23 agosto 2023

PAURA DEL FUTURO



Le immagini dell'Emilia Romagna sommersa dalle acque di una violenta alluvione o quelle di laghi e fiumi prosciugati dalla siccità o,ancora,i 40 gradi e oltre toccati in diverse città italiane,impressionano la pubblica opinione.Anzi.Gli effetti del riscaldamento globale fanno proprio paura.Ed é diffuso un senso di angoscia e disagio, soprattutto tra le nuove generazioni,che hanno la netta percezione di vedere il loro futuro compromesso.Per giunta portiamo ancora addosso i postumi delle dolorosa esperienza del Covid che tanto ci ha segnato nel fisico e nell'anima.

Si é dunque dissolta quell’euforia diffusa,quel senso di fiducia in un futuro di "magnifiche sorti e progressive" che ha accompagnato gli anni della globalizzazione e,al contrario,si rafforza la sensazione di "un mal de vivre",un vivere in uno stato di crisi permanente.

A questo clima di sfiducia collettiva si è poi aggiunto il feroce attacco di Putin all’Ucraina.Anche la nuova realtà di un conflitto al centro dell'Europa ha aumentato angosce e ha contribuito a quel crollo di certezze in un sistema di tranquillità e benessere diffuso,pur restando fermo il convincimento che il sostegno militare ed economico all'Ucraina sia comunque necessario,perché ad essere in gioco é l'intera nostra civiltà ed il modello di società liberaldemocratica occidentale,che invece Putin sprezzantemente ritiene "obsoleto e decadente".

Il discorso bellico si va poi a sovrapporre a un grosso impoverimento della popolazione dovuto alla crisi economica.Al di là del covid e della guerra in Ucraina,erano già diversi anni che l’instabilità cronica aveva diminuito la fiducia nella crescita illimitata,facendo aumentare il risentimento sociale dei tanti che si sono sentiti esclusi dai benefici promessi.Il che costituisce un problema per le democrazie,a causa delle reazioni sociali che da essa possono derivare.

Di fronte all’aumento della incertezza,ampie fasce dell’ opinione pubblica si sono chiuse in sentimenti di respingimento etnico e culturale,costruiti contro un "altro" minaccioso da cui difendersi con ogni mezzo.Ecco allora l’intolleranza verso l'immigrato,il diverso e la costruzione di muri(materiali e mentali)respingenti,l’incuranza per le sofferenze del mondo.Un atteggiamento,questo,alimentato dal sovranismo populista,sempre dedito a cavalcare rabbie,paure,frustrazioni.

In questo contesto si é inserita la diffusione di gruppi di estrema destra,con il loro elogio della violenza,dell'intolleranza,del negazionismo,scientifico all'epoca del Covid,climatico adesso.Così in vari paesi europei, tra i ceti svantaggiati dal punto di vista economico,perciò con minori difese culturali,si diffondono gruppi che esplicitamente si definiscono neonazisti.

Intanto si aggiungono nuove angosce e nuove crisi di certezze dovute ai cambiamenti climatici,un problema che,nonostante tutti i negazionismi,non solo esiste ma che,secondo lo scrittore americano Johatan Franzen ormai ha assunto forme di disastro ecologico planetario inarrestabili e senza ritorno.

E dunque,dopo l’euforia di inizio secolo,oggi il senso tragico di essere alla fine di un’epoca pervade il cuore di molti.L’avvenire appare minaccioso,privo di prospettive positive.A livello personale e collettivo.Un sentimento oscuro che ha bisogno di una nuova idea di crescita,che però questo mediocre ceto politico non sembra per niente in grado di elaborare.


In alto il dipinto di Edvard Munch "L'urlo" nel quale ben si possono riassumere l'angoscia e le paure esistenziali di questi giorni nostri.

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