03 giugno 2023

QUEL LIBERALE SANNITA




Il 3 giugno moriva un liberale nato in terra di Sannio e che il Sannio tanto profondamente amò.Moriva Raffaele De Caro.In un tempo di politica ululata,in un'epoca senza idee,valori e passioni,forse il nome di De Caro ai più non dirà molto.E forse De Caro non sarà presente nel Pantheon delle immense intellettualità liberali italiane,come Gobetti o Einaudi o Croce.Ma Raffaele De Caro rimane comunque uno dei massimi portavoce del pensiero liberale.Non a caso fu proprio Benedetto Croce a manifestare una grandissima considerazione verso quel liberale sannita,esprimendo per lui alte parole di ammirazione e riguardo:

"Ho chiesto che(....)si assegnasse al De Caro,autorevolissimo capo nell’Italia meridionale del partito liberale-democratico(poi fuso col nostro)un alto commissariato;e abbiamo domandato ai presenti se alcuno faceva obiezioni alla persona,e nessuna obiezione si è fatta e nessuna poteva farsi,perché il De Caro è stato fermissimo antifascista nei ventidue anni passati e compagno fino all’ultimo di Giovanni Amendola”.

Del resto per tutti i liberali italiani e ancor più per noi liberali sanniti,Raffaele De Caro é figura fondamentale e di imprescindibile riferimento morale e politico.
De Caro morì il 3 giugno 1961 a Torino,in quella che idealmente può essere considerata la "capitale" storica e politica di un liberale italiano.Era andato a Torino per partecipare alle celebrazioni del centenario della morte di Camillo Benso di Cavour.De Caro,che allora del Partito Liberale era presidente,succedendo proprio a Benedetto Croce,non doveva mancare,soprattutto non voleva mancare a quell'appuntamento che sentiva essere come il senso della sua vita liberale,anche se già da un pò le sue condizioni di salute non erano più ottimali.

Le letture su De Caro ma soprattutto il racconto e gli aneddoti che di lui ce ne hanno lasciati i nostri familiari che con lui militarono nel PLI,restituiscono di lui una figura di assoluta integrità morale,di alto senso dei doveri civici e grande umanità.

De Caro nacque a Benevento nel 1883,fu bersagliere nella Grande Guerra(custodiva gelosamente il suo cappello a piume)fu poi avvocato,deputato costituente e più volte ministro.
Ma forse,al di là delle pur autorevolissime cariche ricoperte,si comprende lo spessore morale di De Caro se si confronta il suo livello etico e il suo modo di fare e pensare la politica,con tutto il sistema di pratiche di potere degli ultimi 30 anni,con la morte delle ideologie e la scomparsa di ogni senso dello Stato.
Ed invece proprio nelle istituzioni,beneventane prima(fu consigliere provinciale)nazionali poi,De Caro dimostrò la sacralità che per lui avevano le regole dello Stato di diritto,mostrando la "bellezza" della lotta politica,fatta di valori e ideali ed anche di immensa umanità.

"Don Raffaele",come la gente era abituata semplicemente a chiamarlo,era sposato ma senza figli,eppure di "figli" ne aveva tanti,perché aveva saputo costruirsi una grande famiglia tramite l’affetto e la stima dei tantissimi conoscenti ed elettori di tutta la provincia.Perchè lui partecipava a tutti i momenti,belli e brutti;era di casa in tutte le case;di tutti si interessava,a tutti faceva sentire la sua vicinanza e ognuno,perciò,lo vedeva come uno di loro,il naturale punto di riferimento al quale ricorrere per ogni difficoltà,al quale richiedere un “favore”,che nulla ha a che vedere,però,con le odierne pratiche clientelari che umiliano la dignità e libertà individuale.Era piuttosto un "aiuto",che lui dava anche direttamente ed in prima persona,derivante da quella capacità di "comprendere",di "sentire" le difficoltà e i bisogni della gente(e di bisogni ce n'erano tanti in quei tempi,nelle terre del Sud).Questo,anzi,dovrebbe essere ancor'oggi il naturale modo di fare politica davvero nell'interesse della gente,laddove,invece,accade che gli "interessamenti" dei politici sono fatti con l’elargizione di piaceri a carico delle casse dello Stato e solo per costituirsi una salda cerchia di "clientes" per successivi ritorni elettorali.

E' anche per questo che Raffaele De Caro si fa ricordare:per il complesso di valori,di ideali e principi che in lui si personificavano.Impossibile trovar paragone con i politici d’oggi,considerato lo squallido grigiore degli uomini e la desertificazione ideale  che sostanzia lo scenario politico italiano.E se anche oggi invece che "pigmei",ci fossero uomini prima ancora che politici capaci di guardare la luna al di là del proprio dito,dovrebbero avere in De Caro l'esempio di un vero servitore dello Stato,di quello Stato che per quel liberale sannita veniva prima e innanzi a tutto.

Oggi l'impegno civico é ridotto a ottusa partigianeria,a tifoseria calcistica di Tizio contro Caio,dove gli stessi uomini politici,anziché stimolare la formazione e la crescita di una coscienza civile e culturale,"aizzano" le masse a una feroce lotta non contro un avversario,ma contro un nemico da abbattere.

Raffaele De Caro,invece,non ebbe avversari ma antagonisti di idee,come del resto allora era normale per tutti gli uomini di partito,in quel diverso e migliore modo di far politica.

Oggi "Don Raffaele",con i suoi principi morali,si sentirebbe non solo a disagio,ma disgustato nel constatare come,a 60 anni dalla sua morte,il livello della politica sia scaduto nel marciume della corruzione e della malapolitica.
A volte mi piace pensare che forse chissà,"Don Raffaele" aveva avuto il presentimento dei tempi nuovi che stavano arrivando.Tempi nuovi fatti di giochi di potere e interessi opachi da tutelare,del tutto incompatibili con i suoi principi e le sue idee,decidendo perciò di andarsene proprio a Torino,proprio in un'assemblea del suo amato PLI,proprio nel giorno del ricordo di un grande liberale,come Camillo Benso di Cavour.

Per ogni liberale,ed in ispecie per ogni liberale sannita,valgano le sue parole,scritte nel suo testamento spirituale scrito 3 anni prima di morire:

 “Morrò nella fede democratica nella quale sono nato,orgoglioso di aver servito fedelmente il mio Paese in campo nazionale,provinciale e nella mia città.Lascio ai miei elettori(....)la bandiera del Partito Liberale Italiano nel quale ho militato con inalterata fede per tutta la mia vita(....).Anelante alla pace, auguro alla mia Patria e alla mia Benevento ogni progresso nella democrazia e nella libertà”.

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