"The Old Oak"(La Vecchia Quercia),é l'ultimo bellissimo film del regista britannico Ken Loach.Il film prende il titolo dal nome dall'unico pub("The Old Oak",appunto)di Durham,una ex cittadina mineraria nel Nord Est dell'Inghilterra che è anche l'unico posto pubblico in cui gli abitanti si ritrovano per riconnettersi con gli altri.Quella gente è ora in situazioni economiche difficili,anzi é davvero povera.Povera soprattutto in quelle fasce sociali degli ex distretti minerari per l’estrazione carbonifera,creati agli inizi del secolo scorso ed oggi chiusi.E con la chiusura delle miniere quella piccola comunità è praticamente ridotta alla fame,vivendo sempre più in maniera precaria,come la “Kappa” finale di Oak,il nome del pub,che a stento si tiene su all’interno della cornice di una vecchia insegna.TJ Ballantyne,che ne è il proprietario,tira avanti a fatica con quel pub,è un uomo stanco e sfiduciato con una vita andata storta come,del resto,a tutti gli altri del posto.
Quel locale conserva memoria della solidarietà sociale tra gli operai di un tempo,e la conserva nel retro del pub pieno di fotografie in bianco e nero,che immortalano i momenti di solidarietà sociale dei minatori locali durante le vecchie proteste sindacali;uno spazio rimosso,accessibile ormai soltanto a TJ,con le tante speranze sepolte chissà dove.
Un giorno in questa periferia del mondo arriva un gruppo di rifugiati siriani in fuga dalla guerra.L’accoglienza dei residenti non è delle più calorose,anzi è decisamente ostile.Tra quei profughi c'è una giovane siriana,Yara,con la passione della fotografia,che viene respinta da un energumeno che le danneggia la sua preziosissima(per lei) macchina fotografica.
Per i residenti,per quei nuovi poveri della società del benessere,è tramautico ritrovarsi in casa quelli ancora più poveri di loro,quei profughi stranieri senza mezzi che scappano dalla guerra e dai gas di Assad.Non c'è comprensione delle altrui,uguali sofferenze in quel piccolo mondo dove le privazioni socio-economiche dei nativi sono vissute addirittura come privilegi,agli occhi di chi ha visto i luoghi nativi completamente distrutti.Come raccontare agli abitanti di Durham,induriti dalla loro povertà,tutti i quartieri siriani distrutti dai bombardamenti? Se non lo si è vissuto,non si può capire il terrore che si prova fuggendo dall’immenso cumulo di macerie dove una volta c’era una nazione con una grande storia e grande cultura oggi completamente cancellata come a Palmira,rasa al suolo dalla follia e dalla barbarie dell’Isis.
TJ Ballantyne,invece,comprende il dramma di quei profughi e si scusa con Yara per la macchina fotografica,offrendo il suo aiuto alla ragazza e alla sua famiglia.Da quel momento inizia un’amicizia che,anche grazie al vecchio pub e tra molte difficoltà,li porterà a trovare il modo di scuotere le coscienze,favorendo comprensione tra residenti e siriani.
L’incontro tra TJ e Yara è basato sulle diverse e comuni disgrazie,ma anche su un sentire affine,sulla capacità di resistenza alle tante ingiustizie subite a diverse latitudini.Ma anche sulla consapevolezza che se si resta da soli,chiusi dietro le proprie barriere mentali e materiali,non c’è salvezza.E' insieme,invece,che,faticando,impegnandosi,si può quantomeno sperare che una società migliore sia possibile.
Questo ci fa capire "The Old Oak":ancora oggi,ancora nel 2023,bisogna scegliere da che parte stare e darsi da fare per salvare una umanità moralmente decadente.Un darsi da fare che non è questione individuale ed egoistica,perché la salvezza di tutti e ognuno è questione collettiva,nello sforzo di comprendere le fatiche e le sofferenze di ogni pezzo di Umanità dovunque esso sia.E' questo l'antidoto contro la disumanizzazione che oggi sta devastando la nostra coscienza,personale e collettiva.
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