19 febbraio 2024

LA VERGOGNA E' TACERE

 



 




E alla fine è successo quello che da tempo si sapeva che sarebbe successo.Aleksei Navalny,il giornalista dissidente,l'oppositore più implacabile di Vladimir Putin,è morto durante l’ora d’aria nel carcere duro  della Siberia del Nord,nel quale era detenuto per scontare la pena per i suoi "reati".Morto per cause "naturali",dicono ovviamente le autorità russe.Ma,altrettanto ovviamente,la realtà è ben diversa:Navalny è stato assassinato dentro il carcere,e comunque,anche se così non fosse,Navalny è stato "lasciar morire",ucciso per tutto quello che gli è stato fatto.Dapprima l’avvelenamento nel 2020 col Novichok,una sostanza nervina già usata per uccidere altri dissidenti russi.Poi la detenzione in molte altre carceri russe,fino a quest'ultima in Siberia in situazioni di durezza inimmaginabile.
Già nel 2020 era stato avvelenato ed era sopravvissuto grazie alle cure ricevute in Germania.Poteva  scegliere di restarvi in Germania,ma lui volle tornare in Russia e dall'interno del suo Paese,continuare a lottare,pur essendo consapevole di quello che rischiava e di come poteva andare a finire e di come,difatti,è finita.Per lui il destino era già scritto.Scritto da Putin,ovviamente.Come pure da Putin fu scritta la condanna a morte dell'altra sua grande oppositrice,la giornalista Anna Politkovskaja che denunciò tutti gli orrori
del suo regime. 

La morte di Navalny in carcere è una accusa per il criminale del Cremlino:ma è anche un atto di accusa per il mondo libero e l'Occidente.Perchè di Navalny l'Occidente sapeva tutto,ma nulla per lui ha fatto in questi anni,ed è restato solo ad  aspettare la data e l'ora in cui si sarebbe concretizzato ciò che da tempo era previsto.Così Aleksej Navalny ha continuato in questi anni la sua denuncia in totale solitudine,azzannato nelle carni dal regime che combatteva pur sapendo quale sarebbe stato il proprio futuro.

Navalny era consapevole che prima o poi,in un modo o nell'altro,Putin avrebbe fatto eseguire la sua condanna a morte;ed allora lui ha volutamente programmato la propria morte come testimonianza estrema della sua irriducibilità nella difesa dei principi violati e dei diritti calpestati e dell’accanimento del criminale del Cremlino nella persecuzione degli avversari, non solo negando loro la possibilità di una partecipazione elettorale,ma addirittura lo spazio fisico,materiale,civile per agire, protestare,parlare:e alla fine anche di vivere.Ed è perciò che adesso la morte di Navalny diventa politica, e svela le paure e i soprusi del potere.
L'autocrate russo non poteva permettere che Navalny potesse muoversi liberamente nella società russa,ponendosi come alternativa vera e democratica al regime,riconosciuta e rispettata dal popolo russo per il quale egli rappresentava l'alterità culturale e politica.
Putin temeva e continua   ancora oggi a temere Navalny anche da morto,tanto che il suo corpo ancora non è stato restituito alla famiglia.Putin,come Macbeth,è atterrito dal fantasma di Banquo-Navalny,che gli appare ovunque nelle stanze del Cremlino e nella sua mente malata.

Navalny cominciò ad interessarsi di politica partecipando,come piccolo azionista,alle assemblee delle grandi aziende di Stato lasciate in mano agli oligarchi,si accorge dei bilanci truccati,constata la corruzione negli apparati statali.Crea un proprio sito web e su Youtube racconta le irregolarità scoperte su queste società russe e il denaro pubblico rubato dagli oligarchi.
E' sulla lotta alla corruzione che trova attenzione e appoggio da un numero crescente di persone,che aumentano il consenso alla sua azione e alla denuncia del malaffare.E poi i primi meeting contro la corruzione che presto diventano comizi.

Una volta una radio chiese a Navalny che cosa pensava di “Russia Unita”, il movimento politico di Putin.E lui rispose:"Semplice,è un partito di ladri e di malfattori". Fu questo l'inizio della sua fine. Il regime scioglie i comizi,arresta i militanti e Navalny comincia ad entrare ed uscire sempre più di frequente di prigione, ma la polizia fatica a inseguirlo nella “quarta dimensione”,come lui chiamava il mondo del web che moltiplicava e amplificava le sue accuse al regime corrotto di Putin.Navalny,cioè,aveva inventato un nuovo metodo per contrapporsi al regime.Prima di allora le critiche al potere venivano dal dissenso di singole testimonianze individuali di pur autorevolissimi ma isolati intellettuali che per le loro proteste, per gli scritti, per le denunce in Occidente finivano nel gulag dell’età staliniana, e poi nei lager sovietici.Come Aleksandr Solzenicyn,ad esempio;o come il Premio Nobel Andrej Sacharov.Vite spezzate, repressione,oppressione,persecuzioni che non finivano  mai, anche dopo la fine della carcerazione.

Con Navalny il dissenso esce dalla dimensione individuale e diventa progetto politico con un movimento,un leader, una prospettiva sia pure teorica di sfida elettorale a Putin. Il regime non poteva tollerare tutto questo. Così dapprima Navalny viene estromesso dalla corsa elettorale.Ma certo per Putin non bastava, bisognava cancellare fisicamente la figura del grande oppositore.

Navalny aveva capito che la sua era senza più sbocchi e allora ha scelto la strada del sacrificio personale.E' avvenuto tante volte nella storia:Giacomo Matteotti,Giovanni Amendola,Piero Gobetti,Martin Luther King ce lo ricordano con le loro morti.Allo stesso modo tutta l’azione politica di Navalny a questo punto si riassume nella testimonianza,si potrebbe dire ghandiana,dell'opposizione disarmata,nella resistenza all'oppressione con la disobbedienza civile.Non è questa accettazione al sopruso o resa o sottomissione, ma è diversa forma di denuncia.Navalny mostra il proprio corpo,come appariva dietro le sbarre,ogni volta sempre più depauperato di vita;quel corpo prigioniero si trasforma in simbolo,in strumento politico che vale da monito per tutti ed ognuno. 

La morte di Navalny in quel carcere in Siberia è un messaggio cui non  possiamo sfuggire:è un messaggio al boia del Cremlino, al suo Paese, ma anche a noi. Quel messaggio è scritto in quelle sue ultime parole che adesso suonano quasi come testamento di impegno morale e civile.Così egli diceva:

"Non manifestate solidarietà a me ripetendo che siamo tornati ai tempi di Stalin.Concentratevi su un solo pensiero,davvero importante:cosa posso fare personalmente per resistere? Ricordate: non c’è vergogna nella scelta di resistere: ma ce n’è molta nel non fare nulla".

2 commenti:

Julia ha detto...

Ciao Clem. Triste post questa volta. Ma giusto e affamato di giustizia.
Voglio ricordare anche Julian Assange e pregare che non faccia la stessa fine.
Buon weekend
Julia

Clem ha detto...

Si Julia,molta tristezza e tanta angoscia
per quello che sta accadendo in Ucraina,in Russia,a Gaza,
quando vedi anziani donne e quei bambini con la loro
infanzia negata che muoiono sotto le bombe o di fame e di sete
e subire le violenze e la follia degli uomini.E poi ancora le morti
dei migranti che quando pure riescono a fuggire dalle guerre e dalla fame
dei loro Paesi,muoiono affogati nel Mediterraneo,
nell'indiffrenza generale e nelle speculazioni di governi ottusi e insensibili.
Scusami lo sfogo per la tanta amarezza che ho addosso
Ciao Julia e buon tutto
Clem