,il senso civico,la pietas e l' humanitas
Ecco,l'"h'umanitas",cioé l'attenzione e la cura reciproca tra gli uomini.E poi la "pietas",che é qualcosa di più della nostra semplice pietà:pietas è la capacità di empatia verso chi soffre,é il saper far propria la sofferenza altrui.Forse é il commediografo romano Terenzio a rappresentare la migliore sintesi dei "costumi degli antichi padri" e della pietas che tra tutti é quello più alto."Homo sum,nihil humani a me alienum puto"."Sono un uomo,nulla di ciò che è umano mi è estraneo",é la celebre frase di Terenzio,che esprimeva il valore della "pietas".
Oggi,nell'unico villaggio globale nel quale viviamo,non possiamo non partecipare alle vicende degli "altri":dalla guerra ai cambiamenti climatici alle migrazioni di massa.Ma ancora di più é un italiano a non potersi "permettere" di sentirsi estraneo,eredi come siamo,oltretutto,anche di quella cultura e formazione cristiana.Perché ognuno di noi può essere credente o non-credente,ma,come diceva il laicissimo Benedetto Croce,"non possiamo non definirci cristiani"
Essere italiani,allora,nel senso morale del termine,significa essere il contrario di indifferenti.Significa prendere parte,aiutare.Anzi,di più.Riprendendo le parole di  don Milani,non solo non essere estranei,ma,al contrario,preoccuparsi,prendersi cura degli altri.Così,infatti,egli scriveva:"I care" é il motto intraducibile dei giovani americani migliori che significa:"Me ne importa,mi sta a cuore".Proprio l'opposto del motto fascista “Me ne frego”.

La tragedia di Cutro ha destato emozione e commozione nella pubblica opinione italiana.Eppure nella classe politica italiana c'é chi,chiuso nel suo ottuso egoismo e nelle sue squallide e misere speculazioni elettorali,non capisce tutto questo.Questi politici non capiscono che la morte in mare di un migrante e dei loro bambini é anche la nostra morte,di una parte di noi.Perché muore la pietas.Per questo alcuni l’altro giorno hanno tirato dei peluche contro le auto dei politici:per protestare,nel nome della politica migliore,quella che sa trasmettere emozioni e sentimenti positivi, e soprattutto nel nome dei cento e più morti annegati,dei loro familiari,e anche di chi estraneo non vuole essere. 

Quei pupazzi di pezza lanciati contro le auto blu dei ministri del governo più a destra della storia italiana hanno avuto proprio questo significato.La Premier Meloni non ha avuto la sensibilità di andare innanzi alle bare dei bambini morti a 10 metri dalla spiaggia di Cutro,ma ha poi fatto una conferenza stampa a dir poco surreale.Con lei al tavolo c'erano dei ministri(Salvini e Piantedosi soprattutto)con dei volti già maldisposti,esitanti,imbarazzati.La pioggia di quei peluche non ferisce,è inoffensiva,ma forse turberà anche loro,perché ricorderà per sempre l’innocenza dei bambini morti in mare.Resterà comunque uno schiaffo morale per una classe politica irresponsabile e insensibile.
Un giorno qualcuno ci chiederà dove eravamo quel 26 febbraio,l giorno della strage,e bisognerà rispondere.Certo,qualcuno potrà dire:"ho lanciato un peluche" e sarà di certo troppo poco.Ma chi ha lanciato quei peluche anche da lontano,anche solo idealmente dalle proprie case potrà dire almeno di non essersi sentito "estraneo".Perché quei peluche erano un simbolo come quelli di tante altre parti del mondo.Simboli dall’enorme valore allegorico che scuotono la disattenzione.Come gli ombrelli aperti a Hong Kong,o le scarpe economiche legate al collo dei manifestanti russi dalla parte di Navalny contro le scarpe costose di Medvedev;o i capelli delle donne iraniane tagliati per additare la morte della libertà ad opera dei sanguinari ayatollah.
Insieme a quei simboli occorre,però,anche pensare,perché l'esercizio del Pensiero é sempre la salvezza dell'Uomo.Pensiamo,ad esempio,alle case lasciate dai bambini afgani che si sono messi in viaggio per mare insieme a quegli "irresponsabili"(vero ministro Piantedosi?)dei loro genitori. Quelli che "non dovevano partire".Pensiamo all’angolo dei loro giochi,e a quei peluche con i quali mai hanno potuto giocare.Adesso attorno a quelle bare bianche ci sono tanti  peluche inservibili e attoniti,che adesso son diventati un atto di accusa contro i falsi alibi di leader di tutti i governi europei insensibili e inadempienti.

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