E' da poco uscito nelle sale cinematografiche italiane il nuovo film del regista iraniano Mohammad Rasoulof.Ormai non mi meraviglio più quando vado a vedere un film iraniano.Non mi meraviglio perchè in ognuno di essi ritrovo sempre una ricchezza intellettuale,un grande patrimonio culturale che si trasfonde nel coraggio,nella forza della denuncia di un clima politico e sociale opprimente e nella conseguente ribellione,morale,prima ancora che materiale, contro la brutale violenza del regime sanguinario degli ayatollah.
"Il seme del fico sacro" è il titolo del film di Rasoulof.La forza della pellicola è chiara sin dal titolo allegorico:come viene spiegato all'inizio del film i semi dell'albero detto "Fico sacro"("Ficus religiosa" il suo nome scientifico)germogliano e crescono sul corpo di una pianta morente fino a sostituirsi ad essa:è,come ovvio,una metafora che si riferisce alle nuove generazioni,ai nuovi semi che nascono nel regime degli ayatollah e che un giorno lo sostituiranno e lo cancelleranno.
Il film è stato presentato al festival di Cannes 2024.Alcuni critici lo hanno ritenuto capolavoro assoluto al pari del precedente film del regista:"Il male non esiste".(There is no evil),Orso d’oro a Berlino nel 2020(sotto il trailer del film)
Con "Il seme del fico sacro" Mohammad Rasoulof ha dovuto fare di necessità virtù: impossibilitato a girare il proprio film a causa della censura e dei processi a suo carico per i lungometraggi precedenti, ha scelto di realizzarlo di nascosto, clandestinamente,optando per una storia che si svolge in interni,scegliendo di fare delle dinamiche familiari il centro della propria storia.In realtà,però,la vita che si svolge all'interno di quella famiglia è allegoria dell'intera vita dell'attuale società iraniana.
Ma anche se le scene vengono dall'interno di una casa la denuncia,l'atto di accusa verso il regime degli ayatollah rimane comunque forte perchè il regista ha scelto di inserire le scene di realtà violenta e cruda nella forma di video reali,realizzati e veicolati sul web tramite cellulari dai ragazzi che parteciparono alle proteste del 2022 dopo la morte di Masha Amini per opera della famigerata Polizia Morale,represse nel sangue dal regime islamista perché contrari alla propaganda ufficiale.
Si tratta,come detto,di un racconto ambientato soprattutto in interni avente la famiglia come centro della narrazione:il film tratteggia in modo mai banale sia le dinamiche interne al nucleo familiare sia le personalità che la costituiscono, divisa fra i genitori (il marito e padre, Iman,che dopo molti anni diventa giudice,ma che presto rimane turbato e scosso perchè costretto a firmare le condanne a morte di ragazzi talora della stessa età delle figlie)la madre, completamente identificata nel suo ruolo di angelo del focolare e sottomessa al marito,e infine le due figlie, una ventenne e l'altra adolescente, desiderose di maggiore libertà e che simpatizzano con la protesta contro quel regime la cui brutalità si realizza proprio attraverso il lavoro del padre.
La famiglia diventa quindi l'allegoria dell'Iran: lo Stato teocratico e le sue strutture sociali si replicano nelle relazioni patriarcali interne alla famiglia. In particolare, il padre è il centro della famiglia,perché è colui che stabilisce le regole di comportamento delle figlie.Inoltre Iman,a causa delle rivolte, e delle responsabilità per il nuovo lavoro e alla perdita della pistola di ordinanza(che per lui potrebbe significare la perdita della carriera oltre che il carcere)incrinerà pian piano i rapporti con la moglie e le figlie,sostituendo sempre più i normali rapporti famigliari con metodi di coercizione e di controllo violenti, divenendo così il perfetto duplicato dello Stato teocratico,repressivo e brutale.
Il film dunque si concentra sul microcosmo della famiglia,nella quale vive,però,il macrocosmo della società iraniana:dalle pressioni che vengono fatte al marito sul posto di lavoro, alle urla della folla in rivolta che si sentono dalle finestre e si vedono sui video dei cellulari.E così il nucleo familiare di Iman è via via sconvolto,impossibilitato a distinguere il privato dal politico,e l'antagonismo generazionale tra un vecchio sistema teocratico e le nuove generazioni,trova il suo specchio nella famiglia dove il padre,integralista religioso,trova l'opposizione delle figlie sensibili a una mentalità più aperta e libera contraria al sistema.
Nel film si illustra la differenza fra la propaganda ufficiale del regime, trasmessa e diffusa dai canali televisivi, e le riprese tramite videocamera delle proteste effettuate dagli stessi partecipanti a queste ultime, poi rese virali attraverso la diffusione nei social network.E proprio quelle immagini registrate dai cellulari e montate nel film,frutto di riprese realizzate durante la partecipazione alle proteste,diventano sempre più macabre man mano che la trama procede: mostrano violenze di ogni genere sui partecipanti ad opera dell'esercito e della polizia e rappresentano un preciso atto d'accusa del regista iraniano.
Quelle immagini,in particolare,simboleggiano non solo la crudeltà di un regime che pratica impunemente la violenza, ma anche l'irruzione della realtà cruenta nell'ambito familiare: dopo queste scene, infatti, il comportamento del padre si farà sempre più disumano e violento, finendo con l'applicare alle figlie e alla moglie le pratiche riservate ai dissidenti politici. I rapporti familiari giungono così a un punto di non ritorno rompendosi e venendo sostituiti da dinamiche più simili a quelle che si troverebbero in un carcere: vige un clima cupo di sospetto e di controllo, culminante con la lotta di tutti contro tutti.
Il film si articola su molteplici filoni:all'inizio viene accennato il problema etico che attanaglia Iman per le condanne a morte che deve comminare;poi vengono affrontate le proteste dei giovani iraniani e il dramma dell'amica delle figlie,uccisa durante una protesta di piazza,in seguito subentra la scomparsa della pistola e le progressive reazioni scomposte del padre. Se l'ambientazione in interni é scelta obbligata con l'analisi delle dinamiche della famiglia,è anche vero che in quella famiglia possiamo vedere la realtà e la drammaticità dei problemi che vivono oggi le giovani generazioni iraniane.Il padre rappresenta la brutalità del potere,la madre,invece,è simbolo di chi crede nella tradizione e nella sottomissione all'ideologia religiosa e al maschilismo ed infine le figlie intente a relazionarsi al mondo esterno e all'aspirazione a quella libertà contenuta nell'inno:"donne,vita e libertà".
Forse è proprio questa caratteristica narrativa, insieme alla denuncia politica, ciò che permette di collegare "Il seme del fico sacro" al grande cinema iraniano d'autore: l'apparente semplicità del racconto perseguita anche tramite la somma di micro-episodi in grado di mostrare vari e diversi aspetti della società che si vuole rappresentare,con i quali avere una ribellione morale contro il regime sanguinario e oppressivo ma che non riesce a capire e vedere che la propria fine è prossima perché un nuovo seme sta crescendo.
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