26 agosto 2023

E' MORTA PURE LA SPERANZA




Ci sono zone,spazi fisici e intellettivi nei quali sembra che non ci sia mai stata civiltà e dove,invece,sembra che ci sia posto solo per barbarie,degrado e abiezione mentale e culturale.

Sono le periferie delle grandi città,quei territori suburbani,che non danno spazio e speranza ad alcun progresso civile e culturale.Sono certe zone di Milano,Roma o Torino.O altre come la "Vucciria" di Palermo o Caivano di Napoli,dove nei giorni scorsi sono avvenuti quegli indicibili orrori con lo stupro su una 19enne a Palermo o quello,ancora più,orrido,su due bambine 12enni a Caivano,nel napoletano.E' al Rione Verde di Caivano che é successo quell'orrore:un quartiere di 6000 abitanti,sorto dopo il terremoto del 1980,dove vivono ammassate esistenze umane,non certo vite ed umanità.Qui non c'é niente:non una farmacia,non c'é illuminazione pubblica,neanche una luce,a voler simboleggiare una possibile uscita di sicurezza.A stento c'é una chiesa e la stazione dei Carabinieri.In compenso c'é una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa.

Questa é Caivano:a metà strada tra Caserta e Napoli,nel cuore di quella che da Plinio a Goethe è sempre stata chiamata "Campania Felix",poi celebrata come "Terra di lavoro",infine raccontata dallo scrittore Roberto Saviano come "Terra dei fuochi",per via degli interramenti di rifiuti tossici e per le tante discariche abusive,dove quei rifiuti vengono bruciati diffondendo diossina e altri gas altamente inquinanti.

Fu proprio qui,in questo "Rione Verde" di Caivano,che qualche anno fa si consumò,un altro fatto raccapricciante.Quello della piccola Fortuna Loffredo,violentata a sei anni e poi gettata nel vuoto dall'ottavo piano.Tanti inoriddirono e s'indignarono.Era il 2014,son passati 9 anni,ma nulla é stato fatto e l'orrore si ripete.E le domande rimangono le stesse:dov’era allora,dov'é oggi la famiglia? E la scuola? E le istituzioni,locali e nazionali? Ci sono due dodicenni stuprate e violentate per mesi.Com’è possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Non c'é una comunità educante,le famiglie e la collettività locale,in cui ci siano occhi e orecchi che veglino sui bambini:e invece ci sono luoghi in questo Paese in cui i bambini non hanno diritto a vivere una vita fatta di sogni e leggerezza.Come é stato possibile? Nelle zone di marginalità sociale,fortemente degradate,e Caivano è una di queste,dove le famiglie sono assenti e fallisce la scuola,cresce una cultura della sopraffazione,della violenza:ma "quella" violenza sulle bambine é quasi come prevista,tollerata,accettata.La violenza dell'orco sugli innocenti.

Intanto lo spazio lasciato vuoto dalle istituzioni viene riempito dalla malavita.E sono le donne a pagare il prezzo più alto.Le donne,e le bambine.A Caivano ma in tutt’Italia.Ma perché lo Stato si ritira? Ma dire Stato significa coinvolgimento anche di ognuno di noi,di ogni cittadino che di questo Stato fa parte.Significa pretendere servizi sociali e sanitari per tutti,soprattutto per le fasce deboli,come le donne e i bambini,ma anche per l'immigrato,il diverso e l'emarginato.Significa educatori, assistenti sociali,volontari,psicologi.

Nessun luogo è un destino,nemmeno Caivano se le istituzioni scelgono di fare la propria parte.La violenza contro le donne non è questione locale: supera i confini della geografia,delle classi sociali,delle età.Ma occorre che lo Stato dica con chiarezza dov'é,cosa intende fare:perché,nonostante la choccante gravità dei fatti di Caivano sembra che quelle violenze restino ancora nelle pagine di cronaca,non riescano ad uscire da una secondarietà a cui la condanna una cultura vecchia e patriarcale.

Eppure c'é una Carta,la Convenzione d’Istanbul,che sancisce che la violenza contro le donne è una lesione dei diritti umani.L’Italia lo ha firmato quel Trattato e adesso più che mai é ora di applicarlo in pieno,proprio oggi che abbiamo due donne alla guida del governo e delle opposizioni.Farlo significherebbe uscire dalla mediocrità della lotta politica,assumendolo come momento imprescindibile di civiltà.E non si può,non si deve dire:ci dispiace,ci sono altre priorità.No.La priorità sono loro:le bambine di Caivano.

E' vero.Non è che non si sia fatto proprio nulla.Ad esempio vicino Casoria é stato fatto l'inceneritore di Acerra,che ha salvato Napoli dalla vergogna dell’emergenza rifiuti.Ma,è servito, appunto, più a Napoli che alla sua estrema periferia. Per anni, mentre a Napoli si scavava per costruire le stazioni della metropolitana più belle del mondo,a Casoria si sterrava clandestinamente per smaltire tutto quello che la città produceva:dai rifiuti organici ai rifiuti tossici.E la diossina é aumentata e il degrado materiale,psichico e culturale di quella terra é aumentato.

A volte,però,subentra lo scoramento."Parco Verde" é il nome di quel quartiere di Caivano.Verde,il colore della speranza:ma che speranza ci può essere quando accadono fatti come quelli di Fortuna e delle due 12enni?

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